I(r)reali del non-sense

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d'ya think i'm stupid?
Monza, scuola cattolica annulla la Messa di Natale. Il prete: «Atto di culto troppo forte»

Tempi.it - 04.12.2015

:?

sempre Monza:
boom di ordinazioni dei Promessi sposi del Manzoni da parte dei Musulmani.
Pare molto apprezzata la figura della donna segregata e travisata con veli ...

cit. maketteloddicoaffa'

:paura:
 
Ultima modifica:

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Per la cronaca, ieri Umberto Eco mi raccontava che una delle più virulente discussioni di quest'anno in seno all'Accademia della Crusca, è stato il rapporto tra grafia e concetto espresso.
Ad esempio se si deve scrivere tuttoattaccato piuttosto che tutto attaccato, che sebbene sia una forma più tradizionale, contraddice il concetto stesso.
All'apparenza potrebbe essere solo una questione estetica, ma in realtà è legata al rapporto duale forma-oggetto, che se non viene rispettato, se ne perde la rappresentazione.
Che sarebbe gravissimo ai fini di un discorso completo ed esauriente.

Analogamente per sotto sopra, che c'è chi vorrebbe venisse scritto su due righe diverse separate da una linea orizzontale, un po' come se fosse una frazione.
Ovviamente, coloro che la pensano in questo modo, si sono divisi in due gruppi: da una parte gli ortodossi che ritengono che sotto vada scritto sotto (come se fosse il denominatore) e sopra sopra (come se fosse il nominatore); dall'altra i razionalisti che vorrebbero sotto sopra e sopra sotto, perchè non solo si darebbe più senso e forza al concetto espresso, ma lo si renderebbe pure più leggibile.
 

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d'ya think i'm stupid?
vi sono poi i soliti estremisti
della sperimentazione interpretativa
basata sulla nuda e cruda
osservazione del quotidiano ...

costoro proporrebbero la fusione
di concetti tipo "sotto sopra" e
"dentro fuori", originando terminologie
ampiamente efficaci al comun comprendonio

ad es): chi ti sta SULLE palle
deve conseguentemente
andar FUORI dalle stesse

e chi se la fa SOTTO
la fa NELLE braghe

ecco dimostrato il comune origine
che lega fatti e parole ...

:BLABLA
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Se interpreto bene

...
chi ti sta SULLE palle
deve conseguentemente
andar FUORI dalle stesse

e chi se la fa SOTTO
la fa NELLE braghe ...

allora siccome le palle stanno NELLE braghe,
se uno mi sta SULLE palle,
automaticamente mi sta NELLE braghe pure lui.

Di conseguenza, seguendo uno schema frazionario, potremmo scrivere
NELLE
SULLE
che semplificando le LL, viene

NEE
SUE

e semplificando ulteriormente la E delle unità (o meglio, delle unitè), fa

NE
SU.

A questo punto: dobbiamo lasciare com'è in base alle teorie ortodosse di cui sopra, oppure seguire i razionalisti che vi si oppongono scrivendo

SU
NE

d'altronde, SU dovrebbe stare su. No?

Rivedo Umberto martedì che facciamo coppia a tresette in un osteria di Alessandria: magari glielo chiedo.
Se qualcuno è della zona, poi potremmo andare a casa sua e fare un miniraduno di forumlibrosi.
Io porto il pop-corn.
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
29glybk.jpg


scusate, ma ho pensato che 'sta roba nell'artisticforum fosse ot.
così ho cercato di rimediare, ripostandola nel nonsense prima che di là la cancellino ...

:mrgreen:
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
... allora tu con chi fai coppia per il tresette?
me lo domando anch'io e in genere mi rispondo che col morto da quanto gioca male.
Sono anni che cerco di spiegargli i trucchi, ma lui niente, solo a dire cosa astruse.
Sa giocare appena a rubamazzetto scientifico (con nove carte).
Ci gioco solo per poter vantarmi di avercelo tra le mie amicizie e perchè mi chiede sempre di firmargli i miei libri.
 

