Ho iniziato la lettura di questo libro con molto scetticismo. Alfieri evocava in me sonnolenti momenti di scuola, titoli nel mio libro di antologia, qualcosa di noioso e anche supponente, niente più.
E invece fin dall’inizio la lettura è stata una piacevolissima sorpresa. Stile gustoso, saporito, ma soprattutto fin dalle prime pagine l’autore appare una persona straordinaria, ironica, sì, è vero, un po’ vanagloriosa e saccente, ma anche con la consapevolezza di esserlo e quindi con la capacità di prendersi in giro in questo. Una persona ricchissima, mai contenta di sé, con grandi passioni, i viaggi (inteso proprio come il viaggiare e non tanto come il visitare), i cavalli, le donne, un uomo con una grande disciplina, uno spirito indomito e fiero, che coltiva poche ma profondissime amicizie, che sa esprimere con parole dolcissime e mai scontate l’affetto per i suoi cari,.
Un personaggio inquieto che descrive il suo viaggio nel suo tempo, continuamente spinto oltre, forse proprio perché uomo precursore del tempo, uno straniero del futuro nella società europea del Settecento.
La lettura oltre a farci conoscere questo straordinario uomo che è stato l’Alfieri, ci regala uno spaccato lucido e ragionato del fine Settecento, della cultura e costumi del tempo, ci conduce a respirare l’aria viziata e stantia delle corti europee, in cui la Rivoluzione Francese all’inizio sembra portare una ventata fresca, che alla fine però si rivela altrettanto fetida.
Insomma, io questo Alfieri avrei proprio voluto conoscerlo: temo però che sarebbe stato molto difficile, era un tipo con un bel caratterino, molto schivo e che, passate le inquietudini della giovinezza, si concedeva raramente e a pochi.
Francesca
E invece fin dall’inizio la lettura è stata una piacevolissima sorpresa. Stile gustoso, saporito, ma soprattutto fin dalle prime pagine l’autore appare una persona straordinaria, ironica, sì, è vero, un po’ vanagloriosa e saccente, ma anche con la consapevolezza di esserlo e quindi con la capacità di prendersi in giro in questo. Una persona ricchissima, mai contenta di sé, con grandi passioni, i viaggi (inteso proprio come il viaggiare e non tanto come il visitare), i cavalli, le donne, un uomo con una grande disciplina, uno spirito indomito e fiero, che coltiva poche ma profondissime amicizie, che sa esprimere con parole dolcissime e mai scontate l’affetto per i suoi cari,.
Un personaggio inquieto che descrive il suo viaggio nel suo tempo, continuamente spinto oltre, forse proprio perché uomo precursore del tempo, uno straniero del futuro nella società europea del Settecento.
La lettura oltre a farci conoscere questo straordinario uomo che è stato l’Alfieri, ci regala uno spaccato lucido e ragionato del fine Settecento, della cultura e costumi del tempo, ci conduce a respirare l’aria viziata e stantia delle corti europee, in cui la Rivoluzione Francese all’inizio sembra portare una ventata fresca, che alla fine però si rivela altrettanto fetida.
Insomma, io questo Alfieri avrei proprio voluto conoscerlo: temo però che sarebbe stato molto difficile, era un tipo con un bel caratterino, molto schivo e che, passate le inquietudini della giovinezza, si concedeva raramente e a pochi.
Francesca