Roth, Philip - Il teatro di Sabbath

monica2

New member
come sempre Roth

e' una meraviglia. ho letto quasi tutto Roth e ogni volta mi sento tirare dentro dal libro dalle parole, da quegli aggettivi che si continuano si completano...grande Roth, come sempre
 

El_tipo

Surrealistic member
Quanto puo essere difficile leggere un bellissimo libro? Cinque mesi sono sufficienti a lottare contro un capolavoro? Alla fine non si capisce chi ha vinto, il protagonista Mickey Sabbath o il lettore El_Tipo, il primo che insiste a raccontare gli episodi piu cupi, piu estremi della sua esistenza e nello stesso tempo i piu colmi d'amore e i più veri, e il secondo dai quali è stato investito e che quindi ci ha messo del tempo per metabolizzarli, uno alla volta, ed è andato avanti fino alla fine...Il teatro di Sabbath dovrebbe essere un teatro dei burattini sulla carta, ma sulle pagine del libro è un teatro degli orrori, di un uomo che porta a galla le verità della sua esistenza umana scavando all'interno delle pulsioni sessuali e portando fuori tutte le depravazioni e perversioni. Evocativo di sensazioni di disgusto ecco com'è, come quelle bevande amare che al primo sorso ti colpiscono in negativo, ma se poi ci prendi gusto non riesci a star senza. Mi mancava un libro così.
 

pigreco

Mathematician Member
Devo dire che quest'estate sono stato fortunato con i libri letti... Questo è davvero un capolavoro assoluto. Prima ho letto "Lamento di Portnoy", poi "Pastorale americana" e adesso questo romanzo: un crescendo inarrestabile di bellezza. Quest'uomo ha qualcosa di speciale nel modo di scrivere. Questo libro è un pugno allo stomaco, una risata seguita da una lacrima e poi ancora da una risata. Sesso fatto con amore, sesso fatto senza amore e tutto il meglio e soprattutto il peggio che può scaturire dall'animo umano. Roth è capace di mostrare le cose da un altro punto di vista, proprio come il professor Keating de "L'attimo fuggente".

Leggendo le sue pagine mi capita di imbarazzarmi: mi chiedo come sia possibile che un uomo che non conosco sia entrato nei miei più intimi meandri e abbia messo per iscritto quei pensieri terribili che tutti noi facciamo ma che nessuno osa dire, a volte nemmeno a noi stessi. Si tratta di un capolavoro assoluto, la dimostrazione che la grande letteratura non è morta nell'800, nemmeno nella prima metà del '900, ma vive e gode di ottima salute. Data l'enorme mole di pubblicazioni si fa solo un po' più fatica e trovarla...
 

ayuthaya

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Tanti commenti positivi fanno sorgere il naturale dubbio se non sia questo il "capolavoro" di Roth, piuttosto che Pastorale americana... Quest'ultimo mi ha davvero colpito nel profondo... anch'io ho avuto l'impressione che qualcuno stesse rovistando dentro di me, in un modo così vero e così crudo da farmi male... Che Il teatro di Sabbath sia addirittura meglio/peggio? Ci farò un pensierino...
 

ayuthaya

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... lo temo moltissimo, ma non vedo l'ora di cominciarlo!
sarà il primo o il secondo del nuovo anno!
 

ayuthaya

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Leggere Roth è un'esperienza forte... qualcosa che – nel bene o nel male – non lascia indifferenti.
Il primo libro che ho letto, l'ho quasi odiato. Il secondo mi ha toccato. Questo mi ha sconvolto. E il punto non è tanto se mi sia piaciuto o meno, perchè il termine “piacere” di per sé è difficile da applicare a un autore che, come lui, è capace di rovistare nell'intimità di un essere umano per poi tirarne fuori tutto ciò che trova. Tutto. Senza alcun riguardo.
È per questo che è così facile detestarlo... come si può accettare di essere così spudoratamente messi a nudo, alla mercè di chiunque? Leggendo questo libro si ha l'impressione di essere colti “in flagrante”: credevamo di essere al sicuro, e invece...

