Segnalazione Eventi Letterari e Artistici

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Forlì - Art Déco

Un gusto, una fascinazione, un linguaggio che ha caratterizzato la produzione artistica italiana ed europea negli anni Venti, con esiti soprattutto americani dopo il 1929.
Ciò che per tutti corrisponde alla definizione Art Déco fu uno stile di vita eclettico, mondano, internazionale.
Il successo di questo momento del gusto va riconosciuto nella ricerca del lusso e di una piacevolezza del vivere, tanto più intensi quanto effimeri, messa in campo dalla borghesia europea dopo la dissoluzione, nella Grande guerra, degli ultimi miti ottocenteschi e la mimesi della realtà industriale, con la logica dei suoi processi produttivi.
Dieci anni sfrenati, “ruggenti” come si disse, della grande borghesia internazionale, mentre la storia disegnava, tra guerra, rivoluzioni e inflazione, l’orizzonte cupo dei totalitarismi.
Dopo le grandi mostre dedicate a Novecento e al Liberty, nel 2017 Forlì dedica una grande esposizione all’Art Déco italiana.
Musei San Domenico fino al 18 giugno 2017.
 

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New member
Un gusto, una fascinazione, un linguaggio che ha caratterizzato la produzione artistica italiana ed europea negli anni Venti, con esiti soprattutto americani dopo il 1929.
Ciò che per tutti corrisponde alla definizione Art Déco fu uno stile di vita eclettico, mondano, internazionale.
Il successo di questo momento del gusto va riconosciuto nella ricerca del lusso e di una piacevolezza del vivere, tanto più intensi quanto effimeri, messa in campo dalla borghesia europea dopo la dissoluzione, nella Grande guerra, degli ultimi miti ottocenteschi e la mimesi della realtà industriale, con la logica dei suoi processi produttivi.
Dieci anni sfrenati, “ruggenti” come si disse, della grande borghesia internazionale, mentre la storia disegnava, tra guerra, rivoluzioni e inflazione, l’orizzonte cupo dei totalitarismi.
Dopo le grandi mostre dedicate a Novecento e al Liberty, nel 2017 Forlì dedica una grande esposizione all’Art Déco italiana.
Musei San Domenico fino al 18 giugno 2017.

forli' è troppa strada per una mostra...ma mi spiace perderla. adoro il Liberty e quando mi muovo lo cerco sempre (e spesso lo trovo).Speriam faccia tappa al nord-est prossimamente.
 

alessandra

Lunatic Mod
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Letti di notte. Oggi librerie aperte e incontri di lettura tutta la notte in tutta Italia. Io saro' da Ubik aa Cagliari
 