bouvard

Well-known member
"Il cappellano indovinò che il Duca aveva indovinato che lui aveva indovinato ma non riusciva a indovinare se anche l'araldo avesse indovinato che il Duca aveva indovinato che lui aveva indovinato. L'araldo, da parte sua, non riusciva a indovinare se il cappellano aveva indovinato che il Duca aveva indovinato che lui aveva indovinato, ma indovinava che il Duca aveva indovinato che lui aveva indovinato” (cit. I fiori blu – Queneau)

Il Duca ha quindi indovinato che il cappellano ha indovinato che lui ha indovinato, ma non è riuscito ad indovinare se il cappellano è riuscito ad indovinare se l’araldo ha indovinato che lui aveva indovinato che il cappellano aveva indovinato che lui aveva indovinato, così come non è riuscito ad indovinare se l’araldo è riuscito ad indovinare se il cappellano ha indovinato che lui aveva indovinato che l’araldo aveva indovinato che lui aveva indovinato . Se il cappellano non è riuscito ad indovinare che l’araldo ha indovinato che il Duca ha indovinato, allora pensa che il Duca abbia indovinato che lui ha indovinato, ma che non abbia indovinato che il cappellano ha indovinato che lui ha indovinato. Non so quei due, ma io una cosa l’ho indovinata, se l’araldo avesse chiesto al cappellano se aveva indovinato che il Duca aveva indovinato che lui aveva indovinato, e se l’araldo avesse chiesto al cappellano se aveva indovinato che il Duca aveva indovinato che lui aveva indovinato, avrebbero indovinato entrambi che il Duca aveva indovinato che loro avevano indovinato ragion per cui si sarebbero fatti un sacco di seghe mentali in meno ed io non avrei perso mezz’ora a cercare di indovinare chi aveva indovinato cosa e chi non aveva indovinato proprio niente!
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
... si sarebbero fatti un sacco di seghe mentali in meno ed io non avrei perso mezz’ora a cercare di indovinare chi aveva indovinato cosa e chi non aveva indovinato proprio niente!

Me lo segno in modo da non perderci nemmeno un minuto se un giorno toccasse a me. :)
Bentornata Bouvard :D
 

bouvard

Well-known member
Pasquale pedante parolaio, perfetto parassita paradossalmente parodiava pragmatiche politiche perché pericolose, poi però partoriva plumbei pensieri pessimisti. Programmava platoniche passeggiate - patetico palliativo per placare persistenti patemi - pazientemente partiva per poi perdersi, poiché possedeva pochi parametri pratici. Passava per pianori paludosi, pestando pesantemente piedi pressoché pietrificati, perdendosi panorami paradisiaci perché pavido, peccato poi per pavoneggiarsi perseguitasse poveri pacifici pettirossi.

Emanuele eccentrico enigmista, esperto etimologista ed editore eccelso, elogiava eccessivamente effimere edizioni enuncianti esplosive eresie escatologiche. Erroneamente esaltava episodi equivoci ed enfatizzava emblematici esempi eppure – escludendo enfasi ed emozione - elaborava eccellenti epigrafi, efficace esercizio educativo. Evitava estenuanti elenchi esigendo elzeviri essenziali, eppure esagerava elogiando eruditi ed estremi esametri emulanti epistole eroganti esotici evangelismi. Esternava equilibrata eleganza, esasperante educazione ed euforia effettivamente eccessiva, ennesimo errore ereditato entusiasticamente
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Adesso scendo in campo io. Farò di questo 3d ciò che ho fatto con i lego quando ero bambino. Basta con la vecchia politica. Largo ai giovani. Mi lasci finire, poi parla lei che io non l’ho interrotta. Se mi votate tolgo l’Imu, Tasi, Tari, poi metto su Bim Bum Bam e tutto torna uguale. E vi do 50 euro, però poi ricordate di darmeli indietro dopo il voto. Se facciamo così potrei arrivare anche a 100 euro e una pentola a pressione. Ma la pressione potete tenervela, che io ce l’ho già alta da tempo. E non è relativo il tempo. Il tempo di arrivare in pensione e me ne vado in assoluto alle Maldive. Che quando me la danno, la pensione, saranno tutte sott’acqua, le Maldive. Così saremo in compagnia, perché io la pensione non l’avrò e senza soldi si va a fondo. Mille bolle blu. Ma in fondo in fondo stiamo ancora bene, perché nessuno fa niente. Tutti criticano e nessuno fa niente. Tutti parlano e nessuno fa niente. Parole parole parole, soltanto parole. Ma le parole cambiano il mondo. Allora tra il dire e il fare ci sarà di mezzo il dare. Che lo stato non dà, lo stato chiede e basta. Ma finché mangeremo la pasta non diremo mai basta a nessuna casta. Una casta di castelli di rabbia. Di Alessandro Baricco che scrive di mestiere. Non ci sono più i mestieri di una volta e domani non ci saranno più i mestieri di oggi. Oggi pubblica le foto di Corona e senza corona l’Italia è andata a fondo. Mi avete detto che qui si parlava degli irreali e io ho concluso con i Reali.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
I viaggi di Gulliver (sottotitolo: Tutta colpa di Tanny e del juke-box)

