267° MG - Il passato davanti a noi di Bruno Arpaia

qweedy

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1976

Arrivano le radio libere, le cartoline per partire militare al Nord e le femministe arrabbiate. Le notti trascorse con gli amici (ma dormivano pochissimo a quel tempo....).

Bruno Arpaia è stato davvero meticoloso e minuzioso nel ripercorrere tutto, ma proprio tutto, degli anni Settanta. Si sente che avvertiva il bisogno di raccontare quegli anni, che sono stati per lui estremamente importanti e formativi. E' molto interessante rileggere quell'epoca per chi l'ha vissuta. Forse è più difficile per i giovani, perché davvero si tratta di un altro mondo. Comprendo il suo timore dalla frase iniziale del libro, “forse è inutile spiegare le passioni di un'epoca all'altra”.

Ecco, proprio di passioni si tratta, di passione politica, di passione per un ideale, di passioni vere, a cui si sacrifica davvero molto.
Mi chiedo se qualcuno scrivesse un romanzo simile sugli ultimi 10 anni, che cosa ne uscirebbe? Una tristezza infinita, una solitudine immensa. L'epoca delle passioni tristi, come il titolo di un libro che ho letto.
 

estersable88

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La fine de L'altra voce

La linea berlingueriana del Compromesso storico mostra la sua fallacia e si fa strada, dal basso, dalle frange più estremiste, la possibilità di un'alternativa da sinistra che i nostri propugnano a gran voce attraverso la creazione del giornale L'altra voce. Trovo strana e francamente un po' insensata la spaccatura voluta dalle donne, sebbene ne comprenda le battaglie e gli ideali. Credo, però, che il mio giudizio in questo caso sia falsato da quello di Arpaia che evidentemente vedeva l'insensatezza di dividersi pur essendo politicamente sullo stesso fronte. Mi sembra che, come tutte le generalizzazioni, anche quella dei "maschi bastardi" sia alquanto affrettata e inconsistente.
Riviviamo più spesso, in questo capitolo, i flash forward, le incursioni nel futuro... mi dispiace di aver avuto ragione nel prevedere la fine di un'amicizia così forte come quella di Tazzina e Cucchiaino, Alberto e Angelo. Invece, Qweedy, avevi ragione tu nel vedere Arpaia in Alberto e mi sembra chiaro che il libro lo vuole scrivere lui: Donna Elvira è inequivocabilmente la madre di Alberto e proprio lei cucina rotolo di spinaci e cotolette. Chissà che ne è stato del padre, il socialista Don Andrea... credo che lo scopriremo "presto".

Concordo, un romanzo simile ma sull'oggi sarebbe devastante!
 

estersable88

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Fine 1976

Il quadro politico e la situazione del gruppo di amici in paese sono cambiati tanto nel corso di quest'anno, l'hanno fatto così rapidamente che è difficile raccapezzarsi. AO è in crisi, la sinistra tutta è in crisi, la verve politica di Alberto e di tutti gli altri è in profondissima crisi... Non ricordo le parole precise, ma mi colpisce la frase di Arpaia che dice che ognuno se n'è andato a fare quello che aveva messo da parte per la rivoluzione, amore, figli, lavoro, esami... E' una sensazione che chiunque si sia impegnato a fondo per qualcosa che riguarda gli altri e sia stato deluso ha inevitabilmente provato.
 

estersable88

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1977

E poverino questo Alberto insicuro e sfigato! Mi dispiace per lui che in amore non ne imbrocca una! Marta... incommentabile.
Questo è l'anno delle agitazioni e delle occupazioni alle Università. Com'è diverso l'approccio di Alberto e di Angelo, l'uno dubbioso, sempre più disilluso e spaventato dalla piega violenta degli eventi e l'altro a Milano che li provoca gli eventi, che è parte attiva nella lotta armata...
 

qweedy

Well-known member
E poverino questo Alberto insicuro e sfigato! Mi dispiace per lui che in amore non ne imbrocca una! Marta... incommentabile.
Questo è l'anno delle agitazioni e delle occupazioni alle Università. Com'è diverso l'approccio di Alberto e di Angelo, l'uno dubbioso, sempre più disilluso e spaventato dalla piega violenta degli eventi e l'altro a Milano che li provoca gli eventi, che è parte attiva nella lotta armata...

Sono ancora nel 1976.
Immaginavo che qualcuno del gruppo entrasse in clandestinità per proseguire nei fatti la lotta armata.
 

qweedy

Well-known member
Ooooops! Ti ho spoilerato! Scusami, purtroppo non riesco a scrivere in bianco!

Non preoccuparti, non è un giallo! Non è spoiler. Sappiamo già come va a finire...
Sono nel 1977, mentre leggevo pensavo che si potrebbe trarne una fiction, tipo "La meglio gioventù".
 

estersable88

dreamer member
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Finito

Ho finito, ho concluso questa lettura importante, interessante, ma anche parecchio pesante. L'ho conclusa con un senso di malinconia soprattutto per la fine - prevedibilissima purtroppo - toccata a due dei personaggi minori che preferivo. L'ho conclusa sapendo che, quand'anche dovessi dimenticare i personaggi o le vicende, mi resterà tanto di questo libro a livello emozionale. Era da tanto che cercavo un romanzo accurato e dettagliato sugli anni di piombo... questo è un buon esempio di ciò che cercavo. Nei ringraziamenti Arpaia rivela, ma l'avevamo intuito leggendo, che il fine ultimo di questo romanzo non è la verità storica, ma che la libertà che il romanziere si prende nel raccontare la storia è la verità ultima, in poche parole racconta quegli anni a suo modo, secondo le sue percezioni, non seguendo un manuale di storia. E d'altronde non c'era da aspettarsi nulla di diverso. Vado ad aprire il tread in PB e provo a buttare giù un commento finale.
Grazie Qweedy per aver letto con me questo tomo non indifferente (ovviamente continuo a commentare con te, mica mi perdo) e grazie a Minerva che ci ha seguite.
 

qweedy

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Finito anch'io.
Lettura sicuramente molto impegnativa, grazie Estersable per la condivisione, è un libro di 500 pagine che è meglio leggere insieme, anziché da soli!
Molto accurata e minuziosa la descrizione storica e sociale di quegli anni, davvero non manca nulla, anche le canzoni, i film e i libri dell'epoca vengono menzionati.
Trasmette molto bene la passione che ha caratterizzato quel periodo storico, raccontata dalla parte della sinistra extraparlamentare, sfociata in alcuni casi nella violenza, e per tutti - alla fine - nel fallimento e nella delusione.

Ho apprezzato le parole di Erri De Luca, tratte da "Lettere da una città bruciata", citate verso la fine: "Siamo stati gli ultimi iscritti a un tempo grandioso e sgangherato." E anche: "Quelli dopo di noi hanno sottoscritto una rinuncia all'eredità e loro sì, sono nuovi del tutto e possono inaugurare un altro tempo. Sono pionieri senza viaggio, in cerca di nuove consistenze. Si affezionano al corpo, agli animali e chiedono pronostici alle stelle e ai fondi di caffè."
 
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