Per i primi due giorni facemmo lunghe passeggiate sulla costa, parlando soprattutto dei nostri connazionali immigrati a San Diego e dei messicani che a centinaia attraversavano il confine. «Con il buio li vedi passare davanti alle finestre», mi disse Reza. «Qui la gente ha paura, la sera non osa uscire di casa. Ma immagino che in Europa sia anche peggio. Seguiamo quel che succede attraverso la tv. Tutte quelle barche con centinaia di uomini, donne e bambini. È una cosa impressionante. Certo li capisco, e capisco anche gli europei. L’Europa è radicalmente cambiata, non è cosi?» «Questo è senz'altro vero, è incredibile quante cose siano cambiate. Ma a cambiare di più non è stata l'Europa, sono stati gli immigrati.>> «Che cosa intendi dire, in che senso sono cambiati?» «Gli abitanti delle varie nazioni europee hanno paura degli stranieri. Ma non riflettono su quanto è determinante lo spirito del loro Paese, sulla forza della loro lingua, della loro cultura, dei loro costumi. Queste forze cambiano lo straniero, fanno di lui un cittadino nuovo. Ci vorrà un po' perché accada, ma non c'è altra strada, né per quelli che arrivano, né per chi in Europa ci abita già. È uno degli argomenti che voglio affrontare nella mia conferenza.» Continuammo a parlare di come l'immigrazione ci avesse cambiato.