Marai, Sandor - La sorella

isola74

Lonely member
A un centinaio di chilometri dal confine italiano, nel vagone letto di prima classe di un treno diretto a Firenze, Z. - il grande, celebre pianista atteso in Italia per un concerto - capisce che nulla sarà mai più come prima: che forse non rivedrà più E., la donna alla quale è legato da un rapporto ambiguo e morboso, in un triangolo il cui terzo vertice è un marito consapevole e benigno; che forse quella sera suonerà per l'ultima volta che tutto, insomma, sarà "diverso". Ma diverso come? Gli ci vorranno mesi per capirlo: quelli che trascorrerà, colpito da un rarissimo virus, in un ospedale di Firenze.

Non lo so bene se il libro mi sa piaciuto o meno... la prosa è bella, lirica addirittura in alcuni brani, e la malattia descritta in maniera elegante e priva di morbosità.
Forse sono stata ingannata dal titolo che mi aveva fatto immaginare altro,( mentre solo alla fine si svela il suo significato) ma la trama mi è sembrata mancante di qualcosa, incompleta...
 

isola74

Lonely member
citazioni

“esiste un’altra risposta oltre all’umiltà con la quale si accetta il proprio destino?”

“stranamente siamo portati a farci carico di tutto ciò che è nostro, anche quando è terribile”

“la vita diventa un veleno se non crediamo in essa, quando non è che un mezzo per saziare la vanità, l’ambizione e l’invidia. E si comincia ad avere nausea…”

“non posso dire di essere stato felice perché non so cosa sia la felicità. Ma se una condizione di assenza di desiderio, di totale appagamento, di coscienza della realtà informata dalla gratitudine non assomiglia alla felicità, allora non sono curioso di conoscere tale stato d’animo”
 

MonicaSo

Well-known member
Avendo come confronto Le braci e L'eredità di Eszter, devo dire che questo libro non è riuscito a convincermi del tutto.
Composto da due parti che potrebbero quasi essere due libri separati... un prologo lunghissimo.
Mi sono piaciute le divagazioni sulla musica mentre non ho capito fino in fondo la "malattia" dello scrittore e soprattutto la cura affidata alle monache.
Sono una persona un po' semplice, forse non troppo intelligente, ho bisogno che ciò che leggo sia chiaro, spiegato bene... la scrittura di Márai mi piace molto ma questo libro mi lascia troppi interrogativi.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Come ho già detto, l'ho letto per la sfida. Le interpretazioni del finale possono essere diverse, come era già successo con Le braci (il mio amico Trillo ne aveva proposta una forse un po' troppo azzardata ma a cui io avevo aderito). Mi ha fatto ritornare in mente La montagna incantata di Mann per via del ricovero prima a Firenze e poi nella clinica in Svizzera (lì ancora si chiamava sanatorio). Aldilà della storia comunque ho apprezzato soprattutto le riflessioni e le emozioni che il romanzo ha scatenato in me. Marai ormai è una garanzia, anche se a volte c'è qualcosa che non capisco fino in fondo o qualche parte leggermente meno interessante mi calo completamente nel suo stile avvolgente e coinvolgente. Trovo sempre riferimenti alla mia situazione personale, ed è questo che io cerco in una lettura.
 
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