C’era una volta un signore che si chiamava Gulliver e viaggiava sempre, sempre. Un giorno capitò nel Paese delle meraviglie, dove conobbe una signorina bionda che si chiamava Alice e che aveva una strana occupazione: guardava i gatti e i gatti guardavano nel sole mentre il sole faceva l’amore con la luna. Il compito di Alice era quello di stanare i gatti minorenni, che non potevano e non dovevano vedere quelle scene sconce, ma i gatti, più curiosi dell’esercito delle 12 scimmie, al suo avvicinarsi riuscivano a nascondersi o si procuravano documenti falsi. Gulliver era in cerca di una compagna con la quale, finalmente, potersi fermare e vivere una vita tranquilla e appagante; in realtà, pur essendo Alice molto carina, egli non aveva voglia di trascorrere il resto della sua vita a fare il controllore dei gatti, perciò, con rammarico e tra le lacrime di lei, se ne andò. Cammina, cammina, arrivò nel paese delle ultime cose, dove c’era una fiera detta delle vanità, con un luna-park e tre fratelli, tali Karamazov, che litigavano perché non riuscivano a mettersi d’accordo su chi dovesse fare l’ultimo giro di giostra. Gulliver fece spallucce e passò dritto. Cammina e cammina ancora, giunse ad una fattoria. A Gulliver non sarebbe dispiaciuto sposarsi con una fattoressa, ma lì fattoressa non ce n’era, a meno che non si consideri la maiala, nel senso di sorella del maiale, unico proprietario e gestore della fattoria. Valutata bene la situazione, Gulliver decise di andarsene per via dell’odore insostenibile, e poi perché la maiala aveva le orecchie a sventola, che a lui proprio non piacevano, e poi ancora, e soprattutto, perché di fare da servo ad un maiale non gli andava proprio. Ma non si perse d’animo: di lontano intravide un’insegna, “Macondo”, diceva. Bel nome, pensò. Ma il paese era vuoto: solo un abitante, un colonnello di cent’anni che da una vita attendeva una lettera che non arrivava mai. Va be’, ognuno ha il suo scopo nella vita, pensò Gulliver e decise di non perdere altro tempo. Cammina, cammina, e cosa videro i suoi occhi? Tre donne che andavano verso di lui. Ma gli andò male: dopo una breve conversazione, apprese che la prima, Dona Flor, aveva già due mariti; la seconda, Teresa Batista, era troppo stanca perché aveva combattuto in guerra; la terza, Gabriella, sarebbe anche potuta andare bene, ma era pronta a mettersi in viaggio, aveva già appuntamento con un maghetto per andare alla ricerca della pietra filosofale. Salutate le tre signore e rimessosi in cammino, Gulliver giunse all’improvviso nella città di K., dove incontrò un certo signor K. che aveva a suo carico una grave accusa non si sa per cosa, uno scarafaggio che qualche tempo prima era stato un uomo e un certo Kafka che viveva in una spiaggia. Fu lo scarafaggio a illuminarlo: gli disse che poco lontano esisteva una montagna incantata, dove viveva un signore detto degli anelli per via della sua gioielleria un po’ particolare. Egli vendeva a caro prezzo collane, bracciali, orecchini ma soprattutto anelli speciali, magici: bastava indossarli una volta perché venisse esaudito il desiderio più grande di chi li portava. Il caro prezzo, oltre ad una consistente cifra in denaro, era l’obbligo di vivere nella montagna incantata, senza alcuna proprietà privata e alle complete dipendenze del signore, il quale li costringeva a vivere in minuscole baracche, a lavorare duramente nelle campagne e a mangiare sempre la solita zuppa di fagioli. Gulliver decise che non era tanto male; i soldi li possedeva perché li aveva ereditati dalla moglie dello zio Vanja, una signora anziana e ficcanaso sposatasi in tarda età con un uomo (appunto, lo zio Vanja) molto più giovane, un’ex-zitella che lavorava sempre a maglia e che risolveva tutti i casi di omicidio; inoltre, pur di avere una donna al suo fianco, era pronto a fare qualsiasi sacrificio. Quando giunse in cima alla montagna però non aveva più forze e, arrivato al cospetto dell’anellaro, svenne. Il signore degli anelli chiamò in suo aiuto un certo dottor House, un montanaro zoppo un po’ stravagante, ma con una laurea in medicina: il dottor House da anni non esercitava più la sua professione, perciò non ricordava come si facesse rinvenire una persona, ma conservava