Diritti umani e pena di morte

qweedy

Well-known member
Per quel poco che ho capito, il concetto di "consenso" non è ancora nel codice penale italiano. Infatti Amnesty International sta raccogliendo firme per chiedere che venga inserito, in linea con la ratifica della Convenzione di Istanbul fatta dall'Italia nel 2013.

Copio da Amnesty International Italia:

23 paesi dell’Unione europea hanno una definizione legale di stupro basata sull’uso della forza, minaccia di uso della forza o coercizione, senza alcun riferimento al principio del consenso. Tra questi 23 paesi c’è anche l’Italia.
Il reato di stupro non è definito esplicitamente come un “rapporto sessuale senza consenso” e perché un determinato comportamento sia considerato come stupro, e quindi sia sanzionato in tribunale come un reato, è necessario che concorrano diversi elementi della violenza, o della minaccia o dell’inganno, o dell’abuso di autorità.

Tuttavia, come stabilito dalla Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2013, lo stupro è un “rapporto sessuale senza consenso“. L’articolo 36, paragrafo 2, della Convenzione specifica che il consenso “deve essere dato volontariamente, quale libera manifestazione della volontà della persona, e deve essere valutato tenendo conto della situazione e del contesto“.

Per questi motivi chiediamo alla Ministra della Giustizia la revisione dell’articolo 609-bis del codice penale, in linea con gli impegni presi nel 2013, affinché qualsiasi atto sessuale non consensuale sia punibile.

 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Per questi motivi chiediamo alla Ministra della Giustizia la revisione dell’articolo 609-bis del codice penale, in linea con gli impegni presi nel 2013, affinché qualsiasi atto sessuale non consensuale sia punibile.

Non discuto la buona intenzione della richiesta, che però mi lascia qualche dubbio perchè:

1. come si fa a dimostrare che il consenso è stato / non è stato dato?
Non è cosa da poco e che capita solo sui giornali.
A 17 anni ho dovuto testimoniare a favore di un 14enne (mezzo delinquente oltretutto!) che aveva avuto il consenso che la sedicente vittima (di 15 anni completamente sciroccata) sosteneva di non aver dato perchè ubriaca (falso).
A 36 anni ho ricevuto delle avances sfacciate (che ho rifiutato) davanti a parecchi testimoni da parte di una mia coetanea.
Il suo collega invece non le ha rifiutate e ci hanno dato dentro per mesi.
Poi lei ha smesso di prendere certe pastiglie che evidentemente le facevano sballare l'eros (mica ce l'aveva scritto in fronte!), e si è attaccata agli avvocati! Meno male che non la potevo vedere nemmeno in fotografia e ne sono rimasto fuori...😨

2. cosa succede nel caso in cui la vittima si mette nella condizione di non poter negare il proprio consenso?
Un paio di anni fa un pensionato aveva fatto causa a una prostituta che, dopo averlo legato e imbavagliato, sulla di lui richiesta, l'aveva frustato un po' troppo; non ricordo la sentenza.
Sempre qualche anno fa invece, una ragazza morì in un rapporto (consensuale) che richiedeva il semi-soffocamento; la sentenza è di qualche mese fa ma non la ricordo.
E se una/o s'infila in una situazione border-line (come quelle che si verificano a San Fermìn) dove può diventare impossibile dire o sentir dire basta?
Si rischia di dare un potere enorme a una metà di irresponsabili e condannare per partito preso l'altra metà.
In Spagna questa richiesta è diventata legge anni fa: il risultato è stato una spaccatura della società [giovani a favore, adulti contro (anche alcune mamme, sapendo cosa rischiano i loro cuccioli di 90Kg, non sono molto contente] e un boom di voti all'estrema destra (VOX) che sono dichiaratamente contro.

Ribadisco che si parla alcuni casi di presunto abuso (non rarissimi), non di violenza.
 

qweedy

Well-known member
Hai ragione ad avere dei dubbi, perché in moltissimi casi non si può dimostrare se il consenso è stato dato oppure no, e quindi rimane la parola dell'uno contro la parola dell'altro. Neppure dimostrare in tribunale che c'è stato uso di violenza e di forza è facile, dato che anche la cerniera rotta dei jeans può venire considerata accidentale o dovuta alla passionalità.
Non c'è scampo, è difficilissimo avere giustizia nelle aule dei tribunali.
Però che almeno la legge sia chiara su ciò che non può essere fatto, mi sembra giusto.
 
