281° MG - La casa del silenzio di Orhan Pamuk

MonicaSo

Well-known member
La stesura dell'enciclopedia fa molto riflettere anche me... come è possibile scrivere da soli un'enciclopedia che riguardi qualunque argomento? E poi non essere in grado di affrontare la vita di ogni giorno... dover bere per non pensare...
Riflettere sulla vita non è vivere... riflettere sul mondo non ti aiuta a comprenderlo...

Comunque questi personaggi sono tutti molto tormentati... e l'unico che mi piace veramente è Recep
 

qweedy

Well-known member
Sto proseguendo lentamente anch'io.
Mi sono finalmente abituata all'espediente narrativo del far parlare in ogni capitolo un personaggio diverso, che racconta in prima persona quello che gli accade. Credo anzi che questo modo trasmetta al lettore ancora di più la solitudine e l'incomunicabilità dei protagonisti, ognuno è solo, deluso e amareggiato, ognuno racconta a suo modo la sua parte di verità. Non è un racconto corale, ma è la somma dei vari fallimenti raccontati dai vari punti di vista. Si nota una solitudine totale e una totale mancanza di dialogo e di affetto tra di loro, ognuno è alle prese con le proprie sconfitte e delusioni, a partire dal capostipite Selahattin, un'ombra che come le altre è persa dietro il sogno folle e insensato di scrivere un'Enciclopedia, un'ossessione a cui sacrifica tutto.

Anche i tre nipoti, che per età potrebbero vivere il presente in modo più attivo e positivo, sembrano imprigionati in una ragnatela di rancore che affonda nel passato. Per ora la figura meno negativa mi pare essere la nipote femmina.

Recep, non so, mi appare per ora più come spettatore, o anche regista, di una tragedia annunciata. E' l'unico che conosce tutta la trama, e forse anche il finale della storia.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Arrivo tardi, ma arrivo. Mi aggiungo a voi in questa lettura che sembra complessa e stimolante. D'altronde con Pamuk è sempre così: non è un autore che ama piacere, ogni suo libro è diverso dagli altri perché in ognuno lui ha un messaggio da trasmettere, una missione da compiere. E per farlo seguirà una sua strada, quella che lui e solo lui ha in mente, anche se dovesse risultare ridondante, anche se il lettore non dovesse più seguirlo a un certo punto, anche se gli ci vorranno 1000 pagine... questa è la mia esperienza, finora, con Pamuk. E' un autore turco particolarissimo. Di suo ho letto tre libri e tutti mi hanno suscitato reazioni ed emozioni diversissime. Istanbul poi la amo, non ci sono mai stata, ma mi attrae e mi affascina da sempre.
 

qweedy

Well-known member
Arrivo tardi, ma arrivo. Mi aggiungo a voi in questa lettura che sembra complessa e stimolante. D'altronde con Pamuk è sempre così: non è un autore che ama piacere, ogni suo libro è diverso dagli altri perché in ognuno lui ha un messaggio da trasmettere, una missione da compiere. E per farlo seguirà una sua strada, quella che lui e solo lui ha in mente, anche se dovesse risultare ridondante, anche se il lettore non dovesse più seguirlo a un certo punto, anche se gli ci vorranno 1000 pagine... questa è la mia esperienza, finora, con Pamuk. E' un autore turco particolarissimo. Di suo ho letto tre libri e tutti mi hanno suscitato reazioni ed emozioni diversissime. Istanbul poi la amo, non ci sono mai stata, ma mi attrae e mi affascina da sempre.
Benvenuta, sono contenta che ci sei anche tu!
Anche su di me Istanbul ha un fascino immenso, che non mi so spiegare.
Ora come ora, preferisco la scrittrice turca Elif Shafak rispetto a Pamuk, con lei la magia di Istanbul arriva forte e chiara.

So che Pamuk è uno scrittore complesso, però mentre ho letto volentieri e con molto interesse e curiosità "La donna dai capelli rossi", con "La casa del silenzio" sto facendo davvero uno sforzo per andare avanti, e per fortuna è un libro piccolo!
I protagonisti sono tutti talmente meschini e tormentati, che non riesco ad amarli. Diciamo che se questo fosse stato il primo libro di Pamuk che leggevo, non penso avrei avuto desiderio di leggerne un altro! E' per me una lettura faticosa, anche se procedendo si intuiscono le verità nascoste e diventa più scorrevole.
 

Shoshin

Goccia di blu
Confesso di fare molta fatica a leggere questo libro.
A volte mi fermo e osservo il mare oltre la finestra della copertina.
Quel mare azzurro,proprietario della libertà e di un linguaggio universale .
Un linguaggio compreso da tutti,a qualsiasi età,a qualsiasi latitudine,in qualsiasi momento della vita.
Un linguaggio muto,fatto solo di suoni ed atmosfera.

