CXV GdL - Marie la strabica di Georges Simenon

estersable88

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Domani, 10 gennaio, un po' di utenti leggeranno in GdL il romanzo Marie la strabica di Georges Simenon. Le partecipanti sono:
Ondine
Estersable88
Ayuthaya
Monica So
Qweedy
Francesca

Chiunque lo desideri potrà aggiungersi alla lettura. Di seguito la trama:

«E sempre Marie aveva parlato con quella voce, sempre si era ostinata a dire, pacatamente, tutte quelle cose che alla gente non piace sentirsi dire. Forse perché era brutta e strabica?»

Marie qui louche è un romanzo pubblicato in Francia nel 1952, tradotto in Italia nel 1963 da Mondadori, divenuto introvabile e ora finalmente riproposto da Adelphi.
Sylvie ha diciassette anni ed è bella, procace, impudica; ha un seno magnifico, che eccita gli uomini, e prova piacere «a guardarselo, ad afferrarlo a piene mani». Marie, che ha un anno più di lei, è brutta e strabica, timida e spaurita; a scuola le compagne «le giravano alla larga, dicevano che aveva il malocchio». Da piccole, Sylvie le prometteva: «Quando sarò ricca ti prenderò come cameriera, e ogni mattina mi pettinerai». Eppure, di quello che passa per la testa di Sylvie, che adora e disprezza al tempo stesso, Marie intuisce tutto. Sa perché si spoglia davanti alla finestra aperta con la luce accesa, e sa anche che è lei a provocare il suicidio di Louis, il ragazzo ritardato ed epilettico che si aggira di sera nel giardino della pensioncina dove entrambe lavorano. Priva di scrupoli, ferocemente determinata a fuggire quella povertà che le fa orrore, Sylvie lascia la provincia e parte alla conquista di Parigi. Marie, che appartiene alla razza delle creature «segnate dalla malasorte», la segue nella capitale, ma si rassegna all'esistenza mediocre a cui è destinata. Quando, molti anni dopo, le due donne si rincontreranno, sarà Sylvie ad aver bisogno dell'aiuto di Marie, e questa sembrerà assecondarla con la succube arrendevolezza di sempre. Ma forse, questa volta, con il segreto proposito di rovesciare i ruoli: chi sarà, allora, la serva, e chi la padrona?
 

estersable88

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INCIPIT:

PARTE PRIMA.

1. I pasticcini di Fouras.

"Dormi?".
Sylvie non rispose, non si mosse, non ebbe un sussulto. Respirò solo un po’ più forte per simulare un sonno profondo, ma non c’era da sperare che la Marie ci cascasse.
"Lo so che non dormi".
La voce di Marie era calma, monotona, vagamente lamentosa, come quella di certe donne segnate dalla malasorte.
"Lo fai apposta a non dormire" continuò nel buio della camera.
Come lo aveva intuito? E sì che non era intelligente, la Marie. Lavoravano tutt’e due alla pensione Les Ondines ormai da quindici giorni, e lei non era ancora capace di apparecchiare i tavoli a dovere – e Dio solo sa quanta pena si dava per far bene. Forse era un po’ stupida. A scuola metteva tanto impegno nel cercar di capire che finiva per sentirsi male, e quando veniva interrogata se ne stava lì a bocca aperta, sgomenta, con gli occhietti scuri fissi su un punto della lavagna, e poi scoppiava a piangere.
A diciott’anni non era cambiata di molto e tremava davanti alla signora Clément come aveva tremato davanti alla maestra.
Eppure intuiva tutto quello che passava per la testa di Sylvie, specialmente quelle cose brutte o sconce che uno non confessa neanche a se stesso, e ne parlava con tranquillità, senza essere mai attraversata da un dubbio.
 

francesca

Well-known member
Io ho iniziato e mi sta piacendo tantissimo.
Sto ritrovando lo stile asciutto di Simenon che con una prosa lineare e semplice riesce a rendere a meraviglia sia i luoghi, le persone, i loro stati d'animo.
Mi sembra di sentire il profumo dei tamerici nella notte mentre le due ragazze parlano da un letto ad un altro, gli spifferi freddi attraverso le fessure.
Per ora mi ricorda un po' La Marie del porto, forse perchè siamo in un paesino in riva al mare.
 

