Kafka, Franz - Il processo

wiktor

Member
per nicole:
se non ti piace kafka inizia con la lettura di un bellissimo libro di Citati su Kafka,piu che una biografia un largo esame curtico sull autore,per nientre pesante.poi se ti va prova con le lettere al padre e forse piangerai:)
 

sergio Rufo

New member
Di Kafka bisogna NECESSARIAMENTE avere Opere complete in casa.
Mi sembra di avere detto tutto.
 
per nicole:
se non ti piace kafka inizia con la lettura di un bellissimo libro di Citati su Kafka,piu che una biografia un largo esame curtico sull autore,per nientre pesante.poi se ti va prova con le lettere al padre e forse piangerai:)

Grazie, Wiktor....:YY
Lo cercherò di sicuro....:D Per caso conosci l'autore, o il titolo preciso....:?
In ogni caso, ci proverò a trovarlo....:)
 

wiktor

Member
l autore come ti dicevo è Citati,per l esattezza Pietro Citati,il titolo è "kafka".bellissimo.
ti puoi leggere anche i "Diari" dove racconta della sua vita con dei tagli esileranti:tipo l incontro con Hamsun,a casa sua,che si ritaglia il fondo dei pantaloni sfilacciati o la passeggiata in barca con werfel (mi pare fosse lui) che faceva strani runori dalle basse interiora.
poi come ti dicono i nostri due amici qualsiasi racconto o romanzo tu legga andrai in goduria..
aho a me kafka mi fa godere:)
 

sergio Rufo

New member
Raskolnikov hai perfettamente ragione, dimenticavo la seconda copia, che mai male fa. Che ne so? in ufficio durante una pausa...o sulla metropolitana schiacciato come una sardina, o in colonna in autostrada...e del resto quella splendida Metamorfosi Kafkiana cos'e' se non lo stravolgimento dell'uomo moderno che si alza alla mattina e si ritrova diverso da quello che pensava. Tanto che nessuno lo riconosce e tanto meno lui stesso.
Uomini Kafliani con l'aggravante di non avere piu' nemmeno la cattiva coscienza dalla loro parte, anzi! Si beano di essere diventati quello che sono.

ma tu Raskolnikov hai un destino nel tuo nick: se uno sceglie cosi', un motivo ci sara' pure. Motivo " inattuale" naturalmente per gli uomini moderni che sono la caricatura esasperata di quelli Kafkiani. Forse uomini Musliani? senza qualita'? o Goncavoriamente Oblomoviani, senza un pizzico di volonta', senza un briciolo di carattere.

a proposito, julia: Il carattere e' tutto anche nei giovani, e' facile capirlo da soli senza scomodare quel Chamfort con il suo" L'uomo senza carattere e' una cosa" :)
 
Visto che mi interpelli anche qua accetto la sfida mio amato.
Non è poi la stanza sbagliata, questa, ché di Josef è pieno il mondo.

Concordo sul carattere, come non potrei? Concordo anche che siamo in balia di tempi scarni di menti eccelse, ma non condivido l'attenzione perversa di voi poveri quattro vecchietti verso quelli che indicate come il male sociale del nostro tempo: i giovani.
Io, che per fortuna passo molto tempo con loro, vedo e sento molto altro.
Lascio stare quella parte di mondo da cui sono appena tornata in cui i giovani stanno provvedendo a riempire un vuoto reale, occupando il posto che gli compete e dando il giusto senso al termine "popolo".
Lascio perdere questa mia esperienza perchè non voglio passare per campanilista.
Un giovane in quest'Italia conservatrice e bigotta fa i conti con lo spazio occupato da noiosi e petulanti vecchietti di 40 anni e più, vecchi in spirito ovviamente, che basano la loro esperienza su quanto percepito senza fare i conti con quanto tramandato.
Cosa c'è di diverso nei giovani d'oggi?
L'omologazione culturale? Non mi sembra che la nostra generazione sia campionessa di originalità.
La superficialità? Non siamo noi la generazione del "generico"?
L'incultura? Ricordiamoci i dati dei percorsi di studio e della lettura in Italia, saranno mica tutti giovani eh?

