Atwood, Margaret - I testamenti

qweedy

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«Il racconto dell'ancella» si chiude con una porta sbattuta sul futuro di Difred, l'ancella evasa. Per anni i lettori sono rimasti nel dubbio di cosa ne sarebbe stato di lei... Libertà, prigione, morte?
«Questo libro nasce da tutte le domande che mi avete fatto su Gilead e i suoi meccanismi interni. Beh, non solo da questo. L’altra fonte di ispirazione è il mondo in cui viviamo oggi» Margaret Atwood

«Il nostro tempo insieme sta per cominciare, mio lettore. Può darsi che vedrai queste pagine come un fragile scrigno da aprire con la massima cura. Può darsi che le strapperai o le brucerai: con le parole accade spesso». Hai fra le mani un'arma pericolosa, caricata con i segreti di tre donne di Gilead. Stanno rischiando la vita per te. Per tutti noi. Prima di entrare nel loro mondo, forse vorrai armarti anche di questi pensieri: «La conoscenza è potere». «La Storia non si ripete, ma fa rima con sé stessa».

"I testamenti" è il seguito di "Il racconto dell'ancella" scritto dalla Atwood circa trent'anni fa.
E' un racconto - testimonianza a tre voci che si svolge circa quindici anni dopo le vicende del primo romanzo. Atwood ci riporta nelle atmosfere cupe e stranamente familiari di Gilead, una società che nonostante gli scricchiolii continua a esercitare il suo potere oppressivo sulle donne, con le costrizioni, gli obblighi, la pressione, la disuguaglianza, la segregazione, la sottomissione.
Le tre voci narranti sono zia Lydia, una delle leader di Gilead, i nuovi Stati Uniti totalitari, una delle poche donne che ha ancora qualche potere; la timida Agnes, una ragazza cresciuta a Gilead in uno stato di cieca obbedienza, e Daisy, cresciuta in Canada al sicuro almeno fino a un certo punto dalle terribili vicende dello stato vicino.
Siamo alla fine del ventiduesimo secolo e l'universo femminile è confinato a semplice contenitore di vita (le ancelle), collaboratrici domestiche (le Marte), figure interscambiabili (le Mogli), e guide spirituali, perfide ricattatrici ed abili manipolatrici (le Zie).

Se nel primo libro la Atwood è riuscita in un certo senso ad anticipare i tempi, con questo secondo libro non raggiunge le stesse vette, pur approfondendo temi purtroppo attuali.
Romanzo vincitore del Booker Prize 2019

“Una donna ribelle era ancora peggio di un uomo ribelle, perché i ribelli diventavano traditori, mentre le ribelli diventavano adultere“

“Non avevo considerato cosa significasse lasciare un luogo conosciuto, perdere tutto e viaggiare verso l’ignoto. Doveva essere come sprofondare nel buio, tranne forse per il barlume di speranza che ti aveva permesso di correre il rischio“

“Considerai l’idea di scappare di casa, ma come avrei potuto riuscirci, e dove sarei andata? Ignoravo tutto della geografia: a scuola non la studiavamo perché il nostro quartiere doveva bastarci, e di che altro avrebbe avuto bisogno una Moglie?”.

"Fino a quel momento non avevo mai davvero messo in dubbio la fondatezza e soprattutto la veridicità della teologia di Gilead. Se non avevo raggiunto la perfezione, mi ero convinta che era stata colpa mia. Ma nello scoprire quel che Gilead aveva snaturato, ciò che aveva aggiunto e omesso, temetti di perdere la fede. Se una fede non l’hai mai avuta non capirai che cosa vuole dire. Ti senti come se morisse chi hai di più caro al mondo, come se andasse in fumo ciò che fa di te quella che sei, e tu rimanessi sola come un cane."
 
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