Un uomo da cui... (II)
Racconta con gioia che le donne giapponesi sono più belle delle filippine, anche più cortesi, ma anche più capricciose, perciò si guarda in giro scoprendo e apprezzando anche quelle di altri paesi, fino a quando scopre la Cina dove può farsi fare i prodotti a un prezzo che è la metà, un quarto, un ottavo, un sedicesimo… di quello giapponese, ma sempre con lo stesso marchio col vulcano.
Anzi, racconta la sua grande scoperta, la chiave di volta della vita, che comprando a meno può rivendere a meno e perciò può vendere molto di più, ottenendo prezzi d’acquisto ancora inferiori da girare ai clienti aumentando le vendite, e alla fine far cadere il mercato – come le donne - ai suoi piedi… ma non solo (e qui viene il bello!), che i cinesi peggio li tratti e più sono gentili e abbassano i prezzi, e allora gli compra ancora di più…
E in Italia invece? Solo problemi, difficoltà e noie.
I fornitori italiani sono come le donne italiane, invece i fornitori cinesi sono come le donne cinesi.
E la Qualità?
Quella cinese non è come quella giapponese, e infatti la rete di rappresentanti (che ci mettono la faccia) si lamenta, ma lui li licenzia e a vendere manda solo donne, donne italiane, perché siccome loro sì che sono capaci a valorizzarsi e a vendersi, saranno capaci a valorizzare e a vendere meglio un prodotto che di buono ha solo il prezzo.
E la merce spesso torna indietro, ma non importa, perché al cliente risponde sempre con la stessa solfa: accetto la garanzia senza fiatare se mi fai un ordine di un valore pari al doppio dell’ultimo ordine che hai fatto, e siccome sono i tempi della crescita e dell’inflazione, va bene a tutti scambiare note di credito con prodotti da mettere a magazzino e rivendere.
Anche se ci sono i clienti, racconta che sono gli anni in cui si sposa, con una brasiliana, anche loro diverse dalle italiane.
Ti dice che fa il favore al padre di salvare il fratello che è fallito di nuovo, comprandogli la ditta e chiudendola il giorno dopo.
Sorride soddisfatto anche con gli occhi, quasi dovesse piangere come un coccodrillo durante l’ultimo boccone, quando ti dice a che età ha iniziato a guadagnare più del padre o degli zii ai quali le due aziende manifatturiere andavano male.
La sua unica fonte di preoccupazione dell’epoca (anni 90), sono un incipiente calvizie e i dipendenti italiani, tutti svogliati, malaticci, capricciosi e protetti dal sindacato.
Ma piano piano fa arrivare in Italia i parenti di lei, e poi gli amici dei parenti, che assume al posto degli operai italiani.
Le slave invece, vanno bene in ufficio, anzi ancora meglio alle vendite, perché siccome sanno valorizzarsi e vendersi quanto le italiane se non di più, di riflesso sapranno valorizzare e vendere ancora meglio anche il prodotto, no?
E anche se non lo dice, capisci che le può pagare meno, farle lavorare di più e se urla e le insulta non attaccano subito a piangere come le italiane.
Ogni tanto impazziscono e litigano tra loro, ma poco male: basta mandarne via una e sostituirla con una nuova che siccome si deve adeguare alle altre, servirà ad allentare la tensione, e se non ci riesce, via dopo due settimane.
Ne è sicuro perché ha visto in un documentario che quando nel branco arriva uno nuovo vanno tutti d’accordo perché si coalizzano per martirizzare l’ultimo arrivato.
Intanto diventa padre di una bambina: peccato perché avrebbe voluto un maschio.
Ci riprova ma va male di nuovo.
Anzi, va male proprio, perché la brasiliana non digerisce né di essere trattata come uno straccio (anche se in una reggia), né tantomeno il viaggio annuale del marito (da solo) nelle Filippine, Cina, Malesia, Tailandia… che arriva a durare anche due mesi di seguito: litigano, si parla di divorzio e alimenti.
Lui minaccia di far sparire tutto, ma lei dice che non le interessa: tanto prima o poi andrà tutto alle figlie.
Lo dici tu dice lui, se torno in Italia con una filippina che mi sforna 3 figli, le nostre due figlie, cioè tu, prenderai la legittima che in questo caso diventa meno del 50% .
Questo ovviamente non te lo racconta lui, ma si viene a sapere e comunque era facile da immaginare, se non scontato.
La legge cambia permettendo alle imprese di licenziare senza giusta causa se hanno meno di 15 dipendenti: lui ne ha molti di più, perciò apre due nuove ditte dove trasferisce tutti gli operai brasiliani e un po’ di impiegate slave, e a quel punto può licenziare gli italiani rimasti, proporre ai sudamericani di passare a una cooperativa o essere licenziati, e poi appaltare il lavoro di manovalanza alla cooperativa che spreme come un limone, che tanto spreme i brasiliani e tutto torna.
