Tolstoj, Lev - Anna Karenina

ila78

Well-known member
Ragazzi, io l'ho mollato a 100 pagine dalla fine....magari lo riprenderò tra un po' però è stata una lettura faticosissima, spossante e appena cominciava a "prendermi" "tac" il buon Lev mi infilava una digressione pesantissima e interminabile (e oserei dire inutile nell'economia del racconto) che ammazzava il mio neonato entusiasmo. Senza contare che ho detestato con tutta l'anima tutti o quasi i personaggi. Anna l'avrei presa a sberle più o meno dalla seconda pagina, idem il marito idem l'amante. Levin mi piaciucchiava fino a che non ha cominciato a farsi le paranoie gelose per la moglie Kitty...che è anche lei una gattamorta insopportabile. Gli unici che non butto dalla torre sono Dolly e il marito, la prima perché il marito gliene fa passare di tutti i colori ma è l'unica che non passa capitoli e capitoli a lamentarsi e piagnucolare il secondo perchè è piacevolmente goliardico.
Non ho dato un voto perché voglio vedere se riprendendolo dopo una piccola pausa riesco a finirlo.
 

pigreco

Mathematician Member
Scrivo questo commento con quasi un mese di ritardo dalla fine della lettura per mancanza di tempo. Quindi si tratta di poche considerazione a freddo.

Uno dei più bei romanzi che io abbia letto. Il primo di Tolstoj. Innanzitutto ho amato il suo stile lineare e semplice. A differenza di Dostoeskij che a volte sembra voler complicare la vicenda aggiungendo troppo personaggi e utilizzando mille nomignoli diversi, Tolstoj sembra invece voler prendere per mano il lettore e accompagnarlo durante la lettura del romanzo senza fargli perdere nessun particolare della trama. Davvero un romanzo di facile lettura nonostante la sua mole.

Venendo alla trama e al romanzo nello specifico si tratta a mio parere di un contrasto di personaggi che davvero ritroviamo nella vita di tutti giorni ancora oggi. Fondamentalmente due sono i diversi modelli, entrambi rappresentati dalle due donne protagoniste: Anna e Kitty. Secondo il mio bassissimo parere tutti i personaggi maschili esistono per raccontare le vite di queste due donne attorno alle quali accadono le vcende.

Partiamo da Kitty, un personaggio d'altri tempi ma che rappresenta la positività nel romanzo o almeno il modello per raggiungere la felicità. Apparentemente sembra il personaggio dedito alla rinuncia, all'accettazione della realtà in modo passivo. In realtà è la donna capace di trovare la felicità nelle piccole cose, che non si accontenta di una vita "comune" ma che in quella vita comune riesce proprio a trovare la sua relizzazione e quindi la felicità.

L'altra faccia della medaglia è Anna. Lei incarna la donna sognatrice, quella che costantemente cerca sempre il massimo da tutto, che continua a pensare l'amore come la passione dei primi giorni, quella che arde dentro e brucia il cuore e che conseguentemente non potrà che finire delusa dalla vita. Il mondo oggi è pieno di Anne, sia femminili che maschili, di uomini e donne sempre alla ricerca delle emozioni forti e quindi incapaci di apprezzare davvero la vita nelle piccole cose, in particolare riguardo a relazioni/matrimoni.

Proprio per questo trovo il romanzo di Tolstoj di una modernità quasi sconcertante, sembra che l'autore conoscesse con un secolo d'anticipo i mali che avrebbero colpito la società moderna. Davvero una lettura che lascia un segno profondo e che ci fa conoscere meglio noi stessi e tutti coloro che ci stanno intorno.
 