da circa 20 anni una pillola, per ogni evenienza, sebbene non ricordasse per curare cosa. Va be’, meglio di niente, decise il signore degli anelli e ficcò in bocca a Gulliver la pillola. Improvvisamente quegli riprese le forze, si alzò e si chiese: “Che cavolo sono venuto a fare qui? Ah, già”, prese l’accetta che teneva nella sua Samsonite per precauzione “sono venuto a liberare dalla schiavitù gli abitanti della montagna incantata” e con un colpo staccò la testa al signore degli anelli. “Ma che hai fatto? Sei impazzito?” esclamò il dottor House. “Ah, no, hai ragione, non ero venuto per questo, mi sono confuso, sono venuto per… quest’altro” e, così dicendo, decapitò il dottor House, però non riuscì a decapitarlo del tutto, infatti la testa del dottor House rimase attaccata al collo per un quarto e penzoloni per il resto, cosa che non gli impediva di parlare e perciò di sentenziare la “diagnosi”: “Acc … ora ricordo a cosa serviva la pillola, a provocare il morbo di Bartleby lo scrivano!” Il morbo di Bartleby lo scrivano era una malattia che spingeva chi ne era affetto alla massima ribellione. Non lo si poteva contraddire perché poteva reagire violentemente, come infatti era successo. L’effetto della pastiglia però svaniva dopo 30 minuti, perciò ora Gulliver era di nuovo “normale” e, pentito, andò a cercare un medico che riattaccasse la testa sul collo del medico. A quell’ora gli abitanti delle baracche erano tutti al lavoro nei campi; solo da una casupola giungeva un lamento … Gulliver, dubbioso, bussò alla porta; nessuno aprì ma, essendosi fatto il lamento più insistente, egli sfondò la porta … e cosa vide? Una signorina dalla pelle candida come la neve e i capelli neri come l’ebano, che disse, piangendo “Ho mangiato una mela e mi è venuto mal di pancia … non riesco a lavorare così … avrebbe per caso una pillola? Se non lavoro il signore degli anelli non mi dà la zuppa di fagioli …” In quella, il dottor House con ciò che rimaneva della sua testa si affacciò e rispose “No, e comunque, con i nostri precedenti, mi sa che non è proprio il caso di prendere pillole così a caso … vero, mister Gulliver?” dando una manata sulle spalle a quest’ultimo. Ma la signorina, vedendo la testa penzoloni di House, era svenuta dallo spavento. Gulliver, incantato dalla sua bellezza e illuminato da un’idea, corse fino alla gioielleria ormai incustodita e prese tutti i gioielli che riuscì a prendere. Giunto, trafelato, alla baracca, mise al collo della ragazza tutte le collane che poteva, al braccio tutti i bracciali e, soprattutto, alle dita tutti gli anelli, sperando che così venisse esaudito il più grande desiderio di lei, pur priva di conoscenza. E così fu. Il desiderio di lei, originalissimo, era che un uomo bello e facoltoso la portasse via da quella stamberga e da quella montagna “incantata”. Gulliver la prese tra le braccia e la portò via; non si sa dove, ma pare che, in qualche parte del mondo, vivano ancora felici e contenti, seppure lei non abbia mai ripreso conoscenza. Entrambi hanno trovato l’amore e Gulliver, non più solo, ha smesso di viaggiare; inoltre pare che una brava sarta abbia ricucito la testa al dottor House, il quale ha ripreso la sua professione e nutre con le sue flebo la ragazza, che così non ha più bisogno di lavorare nei campi per poter mangiare.
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Antonio, fa caldo… mi serve un po’ d’acqua (ma anche un Adige basta).
Eccola qua. Eccola là. Guarda in su guarda in giù, dai un bel bacio a chi vuoi tu.
Meglio un bacino: è più piccolo ma ne tiene di più.
Acqua qua, qui quo qua, ci sono uomini e quacquaraqua.
Qua qua qua qua fa l’ochetta, sfric sfrac sfric sfrac il purgante; non trovo più l’inquilino e di noi che cosa sarà.
Acqua azzurra acqua chiara (liscia gasata Ferrarelle), nei tuoi occhi innocenti.
Piaggio. L’ambretta Angioini, Boncompagni e camerati. Bandiera gialla e strisce nere. Vespa.
Senza più nei, limpida come l’acqua.
Pesante, come l’acqua. Fat Boy, Chernobyl, Hiroshima mon amour.
Mon ami, mona ti. Tanta ma tanta mona, meze roste meze in coma … ’ndemo a veder i Pin Floi. Acqua alta.
Pitura Freska. Acqua fresca.
Acqua inquinata. Il mondo fa acqua.
Cristo, anche oggi piove. Governo ladro!