I capelli sono sempre più radi, anche perché p sempre più nervoso e irascibile, perciò senza nemmeno rendersene conto, se li strappa.
Intanto la moglie rimugina e rimugina fino a quando una notte lo prende di sorpresa e si fa mettere incinta: sarà la terza figlia.
Adesso se vuoi che io rimanga con meno del 50%, la tua filippina dovrà fare almeno 4 figli. Avanti, ti ci voglio vedere con 7 figlie!
Lui – magari c’è stato un bicchiere di troppo - racconta come va su tutte le furie e per farla finita ed evitare che succeda di nuovo, si fa sterilizzare, ma prima dell’operazione fa congelare il suo ultimo seme in una banca apposita.
E’ nervoso e prende una pastiglia.
La ditta cresce e cresce, non solo in Italia ma in tutta Europa e anche nel resto del mondo, e più cresce e più può spremere i cinesi, che abbassano i prezzi permettendogli di comprare di più e così via, ma ciò non lo calma, anzi lo rende ancora più nervoso e prende due pastiglie.
Così dovrebbe essere dice lui mostrando alle slave il filmato di una delle fabbriche dei suoi fornitori cinesi, tutto pulito, tutto ordinato, tutti in silenzio, tutti che lavorano, nessuno che protesta, e alla sera quando finiscono il turno ti ringraziano perché gli hai dato lavoro, gli hai dato da mangiare. Una pausa, un roipnol, e poi riprende calmo Ein volk, ein reich, ein fuhrer… eh potrebbe essere così anche in Italia e invece abbiamo preferito gli americani.
In un momento di tristezza ti racconta di quando qualche anno fa la figlia più grande lascia l’università che tanto non serve a nulla ed entra in azienda al posto di una slava licenziata apposta, e diventa subito responsabile dell’export, mentre il suo fidanzato che ripara computer, diventa il vice delle vendite nel mercato italiano, ma nel giro di poco tempo anche loro iniziano a fare le spese degli sbalzi di umore dovuti al dosaggio sempre diverso di valium.
Comunque è di famiglia, perciò pure lei è abituata a comandare, quindi visita i clienti esteri, ci litiga, li perde e torna a casa dicendo che sono dei cretini che non capiscono nulla.
Lui mal sopporta la tensione creata dal futuro suocero che quel giorno ha dimenticato il cibergil a casa.
Lei per dimostrare che non è da meno del padre, organizza una fiera in Australia totalmente inutile e il padre va su tutte le furie e smette di prendere il tavor perché lo seda troppo e poi finisce che lì dentro ognuno fa quello che vuole.
Il ragazzo non ce la fa più e chiede al suocero di abbandonare le vendite per dedicarsi ai PC aziendali, goccia che fa traboccare il vaso e che gli procura il licenziamento in tronco.
Allora lei sclera e da le dimissioni e lasciano l’azienda in sotto organico, tant’è che mandano un rumeno alla fiera di Sidney (tanto ormai avevano pagato!) e saltano la biennale di Parigi che è la più importante a livello mondiale.
Il padrone (come si autodefinisce), si fa mezzo tubetto di quelle giapponesi, e in un momento di calma va a trovare il suo sperma ma allora scopre che al posto del criogenista c’è un parrucchiere per signore e che i suoi spermatozoi hanno traslocato a Palermo dove se ne perde la traccia per sempre.
Il quel momento arrivo io che pur essendo un esterno a partita IVA, prendo il posto della figlia diventando responsabile dell’export ma senza potere decisionale, ovvero: prima Piero (che ormai è pelato come una palla da bigliardo) si imbottisce di prozac perciò delega alle Area Manager slave; poi passa l’effetto perciò mi tocca cancellare l’input che mi avevano dato, e inserire quello del padrone, al quale intanto è spuntata una riga perfettamente lineare trasversale di capelli; ma poi devo resettare tutto perché a seguito di una telefonata al commercialista ha cambiato idea, e infine, a seguito dell’ultima stampata delle vendite di metà mese, sbotta, dice che l’abbiamo fatto sbagliare, che non è vero, che deve andare nel suo ufficio e che licenzierà il responsabile (di cosa non è chiaro, ma è il meno) e le righe di capelli sono diventate due; a quel punto guardo le Area manager e domando be', cosa devo fare?
Ah, non chiederlo a noi! e a quel punto è chiara la mia figura professionale di responsabile senza potere decisionale.