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Roma - Hollywood icons

"Hollywood Icons. Fotografie dalla Fondazione John Kobal" è un’estesa indagine sulle grandi stelle cinematografiche dell’epoca classica hollywoodiana e che rende evidente il lavoro di quei fotografi che crearono le immagini scintillanti degli stessi divi.
La mostra presenta 161 ritratti: dai più grandi nomi nella storia cinematografica, iniziando con le leggende del muto come Charlie Chaplin e Mary Pickford, continuando con gli eccezionali interpreti dei primi film sonori come Marlene Dietrich, Joan Crawford, Clark Gable e Cary Grant infine per concludere con i giganti del dopoguerra come Marlon Brando, Paul Newman, Marilyn Monroe, Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Organizzata per decadi, dagli anni Venti fino ai Sessanta, che presentano i divi principali di ciascun periodo, Hollywood Icons include anche gallerie dedicate ai fotografi degli studi di Hollywood, mostra il processo di fabbricazione di una stella cinematografica e introduce vita e carriera del collezionista e storico del cinema John Kobal, il quale ha estratto da archivi polverosi tutto ciò mettendolo a disposizione dell’arena pubblica e del plauso della critica.
La storia del film solitamente è scritta dal punto di vista di attori o registi, prestando poca attenzione a quell’impresa enorme che rende possibile fare i film. Hollywood Icons, presenta quel ritratto in gran parte inatteso e quei fotografi di scena che lavorarono silenziosamente dietro le quinte, ma le cui fotografie ricche di stile furono essenziali alla creazione di divi, dive e alla promozione dei film. Milioni e milioni d’immagini, distribuite dagli studi di Hollywood durante l'età d'oro, erano tutte quante il lavoro di artisti della macchina fotografica che lavoravano in velocità, con efficienza e il più delle volte in maniera splendida al fine di promuovere lo stile hollywoodiano in tutto il mondo.
I ritratti di Joan Crawford fatti da George Hurrell hanno contribuito a plasmare la sua emozionante presenza sullo schermo. L'indelebile immagine della Garbo è stata creata nello studio per ritratti di Ruth Harriet Louise. In questa mostra sarà presentato il lavoro di più cinquanta fotografi inconfondibili, tra cui: Clarence Sinclair Bull, Eugene Robert Richee, Robert Coburn, William Walling Jr, John Engstead, Elmer Fryer, Laszlo Willinger, A.L. "Whitey" Schafer e Ted Allan.
Nessuno, meglio di John Kobal, ha compreso l’importanza di questa ricchezza fondamentale del materiale hollywoodiano. Iniziando come un appassionato di film, divenne un giornalista, più tardi uno scrittore e infine, prima della sua morte precoce nel 1991 all'età di 51 anni, fu riconosciuto come uno tra gli storici preminenti del cinema. Essenzialmente la sua reputazione si basa sul lavoro pionieristico di riesumare le carriere di alcuni tra questi maestri della fotografia d’epoca classica hollywoodiana.
Iniziando dai tardi anni sessanta, Kobal cercò di ricongiungere questi artisti dimenticati con i loro negativi originali e li incoraggiò a produrre nuove stampe per mostre che allestì in tutto il mondo, in luoghi come il Victoria & Albert Museum e la National Portrait Gallery a Londra, il MoMA a New York, la National Portrait Gallery a Washington DC, il Los Angeles County Museum of Art a Los Angeles. Una selezione di queste stampe, assieme a quelle d’epoca originali risalenti al periodo degli studi, crea il cuore della mostra.
Palazzo delle Esposizioni dal 24 giugno al 17 settembre 2017.

https://www.palazzoesposizioni.it/mostra/icone-di-hollywood-fotografie-della-fondazione-john-kobal
 

velvet

Well-known member
Mostra "Marc Chagall - I colori dell' anima" Villa Fiorentino - Sorrento

Se qualcuno si trova da quelle parti, è aperta fino al 15 novembre. A me è piaciuta.

"A Villa Fiorentino sono esposte in tutto 120 opere, tra le quali spiccano 20 capolavori assoluti realizzati mediante varie tecniche, dall'olio su tela alle gouache su carta, passando dai disegni a matita colorata fino agli inchiostri di china su masonite. A compendio di questo importantissimo nucleo di lavori pittorici, sono affiancate tre cicli tra litografie ed acqueforti per un totale di 100 opere grafiche.
Per quanto arduo sia stilare una classifica di rilevanza, il cardine della mostra è senza dubbio rappresentato da quattro opere di grandi dimensioni che, in ordine cronologico, sono:
“La cruche aux fleurs”, olio su tela datato 1925, opera iconica della ricerca del maestro sulle tematiche floreali che lo accompagneranno per tutta la vita.
“ Russian village”, olio su tela del 1929, uno struggente omaggio alla memoria poetica ed allo stesso tempo realistica del paese natale dell'autore.
“Le Coq Violet” risalente al periodo 1966 – 1972, una tecnica mista (olio, gouache e inchiostro di china su tela) considerata tra le opere maggiormente rappresentative dell'intera produzione di Chagall nella sua piena maturità artistica.
“L’homme rouge à la casquette”, opera datata 1976 ed anch'essa una tecnica mista, ovvero olio e gouache su tela, nella quale si affacciano e mescolano temi cari al maestro come i soggetti animali, e sottili tematiche religiose.
A compendio di questa selezione di opere originali, è presente un'area multimediale, nella quale vengono mostrate ed animate alcune tra le splendide vetrate multicolori di destinazione ecclesiastica realizzate da Marc Chagall."
 