Irriverente, eccessivo, osceno, dissacrante, provocatorio, immorale, Sabbath non cerca il consenso di chi gli sta intorno, e neppure di se stesso. In questo sembra il perfetto alter ego dello stesso Roth: leggendolo, non si può non riconoscere che la “volgarità” di cui si serve nei suoi romanzi (e in questo in modo particolare) non è mirata ad accalappiare il pubblico, o a respingerlo, o a stupirlo. Esattamente come nel Teatro degli Indecenti del burattinaio Sabbath, lo spettacolo – paradossalmente – non è una messa in scena, bensì l'espressione di qualcosa di vero, talmente “vero” da risultare grottesco.
L'indecenza di Sabbath è tanto più “indecente” perchè tradisce la sua autentica natura, e questa assurda trasparenza si percepisce distintamente in ogni singola parola di questo incredibile romanzo. Benchè Sabbath sia un personaggio ambiguo, una figura perennemente in bilico tra il perdente e l'indistruttibile, il patetico e l’eroico, la sua incontenibile libidine non è una maschera, né un ripiego, né un tentativo di “fuga” dalla realtà... Nonostante le sue paure, le sue malinconie e i suoi fantasmi (metaforici e non!), la sua figura è estremamente “limpida” e per questo, secondo me, positiva.

Penso al rapporto che lega Sabbath a Drenka, sua amante di una vita: la loro relazione è qualcosa di assolutamente perverso e immorale, eppure racchiude in sè tutto l’amore possibile... Ce ne accorgiamo non solo dal fatto che è proprio l’improvvisa morte di lei a mettere in crisi l’intera esistenza di Sabbath (persino il suo “diritto” a esistere), ma anche – semplicemente – leggendo le pagine dedicate ai loro “incontri”. Sembra incredibile, ma è proprio spingendosi oltre ogni limite, che Roth riesce a scongiurare la banalità del “solito sesso” per trascenderlo in modo quasi spirituale. Lui lussurioso, irrefrenabile, farsesco, ma condannato a un'incolmabile solitudine (e all’assoluta incapacità di prendere sul serio qualsiasi cosa, tanto meno se stesso); lei disinibita, insaziabile, traboccante di energia positiva: Mickey Sabbath e Drenka Balich danno vita a qualcosa di davvero unico e speciale, qualcosa che difficilmente mi è capitato di trovare in altri romanzi.

Comunque, per quanto la forza dirompente della libidine sia l’innegabile filo rosso che conduce la storia, così come la vita del protagonista, in realtà il libro tocca moltissimi temi, alcuni dei quali in modo profondo e intenso... Leggendolo si ride, si piange, ci si scandalizza, si medita. Di certo non ci si annoia mai (sebbene la prosa di Roth non sia sempre cosa facile!).
“Una creazione comica di proporzioni epiche” recita la mia quarta di copertina. Un capolavoro che ci mostra quanto, sebbene la vita possa risultare spesso “farsesca, illogica e incomprensibile”, tanto da spingerci, a volte, a voler farla finita, in realtà a vincere è sempre il “divertimento di essere vivi, il piacere di esistere che persino una pulce proverà ogni tanto, la gioia dell’esistenza, pura e semplice, di cui praticamente chiunque fuori da un reparto oncologico coglie almeno un bagliore ogni tanto, per quanto scarsa sia la sua buona sorte complessiva.”
 
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ayuthaya

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Troppo significativo (a mio avviso), anche per la comprensione del significato più profondo del romanzo, questo bellissimo passaggio:

"In quanta stupidità dobbiamo calarci per giungere alla nostra meta, quali sconfinati errori bisogna saper commettere! Se qualcuno te lo dicesse prima, quanti errori dovrai fare, tu diresti no, mi spiace, è impossibile, trovatevi qualcun altro; io sono troppo furbo per fare tutti quegli errori. E loro ti direbbero, noi abbiamo fede, non preoccuparti, e tu diresti no, niente da fare, avete bisogno di uno molto più schumuck di me, ma loro ripeterebbero che hanno fede in te, che tu ti trasformerai in uno schumuck colossale mettendoci un impegno che neanche ti immagini, che farai sbagli di una grandezza che neanche te li sogni, perchè è l'unico modo di giungere alla meta."
 

elesupertramp

Active member
"In quanta stupidità dobbiamo calarci per giungere alla nostra meta, quali sconfinati errori bisogna saper commettere! Se qualcuno te lo dicesse prima, quanti errori dovrai fare, tu diresti no, mi spiace, è impossibile, trovatevi qualcun altro; io sono troppo furbo per fare tutti quegli errori. E loro ti direbbero, noi abbiamo fede, non preoccuparti, e tu diresti no, niente da fare, avete bisogno di uno molto più schumuck di me, ma loro ripeterebbero che hanno fede in te, che tu ti trasformerai in uno schumuck colossale mettendoci un impegno che neanche ti immagini, che farai sbagli di una grandezza che neanche te li sogni, perchè è l'unico modo di giungere alla meta."

grandissimo!
 

