Ester
mi interessa sapere il tuo parere su qualcosa che ho notato durante la lettura.
Ti riporto alcuni stralci, per spiegarmi meglio:
"Ogni razza ha il proprio odore che le altre razze detestano. Il commissario Maigret aveva aperto la finestra e fumava senza sosta, ma continuava ad essere infastidito da un vago fetore."
Di seguito riporto delle frasi che Simenon mette in bocca alla stesso Maigret:
"Ho dovuto consultare l'atlante.... Lì ci sono diversi staterelli: L'Estonia, la Lettonia.... Come se non bastasse ci sono gli ebrei sparsi un po' dovunque, che però formano un popolo a parte.....
Ci sono contadini con la faccia da lapponi o da camalucchi, spilungono biondi, e tutto un incrocio di ebrei che mangiano aglio e uccidono gli animali in modo diverso dagli altri...."
Il libro è scritto nel 1931. Mi chiedo se questi discorsi che Simenon mette con naturalità nel suo libro non siano un eco di una società permeata da razzismo e antisemitismo, a volte anche in modo inconsapevole.
Non credo che Simenon fosse razzista e antisemita, o che volesse dare quell'idea del suo personaggio Maigret. Il che mi colpisce ancora di più, nel pensare come nei primi anni del Novecento, certi concetti che adesso ci appaiono aberranti erano naturali e ovvi.
Che ne pensi? forse esagero?