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Vicenza - Van Gogh

Van Gogh. Tra il grano e il cielo, presenta eccezionalmente un numero altissimo di opere del pittore olandese, 43 dipinti e 86 disegni. Con l’apporto fondamentale di quello scrigno vangoghiano che è il Kröller-Müller Museum in Olanda. Ricostruisce con precisione l’intera vicenda biografica, ponendo dapprincipio l’accento sui decisivi anni olandesi, che dall’autunno del 1880 nelle miniere del Borinage, per la verità in Belgio, fino all’autunno del 1885 a conclusione del fondamentale periodo di Nuenen, sono una sorta di stigmate infiammata e continuamente protratta. Una vera e propria via crucis nel dolore e nella disperazione del vivere. Sarà come entrare nel laboratorio dell’anima di Van Gogh, in quel luogo segreto, solo a lui noto, nel quale si sono formate le sue immagini. Spesso nella condivisione dei temi in primo luogo con Jean-François Millet e poi con gli artisti della cosiddetta Scuola dell’Aia, una sorta di versione olandese della Scuola di Barbizon.
E in questo laboratorio ci si addentrerà con rispetto e con circospezione, facendosi aiutare dalle fondamentali lettere che Vincent inviava, come un vero e proprio diario del cuore straziato, in modo particolare al fratello Théo, ma non solo. Le lettere costituiranno quindi, giorno dopo giorno, come fogli di un diario, il filo conduttore della mostra, perché attraverso le parole si possa penetrare fino in fondo nel mistero struggente della bellezza di un’opera che non cessa di affascinarci. Perché così fortemente connaturata alla presentazione di un vita sempre sul limite. Dalle prime lettere legate all’attività artistica, del settembre del 1880, quando compaiono i disegni inaugurali, fino a quella conclusiva, trovatagli in tasca quando si spara un colpo di rivoltella, alla fine di luglio di dieci anni dopo, a Auvers-sur-Oise.

Vicenza, Basilica Palladiana
7 Ottobre 2017 - 8 Aprile 2018
 

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Cinema - Loving Vincent

Nelle sale italiane solo per tre giorni, 16, 17 e 18 ottobre, il film di Dorota Kobiela e Hugh Welchman è un'operazione mai tentata prima: un film d'animazione realizzato con attori e ridipinto utilizzando i quadri dell'artista. Un'indagine sulla sua vita e sul perché della sua morte.
Kirk Douglas ha consegnato per primo a Hollywood Vincent Van Gogh. Il film si intitola Lust For Life, è del 1956 e per quella interpretazione notevolmente intensa e drammatica Douglas è stato pure candidato all'Oscar come migliore attore protagonista. Poi, trentaquattro anni dopo, con Vincent e Theo è arrivato il Van Gogh di Tim Roth, diretto da Robert Altman che ha scelto di delimitare il racconto (delimitare si fa per dire, dal momento che si tratta di quattro ore di film, inizialmente pensate come mini serie tv) al tormentato rapporto tra Vincent e suo fratello Theo. Forte sicuramente anche quello, urlato, ma che lascia segni non troppo profondi, come invece ci si sarebbe potuti aspettare da uno dei lavori del regista americano. Decisamente più controllato, anche perché abbondantemente romanzato, il Van Gogh di Maurice Pialat del 1991.
E via, si potrebbe andare avanti ancora molto con le pellicole, tra documentari e fiction, che hanno portato sullo schermo momenti della vita del pittore olandese. Non si troverebbe, però, niente come quello che abbiamo la possibilità di vedere ora con Loving Vincent, film diretto da Dorota Kobiela e Hugh Welchman, nelle sale italiane solo il 16, 17 e 18 ottobre, distribuito da Nexo Digital e Adler Entertainment. A dire la verità, nessun film finora realizzato è paragonabile a questo: quello che, infatti, in sei anni di lavoro è stato creato è il primo lungometraggio interamente dipinto. Un'opera, per rendere semplice quello che semplice non è stato affatto, prima recitata da attori, poi trasformata in film d'animazione da una squadra di centoventicinque artisti che hanno riprodotto su tela ognuna delle 65mila inquadrature. Dipingendo nello stile di Van Gogh, naturalmente. Gli attori, quindi, che hanno assunto i ruoli dei protagonisti dei quadri di Van Gogh sono poi stati ri-trasformati in quadri.

Molto interessante.
 