Lauretta

Moderator
Ragazzi, io l'ho mollato a 100 pagine dalla fine....magari lo riprenderò tra un po' però è stata una lettura faticosissima, spossante e appena cominciava a "prendermi" "tac" il buon Lev mi infilava una digressione pesantissima e interminabile (e oserei dire inutile nell'economia del racconto) che ammazzava il mio neonato entusiasmo. Senza contare che ho detestato con tutta l'anima tutti o quasi i personaggi. Anna l'avrei presa a sberle più o meno dalla seconda pagina, idem il marito idem l'amante. .

ahahahah....stavo valutando di prenderlo, quando ho letto il tuo commento mi sono piegata dalle risate...
nonostante ciò ho deciso per il suicidio....lo leggo
 

ila78

Well-known member
ahahahah....stavo valutando di prenderlo, quando ho letto il tuo commento mi sono piegata dalle risate...
nonostante ciò ho deciso per il suicidio....lo leggo

Io posso solo farti tanti auguri, armati di santa pazienza e vai.....
@pigreco: l'ho mollato a 100 pagine dalla fine non dopo 100 pagine....motivo di più per suicidarsi? :wink:
 

happytelefilm

New member
proprio ultimamente mi sono ritrovata nelle parole di Tomasi di Lampedusa che, nella prefazione di Grandi Speranza di Dickens, dice che i grandi scrittori come Dickens, quelli veramente grandi, sono coloro che creano un mondo, che sopravvive allo stesso autore e, piaciuto o meno il libro, questo mondo ti resta dentro. Accanto a Dickens cita Manzoni (ma non Leopardi) , Sthendhal e soprattutto Tolstoj. Ed io ho subito pensato ad Anna Karenina, perchè è un mondo che ti resta dentro.
 

Grantenca

Well-known member
Anna Karenina

Che dire di questo libro:c'è una descrizione della società russa (la parte aristocratica) del tempo assolutamente mirabile, che forse neanche un trattato di storia può rendere con tanta precisione. Esempio tipico è la figura di "STIVA" epicureo gaudente, con un posto di rilievo nell'amministrazione dello stato, che però non gli richiede eccessivo impegno; sempre occupato a cercare il meglio tra pranzi raffinati, gioco e donne lasciando le preoccupazioni economiche e della famiglia alla moglie. C'è poi la passione. Anna e Vronskj non sono due giovani inesperti. Lei è sposata con un importante funzionario dello stato ed ha un bambino adolescente che adora: Lui è un brillante ufficiali di famiglia importante che vive il suo tempo senza negarsi nulla, che corteggia una delle più belle ragazze da marito del contesto innamoratissima di lui: sportivo, partecipa alle corse di cavalli (oggi forse sarebbe un pilota automobilistico di successo). Non si accontentano di una relazione semi-clandestina che forse sarebbe tollerata nella società del tempo. Talmente forte è la passione che li coinvolge che vogliono invece un rapporto alla luce del sole, regolato legalmente, e ciò li condurrà alla rovina. c'è poi LEVIN il personaggio positivo del libro. Legato fortemente alla campagna, ama la terra, progressista, anche attento ai problemi sociali, con la sua personalità e il suo spessore morale conquista l'amore della bellissima Kitty che in un primo momento l'aveva rifiutato. Ma anche Levin non condanna la condotta di Stiva. Gli è amico e sembra che consideri la condotta di Stiva come un fatto ineluttabile di quel tempo. Questa condotta inconsapevole, a mio avviso, è il germe che qualche decennio dopo, con la rivoluzione d'ottobre, spazzerà via questa società come uno tsunami. Che questo sia un grande capolavoro non lo dico certo io, ma l'hanno detto i più grandi critici letterari del secolo. Da parte mia, come semplice lettore, posso dire di non aver mai letto niente di più affascinante e perfetto, neanche in opere dello stesso autore.
 

Karmelj

New member
Quali edizioni avete letto di questo romanzo? So che la migliore è la traduzione della Ginzburg, quest'anno è uscita una nuova traduzione di questo libro a cura di Gianlorenzo Pacini per l'editrice Feltrinelli, quasi quasi prendo questa
 

kati

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Grazie mille Grantenca,cercavo giusto informazioni su quel libro e mi sono imbattuta nel tuo post,pomeriggio corro a prenderlo!
 

