Levi, Primo - Se questo è un uomo

Spilla

Well-known member
Perdonami, Spilla, quel "pensando a ciò che è scritto qui" mi aveva travisato. E forse mi sento ancora colpevole per aver letto il libro in così breve tempo. Forse ho visto un'accusa perché volevo accusare me stesso. Ciao, e scusa ancora.

Figurati! Capita di capirsi male, anche qui sul forum :)
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
È sicuramente un libro forte, nei contenuti. Ma non troviamo mai un Levi che accusa, che maledice. Non ricordo nemmeno odio. Nessuna pagina di odio. Incredibile.

PS: mi piacerebbe avere ancora la copia che avevo alle medie, quando ce lo fecero leggere. Con le note a margine in matita e tutte le sottolineature. Era il secondo libro che leggevo; il primo fu "Gli indifferenti" di Moravia. Mi sembra addirittura di ricordare che il cognome dell'insegnante fosse Penso. Una tipa con l'acconciatura a palla, stile anni '50... :mrgreen:
 

malafi

Well-known member
Un libro immensamente bello, tra i migliori mai letti.

Avevo un ricordo un po' vago di questo testo letto in età scolastica ed ho voluto dunque rileggerlo in età adulta.

Colpisce di questo libro non solo il contenuto, quanto soprattutto lo stile pulito e perfetto (da scienziato) eppur efficace e mai freddo e distaccato, di Levi.
Raramente mi è capitato di trovare una lettura così scorrevole e quasi .... neutra come questa. Quando dico neutra intendo un grande pregio, ovvero la totale assenza di intoppi e sbavature in una prosa che non sembra nemmeno una prosa, ma un fluire di parole naturale come se non dovesse pensare un attimo alla parola o alla costruzione da usare, come se gli venisse tutto assolutamente naturale.

E poi è un grande trattato di sociologia ed antropologia, dove Levi ha analizzato in modo molto lucido la psicologia ed i comportamenti degli internati, creandone delle categorie universali ed ancora attuali.

bello, bello, bello, non avrei smesso mai di leggerlo
 

Volgere Altrove

New member
Un libro immensamente bello, tra i migliori mai letti.

Avevo un ricordo un po' vago di questo testo letto in età scolastica ed ho voluto dunque rileggerlo in età adulta.

Colpisce di questo libro non solo il contenuto, quanto soprattutto lo stile pulito e perfetto (da scienziato) eppur efficace e mai freddo e distaccato, di Levi.
Raramente mi è capitato di trovare una lettura così scorrevole e quasi .... neutra come questa. Quando dico neutra intendo un grande pregio, ovvero la totale assenza di intoppi e sbavature in una prosa che non sembra nemmeno una prosa, ma un fluire di parole naturale come se non dovesse pensare un attimo alla parola o alla costruzione da usare, come se gli venisse tutto assolutamente naturale.

E poi è un grande trattato di sociologia ed antropologia, dove Levi ha analizzato in modo molto lucido la psicologia ed i comportamenti degli internati, creandone delle categorie universali ed ancora attuali.

bello, bello, bello, non avrei smesso mai di leggerlo

Certo..............come non secondario ricordare che Giulio Einaudi glielo rifiuto' due volte, forse tre.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Che sia per conoscenza diretta, approfondimento e interesse personale, conoscenza scolastica, parziale o approssimativa o per semplice sentito dire, tutti sappiamo (o crediamo di sapere) cos'è stato l'Olocausto. Tutti, di certo, abbiamo sentito parlare di Primo Levi, il chimico torinese che fu deportato nel lager della Buna perché ebreo, e del suo libro più famoso, "Se questo è un uomo". Ebbene, c'è qualcosa di particolare, di intrinseco e sfuggente che rende quest'opera diversa e in qualche modo superiore rispetto alle tante testimonianze letterarie su quella pagina della storia: riflettendoci attentamente, sono arrivata a pensare che la sua particolarità sia da rinvenirsi nell'atteggiamento con cui Levi racconta le atrocità e la barbarie del campo. E', come lo definisce lo stesso autore nella postfazione scritta nel 1976, "l'atteggiamento pacato e sobrio del testimone": Levi qui non si erge mai a giudice di quanto accadde; non si trova mai in questo scritto una parola d'odio contro i tedeschi; tutto viene analizzato, ricordato e descritto quasi con distacco, con qualcosa di simile all'assuefazione di chi si è abituato a vedere ogni giorno le scene descritte. L'unico obiettivo qui è raccontare, testimoniare al mondo ciò che si è visto e vissuto, obiettivo che sarà forse uno dei pochi appigli che permetteranno a Levi e ad altri come lui di sopravvivere per ritornare. L'altro appiglio, come ci rivela l'autore, fu quello di vedere sempre in se stessi e nell'altro un uomo, non una cosa o una bestia, ma un essere umano. Sgomenta, ancora, una volta di più, la lucidità con cui Levi imprime i suoi ricordi in queste pagine, nonostante raccontino cose già lette, atrocità conosciute eppure difficili da digerire.
E' forse proprio questa sobrietà a rendere questo libro quanto di più vicino a ciò che oggi usiamo definire "capolavoro letterario". Di sicuro, capolavoro o no, "Se questo è un uomo" è un'opera pregevole che ciascuno di noi dovrebbe leggere e rileggere, ancor più che per il contenuto, per il modo pacato e insieme tagliente con cui è stata scritta. Difficile, per me, staccarmi da queste pagine.
 
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