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Milano - Frida Kahlo

Dall’1 febbraio al 3 giugno 2018 il MUDEC-Museo delle Culture di Milano celebra Frida Kahlo (1907 – 1954) con una grande e nuova retrospettiva. Un’occasione per vedere finalmente in un’unica sede espositiva dopo 15 anni tutte le opere provenienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, le due più importanti e ampie collezioni di Frida Kahlo al mondo, e con la partecipazione di autorevoli musei internazionali che presteranno alcuni dei capolavori dell’artista messicana mai visti nel nostro Paese.
Sarà una mostra “di rottura” rispetto a tutte le mostre finora proposte negli ultimi anni, anche grazie all’Archivio di Casa Azul, scoperto nel 2007, oggetto di studi effettuati dal curatore della mostra Diego Sileo. Dai risultati di questa ricerca, che proporrà nuove chiavi di lettura dell’artista messicana, e dall’analisi delle opere scelte per l’esposizione, la retrospettiva presentata al MUDEC delinea una trama inedita attorno a Frida Kahlo, riconsiderandone la figura “oltre il mito”, come racconta il titolo della mostra.

Sarebbe un sogno andarci.
 

ayuthaya

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No vabbè. Fra Chagall e la Kalho devo andare a Milano per forza. Cascasse il mondo ma ci vado... Grazie mille Ondine!
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Figurati, io a quella di Frida vorrei tantissimo andarci, secondo te andare a Milano e tornare a Roma in una sola giornata è una pazzia?
 

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Roma - "L'Opera dei Pupi. Una tradizione in viaggio"

Dal 7 novembre al 3 dicembre 2017 il Palazzo del Quirinale ospita, nella Palazzina Gregoriana, la mostra antologica “L’Opera dei Pupi. Una tradizione in viaggio”, dedicata al teatro delle marionette siciliane, una delle grandi consuetudini folcloristiche del nostro Paese, giunta a noi attraverso l’esperienza delle famiglie d’arte a partire dalla prima metà dell’'800. L’Opera si è arricchita negli ultimi cinquant’anni grazie al contributo di Mimmo Cuticchio, anch’egli figlio d’arte, che l’ha portata sui palcoscenici di tutto il mondo, coniugando gli spettacoli dei pupi – parte fondante di questa tradizione – con il melodramma, la danza e la musica e dando così vita a un superamento della tradizione interpretata in chiave di ricerca contemporanea.
Il Teatro dei Pupi, dalla sua fondazione avvenuta il 18 luglio 1973, ha sempre suscitato un vasto interesse, sia come testimonianza storica sia come ricerca teatrale, richiamando ininterrottamente il pubblico locale e i visitatori stranieri, tra cui autorevoli studiosi e uomini di teatro.
La mostra che il Palazzo del Quirinale dedica a Mimmo Cuticchio e all’Opera dei Pupi è un viaggio dentro cinquanta anni di vita, spettacoli, pupi e testimonianze: un viaggio che prosegue, continuando a suscitare meraviglia nel mondo attraverso generazioni di spettatori.
 

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Cinema - Egon Schiele

Egon Schiele è sicuramente uno degli artisti più controversi e trasgressivi di sempre. Dieter Berner lo celebra in un film-evento al cinema il 27-28-29 novembre. Pupillo di Gustav Klimt, Schiele, di cui ricorrerà il centenario della morte nel 2018, è stato l’esponente di punta del primo espressionismo viennese. Un fascino conturbante avvolge la sua breve vita.
Morto a 28 anni, ha lasciato una produzione impressionante tra dipinti a olio, acquerelli e disegni. Giovane, seduttore, provocatorio e affascinante, agli inizi del XX secolo, Schiele, interpretato sul grande schermo da Noah Saavedra, è tra gli artisti più controversi di Vienna. La sua arte è ispirata da figure femminili affascinanti e disinibite, in un’epoca che sta volgendo al termine con l’avvento della Grande guerra. Due donne in particolare condizioneranno davvero la sua vita e la sua espressione artistica. Sua sorella e sua prima musa, Gerti, e la diciassettenne Wally, forse l’unico vero grande amore della sua vita.
Mentre i dipinti di Schiele creano scandalo nella società viennese, portando l’artista anche in tribunale con l’accusa di abuso su una minorenne e di “pornografia”, collezionisti lungimiranti e artisti tra i più acclamati come Gustav Klimt, iniziano a riconoscere l’eccezionale valore della provocatoria e tormentata arte di Schiele. Quando lo scoppio della prima guerra mondiale minaccerà la sua ricerca e libertà artistica, Schiele sceglierà di sacrificare alla sua arte, l’amore e la vita stessa, facendo del dolore e del suo disagio esistenziale la cifra stilistica che lo consacrerà tra i maggiori interpreti dell’Espressionismo.
Dal 20 al 30 novembre “Egon Schiele” sarà presentato per Cineteca italiana a Milano allo Spazio Oberdan.
 

