LXXXIV Cineforum - Opera senza autore, La tenerezza e altri...

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alessandra

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Sono stati proposti per questo Cineforum i film seguenti:

Opera senza autore di Florian Henckel von Donnersmarck
The square di Ruben Ostlund
La tenerezza di Gianni Amelio
Il figlio di Saul di Laszlo Nemes
Big Fish di Tim Burton (aggiunto da me considerando anche la facile reperibilità su netflix)
Mister Nobody di Jaco Van Dormael (idem come sopra)

A me ispirano tutti per motivi diversi, ma purtroppo al momento non ho l'audio nel PC :W Se potrò, parteciperò comunque molto volentieri, ma per ora non partecipo alla scelta.

Chiedo agli interessati di scegliere quale o quali tra questi film sarebbe di loro gradimento; se un film riceve anche solo due adesioni, lo inserirò nel prossimo Cineforum.
 
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alessandra

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Elisa e Monica, voi che avete proposto i film (ma la domanda vale per tutti), siete disposti a vedere solo quelli da ciascuna di voi proposti o anche altri?
 

Monica

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Ok elisa,io inizio da quelli non visti.ti consiglio come primo Opera senza autore,sono sicura ti piacerà
 

alessandra

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Ci sto anch'io anche se per ora non posso partecipare :boh:Non ne ho visto neppure uno :)

Allora...SI PARTE!!! TUNZZZ
 

elisa

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Opera senza autore

Ok elisa,io inizio da quelli non visti.ti consiglio come primo Opera senza autore,sono sicura ti piacerà


sono partita con il film che mi hai consigliato e ti devo ringraziare della proposta perché il film mi è piaciuto, pur nella sua lunghezza e complessità il tema dell'arte e del suo significato all'interno della realtà di vita è ben approfondito.
 

elisa

Motherator
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La tenerezza

Il film del regista calabrese Gianni Amelio, è un bel film, non dei migliori ma si conferma come uno dei registi più completi e importanti italiani contemporanei. La cifra di Amelio è quello del racconto tecnicamente ben sostenuto e mai sopra le righe, sottrae molto dalla scena ma facendo questo racconta anche molto perché questa rarefazione arriva diritta ai sentimenti, quindi scava nel profondo senza ricorrere a facili emozioni. L'ultima scena è la somma di tutto il film e del significato del titolo, la tenerezza è un sentimento raro e anche difficile da trovare ma unico nella sua straordinaria risposta alla ricerca umana della felicità.
 

elisa

Motherator
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Mr. Nobody

Un film che viaggia su più livelli paralleli interpretando il concetto di tempo in modo sia sequenziale ma anche su dimensioni diverse tanto da raccontare della stessa persona più storie diverse che si aprono con la casualità e il caso. Bello nella sua estensione surreale e nel racconto pieno di fascino di una spiegazione della morte ma anche della vita.
 

alessandra

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Big fish

Ho iniziato da Tim Burton. Questo è un tipico film del regista, poetico e ricco di fantasia. Un uomo che ha sempre raccontato la propria vita servendosi di aneddoti surreali e poco credibili, ma affascinanti e divertenti, sta per morire. Il figlio, amareggiato poiché il padre non gli ha mai detto o fatto capire chi è veramente, cerca di saperne di più. La chiave sta nell'ultima frase: A furia di raccontare le sue storie, un uomo diventa quelle storie. E alla fine del film non si sa più cosa è capitato davvero o no, semplicemente perché non c'è differenza. Molto bello, anche stavolta Tim Burton non mi ha deluso - l'unico suo film un po' deludente per me è stato Alice in Wonderland -, una storia che esalta in tal modo il valore della fantasia non può non piacermi :)
 
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elisa

Motherator
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Ho iniziato da Tim Burton. Questo è un tipico film del regista, poetico e ricco di fantasia. Un uomo che ha sempre raccontato la propria vita servendosi di aneddoti surreali e poco credibili, ma affascinanti e divertenti, sta per morire. Il figlio, amareggiato poiché il padre non gli ha mai detto o fatto capire chi è veramente, cerca di saperne di più. La chiave sta nell'ultima frase: A furia di raccontare le sue storie, un uomo diventa quelle storie. E alla fine del film non si sa più cosa è capitato davvero o no, semplicemente perché non c'è differenza. Molto bello, anche stavolta Tim Burton non mi ha deluso - l'unico suo film un po' deludente per me è stato Alice in Wonderland -, una storia che esalta in tal modo il valore della fantasia non può non piacermi :)

Big fish, alessandra, Big fish :D
 

elisa

Motherator
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Big Fish

Visto alla sua uscita, mi era piaciuto, ma avendolo visto con mio figlio che all'epoca aveva 9 anni, non l'ho goduto fino in fondo a causa della consapevolezza che a lui non sarebbe piaciuto. Come in effetti fu. Il film è molto bello per la sua capacità di raccontare la vita delle persone attraverso tutte le sfaccettature della realtà e della fantasia. a volte è proprio il racconto che noi facciamo della nostra vita a renderla estremamente reale e interessante.
 