Ultima modifica:

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Hai ragione ad avere dei dubbi, perché in molti casi non si può dimostrare se il consenso è stato dato oppure no, e quindi rimane la parola dell'uno contro la parola dell'altro. Neppure dimostrare in tribunale che c'è stato uso di violenza e di forza è facile, dato che anche la cerniera rotta dei jeans può venire considerata accidentale o dovuta alla passionalità.
Non c'è scampo.
Capisco (tanto) uno che torna a casa dopo un mese di trasferta e nella passionalità le strappa anche le pattine e la canottiera della salute del dottor Gibau; OK.
Uno che in una turca strappa i pantaloni a una ragazza ubriaca, no.

Il problema è che guardiamo sempre i diritti e mai i doveri:
1. una donna non si deve gettare mezza nuda in mezzo agli ubriachi;
2. una ragazza ubriaca la porti a casa, la consegni ai suoi genitori e punto.
Poi se erano tutti ubriachi, o si ubriaca anche il giudice per capirci qualcosa o se qualcuno resta insoddisfatto... pazienza!
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
E' bello vedere che il moralismo da bar trionfa ovunque. E' solo a questo che non c'è scampo.
 

qweedy

Well-known member

Iran: si infiamma la protesta per Masha, morta per una ciocca di capelli​


Almeno otto morti e centinaia di feriti tra le migliaia di persone che sono scese in piazza in tantissime città dell’Iran in seguito alla morte in custodia di Mahsa Amini.

La giovane donna è stata arrestata il 13 settembre a Teheran dalla polizia morale per aver indossato male il velo. La famiglia e i media denunciano che, a seguito delle percosse, la ragazza sia finita in coma tre giorni dopo e che sarebbe morta in ospedale. Il capo della polizia di Teheran, il generale Hossein Rahimi, ha respinto le accuse di maltrattamento e ha parlato di "uno sfortunato incidente", aggiungendo che la ragazza fosse morta di infarto.


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Sui social si stanno anche diffondendo video di donne iraniane che si tagliano i capelli ed in alcuni casi bruciano hijab, protesta simbolica per il fatto che la giovane, appartenente alla minoranza curda e in vacanza con la famiglia a Teheran da una provincia del nord ovest del Paese, è stata fermata da una delle pattuglie “della moralità” solo perché dal velo le sfuggiva una ciocca di capelli.

L’enorme ondata di proteste non sembra arrestarsi, ma la risposta delle autorità è sempre più violenta.
Per disperdere le proteste, sono stati usati gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e manganelli. Le forze di polizia hanno utilizzato pallini di metallo, in alcuni casi da distanza ravvicinata e diretti alla testa o al petto. Alla repressione nelle strade, si aggiunge anche il blocco di internet e delle reti mobili.
 

qweedy

Well-known member
Amnesty International:
"La protesta iniziata in Iran dopo la morte di #MahsaAmini prosegue e sono tante le persone, soprattutto giovani, che stanno affrontando con coraggio i rischi di scendere in strada. Le autorità vogliono mettere tutto a tacere limitando l’accesso a internet, ai social network e alle reti mobili. Alcune notizie continuano comunque a filtrare. Notizie di manifestazioni partecipate, ma anche di sangue sulle strade.
Secondo Iran Human Rights, sarebbero almeno 57 i morti accertati fino a ieri, ma temiamo siano molti di più. Tra le tante vittime della sanguinosa repressione, ci sono anche dei minorenni."

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Questa ragazza si chiamava Hadis Najafi, capelli biondi raccolti in una coda senza velo e sbattuti in faccia, come gesto estremo di sfida alla polizia morale iraniana, per protestare contro l’uccisione di Mahsa Amini.
Era diventata un simbolo della protesta.
E, da simbolo, è morta ammazzata dalla polizia del regime, uccisa da sei proiettili al viso, al collo e all’addome.
Aveva solo 20 anni.
 