elesupertramp

Active member
Anche la mia è stata una lotta di 5 mesi.
L'ho terminato ieri....era da un po' che mi mancavano le ultime pagine, e non volevo finirlo.
Che aggiungere di più a tutte le magnifiche recensioni che sono state inserite?
Romanzo immenso. Imperdibile. La vetta della letteratura contemporanea.
Voto :5
 

Grantenca

Well-known member
Sabbath è un uomo strano, che fa un mestiere strano (burattinaio di strada ) . All’epoca della storia ha ormai 65 anni e per una deformazione artritica alle mani, non riesce più a lavorare. Non è privo di talento, e la sua principale ragione di vita è il rapporto con le donne; donne non in quanto “persone” ma donne esclusivamente dal punto di vista sessuale. Seduttore incallito, cultore e conoscitore dell’arte sessuale del sesso in tutte le sue forme e perversioni, fa della pratica sessuale la sua unica ragione di vita e vive con terrore il trascorrere del tempo nel senso che sa che, inevitabilmente, arriverà presto il momento in cui, per ragioni naturali fisiologiche, dovrà abbandonare questa sua “passione”. Vive per questo e nel ricordo di un fratello maggiore, che è stato il suo idolo da bambino, pilota di aviazione perito a 20 anni in una azione di guerra. Questa morte ha provocato anche la fine della vita “attiva” dell’amata madre, e ne ha determinato la sua partenza da casa, ancora minorenne, per imbarcarsi come marinaio, girare il mondo, e conoscere i postriboli di tutti i porti di attracco. Che dire di questo libro: P. Roth è un grande scrittore, non c’è ombra di dubbio, e la sua arte è indiscutibile. Il tema qui trattato non è nuovo nella sua produzione, ma la differenza è che in questo libro è il “tema principale”, il nucleo dell’opera. Traspare poi, come quasi sempre nelle sue opere, il tema dell’ebraismo, che egli spesso irride nelle sue forme di esteriorità, ma che, a ben vedere, tra le righe, a mio avviso egli considera, in linea generale, elitario rispetto alla gente normale, ai “gentili”, probabilmente, e forse con ragione, per le innumerevoli persecuzioni che questo popolo ha dovuto sopportare, e in definitiva superare, nella sua storia. In definitiva questo libro non mi ha coinvolto come altri. Mi è sembrato come un grande regista cinematografico che non ha più nulla da dire di nuovo e che negli ultimi film ripete se stesso, magari in modo ridondante e grottesco, con grandi elogi della critica ma meno consensi dagli spettatori. E’ però solo una mia impressione, probabilmente non ho colto altri aspetti.
 