Forse di diverso c'è che è arrivato per voi vecchietti il refrain che i nostri nonni coniavano intorno alla sessantina.
A questo punto il vero fracasso siete voi, oh vecchietti di 40 anni o giù di lì... TUNZZZ
 

sergio Rufo

New member
julia mia amata, torni e subito incominci a far dispetti! :)

Ritengo il " probelma" giovani inesistente: insussistente per dirla tutta. Non si sta affatto opponendo questa generazione ad un altra di prima o a quella precedente ( la nostra). Non ci sarebbero grandi differenze, io credo, perche' noi abbiamo preparato il terreno fertile e loro ( i giovani) ci si sono infilati a spron battuto. Stessa razza, dunque.
Il problema e' un altro: come? se uno finisce in un letamaio non sente la puzza maleodorante? o forse questa puzza le piace perche' spacciata come ultimo profumo Dolce Gabbana?
Eccoli i grandi "gabbati": coloro che invece di tapparsi il naso e scapparsene fuori all'impazzata, al contrario, si dilettano a profumarsi di essenze che piu' schifose non potrebbero essere. In modo giovanile, naturalmente.
Ovvio, non sono tutti cosi', come i nostri padri non erano tutti all'unisono.
Ma questo non dimostra niente perche' si sa: l'eccezione e' sempre meno importante della regola.
Come ? non la sapete la regola di oggi?
 

wiktor

Member
ehi ragazzi (vi chiamo così:)) c è aria di disputa letteraria o forse meglio socio-culturale tra di voi.ed è niente male:)
poi sergio è malandrinio a citarti e tirarti in ballo anche quando tu vorresti startene bella tranquilla in compagnia di tanti giovani amici:)
ma, a proposito, per te julia i 40enni sono cosi vecchietti?
:)
 

sergio Rufo

New member
wiktor hai ragione ma la mia provocazione nasce dal sapere della faina di quali polli trova nel pollaio. :)
Perche' vedi, caro Wiktor, la nostra amata Julia e' un po' come una valanga: a lasciar precipitare le cose si finisce inevitabilmente a valle. E che valle! quella valle talmente tortuosa di sporgenze, rientranze, sali scendi, piani, falsipiani, boschi boschetti di pensieri in dettaglio, da non ritrovarsi piu'. E' l'arte dei sofisti ( anche se molto intelligenti): quella di giocare nel laboratorio delle parole tutti i giochi di prestigio del mondo per far apparire una cosa quando e' l'esatto contrario.
E allora che fare? allora bisogna subito arginare il fiume in piena. I giovani? problema insussistente! Israele? problema noioso!
la fame nel mondo? non mi riguarda!
Ovvio: questa e' pura provocazione in risposta alla sua di provocazione, ma nemmeno piu' di tanto.
Ma attento Wiktor, te o dice uno che la conosce benissimo: se la segui seriamente si finisce inevitabilemnte in discussioni feroci.
Io da cinque anni provo a redimerla, ma non riesco!!!:)

Sono forse un martire? :)
 

wiktor

Member
ciao sergio
io julia non la conosco e per il momento qui si è scoperta poco (così la provoco:)) e non mi esprimo
di sicuo tu non sei un martire,ma sei sicuramente molto buono ma di una bontà principesca perchè se volessi con la tua cultura e le tue capacità faresti spezzatini:)
e lo sai
con affetto e stima
wiktor
 

sergio Rufo

New member
fai bene Wiktor. Provocala, provocala! Il gioco della danza provocatrice e' l'unico stimolo di reciproca conoscenza.
L'altro deve essere sempre un qualcuno da scoprire diverso da te, lontano da te: ci deve essere sempre resistenza contro l'altro. Cosi' vuole un buon gusto , una raffinatezza di altri tempi.
La conoscerai quando parte con le sue filippiche alla Savonarola e allora buona fortuna o con due tappi da orecchie o con una santa pazienza-
Ho sbagliato prima a definirmi martire, infatti, piuttosto santo! coglie di piu' nel segno.:D
 

Mizar

Alfaheimr
Concordo sia sul necessariamente che sul complete, ma aggiungerei che una doppia copia in ufficio per le piccole pause può far comodo.
Secondo me, un Kafka in ufficio può essere molto, molto dannoso :mrgreen:

Comunque, consiglio a nicole di provare con qualche racconto breve di Franz. E' noto infatti che il Nostro è stato piuttosto un colossale creatore di incubi che di sviluppi romanzeschi; la migliore opera di Kafka è, appunto, la congerie dei Racconti (e lo dice un ammiratore ossessivo-compulsivo di Das Schloss e Der Prozess...).