MadLuke

New member
"Anna Karenina" di Lev Tolstoj

Le vicende del personaggio tragico che da il nome al romanzo, costituiscono in realtà solo metà dell'opera. L'altro personaggio molto meno noto ai più, è il tormentato ed estremamente serio Levin, le cui vicissitudini si intrecciano in maniera solo molto marginale con quelle della comprimaria, così di fatto rendendo al lettore due romanzi distinti in uno.
L'opera offre una panoramica sulle relazioni d'amore che ovviamente non potrà mai ritenersi esaustiva per la complessità dell'argomento in sé, ma non di meno assai variegata e approfondita. La protagonista femminile, da anni adagiata all'interno del suo matrimonio fortemente condizionato dalle convenzioni sociali, in cui la sua unica valvola di sfogo era la cura del figlio, si trova improvvisamente vittima della passione amorosa per un giovane ufficiale dell'esercito, e a essa non sa resistere. Il marito Aleksej Karenin dal canto suo non attruibuisce al matrimonio un ruolo molto più importante della retta condotta professionale, così da agevolare la propria carriera. Anche la sua successiva conversione religiosa si conserva in una sfera assolutamente a se stante, una sorta di ennesimo auto riconoscimento, che non genera alcun cambiamento nella propria vita, tanto meno in quella degli altri, solo l'autocompiacimento per aver aderito correttamente a una regola di più, in questo caso quella del perdono che Dio richiede.
In questo contesto di aridità emotiva, se non legittimata, appare quanto meno comprensibile la reazione della giovane moglie Anna coll'affascinante conte Vronskj, che cercano di dare nuovo senso alla sua vita concedendosi a un amore assolutamente immaturo, privo di qualunque fondamento che non sia l'attrazione fisica e la ricerca di evasione da parte di entrambi da quelle numerose costrizioni sociali e famigliari che la società russa del XIX sec. imponeva loro. Un simile amore che evidentemente non può bastare neanche a se stesso, fa sì che i personaggi rimangano perfettamente identici a se stessi nel corso di tutto il romanzo, non vi è alcuna crescita per loro, e l'unico cambiamento riscontrabile è l'inevitabile crescente insofferenza alla passione (nell'accezione latina originale del termine, di "sofferenza") nella quale si rinchiudono, isolandoli dal mondo invece di aprirli alla realtà come invece dovrebbe essere per ogni storia d'amore.

A questo contesto di pochezza e lento soffocamento della propria vera natura, fa contraltare la storia del tormentato quanto serio e idealista Konstantin Levin (nel quale mi sono parecchio riconosciuto per ampi tratti delle sue vicende). A differenza dei tre personaggi citati poc'anzi, egli non ha alcuna certezza nella vita, ripetutamente cerca nella lettura e nel confronto coi dotti le ragioni del vivere, del lavoro, della fatica quotidiana e anche delle pene d'amore che dapprima scottato, inizialmente pensa deliberatamente di rifuggire.
Il suo merito da cui ha inizio la rivoluzione della sua anima, è quello di seguire il consiglio del bonario e scapestrato cognato che lo fa desistere dal rimanere prigioniero del suo orgoglio e rincorrere quello che, a dispetto di tutti i suoi interminabili ragionamenti, il suo cuore non ha mai smesso di cercare.
Proprio nell'incontro vero con la fidanzata, poi sposa principessa Kitty (le cui vicende, come quella di altri personaggi, pure meriterebbeo tanta attenzione) si avvia il suo cammino, fatti di tanti piccoli significativi passi, al riconoscimento di ciò che è vero nella vita di ogni uomo (anche in questo caso la donna è "maestra d'amore"). Il suo castello di pure giuste considerazioni intellettuali sui bisogni degli uomini, sul raggiungimento della pace sociale e del benessere del popolo, si sciolgono come neve davanti alla disarmante semplicità di spirito della moglie, concreta espressione di compassione e cura per il prossimo come lui mai si era neanche immaginato. Questo contesto che appunto è il matrimonio, viene dipinto da Tolstoj come la migliore condizione in cui ogni uomo possa scoprire cosa è vero, quindi meglio per se stesso, e di riflesso per chiunque sia vicino, credo costituisca la preziosa lezione dell'autore. Solo in questo percorso di vita a due, comunque difficile e mai esente da fatiche e pene, si compie la crescita del suddetto protagonista, che nell'ultimo dialogo con uno dei suoi più anziani braccianti, diventa consapevole del suo fondamento universale, in quanto inspirato da un'entità superiore, divina, che altro non è che la "Legge del bene".

