"Anna Karenina" di Lev Tolstoj
Le vicende del personaggio tragico che da il nome al romanzo, costituiscono in realtà solo metà dell'opera. L'altro personaggio molto meno noto ai più, è il tormentato ed estremamente serio Levin, le cui vicissitudini si intrecciano in maniera solo molto marginale con quelle della comprimaria, così di fatto rendendo al lettore due romanzi distinti in uno.
L'opera offre una panoramica sulle relazioni d'amore che ovviamente non potrà mai ritenersi esaustiva per la complessità dell'argomento in sé, ma non di meno assai variegata e approfondita. La protagonista femminile, da anni adagiata all'interno del suo matrimonio fortemente condizionato dalle convenzioni sociali, in cui la sua unica valvola di sfogo era la cura del figlio, si trova improvvisamente vittima della passione amorosa per un giovane ufficiale dell'esercito, e a essa non sa resistere. Il marito Aleksej Karenin dal canto suo non attruibuisce al matrimonio un ruolo molto più importante della retta condotta professionale, così da agevolare la propria carriera. Anche la sua successiva conversione religiosa si conserva in una sfera assolutamente a se stante, una sorta di ennesimo auto riconoscimento, che non genera alcun cambiamento nella propria vita, tanto meno in quella degli altri, solo l'autocompiacimento per aver aderito correttamente a una regola di più, in questo caso quella del perdono che Dio richiede.
In questo contesto di aridità emotiva, se non legittimata, appare quanto meno comprensibile la reazione della giovane moglie Anna coll'affascinante conte Vronskj, che cercano di dare nuovo senso alla sua vita concedendosi a un amore assolutamente immaturo, privo di qualunque fondamento che non sia l'attrazione fisica e la ricerca di evasione da parte di entrambi da quelle numerose costrizioni sociali e famigliari che la società russa del XIX sec. imponeva loro. Un simile amore che evidentemente non può bastare neanche a se stesso, fa sì che i personaggi rimangano perfettamente identici a se stessi nel corso di tutto il romanzo, non vi è alcuna crescita per loro, e l'unico cambiamento riscontrabile è l'inevitabile crescente insofferenza alla passione (nell'accezione latina originale del termine, di "sofferenza") nella quale si rinchiudono, isolandoli dal mondo invece di aprirli alla realtà come invece dovrebbe essere per ogni storia d'amore.
A questo contesto di pochezza e lento soffocamento della propria vera natura, fa contraltare la storia del tormentato quanto serio e idealista Konstantin Levin (nel quale mi sono parecchio riconosciuto per ampi tratti delle sue vicende). A differenza dei tre personaggi citati poc'anzi, egli non ha alcuna certezza nella vita, ripetutamente cerca nella lettura e nel confronto coi dotti le ragioni del vivere, del lavoro, della fatica quotidiana e anche delle pene d'amore che dapprima scottato, inizialmente pensa deliberatamente di rifuggire.
Il suo merito da cui ha inizio la rivoluzione della sua anima, è quello di seguire il consiglio del bonario e scapestrato cognato che lo fa desistere dal rimanere prigioniero del suo orgoglio e rincorrere quello che, a dispetto di tutti i suoi interminabili ragionamenti, il suo cuore non ha mai smesso di cercare.
Proprio nell'incontro vero con la fidanzata, poi sposa principessa Kitty (le cui vicende, come quella di altri personaggi, pure meriterebbeo tanta attenzione) si avvia il suo cammino, fatti di tanti piccoli significativi passi, al riconoscimento di ciò che è vero nella vita di ogni uomo (anche in questo caso la donna è "maestra d'amore"). Il suo castello di pure giuste considerazioni intellettuali sui bisogni degli uomini, sul raggiungimento della pace sociale e del benessere del popolo, si sciolgono come neve davanti alla disarmante semplicità di spirito della moglie, concreta espressione di compassione e cura per il prossimo come lui mai si era neanche immaginato. Questo contesto che appunto è il matrimonio, viene dipinto da Tolstoj come la migliore condizione in cui ogni uomo possa scoprire cosa è vero, quindi meglio per se stesso, e di riflesso per chiunque sia vicino, credo costituisca la preziosa lezione dell'autore. Solo in questo percorso di vita a due, comunque difficile e mai esente da fatiche e pene, si compie la crescita del suddetto protagonista, che nell'ultimo dialogo con uno dei suoi più anziani braccianti, diventa consapevole del suo fondamento universale, in quanto inspirato da un'entità superiore, divina, che altro non è che la "Legge del bene".
Una lettura che consiglio vivamente a chiunque stia vivendo una storia d'amore, temporanea o che sia per sempre, o anche solo vorrebbe viverla, da posare sulla soglia della propria coscienza, per chiedere: tu esattamente che amore cerchi di vivere?