Prova con questi:

Il messaggio dell'imperatore
L’imperatore – così si racconta – ha inviato a te, a un singolo, a un misero suddito, minima ombra sperduta nella più lontana delle lontananze dal sole imperiale, proprio a te l’imperatore ha inviato un messaggio dal suo letto di morte. Ha fatto inginocchiare il messaggero al letto, sussurrandogli il messaggio all’orecchio; e gli premeva tanto che se l’è fatto ripetere all’orecchio. Con un cenno del capo ha confermato l’esattezza di quel che gli veniva detto. E dinanzi a tutti coloro che assistevano alla sua morte (tutte le pareti che lo impediscono vengono abbattute e sugli scaloni che si levano alti ed ampi son disposti in cerchio i grandi del regno) dinanzi a tutti loro ha congedato il messaggero. Questi s’è messo subito in moto; è un uomo robusto, instancabile; manovrando or con l’uno or con l’altro braccio si fa strada nella folla; se lo si ostacola, accenna al petto su cui è segnato il sole, e procede così più facilmente di chiunque altro. Ma la folla è così enorme; e le sue dimore non hanno fine. Se avesse via libera, all’aperto, come volerebbe! e presto ascolteresti i magnifici colpi della sua mano alla tua porta. Ma invece come si stanca inutilmente! ancora cerca di farsi strada nelle stanze del palazzo più interno; non riuscirà mai a superarle; e anche se gli riuscisse non si sarebbe a nulla; dovrebbe aprirsi un varco scendendo tutte le scale; e anche se gli riuscisse, non si sarebbe a nulla: c’è ancora da attraversare tutti i cortili; e dietro a loro il secondo palazzo e così via per millenni; e anche se riuscisse a precipitarsi fuori dell’ultima porta – ma questo mai e poi mai potrà avvenire – c’è tutta la città imperiale davanti a lui, il centro del mondo, ripieno di tutti i suoi rifiuti. Nessuno riesce a passare di lì e tanto meno col messaggio di un morto.
Ma tu stai alla finestra e ne sogni, quando giunge la sera



Il silenzio delle Sirene

Dimostrazione del fatto che anche mezzi inadeguati, persino puerili, possono servire alla salvezza.
Per difendersi dalle Sirene, Odisseo si tappò le orecchie con la cera e si lasciò incatenare all'albero maestro. Naturalmente tutti i viaggiatori avrebbero potuto fare da sempre qualcosa di simile, eccetto quelli che le Sirene avevano già sedotto da lontano, ma era risaputo in tutto il mondo che era impossibile che questo potesse servire. Il canto delle Sirene penetrava dappertutto e la passione dei sedotti avrebbe spezzato ben più che catene e albero. Odisseo non ci pensò, benché forse lo sapesse. Confidava pienamente in quel poco di cera e in quel fascio di catene, e, con innocente gioia per i suoi mezzucci, andò direttamente incontro alle Sirene.
Ora, le Sirene hanno un'arma ancora più terribile del canto, cioè il silenzio. Non è certamente accaduto, ma potrebbe essere che qualcuno si sia salvato dal loro canto, ma non certo dal loro silenzio. Al sentimento di averle sconfitte con la propria forza, al conseguente orgoglio che travolge ogni cosa, nessun mortale può resistere.

E, in effetti, quando Odisseo arrivò, le potenti cantatrici non cantarono, sia che credessero che solo il silenzio potesse vincere quell'avversario, sia che, alla vista della beatitudine nel volto di Odisseo, che non pensava ad altro che a cere e a catene, si dimenticassero proprio di cantare.
Ma Odisseo tuttavia, per così dire, non udì il loro silenzio, e credette che cantassero e di essere lui solo protetto dall'udirle. Di sfuggita vide sulle prime il movimento dei loro colli, il respiro profondo, gli occhi pieni di lacrime, le bocche socchiuse, ma credette che questo facesse parte delle arie che non udite risuonavano intorno a lui. Ma tutto ciò sfiorò appena il suo sguardo fisso nella lontananza, le Sirene sparirono davanti alla sua risolutezza e, proprio quando era più vicino a loro, non seppe più niente di loro.
Quelle - più belle che mai - si stirarono e si girarono, fecero agitare al vento i loro tremendi capelli sciolti e tesero le unghie sulle rocce. Non volevano più sedurre, volevano solo carpire il più a lungo possibile lo sguardo dei grandi occhi di Odisseo.
Se le Sirene avessero coscienza, quella volta sarebbero state annientate. Ma sopravvissero, e solo Odisseo sfuggì a loro.
A questo punto, si tramanda ancora un'appendice. Odisseo, si dice, era così astuto, era una tale volpe, che neppure la Parca del destino poteva penetrare nel suo intimo. Egli, benché questo non si possa capire con l'intelletto umano, forse si è realmente accorto che le Sirene tacevano e ha, per così dire, solo opposto come scudo a loro e agli dèi la suddetta finzione.​