Shoshin

Goccia di blu
Amnesty International:
"La protesta iniziata in Iran dopo la morte di #MahsaAmini prosegue e sono tante le persone, soprattutto giovani, che stanno affrontando con coraggio i rischi di scendere in strada. Le autorità vogliono mettere tutto a tacere limitando l’accesso a internet, ai social network e alle reti mobili. Alcune notizie continuano comunque a filtrare. Notizie di manifestazioni partecipate, ma anche di sangue sulle strade.
Secondo Iran Human Rights, sarebbero almeno 57 i morti accertati fino a ieri, ma temiamo siano molti di più. Tra le tante vittime della sanguinosa repressione, ci sono anche dei minorenni."

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Questa ragazza si chiamava Hadis Najafi, capelli biondi raccolti in una coda senza velo e sbattuti in faccia, come gesto estremo di sfida alla polizia morale iraniana, per protestare contro l’uccisione di Mahsa Amini.
Era diventata un simbolo della protesta.
E, da simbolo, è morta ammazzata dalla polizia del regime, uccisa da sei proiettili al viso, al collo e all’addome.
Aveva solo 20 anni.
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Il Maestro Magnasciutti ha voluto onorare il coraggio di tutte le donne arabe con questo suo lavoro.



Il senso di libertà che quei capelli di cielo comunicano mi hanno fatto sentire ancora più grata nei confronti di queste giovani , meravigliose ragazze che abiteranno per sempre nel mio cuore e spero in quello di tutti .
 

Shoshin

Goccia di blu
Un giubbotto nero indossato durante l’esecuzione dell’inno nazionale. Un giubbotto nero per coprire la maglia e lo stemma che campeggia su di essa. In questo modo i calciatori dell’Iran hanno deciso di schierarsi al fianco delle donne del loro Paese e di rendere omaggio a Mahsa Amini e Hadis Najafi.

Un messaggio forte il loro, così come fortissimo è stato quello lanciato da Sardar Azmoun, che della rappresentativa iraniana è la stella più conosciuta all’estero. L’attaccante del Bayer Leverkusen, attraverso il suo profilo Instagram, ha portato la voce di coloro che in questi giorni stanno protestando in Iran in tutto il mondo, facendo arrivare il messaggio ai suoi quasi cinque milioni di followers.

“Non posso più tacere”, questo lo sfogo di Azmoun, che tra l’altro ha già fatto sapere di essere pronto a pagare anche con l’esclusione dalla Nazionale il prezzo del far sentire la sua voce “La punizione è l’espulsione dalla nazionale? Cacciatemi. Se servirà a salvare anche una sola ciocca di capelli delle donne iraniane ne sarà valsa la pena”.

Al suo fianco ci sono non soltanto i compagni di squadra, ma anche leggende come Ali Dei e Ali Karimi. Il mondo del calcio ha deciso di non restare in silenzio.
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...

Dal web
 

malafi

Well-known member

cosa aggiungere senza essere rabbiosi?
Perchè rabbiosi?
In Italia non sarebbe successo forse.
Non che uno schiaffeggi una donna, che ahimè succede eccome, quanto che arrivi qualcuno a mettersi in mezzo.
Da noi ognuno si fa i cavolacci propri e finge di non vedere certe scene.
Certo essere tra la folla aiuta, magari fossero stati da soli in un vicolo buio nessuno sarebbe intervenuto, però ... chapeau
 

qweedy

Well-known member

Il Nobel per la Pace ad attivisti democratici ucraini, bielorussi e russi​

Assegnato all'attivista bielorusso Ales Bialiatski, detenuto senza processo, all'organizzazione russa per i diritti Memorial e all'associazione per i diritti umani ucraina Center for Civil Liberties.

Il Nobel per la Pace 2022 è triplice: un attivista e due organizzazioni che si battono per i diritti umani e per la pace in Bielorussia, Russia e Ucraina.
"Quest'anno i premiati rappresentano la società civile nei loro Paesi, hanno per molti anni promosso il diritto di criticare il potere e hanno lavorato per proteggere i diritti fondamentali dei cittadini", scrive il comitato di Oslo. "Sono tre campioni dei diritti umani, della democrazia e della coesistenza pacifica. Hanno onorato una visione di pace e fraternità di cui c'è grande bisogno nel mondo di oggi."