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Roma - Mostra Monet

La mostra Monet, ospitata dal 19 ottobre 2017 all’11 febbraio 2018 nella sede del Complesso del Vittoriano - Ala Brasini di Roma, propone al pubblico 60 opere del padre dell’Impressionismo prevenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi, quelle stesse opere che l’artista conservava nella sua ultima, amatissima, dimora di Giverny e che il figlio Michel donò al Museo.
Monet trasformò la pittura en plein air in rituale di vita e - tra la luce assoluta e la pioggia fitta, tra le minime variazioni atmosferiche e l’impero del sole - riuscì a tramutare i colori in tocchi purissimi di energia, riuscendo nelle sue tele a dissolvere l’unità razionale della natura in un flusso indistinto, effimero eppure abbagliante.
Il percorso espositivo rende conto, oltre che dell’evoluzione della carriera di Monet, anche delle sue molteplici sfaccettature, restituendo la ricchezza artistica della sua produzione. Dalle celebri caricature della fine degli anni 50 dell’800 ai paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville - e delle sue tante dimore; dai ritratti dei figli alle tele dedicate ai fiori del suo giardino, fino alla modernissima resa dei salici piangenti, del viale delle rose o del ponticello giapponese, e poi alle monumentali Ninfee, che deflagrano nel pulviscolo violetto e nella nebbia radiosa. Tra i capolavori in mostra: Portrait de Michel Monet bébé (1878), Ninfee (1916-1919), Le Rose (1925-1926), Londres. Le Parlement. Reflets sur la Tamise (1905).
Sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, la mostra Monet, curata da Marianne Mathieu, è promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e della Regione Lazio ed è prodotta e organizzata da Gruppo Arthemisia in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi.

La serie delle ninfee mi piace tantissimo.
 

GretaAlbonico

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Premio Internazionale di Letteratura Città di Como V Edizione

Salve a tutti,
vorrei segnalare un concorso di letteratura:
Il Premio Città di Como è libero, autonomo, indipendente e riconosce pari dignità a tutti i partecipanti garantendo la totale imparzialità di giudizio. Il Premio Città di Como opera in ambito nazionale ed internazionale: gli elaborati in lingua originale non italiana dovranno pervenire corredati di traduzione in lingua italiana.
SEZIONE EDITI
POESIA in omaggio ad ALDA MERINI: partecipano a questa sezione le opere edite di poesia a tema libero.
NARRATIVA in omaggio a GIUSEPPE PONTIGGIA: partecipano a questa sezione opere edite di narrativa a tema libero di ogni genere: romanzo, racconto, racconti, fiaba, storiografia, memorialistica, libri per ragazzi ecc. Gradita una breve sinossi dell’opera.
SAGGISTICA: partecipano a questa sezione opere edite di saggistica, a carattere scientifico o divulgativo, di qualsiasi argomento senza limiti di ambito di trattazione. Gradita una breve sinossi dell’opera.
SEZIONE INEDITI
Partecipano a questa sezione opere mai pubblicate in versione cartacea o digitale.
Opere di poesia: sia una singola poesia che avrà un premio specifico, sia una raccolta di poesie, sia un’antologia di più autori.
Opere di narrativa di ogni genere: romanzo, racconto (singolo o raccolta di racconti), fiaba, storiografia, memorialistica, libri per ragazzi ecc. Gradita una breve sinossi dell’opera.
SEZIONE MULTIMEDIALE
Partecipano a questa sezione opere multimediali, sia edite che inedite:
A) “raccontano”: un testo letterario (in prosa o in poesia, edito o inedito, di qualsiasi autore), un paesaggio o un viaggio raccontato attraverso immagini e/o testo e/o musica.
B)“espressioni del volto”: volti ed emozioni (di uno o più soggetti) che esprimano delle emozioni attraverso immagini e/o testo e/o musica.
C) “videopoesie”: un testo poetico recitato attraverso il libero abbinamento di immagini e/o testo e/o suoni.
D) “booktrailer”: audiovisivo di breve durata per pubblicizzare un libro.