Una lettura che consiglio vivamente a chiunque stia vivendo una storia d'amore, temporanea o che sia per sempre, o anche solo vorrebbe viverla, da posare sulla soglia della propria coscienza, per chiedere: tu esattamente che amore cerchi di vivere?
 

Pennylue

New member
Sarà che a me piacciono le descrizioni minuziose, ma questo libro mi ha letteralmente trasportata in un altro mondo...riesce a farti stare con il fiato sospeso :-D
 

Karmelj

New member
Un capolavoro del realismo, anche perché narra con grande acutezza i sentimenti di ogni personaggio, i più salienti capitoli del romanzo ma anche, ed è il lato opposto della medaglia, le loro teorie e i loro pensieri e per farsi capire a volte cade nella ripetizione ma comunque un romanzo che finito di leggere non lascia indifferenti.

Non lo definirei un romanzo del primo Tolstoj, ma più una sintesi completa della vita dello scrittore, ora il primo Tolstoj ora una anticamera del secondo Tolstoj

Non credo che amerò altri personaggi femminili tanto quanto Anna, è il mio attuale pensiero, poi saranno le letture successive che potranno smentirmi o mantenere questa opinione personale
 

isola74

Lonely member
Quando si dice che un classico è per sempre si dice la verità. Dopo anni di pregiudizi e timori ho trovato un libro molto ben scritto, molto bello e scorrevole.
Anna purtroppo non ha incontrato le mie simpatie ,spesso mi sono trovata a pensare che un buon psicologo sarebbe stato la soluzione ideale per i suoi problemi di insoddisfazione cronica e paranoia. Non lascia il marito perché ha finalmente trovato il grande amore ma perché è insoddisfatta, ha bisogno di amore sì , ma lo confonde con un po’ di attenzioni e con la passione…e la quotidianità uccide la passione prima o poi, non l’amore vero (almeno nei romanzi).Il fatto poi che praticamente abbandoni i figli, sia il primo lasciato col marito, sia la seconda che vive con lei ma di cui non si cura affatto (se fosse il frutto del grande amore avrebbe dovuto adorarla) fa precipitare ancora di più le sue quotazioni ….

Ma la pagina struggente della sua morte è indimenticabile. Così come tutti gli altri personaggi che ruotano intorno alla sua storia e che faticherò non poco a lasciar andare.
 