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Ales Bialiatski è stato uno degli iniziatori del movimento democratico emerso in Bielorussia a metà degli anni '80. Ha dedicato la sua vita alla promozione della democrazia e dello sviluppo pacifico nel suo Paese d'origine. Nel comunicato del Comitato per il Nobel per la Pace viene riportato di come "le autorità governative abbiano ripetutamente cercato di mettere a tacerlo": "è stato incarcerato dal 2011 al 2014. A seguito di manifestazioni su larga scala contro il regime nel 2020, è stato nuovamente arrestato. È ancora detenuto senza processo. Nonostante le enormi difficoltà personali, Bialiatski non ha ceduto di un centimetro nella sua lotta per i diritti umani e la democrazia in Bielorussia".

Le altre due associazioni, una russa e una ucraina, hanno ricevuto il Nobel per la Pace per "l'impegno in difesa dei diritti umani e del diritto di criticare il potere, di difesa dei diritti dei cittadini per i diritti dei cittadini e contro gli abusi di potere, per aver documentato crimini de guerra". Rappresentano la società civile dei loro Paesi e si sono impegnati per anni nella difesa dei diritti fondamentali delle persone. Il premio è un riconoscimento degli sforzi per documentare crimini di guerra e abusi di potere.

Memorial è nata nel 1987, a Mosca. Centrale l'impegno del ricordo e della ricerca affinché sia garantita giustizia per le violazioni dei diritti umani commesse al tempo di Josip Stalin e in genere in epoca sovietica. L'ong si è anche concentrata nella verifica e nella denuncia di crimini che hanno segnato le guerre in Cecenia. La Corte Suprema di Mosca lo scorso dicembre ha ordinato lo scioglimento di quest'organizzazione "anti patriottica al servizio di potenze straniere".

Il Centro per le libertà civili è stato fondato a Kiev nel 2007. Il suo obiettivo dichiarato è la promozione dei diritti umani e della democrazia in Ucraina. Dopo l'avvio dell'offensiva militare della Russia nel febbraio scorso, i suoi attivisti hanno lavorato per identificare, accertare e documentare crimini di guerra commessi contro la popolazione civile.
 

qweedy

Well-known member
10 Ottobre 2022 Giornata mondiale contro la pena di morte

Il video di Papa Francesco del mese scorso per l'abolizione della pena di morte. Sono le parole più efficaci che io abbia mai ascoltato:



So che non puoi fare molto per aiutarmi, ma sicuramente se vuoi puoi scrivermi”.

Sul fronte delle condizioni di vita dei condannati nei bracci della morte, questi ultimi due anni di pandemia hanno reso la vita dei reclusi ancora più difficile, rendendo – se fosse possibile – ancora più duro il loro isolamento. Gli amici di penna scelgono lo strumento povero del foglio, penna e francobollo per raggiungere e dare voce a chi è condannato senza appello.

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qweedy

Well-known member
WRITE FOR RIGHTS 2022

Parte oggi la maratona digitale #Write4Rights (terminerà il 14 dicembre).
Negli anni, grazie alla partecipazione di migliaia di persone, siamo riusciti a salvare dalla tortura, dalle minacce di morte o da detenzioni ingiuste più di 100 persone.
Quest’anno la Write for Rights è dedicata a sette persone finite in carcere solo per aver manifestato liberamente le proprie idee.
Firma un appello, salva una vita
🖋
https://bit.ly/3X31eMP
💛

Chiedi libertà per Luis Manuel, Aleksandra, Vahid, Nasser e giustizia per Joanah, Netsai e Cecillia

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P.S. Firmare gli appelli a noi non costa nulla...
 

Shoshin

Goccia di blu
WRITE FOR RIGHTS 2022

Parte oggi la maratona digitale #Write4Rights (terminerà il 14 dicembre).
Negli anni, grazie alla partecipazione di migliaia di persone, siamo riusciti a salvare dalla tortura, dalle minacce di morte o da detenzioni ingiuste più di 100 persone.
Quest’anno la Write for Rights è dedicata a sette persone finite in carcere solo per aver manifestato liberamente le proprie idee.
Firma un appello, salva una vita
🖋
https://bit.ly/3X31eMP
💛

Chiedi libertà per Luis Manuel, Aleksandra, Vahid, Nasser e giustizia per Joanah, Netsai e Cecillia

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P.S. Firmare gli appelli a noi non costa nulla...
Grazie sempre per ricordare queste iniziative!
 

Shoshin

Goccia di blu
Intanto lascio qualche spunto di riflessione su un argomento misto.
Sport e diritti umani e civili.



Non potrò mai andare in Qatar.
Ho un" danno mentale"
 
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