Per un po’ le cose vanno anche bene, ma poi anche il mercato dei paesi dell’Est rallenta, i loro magazzini sono pieni, così come quelli dei loro clienti, perciò cercano di rendere la merce e il modo migliore e non pagarti le ultime due fatture che gli hai mandato, così ci litighi (che è la prima cosa che fa lui, che conta già tre righe di capelli..), così cade nella trappola di non avere più ordini, né pagamenti ma solo resi. A quel punto, ovviamente, a seconda del momento è colpa mia o di un’area manager.
Quando finalmente se ne va a farsi il suo fottuto tour di un mese in Asia (con quattro righe di capelli), mi sembra di entrare nelle terme.
Ma prima o poi torna (le righe di capelli ormai sono cinque e da lì in poi non le conterò nemmeno più!), e bello carico: infatti se da una parte è pieno di quell’energia che solo il maltrattamento di una decina di fornitori cinesi seguiti da altrettanti sconti e aumenti degli ordini può dargli, dall’altra c’è la frustrazione che gli ordini continuano a non arrivare, il che è un doppio problema perché lui aveva chiesto sconti in cambio di ordini più ingenti, adesso la merce arriverà e non si saprà dove metterla!
E allora cosa vi pago a fare?
Se da una parte le geishe e le tailandesi l’hanno massaggiato come un vitello di Kobe, adesso sua moglie gliene fa passare di tutti i colori arrivando a nascondergli il seropram.
Meno male che si è fatto fare un lavaggio del sangue, se no non ce la farebbe mica…e non è uno scherzo, se lo fa fare tutti gli anni, sangue fresco, là, nelle cliniche private di lusso, si offre anche questo servizio, altro che il furgoncino dell’AVIS per i bambini emofilici nostrani. Te lo dice strabuzzando gli occhi e ride.
Dopo un anno e mezzo la figlia e il genero tornano in azienda per un mese, poi vengono spostati a Dubai dove stanno un altro mese, poi tornano in Italia, litigano di nuovo col padre-padrone e spariscono per seconda volta.
La moglie chiede e ottiene il divorzio e lui va a vivere da solo senza nessuno che lo innervosisca e ogni due settimane va a Parigi a rilassarsi.
Insomma che grazie ai nuovi prezzi da lui ottenuti e girati ai clienti, gli ordini ripartono, d'altronde, se non c’era lui come avremmo fatto?
Ma tempo due o tre mesi vengono fuori reclami (insomma: la qualità spesso è proporzionale al prezzo, soprattutto in Cina) , reclami e reclami dei clienti: containers della ns principale linea di prodotto tornano indietro e gli ordini vengono cancellati, al punto che tre containers di merce vengono mandati direttamente in fonderia.
A quel punto lui non regge e si fa una bella botta di ciprales e per un paio di settimane se ne sta a casa.
Cosa si fa?
Ci pensa quel leccaculo di Gerardo (in teoria Responsabile del Marketing ma nella pratica nulla, come tutti gli altri) che è talmente cretino da organizzare una riunione plenaria a cui dobbiamo partecipare tutti tranne l’unico che comanda.
Parole, parole, parole fino a quando mi scoccio e domando ma non potremmo controllare la qualità del prodotto quando entra? O meglio ancora prima di farlo partire dalla Cina?
Allora lui sorride bonario, guarda me, guarda gli altri, mi sembra di essere a catechismo e dopo aver inspirato e piegato leggermente il viso verso la sua sinistra, ci spiega che non è possibile perché un dipendente minimo ti costa 30.000€/anno e ciò inciderebbe sul margine
Scusa Gerardo domando con lo sguardo basso, ma tu sai quanto fatturiamo con quella linea di prodotto di cui non vogliamo controllare la qualità per non incidere sul prezzo?
Il sorriso gli è sparito, non sembra più un prete bonario, e stupito dice serenamente di no.
Per prima cosa evito di dirgli che un responsabile di marketing non può non sapere quanto fattura la principale linea di prodotto della ditta e la sua incidenza sul fatturato totale, ma pazienza, e glielo dico io: 18.000.000€. Mettere un dipendente che quando apriamo i containers fa controlli a campione dicendoci se possiamo accettare la merce e spedirla ai clienti, oppure rifiutarla e chiedere i danni ai fornitori, inciderà per lo 0,16% sul fatturato. Io credo sia meglio investire quei soldi e mantenere il fatturato piuttosto che risparmiarli e perderlo, e di conseguenza trascinare verso il basso anche gli altri prodotti. Tu no?
Insomma che inizia la rampicata sugli specchi, il brusio generale e dopo dieci minuti di chiacchiericcio torniamo tutti al lavoro.