...o con altro. Se non apprezzi, passa ad altro... perché il Kafka delle silenziose sirene è il più mostruoso di tutti i Kafka di cui abbiamo memoria.
 
Grazie Mizar...:YY apprezzo tanto tutti i vostri consigli, e mi li farò un tesoro.
Visto che vi prendete cura di impararmi ad apprezzare questo scrittore, cercerò di ripagarvi facendo una buona alieva seguendo la lettura indicata....:D
 

stellonzola

foolish member
non capisco

Ho appena terminato di leggerlo. Mi ha coinvolto molto anche se il tema trattato non mi sembrava molto interessante.
Ho notato anch'io questo senso di angoscia perenne che pervade tutto il libro e anche la presenza costante dell'assurdo.
Quello che non capisco però è proprio il personaggio di K. Non si interessa del perchè è stato accusato, nè si fa aiutare da qualcuno, (se non costretto dopo un po' di tempo)... Mentre la sua vita è in bilico e altre persone si interessano di salvarlo, lui corre dietro alle donne... Critica il sistema legislativo quando non lo conosce e quando invece si rende conto di come è diabolicamente corrotto, lo accetta...
Immagino che questo personaggio rappresenti la società o comunque noi all'interno di essa.... ma non capisco bene i particolari. Chi è K? Perchè è così sbruffone e così stupido allo stesso tempo?
Capisco bene la critica al sistema giudiziario e la denuncia della corruzione, ma cosa voleva dirci esattamente l'autore con il personaggio di K? Che ci adeguiamo a quello che la società ci comanda senza ribellarci veramente? Che il sistema non si può battere? Chi mi da una mano a sbrogliar i miei pensieri (pochi e ben confusi)?

PS mi ha veramente esaltato lo stile dell'autore.
 

Mizar

Alfaheimr
Ho appena terminato di leggerlo. Mi ha coinvolto molto anche se il tema trattato non mi sembrava molto interessante.
Ho notato anch'io questo senso di angoscia perenne che pervade tutto il libro e anche la presenza costante dell'assurdo.
Quello che non capisco però è proprio il personaggio di K. Non si interessa del perchè è stato accusato, nè si fa aiutare da qualcuno, (se non costretto dopo un po' di tempo)... Mentre la sua vita è in bilico e altre persone si interessano di salvarlo, lui corre dietro alle donne... Critica il sistema legislativo quando non lo conosce e quando invece si rende conto di come è diabolicamente corrotto, lo accetta...
Immagino che questo personaggio rappresenti la società o comunque noi all'interno di essa.... ma non capisco bene i particolari. Chi è K? Perchè è così sbruffone e così stupido allo stesso tempo?
Capisco bene la critica al sistema giudiziario e la denuncia della corruzione, ma cosa voleva dirci esattamente l'autore con il personaggio di K? Che ci adeguiamo a quello che la società ci comanda senza ribellarci veramente? Che il sistema non si può battere? Chi mi da una mano a sbrogliar i miei pensieri (pochi e ben confusi)?

PS mi ha veramente esaltato lo stile dell'autore.
Non è la politica, non è il "sistema", non sono gli apparati giurisdizionali né i "tempi moderni": è il cosmo. Ognuno sa perfettamente, fin dalla primsa pagina, quale sarà la fine di K.: egli è condannato non in quanto colpevole del reato di cui all'articolo 516 o 893054, ma di essere uomo. Lo sviluppo della 'storia' (come avviene anche per gli altri due romanzi) è, come a dire, inutile, quasi illustrativo o didascalico: l'autore ci mostra altre forme di quel labirinto che l'intero libro già è. Il sesso cui fai riferimeto è, al contrario, - nella sua terrosa materialità - forse la sola salvezza che un K. possa conoscere.
 

Raskolnikov

New member
"Accettare un simile processo significa averlo già perso", era pressapoco questa una frase che cerco di tenere sempre a mente.
 
Alto