:boh:
 

Meri

Viôt di viodi
Antonio, fa caldo… mi serve un po’ d’acqua (ma anche un Adige basta).
Eccola qua. Eccola là. Guarda in su guarda in giù, dai un bel bacio a chi vuoi tu.
Meglio un bacino: è più piccolo ma ne tiene di più.
Acqua qua, qui quo qua, ci sono uomini e quacquaraqua.
Qua qua qua qua fa l’ochetta, sfric sfrac sfric sfrac il purgante; non trovo più l’inquilino e di noi che cosa sarà.
Acqua azzurra acqua chiara (liscia gasata Ferrarelle), nei tuoi occhi innocenti.
Piaggio. L’ambretta Angioini, Boncompagni e camerati. Bandiera gialla e strisce nere. Vespa.
Senza più nei, limpida come l’acqua.
Pesante, come l’acqua. Fat Boy, Chernobyl, Hiroshima mon amour.
Mon ami, mona ti. Tanta ma tanta mona, meze roste meze in coma … ’ndemo a veder i pin floi. Acqua alta.
Pitura Freska. Acqua fresca.
Acqua inquinata. Il mondo fa acqua.
Cristo, anche oggi piove. Governo ladro!

:boh:
Effetto sole del Sud?:mrgreen:
 

bouvard

Well-known member
Un no fa un unno, due no fanno un nono, tre no fanno un treno, quattro no non fanno niente, ma se te li dice una ragazza sono un bel due di picche. Un due tre stella, cadere dalle stelle alle stalle, quante stille di saggezza in questo proverbio. Pro verbi? No io sono pro avverbi, sempre e ostinatamente. Mente ostinata. Paradosso del mentitore: mento o non mento? L’importante è che non sia un doppio mento, quello rovina tanti selfie e poi ti tocca usare foto-shop. Foto-finish. Vincere sul filo di lana, sempre meglio che sul filo di rasoio. Raso io, rasa pure se ti pare, così è se vi pare, e se non mi pare? Se non ti pare non ti pare, adesso non farti venire un mal di testa perché ho scritto quattro lettere che puoi leggere anche “pera” e “rape”. Testa di rapa. Gesta di Papa. Papa o papà? Perché il primo è infallibile invece mio padre è fallito diverse volte. Quando un accento può cambiarti la vita. A pensare che una volta te la cambiava la lotteria! I tempi cambiano, mala tempora currunt. Eh già da quando non ci sono più le mezze stagioni i tempi corrono più in fretta, non fai in tempo a guardare la sorpresa dell’uovo di Pasqua che già ti tocca scartare i regali di Natale. Mi dispiace io scarto solo i miei, Natale se vuole se li scartasse da solo i regali, questo non è mica un albergo! Rimboccatevi le maniche. E se sono in canottiera? Allora rimboccati le coperte.
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Fine agosto. amarcord.
gioventù, tanta fame…
cibo e sesso: mi feci un’amatriciana. gustosa piccante… un vero terremoto.
lenzuola, ma soprattutto guanciale.
un po’ maiali, ma per nulla timida: rossa per lei era solo un opzional.
ci guardammo anche col terzo occhio, ci sentimmo collegati come da un ponte.
l’esperienza mi lasciò molto scosso, e totalmente distrutto quando quel ponte che ci univa crollò.
La casa che avevo sognato con lei si rivelò un’illusione, un fragile edificio onirico ingoiato da una profonda fessura che ci separò l’uno dall’altra.