Un esempio per i protagonisti di questo romanzo che fino ad ora non hanno mai trovato insieme ,o da soli, né libertà, né comune linguaggio per comprendere e comprendersi.

...
 

MonicaSo

Well-known member
Confesso di fare molta fatica a leggere questo libro.
A volte mi fermo e osservo il mare oltre la finestra della copertina.
Quel mare azzurro,proprietario della libertà e di un linguaggio universale .
Un linguaggio compreso da tutti,a qualsiasi età,a qualsiasi latitudine,in qualsiasi momento della vita.
Un linguaggio muto,fatto solo di suoni ed atmosfera.

Un esempio per i protagonisti di questo romanzo che fino ad ora non hanno mai trovato insieme ,o da soli, né libertà, né comune linguaggio per comprendere e comprendersi.

...
È molto poetico quello che scrivi e belli i tuoi pensieri ispirati dal mare.
Io non trovo poesia in questo libro ma altri sentimenti che non condivido... per comprendersi bisogna conoscersi e questi fratelli non ci provano neanche.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Fine capitolo 10.

Eccomi, questo pomeriggio ho letto abbastanza. Beh, sì, comprendo le sensazioni negative di cui parlavate, le difficoltà nella lettura e la negatività dei personaggi. E' vero, c'è, fra tutti loro, un'incapacità ed anche nonvolontà di comunicare, di comprendersi, di conoscersi. Sembrano vivere vite slegate, parlano ciascuno delle proprie cose e, quando gli argomenti coincidono, ciascuno bada solo alle proprie impressioni ed esigenze. Istintivamente, per ora, il personaggio più interessante mi sembra Recep, sebbene anche Fatma - per quanto insopportabile - ha dei tratti interessanti. Ho già intuito cosa può riguardare il segreto di cui parla la trama, ma a questo punto sono vagamente curiosa di saperne di più.
 

qweedy

Well-known member
«Non si può ricominciare la propria vita (...), se però si ha un libro in mano, e anche se quel libro è confuso e misterioso, dopo che lo si è terminato, lo si può riprendere dall'inizio, se si vuole, lo si può rileggere per tentare di capire l'incomprensibile, per capire la vita...»

Sono finalmente arrivata alla fine di questo romanzo piuttosto ostico, anche se devo dire che dopo la metà diventa più scorrevole, o forse chi legge si abitua!

Leggo su internet che alcuni interpretano i personaggi come simbolo della Turchia: Fatma, novantenne sospettosa e crudele, immersa nei ricordi della sua infanzia, che vive chiusa nella sua camera ma attenta ai rumori della casa, è la Turchia ottomana, la grande tradizione del passato.
Selâhattin, medico esiliato, progressista e ubriacone, che passa la vita a scrivere un'Enciclopedia che dovrebbe cambiare le sorti del suo paese, in una società appena uscita dal medioevo ottomano e ancora intrisa di pregiudizio religioso islamico, che sceglie di chiamarsi Darvinoglu, ovvero «(Quello) di Darwin», è la Turchia di Atatürk, filooccidentale, europeista, proiettata verso la modernità e piena di disprezzo per l’Oriente, le sue tradizioni e il suo oscurantismo.
Metin, genio matematico, frustrato nelle sue ambizioni alla ricchezza, con il sogno dell'America, è la Turchia giovane che vuole emigrare non per necessità ma per ambizione.
Hasan è invece la preda più facile del populismo, della violenza immotivata, del nazionalismo sfrenato.
Recep rappresenta la Turchia reale, storpiata dalla storia, che, mite, paziente e silenziosa, va avanti senza guardarsi troppo indietro.

E' una chiave di lettura che potrebbe anche spiegare tutto, un intero universo di storia e politica recente che si dispiega nelle vicende private di questi tristi personaggi.

«I miei libri», dice Orhan Pamuk, «li ho scritti in buona parte proprio per affermare che Est e Ovest non esistono. Per me il mondo è un unicum. Noi, a Oriente, e voi, a Occidente, siamo i rappresentanti di due facce della stessa cultura.»
 
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Shoshin

Goccia di blu
«Non si può ricominciare la propria vita (...), se però si ha un libro in mano, e anche se quel libro è confuso e misterioso, dopo che lo si è terminato, lo si può riprendere dall'inizio, se si vuole, lo si può rileggere per tentare di capire l'incomprensibile, per capire la vita...»

Sono finalmente arrivata alla fine di questo romanzo piuttosto ostico, anche se devo dire che dopo la metà diventa più scorrevole, o forse chi legge si abitua!