PREMI
SEZIONE EDITI
VOLUME EDITO DI POESIA
Primo classificato € 2.000
VOLUME EDITO DI NARRATIVA
Primo classificato € 2.000
VOLUME EDITO DI SAGGISTICA
Primo classificato € 2.000
SEZIONE INEDITI
POESIA INEDITA
Primo classificato € 1.000
NARRATIVA INEDITA RACCONTO
Primo classificato € 1.000
SEZIONE MULTIMEDIALE
PREMIO UNICO Primo classificato € 1.000
PREMI SPECIALI
OPERA PRIMA (Sezione a scelta della Giuria)
Primo classificato € 2.000
OPERA DALL’ESTERO TRADOTTA IN ITALIANO DA LINGUA STRANIERA
Primo classificato € 2.000
L’inedito designato vincitore – sia romanzo o raccolta di racconti, per adulti o per ragazzi- avrà come premio la cura del testo da parte di un editor professionista che lavorerà a fondo con l’autore o l’autrice e, sotto l’egida Premio Letterario Città Di Como si impegnerà a proporlo e a sostenerlo presso gli editori italiani e stranieri ritenuti compatibili. Altri inediti RITENUTI MERITEVOLI avranno anche loro una cura e consigli sulla struttura e sulla narrazione, evidenziandone le fragilità e le possibilità di sviluppo affinchè l’opera trovi il suo editore. Il Premio e la Giuria potranno:
conferire riconoscimenti con diplomi e targhe e assegnare ulteriori premi in denaro o equivalente ai secondi e terzi classificati o alla singola poesia o al romanzo inedito, in caso di impossibilità alla pubblicazione.
assegnare premi speciali ai finalisti di componimenti provenienti da carceri scritti da detenuti a fini di riabilitazione;
assegnare Soggiorni Premio nei primari alberghi del territorio elencati sul sito del Premio.

GIURIA TECNICA
Presidente Andrea Vitali Scrittore
Chiara Belliti Editor
Edoardo Boncinelli Scienziato e scrittore
Francesco Cevasco Già Responsabile delle Pagine Culturali del Corriere della Sera
Milo De Angelis Poeta e critico
Giovanni Gastel Fotografo
Dacia Maraini Scrittrice
Armando Massarenti Responsabile del Domenicale del Sole 24 Ore
Pierluigi Panza Giornalista Corriere della Sera e docente universitario
Flavio Santi Scrittore e docente Università Insubria
Laura Scarpelli Editor
Mario Schiani Responsabile pagine culturali quotidiano La Provincia


MAGGIORI INFO: http://www.premiocittadicomo.it
 

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Roma - Marion Peck

La mostra di Marion Peck si intitola “Stravolti”, che è la risposta di Peck a un’immagine della bellezza sempre più omologata che si sta facendo strada nelle piazze virtuali, in una esasperata corsa all’abbellimento. Con l’uso di una raffinata tecnica pittorica che adorna le forme più strane, l'artista punta a mettere in luce la sua idea di perfezione, diversa ma altrettanto evidente, per l'unicità di ogni soggetto. D’altronde, quest’altra tappa del percorso creativo di Peck, è in linea con l’approccio da sempre provocatorio della pittrice. Usando la potenza comunicativa delle sue opere oniriche e fiabesche, abitate da personaggi bizzarri, la regina del Pop Surrealismo infatti non manca mai di dire la sua (e a suo modo) su problemi politici e culturali, o su temi sociali del mondo contemporaneo.
Spesso proprio trasformando l’arte figurativa in parodie surreali, che deformano la realtà e la tramutano in una farsa. Altro elemento distintivo dei suoi lavori, è la componente narrativa che ricorda le tele rinascimentali italiane conosciute da Peck nel Belpaese, durante gli studi artistici alla Temple University Rome. Ed è proprio nella Città eterna che la giovane americana matura la consapevolezza di voler fare la pittrice. E così sarà, fino a diventare la più apprezzata al mondo, nel suo genere.
A Roma è possibile ammirare dal vivo i ritratti surreali dell’artista, oltre a una delle opere più celebri di Peck, “The Actors”, dove si indaga sulla figura dell’attore, tra aspetti simbolici e psicologici. Un quadro perfettamente in linea con una mostra in cui la regina del Pop Surrealismo apre le stanze ancora inesplorate della sua mente. Per informazioni su “StraVolti” di Marion Peck presso la Dorothy Circus Gallery (via dei Pettinari 76, Roma): tel. 06 68805928, email: info@dorothycircusgallery.com. La mostra è aperta al pubblico gratuitamente fino a lunedì 28 maggio.
 
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