amatrice di antico stampo, mi manca da morire; me ne andai nelle americhe, ma ogni anno tornavo per riassaporare il godimento della sua bellezza.
ora è finita, non sarà più la stessa: in bocca mi rimane un grande amaro, mitigato dall’impareggiabile gusto di questa pastasciutta.
 

bouvard

Well-known member
Basta mi sono stancata di leggere in giro solo cose senza senso e frasi fatte sulla politica, è ora di parlarne seriamente, dicendo pane al pane e vino al vino, senza peli sulla lingua e senza cercarli nell’uovo altrimenti viene fuori la solita frittata che ognuno si gira come vuole e alla fine non c’è più né capo né coda. Ma se tanto mi dà tanto questa volta i conti tornano, evidentemente li hanno fatti con l’oste che era anche lui della partita, perciò cambiare l’ordine degli addendi non serve, lo sanno tutti che la matematica non è un’opinione, e due più due fa sempre quattro, anche in una notte buia e tempestosa, perciò o conti da destra a sinistra o conti da sinistra a destra il numero delle poltrone non cambia. Prima era così, ma fra poco non ci saranno più le poltrone di una volta. Non pigliamo fischi per fiaschi e non ne facciamo questioni di lana caprina, perché fatta la legge trovato l’inganno. La politica è come il maiale non si butta via niente, ma tutto si ricicla, anche i discorsi, figuriamoci le poltrone! E’ inutile perdersi in un bicchier d’acqua. Quello che non entra dalla porta può entrare dalla finestra. Chi non mangia la minestra salta la finestra. D’altronde le poltrone ormai sono state comprate e bisogna usarle non si possono sprecare i soldi dei contribuenti. Ma il contribuente cosa ci guadagna? “Ecco siamo alle solite, ognuno guarda solo al proprio orticello senza avere una Visione d’Insieme, subito a pensare ai propri interessi egoistici invece di pensare al Benessere della Collettività e dello Stato, senza sacrifici da parte di tutti l’Italia non crescerà mai e la nostra economia resterà relegata fuori dalla stanza dei bottoni, e dovrà accontentarsi delle briciole, ogni cittadino dovrebbe capire che se si vuol crescere bisogna smetterla di tirare acqua solo al proprio mulino!”. Ma ad andare al mulino si sa ci si infarina perciò chi ruba deve aver per forza le mani sporche, una mano lava l’altra e tutte e due lavano la faccia, e quella bisogna davvero avercela di bronzo per fare orecchie da mercante e buon viso a cattivo gioco. Certo non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, perché il marcio non è solo in Danimarca, e visto che nessuno è profeta in patria prima di guardare la pagliuzza altrui bisogna guardarsi la propria trave, infatti si può conoscere qualcuno solo passando tre mesi nei suoi mocassini. Beh non so voi, ma io tre mesi nei mocassini di qualche politico ce li passerei volentieri. Ma non saltiamo di palo in frasca e non cambiano le carte in tavola, perché a caval donato non si guarda in bocca e se oggi tocca a te domani potrebbe toccare a me e mal comune è mezzo gaudio, ma chissà perché a godere sono sempre i soliti.
 
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