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alessandra

Lunatic Mod
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Spoiler

Non posso scrivere niente di nuovo dopo questa bellissima discussione, queste bellissime recensioni :) ma sento il desiderio di scrivere qualcosa.
Forse è strano ma associo il personaggio di Sabbath, in un certo senso, ai versi letti di recente (grazie al Poeticforum) della poesia Sonata al chiaro di luna "né conta che i miei capelli siano bianchi, (non è questo che mi dà pena – mi dà pena che non mi s’imbianchi anche il cuore)".
Disgustoso, perverso, irriverente, dissacrante, sodomizzatore, zotico, sporcaccione, misogino, razzista, profanatore di tombe, sprezzante, maniaco, disadattato, semi-pedofilo e direi persino stupratore Sabbath! I libri davvero belli sono quelli capaci di stravolgere la nostra visuale, quelli che ci permettono di immedesimarci senza difficoltà in un protagonista che merita tutti gli appellativi che ho elencato e anche di più; uno che nella vita non vorremmo mai incontrare, anzi, di cui preferiremmo non sentir neppure parlare, perché è inquietante solo che un tipo del genere esista e viva tra noi.
Solo un grande talento può indurre il lettore a questo.
Roth lo descrive come un personaggio spesso spregevole, in cui però albergano pulsioni e sentimenti che, nostro malgrado, sono scomodi ma umani, tipici del lato più recondito dell'uomo o della donna, quello che non si svela nemmeno a se stessi. Sabbath è, a suo modo, capace di sentimenti profondi e intenerisce poiché reca in sé un dolore incommensurabile, dovuto alla propria sensibilità e al proprio vissuto, dolore da lui gestito, nel bene e nel male, con un cervello decisamente superiore alla media.
Questo bellissimo romanzo, per mezzo del protagonista e della co-protagonista Drenka, contiene in sé il racconto di un amore anticonvenzionale fino all'estremo, ma incredibilmente profondo e vero: nell'incontro finale con il figlio della defunta amata, sulla tomba di lei, la perversione di Sabbath raggiunge, apparentemente, il culmine e si scontra duramente con la morale del giovane; entrambi provano uno sconfinato amore per la morta, eppure tengono comportamenti diametralmente opposti, ciascuno in base alle proprie convinzioni, ma non c'è il minimo dubbio su chi la conosca meglio e si trovi con lei, anche dopo la morte, in assoluta sintonia, pur dimostrandolo con un gesto assurdamente osceno.
Nel libro si descrive, per mezzo del protagonista, lo sprezzo del mondo e dell'essere umano, la rabbia, l'ossessione per il sesso, il dolore, lo sperdimento, il senso di inadeguatezza, ma io vedo questo romanzo soprattutto come un acerrimo scontro tra la vita ad ogni costo e la morte. La vita anche quando si è persa sia la moglie alcolizzata, ma non amata, che l'adorata e altrettanto (rispetto a lui) disinibita amante, gli amici, l'abilità (ironia della sorte!), per via della malattia, di quelle mani fonte del suo lavoro e della sua arte. La vita quando l'anima e i desideri, compresi anzi soprattutto quelli fisici, continuano a crescere in maniera inversamente proporzionale al corpo che invecchia e decade, e il mondo non li accetta più, li respinge e deride il vecchio Sabbath, lo ridicolizza. La vita, quando si è conosciuto il dolore della perdita del fratello ucciso in guerra: il dolore dell'infanzia, forse il più traumatico, quello che non si può elaborare o comprendere e che, forse proprio per questo, ci rincorre come un'ombra informe per sempre, riaffiorando nei momenti più impensati, come quello estremamente commovente, catartico, struggente in cui Sabbath ritrova quasi per caso gli effetti personali del fratello. La vita quando si è persa la madre, prima spiritualmente per via della depressione dopo la morte del figlio e poi fisicamente; la vita quando Nikki, la prima moglie (forse per me il personaggio più notevole del libro) sparisce nel nulla all'improvviso: una donna che teme la sua ombra, che non sa vivere senza i suoi punti di riferimento, Sabbath e sua madre, la cui salma veglia per giorni senza potersi rassegnare alla sua morte (Roth descrive questa scena in modo esilarante!), all'improvviso si mostra più forte di tutto, rinunciando a tutto e sparendo.
Nonostante la malinconia e il dolore che lo pervade, nonché gli aspetti scandalosi che, a tratti, davvero sconvolgono, questo è per me un libro di grande forza e, paradossalmente, ottimismo. Non solo per il tono brioso e brillante che lo contraddistingue, per l'ironia sferzante e intelligente e per le risate di cuore che strappa, ma perché Sabbath si attacca quasi inconsciamente al minimo appiglio pur di restare in vita, pur non avendo, in fin dei conti, nessun motivo razionale per restarci. Alla fine è sempre la vita a vincere sulla morte.
Quanto all'aspetto della misoginia, non l'ho colto nei confronti di Drenka, che sembra godere (in tutti i sensi :mrgreen:) di grande stima e rispetto, forse nemmeno tanto nei confronti della non amata Roseanna, ma soprattutto nelle donne di contorno, e ancora di più nelle ragazzine, che Sabbath (e Roth?) sembra vedere solo come oggetti sessuali, seppur, a suo modo, studiandole e osservandole.
Un romanzo, per me, bellissimo perché fortemente introspettivo, brillante, scritto usando le parole in maniera sublime e descrivendo con profonda chiarezza persone e situazioni e, soprattutto, perché si tratta di una lettura che stuzzica le corde più profonde, una lettura capace di ampliare gli orizzonti e di modificare la prospettiva del lettore e che, per questo, non può non lasciare il segno.
Certo bisogna prepararsi psicologicamente, è un pugno nello stomaco, ci sono passaggi molto duri. Ma ne vale la pena.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
L'ho letto solo ora, un commento bellissimo su quello che ritengo non solo un capolavoro assoluto ma anche uno dei romanzi che mi hanno più toccato/sconvolto nella mia vita... Davvero ne hai fatto un superbo ritratto, complimenti.

Mi viene persino voglia di rileggerlo...
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
L'ho letto solo ora, un commento bellissimo su quello che ritengo non solo un capolavoro assoluto ma anche uno dei romanzi che mi hanno più toccato/sconvolto nella mia vita... Davvero ne hai fatto un superbo ritratto, complimenti.

Mi viene persino voglia di rileggerlo...

Grazie, ma se ho scelto di leggerlo è anche grazie ai giudizi sul forum e alla tua bella recensione :)
 
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