Jessamine

Well-known member
Mi trovo un po' in difficoltà ora a raccogliere e articolare tutti i pensieri che mi ha suscitato la lettura di questo capolavoro, perché ci sarebbe così tanto da dire ed è stato già detto così tanto che ho paura di riuscire solo ad accostare una serie di banalità.
E allora, inizierò col dire che mi sono avvicinata a questo romanzo con non poca paura, perché non avevo mai letto alcun "mattone" russo e temevo di essere davanti a un libro difficile e pesante, che mi avrebbe affaticata più che appassionata. E invece mi sbagliavo di grosso. Certo, la mole è imponente, ma una volta calati nel mondo dell'aristocrazia russa si dimenticano le pagine, ed è facilissimo immergersi e lasciarsi trasportare dalla scrittura meravigliosa di Tolstoj. E in effetti, la sensazione che ho avuto leggendo questo romanzo è stata proprio quella di essere trasportata in uno di questi salotti, e mi è sembrato di vivere quotidianamente le vicende dei numerosi personaggi. Perché questo romanzo altro non è che uno spaccato di vita, uno spaccato forte e ricchissimo, che apre innumerevoli finestre su mondi differenti, uomini e donne, intrecci amorosi, pensieri politici, religiosi e vita quotidiana. E il tutto scorre con una naturalezza incredibile, proprio come avviene nella "vita reale": si incontrano diverse persone, con alcune si entra in profondo contatto, le si conosce meglio, altre sembrano restare sullo sfondo, quasi fossero personaggi di contorno, ma ognuna apporta qualcosa, contribuisce in qualche modo ad arricchire la nostra conoscenza e la nostra visione del mondo. E così è questo romanzo, dove accanto alla protagonista Anna e al suo tragico amore si sviluppano storie parallele, intrecci, divagazioni che permettono di sentirsi parte del mondo narrato a tutti gli effetti, senza le limitazioni della finzione letteraria. I tipi umani descritti sono così numerosi e svariati, complessi, dotati di una perfetta caratterizzazione, che si potrebbe perfettamente dimenticare il fatto che siano frutto di immaginazione e finzione letteraria, mentre sarebbe semplice credere di aver davvero conosciuto queste persone, con le loro gioie più o meno grandi, i loro diversi interessi, i caratteri e le evoluzioni più svariate.
Devo dire che è stata un'esperienza intensissima, mi ha totalmente assorbito, ha richiesto molta attenzione ma del resto mi ha ripagata con una sensazione di pienezza che pochi altri romanzi mi hanno lasciato.
 

Spilla

Well-known member
Riletto in GdL con grande piacere, è un libro dalle mille sfaccettature, di indagine minuziosa dell'animo umano, di descrizione attenta dei vizi della società dell'epoca, di amore, passione, tormento.
Sulla scena si muovono alcune coppie in reciproca relazione e contrapposizione. Principalmente la scena evocata vede muoversi:
  • Anna e Vronskj, legati da grande passione, ma senza alcun progetto
  • Anna e Aleksej Aleksandrovic, privi tanto di passione quanto di un progetto, coppia solo nell'opinione della società
  • Aleksej Aleksandrovic e Lidja Ivanovna, che condividono un progetto, ma non vivono alcuna passione
  • Levin e Kitty, che vivono entrambe le dimensioni e risultano, alla fine, la coppia "vincente"

Il tentativo, peraltro riuscito solo in parte, di rendere Anna una vittima delle convenzioni e dell'ipocrisia della buona società russa, fa onore a Tolstoj, che almeno nei suoi progetti si dimostra decisamente "moderno" per l'epoca. Peccato che Anna alla fine risulti un personaggio contraddittorio, indeterminato, umorale, poco coerente con la difficile scelta d'amore compiuta.

Al di là della storia che ne costituisce il nucleo centrale, il libro va assolutamente letto per la galleria di personaggi, situazioni, ambienti culturali e ...pettegolezzi. Bellissimo!
 

Holly Golightly

New member
Ho rimandato di proposito di qualche giorno perché avevo bisogno di riordinare un po' le idee su questo libro gigantesco. (avverto: ci sono qui e lì sparsi degli spoiler)
Parto levandomi di torno i difetti (anzi, uno solo) ho fatto una fatica incredibile a finire le ultime due parti. I personaggi sono veramente approfonditi, ma sul finale mi sembrava che paradossalmente non avessero più niente da darmi, quindi non mi sentivo motivata a finirlo (e ci sono stata due settimane). In alcune parti è veramente prolisso: i dieci capitoli su "Lévin e Stiva vanno a caccia" sono stati un trauma.