elisa

Motherator
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Il figlio di Saul

Un film che ti lascia senza respiro, difficile da vedere, ma che ti coinvolge dall'inizio alla fine, sia per le tecniche registiche che lo rendono claustrofobico e ossessionante sia per il contenuto che riporta all'umanità anche nell'ambiente più ostile e disumano che sia mai stato creato, il campo di concentramento e la soluzione finale.
 

alessandra

Lunatic Mod
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Mr Nobody - spoiler

Un film complesso, per me tanto difficile da comprendere razionalmente quanto è facile lasciarsi rapire dalla sua anima poetica e fantasiosa, che avevo già riscontrato negli altri film del regista, e lasciarsi trasportare con curiosità e attenzione - è già difficile così, figuriamoci se si perde il filo - dalle mille trame, "sliding doors" che si dipanano mostrandoci le molteplici possibilità di vita di Nemo Nobody, o forse di ciascuno di noi, determinate dal compiersi delle sue possibili singole scelte o, perché no, da scelte apparentemente insignificanti di altri, anche sconosciuti (l'effetto farfalla!). Gli Angeli, prima della nascita, concedono a tutti i bambini il dono della dimenticanza, ma non a Nobody, condannandolo a vedere il passato, il presente, ma soprattutto il futuro. Così Nobody, a nove anni, al momento della separazione dei genitori si trova a dover decidere se restare col padre o partire con la madre: da qui partono le sue varie vite all'interno di entrambe le possibilità, narrate attraverso una struttura complicata ma trascinante, fatta di veri e propri balzi spaziali e temporali. Quale decisione ha preso Nobody a nove anni, con tutte le conseguenze del caso? Ma, soprattutto, ne ha preso davvero una? O forse la vera decisione sta proprio nel non decidere, soprattutto avendo nel suo caso la fortuna/sfortuna di poter conoscere i vari sviluppi? Personalmente ho fatto "il tifo" - irrazionale, immaginando che non potesse esserci una sola verità - per la versione in cui incontra Anna. Bella però anche la vita col padre, la descrizione così cupa del disagio di entrambi.
Ho trovato curioso che in questo Cineforum - e posso assicurare che la cosa non è intenzionale, perché li ho scelti entrambi io - questo film "viaggi" insieme a Big fish, altra pellicola che mescola verità e fantasia come fossero realtà parallele. Un film decisamente surreale, ma che tratta temi reali, come l'importanza delle scelte che a volte la vita costringe a fare anche in tenera età, il disagio infantile e adolescenziale, la mancanza di equilibrio negli adulti, l'amore giovane e totalizzante e quello più adulto e consapevole, la solitudine.
E' stata decisamente una bella visione, ma lo consiglierei solo a chi non sente la necessità di trovare una risposta a ogni domanda.
 

alessandra

Lunatic Mod
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Opera senza autore - spoileroni

L'ho trovato profondo, introspettivo e strutturato in maniera affascinante. Ricordo vagamente la trama de Le vite degli altri, dello stesso regista, ma ricordo la sensazione che mi aveva lasciato, di turbamento ma anche di soddisfazione. Qui invece, dapprincipio, sono rimasta un po' spiazzata dalla scelta registica di non soffermarsi troppo sulla reazione del dr Seeband nel vedere i quadri di Kurt che, seppure inconsapevolmente da parte dell'autore, racchiudevano la sua vita e il suo passato. Mi sarebbe piaciuto, forse scioccamente, che le atrocità commesse dal medico saltassero fuori, che se ne parlasse, che la figlia venisse a conoscenza di tutto, che il cerchio si chiudesse in maniera più chiara. Poi ho lasciato decantare quest'impressione e ho concluso pensando che forse è meglio così: il regista si è soffermato sulla bellezza, dell'arte e dei sentimenti, delle persone, e ciò che conta è che Kurt abbia trovato la sua strada, artistica e umana dato che ciascuna delle due dipende dall'altra, e che il suo vissuto conscio e inconscio si sia trasferito sulle sue opere rendendole - inspiegabilmente, agli occhi di chi non sa - uniche. Forse, se il male fosse emerso in maniera più dettagliata e aperta, sarebbe stata una sofferenza inutile, un indugiare morboso sulla crudeltà e sulle reazioni altrui al suo mostrarsi.
Dopo un inizio folgorante e disturbante - è stato un dispiacere il fatto che un personaggio come quello di Elizabeth abbia vita così breve nel film ma, allo stesso tempo, purtroppo il suo fascino è legato anche alla sua tragica fine - il film prende una piega completamente diversa da quella che mi aspettavo, rallentando l'azione ma scavando nelle varie fasi della vita di Kurt e della sua pittura: prima il realismo socialista, che non concede soggettività all'arte, rendendola anonima; poi le varie espressioni dell'arte contemporanea e la confusione del protagonista, che trova se stesso grazie ai toccanti discorsi di un eccentrico insegnante. Tre ore che passano velocissime, con gli occhi incollati allo schermo.
Bellissima la scena finale dei clacson.
 
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