Leggo su internet che alcuni interpretano i personaggi come simbolo della Turchia: Fatma, novantenne sospettosa e crudele, immersa nei ricordi della sua infanzia, che vive chiusa nella sua camera ma attenta ai rumori della casa, è la Turchia ottomana, la grande tradizione del passato.
Selâhattin, medico esiliato, progressista e ubriacone, che passa la vita a scrivere un'Enciclopedia che dovrebbe cambiare le sorti del suo paese, in una società appena uscita dal medioevo ottomano e ancora intrisa di pregiudizio religioso islamico, che sceglie di chiamarsi Darvinoglu, ovvero «(Quello) di Darwin», è la Turchia di Atatürk, filooccidentale, europeista, proiettata verso la modernità e piena di disprezzo per l’Oriente, le sue tradizioni e il suo oscurantismo.
Metin, genio matematico, frustrato nelle sue ambizioni alla ricchezza, con il sogno dell'America, è la Turchia giovane che vuole emigrare non per necessità ma per ambizione.
Hasan è invece la preda più facile del populismo, della violenza immotivata, del nazionalismo sfrenato.
Recep rappresenta la Turchia reale, storpiata dalla storia, che, mite, paziente e silenziosa, va avanti senza guardarsi troppo indietro.

E' una chiave di lettura che potrebbe anche spiegare tutto, un intero universo di storia e politica recente che si dispiega nelle vicende private di questi tristi personaggi.

«I miei libri», dice Orhan Pamuk, «li ho scritti in buona parte proprio per affermare che Est e Ovest non esistono. Per me il mondo è un unicum. Noi, a Oriente, e voi, a Occidente, siamo i rappresentanti di due facce della stessa cultura.»
Può essere questa la chiave di volta,tanto per usare un termine di architettura,che regge il senso di tutto il romanzo di Pamuk Ci pensavo anche io l'altra sera.
E anche io sono giunta al termine della lettura.
Ho fatto fatica a seguire l'intreccio del libro con i pensieri che mi venivano in mente.
Forse non era il momento giusto per andare verso la strada tracciata dallo scrittore.
Ma comunque ho avuto piacere di condividere la mia lettura con voi.
Forse riuscirò ad aggiungere ancora qualche pensiero dai miei appunti di questi giorni,per definire un po' meglio ciò che di questa lettura mi è rimasto.
Certamente adesso posso solo parlare di confusa tristezza.
O anche di incompiutezza...
A volte non si può subito capire il senso che un libro ha avuto per noi .
 

MonicaSo

Well-known member
«Non si può ricominciare la propria vita (...), se però si ha un libro in mano, e anche se quel libro è confuso e misterioso, dopo che lo si è terminato, lo si può riprendere dall'inizio, se si vuole, lo si può rileggere per tentare di capire l'incomprensibile, per capire la vita...»

Mi ero segnata anche io questa frase, trovandola molto bella... mi piacerebbe "rileggere" la mia vita dall'inizio, come un libro, per comprenderla meglio ma lo trovo molto difficile.

Alla fine della storia l'unico personaggio che salvo è Recep... fa il suo dovere senza recriminare eppure avrebbe molti motivi per avercela con i "fratellastri" e la "matrigna"
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Fine capitolo 15

Gli ultimi capitoli li ho letti distrattamente, con un orecchio al libro e l'altro ai miei pensieri... non riesco ad entrare in empatia né con i nipoti né con Hasan, trovo interessanti solo i punti di vista di Fatma e Recep. Beh, altezzosa e bisbetica quanto vogliamo, ma con un marito del genere e reclusa in un paesino, lontana dalla città e dai suoi affetti, Fatma ne ha passate parecchie, non c'è che dire.
 

qweedy

Well-known member
Anch'io non ho provato simpatia per nessun personaggio, e questo e' il motivo per cui questo romanzo non mi e' piaciuto. Troppo sgradevoli i protagonisti. Piu' che Recep il meno lugubre, a mio parere, e' la nipote femmina. Forse davvero la spiegazione "politica" puo' essere la chiave di lettura, le varie anime della Turchia rappresentate da questi tristi personaggi.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Finito anch'io, mercoledì e giovedì non ero riuscita a leggere nulla, ma tra ieri e stamattina ho concluso la lettura.
Devo dire che in fondo non mi è dispiaciuto, è certamente un romanzo complesso, che dopo la metà migliora perché i personaggi, pur restando isolati, mostrano un minimo di timida e problematica interazione, fosse anche contrapposizione. Anch'io credo che la lettura politicizzata sia la più valida per comprendere quello che Pamuk volesse dirci. In particolare, ad integrazione di quanto scriveva Qweedy, trovo che il momento del contrasto tra Hasan e Metin e ciò che accade a Nilgun siano i punti salienti del romanzo. Metin, genio matematico, giovane frustrato con il sogno del mito americano si contrappone ad Hasan, lo studente povero e bistrattato, che vive di espedienti e di idee che non sono le sue pur di tirare avanti e non restare solo. Nilgun, invece, rappresenta perfettamente l'ideologia, la cultura, l'impegno che restano schiacciati da tutte le altre forze in gioco ed hanno la peggio.
No, non mi è dispiaciuto leggere questo libro.
 
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