Ho iniziato questo romanzo perché ricordavo di averne sentito parlare molto bene, ma non pensavo assolutamente che mi sarei imbattuta in un vero Capolavoro.
Premetto che io non sono un’appassionata né del gotico né tanto meno dell’horror. Sicuramente mi aspettavo che l’immaginario collettivo a lungo andare si fosse discostato dall’idea originaria, complice soprattutto l’enorme successo della prima versione cinematografica. Mi ha comunque incredibilmente sorpreso il trovarmi di fronte a un romanzo che nulla aveva di “orrorifico” nel senso stretto della parola. Al contrario, Frankeinstein è una storia di grandissima umanità, o forse di disumanità, ma in cui comunque ho sentito più forte il tema dell’uomo, del suo bisogno di essere accolto e benvoluto e della sua incapacità di vivere senza amore, rispetto a quello (altrettanto innegabile) dei limiti e dei poteri della scienza. Basti pensare che gli spazi dedicati agli esperimenti scientifici di Victor Frankeinstein sono minimi e non una sola parola è spesa a spiegare come egli sia riuscito a infondere la vita, a differenza del film nel quale questo aspetto è fondamentale.
Partiamo quindi da tutto quello che Frankeinstein, o per meglio dire “il mostro” da lui creato, non è. Innanzitutto “la Creatura”, così come quasi sempre viene chiamata all’interno del romanzo, non è assolutamente il mostro incapace di articolare parola, crudele e assassino per sua propria natura, il cui unico scopo nella vita è di seminare morte e terrore. Quello che più mi ha affascinato nel corso della lettura è stato proprio il chiedermi di volta in volta “chi è il mostro?”. Ma non pensate che dicendo così mi riferisca al dott. Frankeinstein, tanto lontano dallo stereotipo di “scienziato pazzo” quanto lo è la sua Creatura da quella di “mostro” o “demonio” (benchè siano i due termini più usati nel romanzo per identificarlo). Se un “mostro” c’è quel mostro è l’uomo, incapace di vedere qualcosa al di là di un aspetto fisico terrificante e sicuro che tanta bruttezza non possa che nascondere altrettanta malvagità.
C’è un passaggio bellissimo che mi ha colpito (uno dei tanti... potrei occupare pagine e pagine di citazioni straordinarie): “Perchè hai generato un mostro tanto ripugnante da cui persino tu ti sei allontanato pieno di disgusto? Dio nella sua pietà fece l’uomo a Sua immagine, bello e affascinante, ma il mio corpo è la brutta copia del tuo modello e la stessa somiglianza lo rende ancora più orribile. Satana aveva i suoi compagni, altri diavoli che lo ammiravano e lo incoraggiavano, ma io sono solo e abborrito!”
Indubbiamente questo romanzo condanna l’ambizione dell’uomo che, moderno Prometeo, pretende di farsi Dio, osando dare lui stesso la vita, ma vi è di più. L’uomo che dà la vita crea l’imitazione di un’imitazione (una “mostruosa imitazione di corpo” dotata di una “parodia d’anima ancora più mostruosa”) . E se l’uomo stesso è un essere imperfetto, unione di bene e male, luci e ombre, la creatura da lui plasmata non potrà che essere deforme, condannata alla solitudine e all’infelicità. “L’angelo caduto diventa un diavolo maligno, eppure persino quel nemico di Dio e degli uomini aveva amici e compagni nella sua desolazione. Io sono solo.”
Vi può essere un dramma più umano di questo? L’orrorifico, il soprannaturale, il fantascientifico... sono a parer mio elementi a sostegno di una tragedia che è tutta interna alla natura umana. Victor Frankeinstein diventa per se stesso “il triste spettacolo di un’umanità naufragata, pietoso agli altri, insopportabile a me stesso”, “come l’arcangelo che aspirava all’onnipotenza mi trovo incatenato in un eterno inferno”. Il rimorso al quale è condannato questo scienziato di grande talento, il quale si sentiva destinato a qualcosa di sublime, è l’unica risposta possibile. Quando l’uomo comprende di aver commesso un errore imperdonabile, solo allora sembra tornare consapevole dei propri limiti, della propria piccolezza. Non può più tornare indietro: quello che gli resta è il senso di colpa.
Non perdetevi questo capolavoro che, a 200 anni di distanza, continua a essere di un’attualità inquietante e che vi stupirà per la sua bellezza trascinante e senza tempo.