Sapienza, Goliarda - Il filo di mezzogiorno

Ondine

Logopedista nei sogni
Questo romanzo è la storia di un trattamento psicanalitico, Goliarda soffriva di depressione.
Ma questo romanzo non è solo questo, non è semplice racconto di fatti accaduti, questo romanzo è vita.
Nella scrittura di Goliarda ci sono le emozioni palpabili, sincere, raccontate ora con pudore, ora con ribellione.
Goliarda ha fiducia nella psicanalisi, ha fiducia nel suo psicanalista ma, mano a mano che la cura procede e acquista consapevolezza di sé, mano a mano che accetta il suo essere donna nello spirito e nel corpo (cosa che per lungo tempo aveva sentito come un qualcosa che a lei fosse negato provare), quando trova qualcuno che la accetta, che vince le sue difese, ecco che inevitabilmente emerge l'amore e da donna Goliarda la capisco, capisco che ad un certo punto fosse naturale che ciò accadesse.
Quindi questo romanzo è la storia di un amore e nello stesso tempo una critica contro la fredda e selvaggia analisi, con i suoi metodi ancora fortemente culturali e con la pretesa di onnipotenza.
 

estersable88

dreamer member
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Il filo di mezzogiorno è, a volerlo etichettare, un romanzo autobiografico: racconta, infatti, la vita dell'autrice non in forma canonica, non segue una linea cronologica precisa, ma in forma romanzata, basandosi sul lungo percorso di analisi a cui la stessa Goliarda Sapienza fu sottoposta. Ma Il filo di mezzogiorno è, decisamente, ben più di questo: è parte di un tutto, giacché è parte di una serie di scritti che andranno a costituire il lascito autobiografico dell'autrice; è un affresco insolito, originale e per certi versi rivoluzionario sulla condizione femminile nell'Italia (soprattutto meridionale) dagli anni Trenta alla fine dei Sessanta; è una sottile, ma tagliente critica alla "fredda e selvaggia analisi", ossia quel modo così retorico, supponente, inconsulto di psicanalizzare la gente che l'autrice descrive benissimo per conoscenza diretta; è uno j'accuse nei confronti di molte persone, incluso l'analista, la madre troppo rigida e distaccata, i perbenisti, quelli che "non sposarsi è un'eresia", quelli che giudicavano chi bisognasse amare e chi no…; è un tuffo nella Sicilia incontaminata e calda, dietro storie di famiglia, amicizia, tentativi di rivalsa; è, infine, il riassunto di un'autoanalisi complessa e ben più profonda di quella che l'autrice avrebbe potuto fare con qualunque professionista.
Il filo di mezzogiorno è tutto questo, sì, ma non si pensi che sia un libro facile, innanzitutto perché porta con sé un bagaglio di emozioni profondamente intime, spesso negative e frustranti, difficile da sopportare, specie se si sa poco della persona che si ha difronte; inoltre la scrittura stessa non facilita la lettura, giacché segue gli stati d'animo dell'autrice: più lei è turbata, più le pagine si fanno spasmodiche, più lei è positiva, più le parole sbocciano come fiori in primavera. È, questo libro, un'immersione complessa eppure non ancora completa nell'anima dell'autrice, della donna, della persona Goliarda: non completa perché, a parer mio, il fatto che a questo libro segua qualcosa e che da qualcosa sia preceduto, si sente, sebbene – a quanto leggo nella prefazione – tutte le parti dell'autobiografia di Goliarda Sapienza sono indipendenti e scritte in modo da poter essere lette autonomamente.
Finora mi pare di aver – giustamente - tessuto le lodi di quest'opera, eppure noterete certamente una valutazione media, non troppo alta: ciò è dato, appunto, dal fatto che le mie valutazioni non sono mai obiettive, ma strettamente personali. Pur essendo un ottimo libro, sebbene non di facile lettura, a me Il filo di mezzogiorno ha disturbato non poco, probabilmente perché io stessa non ero nello stato d'animo giusto per reggere la claustrofobia delle altrui emozioni negative. Il consiglio che posso dare, quindi, è di leggere questo libro, ma di farlo quando ci si sente forti, non fiaccati da pensieri personali negativi. Per il resto, buona lettura.
 
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