E veniamo al dunque.
Il titolo, Anna Karenina, è fuorviante. In realtà la storia è imperniata sullo sviluppo in una geometria perfetta di due storie: Lévin e Kitty, Anna e Vronskij. Da un lato l'amore retto e felice, dall'altro l'amore passione infelice. La geometria è perfetta anche nello sviluppo delle due storie: dalla felicità all'infelicità assoluta Anna e Vronskij; da un'infelicità per alcuni versi piuttosto banale e usuale alla felicità coniugale perfetta Lévin e Kitty.
Nessuna delle due storie avrebbe ragion d'essere senza l'altra che fa da contrappeso. È in questa simmetria che il romanzo trova la sua perfezione.
Ai due protagonisti (di fondo, Anna e Lévin) si affianca una schiera infinita di personaggi, ognuno importante nella misura in cui questo si relaziona all'amore e all'istituzione del matrimonio: dal fratellastro di Lévin (Sergej Ivanovic), che rimane scapolo per fedeltà a un'ex fidanzata morta, al donnaiolo Stiva, la moglie fedele e sciupata Dolly.
E poi c'è Karenin, il marito di Anna. La crudele omonimia con Vronskij (Aleksei) segna invece le distanze con l'amante. Uno è un uomo troppo morale, l'altro è impulsivo e passionale. Lévin, che incrocia entrambi di sfuggita, segna esattamente l'equilibrio perfetto fra l'uomo freddo e l'irrazionale/passionale. Lévin è forse l'unico personaggio veramente positivo del romanzo, nonostante sia lacerato dai dubbi (che, però, risolve sul finale), nonostante l'iniziale infelicità con Kitty. La storia di Anna è invece divisa fra i due eccessi. Al tempo stesso Kitty è il suo contrappeso. La prima è una donna affermata in società che decade fino al suicidio. Kitty dall'immaturità più banale diventa una moglie saggia e matura.
E ancora, da un lato l'amore di Lévin e Kitty è il raggiungimento di una felicità equilibrata, è un percorso di costruzione. Quello di Anna è un percorso di distruzione. È un tentativo di ribellione all'istituzione del matrimonio inteso in quel modo, a favore di un amore sincero, ma che si muove inevitabilmente verso l'autodistruzione. Anna non sopporta il peso di aver lasciato tutta se stessa in mano al solo Vronskij. Di dipendere solo da Vronskij. I capitoli sul suicidio erano fra le parti più belle del libro, quasi non pareva scritto prima del '900.
Tolstoj non giudica mai Anna. Eppure a me è parso che per Anna avesse anche lui un timore reverenziale. Lévin (così simile a lui!) gli stava indubbiamente più vicino.
L'incontro fra i due protagonisti, la "cattiva" Anna e il "buono" Lévin, è incredibilmente pessimista. Non è il buon Lévin a redimere Anna, ma è lei a "corrompere" l'uomo buono, nonostante la cosa si limiti a una chiacchierata. Allo stesso modo la campagna, il luogo della laboriosità, il luogo di Lévin, si oppone continuamente alla città, il luogo di Anna, dove l'ozio è inutile e nocivo.

Che poi, detta così, sembrerebbe che la storia di Anna sia la parte più interessante del libro.
E io devo ammettere: mi ha un po' stancata, per me la metà-Lévin è stata di gran lunga più interessante. E solo un genio della scrittura poteva far sì che il "buono" fosse il più interessante.

Mi dispiace solo essermi quasi lasciata "sconfiggere" dalle parti più prolisse, è un romanzo meraviglioso.
 

Kasparlo

New member
Anna Karenina

Sto giungendo con non poca fatica verso la fine. L'ho trovato un gran polpettone sentimentale e morboso, anche se da tutti (Dostojeski compreso) è considerato uno dei capolavori dell'800
 
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