qweedy
Well-known member
Finito!
«La superficie su cui lavorate (preferibilmente marmo),
gli utensili, gli ingredienti e le vostre dita devono
essere freddi per tutta la durata dell’operazione…»
(Ricetta della pasta sfoglia in I.S. Rombauer e M.R. Becker, The Joy of Cooking).
L'ho finito, ma posto solo l'inizio perché non voglio dire nulla, se non che il finale mi è piaciuto molto.
Ho letto che la Atwood ha lavorato in un ufficio per qualche anno, perciò per la descrizione del lavoro d'ufficio e delle colleghe ha sicuramente attinto alla sua esperienza.
In questo romanzo ha raccontato come sempre il mondo femminile, e i diversi modi di essere donna, ma con una certa leggerezza e ironia. Anch'io mi sono identificata molto con Marian, con la donna che cerca di compiacere tutti e che rischia così di venire mangiata. Non è facile cercare di rimettere se stesse al primo posto, quando si è abituate a mettersi sempre all'ultimo per soddisfare i desideri di tutti.
"Ho scritto “La donna da mangiare” fra la primavera e l’estate del 1965 su quaderni sgraffignati alla University of British Columbia, dove, per gli otto mesi precedenti, avevo insegnato lettere alle matricole. La scena che dà il titolo al libro risale a un anno prima; l’avevo ideata, ricordo, guardando la vetrina di un negozio di dolciumi, piena di maiali di marzapane."
Ringrazio Ondine per questa lettura, che ho apprezzato tanto. Forse per chi non ha mai letto la Atwood il primo libro da cui partire dovrebbe essere "Il racconto dell'ancella", il più celebrato.
«La superficie su cui lavorate (preferibilmente marmo),
gli utensili, gli ingredienti e le vostre dita devono
essere freddi per tutta la durata dell’operazione…»
(Ricetta della pasta sfoglia in I.S. Rombauer e M.R. Becker, The Joy of Cooking).
L'ho finito, ma posto solo l'inizio perché non voglio dire nulla, se non che il finale mi è piaciuto molto.
Ho letto che la Atwood ha lavorato in un ufficio per qualche anno, perciò per la descrizione del lavoro d'ufficio e delle colleghe ha sicuramente attinto alla sua esperienza.
In questo romanzo ha raccontato come sempre il mondo femminile, e i diversi modi di essere donna, ma con una certa leggerezza e ironia. Anch'io mi sono identificata molto con Marian, con la donna che cerca di compiacere tutti e che rischia così di venire mangiata. Non è facile cercare di rimettere se stesse al primo posto, quando si è abituate a mettersi sempre all'ultimo per soddisfare i desideri di tutti.
"Ho scritto “La donna da mangiare” fra la primavera e l’estate del 1965 su quaderni sgraffignati alla University of British Columbia, dove, per gli otto mesi precedenti, avevo insegnato lettere alle matricole. La scena che dà il titolo al libro risale a un anno prima; l’avevo ideata, ricordo, guardando la vetrina di un negozio di dolciumi, piena di maiali di marzapane."
Ringrazio Ondine per questa lettura, che ho apprezzato tanto. Forse per chi non ha mai letto la Atwood il primo libro da cui partire dovrebbe essere "Il racconto dell'ancella", il più celebrato.