Questo è uno dei film che sto trovando più difficile recensire. Forse perché è uno di quei film "diversi", specie comparato con quelli che vedo solitamente. Tolti alcuni particolari che lascio per dopo, il film è tutto sommato una storia di crescita, oltre che uno spaccato di vita quotidiana nella Napoli di qualche decennio fa. Il film è più o meno autobiografico, ma alla fine ho deciso di non approfondire più di tanto quanto ci sia di vero (magari lo farò più avanti, dopo aver guardato altri film dello stesso regista).
Protagonista della storia è Fabio, da tutti chiamato Fabietto, ma da subito si intuisce che in qualche modo protagonista è tutta la famiglia; anche perché è abbastanza naturale che per un ragazzo di quel periodo avere una vita separata dalla famiglia, o se vogliamo raccontarsi senza includere la famiglia, sarebbe stato impossibile. E poi Fabietto non ha una fidanzata, non ha amici, quindi è naturale che i suoi familiari siano parte integrante della sua vita quotidiana e della storia. E questo non lo disturba, anzi, all'inizio non sembra porsi domande su questo.
La storia non ha una trama vera e propria. Gli unici punti che muovono la storia, e quindi il protagonista, in avanti sono l'attesa e poi l'arrivo di Maradona, la vita quotidiana con i suoi alti e bassi, poi il compleanno di Fabio, che segna in qualche modo (assieme alle vicende con la zia Patrizia) l'inizio del passaggio verso l'età adulta; poi un evento che cambierà tutto e porterà Fabietto ad abbandonare una volta per tutte la spensieratezza del ragazzo e iniziare a diventare un uomo.
E' un film abbastanza lento che invita a riflettere senza però imporsi. E in tutto questo il regista racconta sé stesso e probabilmente la nascita del suo interesse verso il cinema. Sarà un evento tragico infatti a portare Fabio, che prima non aveva idea del futuro ma viveva un po' giorno per giorno, a maturare una sua visione del mondo, rappresentata nel film dal bisogno impellente di dire qualcosa, di parlare al mondo che lo circonda. E Fabio capisce che il suo modo è il cinema, e ciò che lo motiva sono le forti emozioni che nascono dal trauma che ha vissuto.
E mentre un altro regista, Capuano, lo invita a restare col monito "Non ti disunire" Fabio decide di partire verso Roma, verso una nuova vita.
Oltre tutto questo ci sono alcuni particolari che mi hanno lasciato il dubbio che ci sia qualcosa in più nel film rispetto a quello che si riesce a percepire dopo una prima visione, in particolare l'uso del suono (o del silenzio) e alcuni simboli (o eventi simbolici) che forse segnano dei punti chiave nella crescita del protagonista. Un esempio fra tutti è la sorella che è sempre in bagno ed esce solo alla fine del film, quando resta sola. Inizialmente può sembrare un dettaglio di poca importanza, volendo anche un cliché tipico di molte famiglie. Ma mi viene da pensare a un contrasto fra lei, che non ha nessun ruolo attivo nella storia, e Fabio, che invece cambia man mano che il mondo intorno a lui va avanti. In altre parole la sorella sempre chiusa in bagno potrebbe essere uno stratagemma che in qualche modo pone l'accento sul protagonista e sul suo percorso di crescita, mentre la sorella esce allo scoperto solo quando lui ormai se n'è andato. Lei è sempre la stessa, nulla in lei sembra essere cambiato (a parte l'ovvio dolore), mentre Fabio ha deciso che direzione dare alla sua vita. Un altro elemento che richiama la stessa simbologia potrebbe essere il contrasto fra il prima, durante l'attesa nella speranza dell'arrivo di Maradona, e il dopo, quando le partite non hanno più importanza per Fabio, tanto che ignora completamente i festeggiamenti per la vittoria del Napoli.
Tornando al film nel suo insieme, mi è piaciuto molto il modo in cui il regista ha presentato la famiglia, con tutte le sue caratteristiche, in particolare l'interpretazione dei genitori. I temi del film invece restano un po' in secondo piano rispetto al percorso del personaggio. L'unica cosa che mi viene da chiedermi è: cosa vuole dirci il regista? Perché questo film? E' solo un modo per raccontarsi? Non credo, perché il lato biografico se vogliamo è anche abbastanza nascosto, il protagonista "viene allo scoperto" solo nella seconda metà del film. Penso che il messaggio sia qualcosa legato alla nostra voce, al nostro posto nel mondo. Perché ognuno di noi vive, ma non tutti riescono a trovare la propria voce, la propria individualità. E non tutti ne sentono il bisogno. Ma quando succede, quando quella voce viene fuori e inizia a farsi sentire, non puoi fare a meno di ascoltarla, di assecondarla, la tua vita non è più la stessa. E a quel punto non puoi più restare a guardare la vita solo da lontano.
Voto complessivo: 4 stelle su 5.