MonicaSo

Well-known member
Anche io iniziato... e già detesto Sylvie e mi piace tanto Marie con i suoi occhi storti.
Simenon è bravissimo nel portarci immediatamente dentro l'ambiente in cui si svolge la storia... siamo lì, insieme alle ragazze
 

qweedy

Well-known member
Ho letto i primi tre capitoli.
Simenon è molto bravo a creare l'atmosfera, sembra davvero di essere lì.
Per ora è facile immaginare una brutta fine per Sylvie, è troppo forte il suo desiderio di emergere dalla sua situazione usando il suo corpo.
Però devo dire che Marie non mi è troppo simpatica, mi sembra un po' invidiosa della bellezza dell'amica.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
I pasticcini di Fouras

Mi piace questa suddivisione della storia in parte prima e parte seconda, crea una certa atmosfera di attesa.
Anche i titoli dei capitoli sono attrattivi, in questo caso dietro questo titolo così dolce si nasconde un episodio che invece dolce non è.
L'atmosfera marina e notturna, come sempre, mi affascina tantissimo, lo sciabordio delle onde in sottofondo.
Sylvie e Marie appaiono da subito in antitesi sia fisicamente che caratterialmente, Sylvie lasciva e anche di poche parole mentre Marie attiva e tagliente nelle sue parole, mi chiedo come mai Marie viva insieme a Sylvie se non approva il suo comportamento.
Trovo però sia un po' troppo dialogato, a volte faccio fatica a capire chi delle due stia parlando, forse Simenon vuole farci capire attraverso il modo di parlare delle due ragazze i loro caratteri.
 

qweedy

Well-known member
“Quando sarò ricca ti prenderò come cameriera, e ogni mattina mi pettinerai”

Non sono ancora riuscita a inquadrare bene la personalità di Marie, mentre quella di Sylvie mi sembra molto più semplice da capire.
Marie ha molte sfaccettature, appare una ragazza efficiente al ristorante parigino dove è benvoluta dai proprietari, e dove trova anche uno spasimante, mentre con Sylvie sembra diventare un'altra persona: il conflitto tra loro è davvero forte, altro che amicizia! Forse Marie vuole cambiare Sylvie, la giudica negativamente, forse la invidia un po', non so.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Il treno per Parigi

Davvero non riesco a dare un nome al rapporto che lega le due ragazze, non c'è dialogo, non c'è confidenza, non c'è stima reciproca.
Credo che l'una abbia bisogno dell'altra, sono due solitudini che il destino ha fatto incontrare da bambine e che camminano insieme per non so quale misterioso motivo poiché non vedo affetto.
Dalla cittadina portuale Sylvie e Marie si spostano a Parigi la cui stazione odora di pioggia e di fuliggine e dove le persone si muovono con uno sguardo vacuo, come senza meta.
L'autore descrive le varie ambientazioni con uno stile essenziale ed è proprio piacevole per me inoltrarmi nei vari paesaggi.
La vicenda di Louis viene descritta in retrospettiva, è un modo di scrivere che a me piace.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Il treno per Parigi

Si respira sempre, nei romanzi di Simenon, un qualcosa di indefinibile che, per me, è diventato ormai la sua cifra caratteristica, il suo segno di riconoscimento: è un senso di angoscia latente, un grigiore dell'anima e dell'ambiente, un meccanismo inesorabile che si muove silenziosamente verso un destino che, ineluttabilmente si compirà. E questo meccanismo coinvolge tutto e tutti, l'ambiente, i luoghi, il contesto, i personaggi... Anche qui, in queste pagine, ravviso lo stesso malessere diffuso. Le due protagoniste, credo, arriveranno presto ad un qualche punto di rottura, ad un qualche evento decisivo che romperà l'equilibrio già fragile, la stasi del loro rapporto... qualcosa si muove.
 

MonicaSo

Well-known member
Ci sono storie d'amore e storie di amicizia... questo racconto non è uno e neanche l'altro. È l'odio che unisce le due ragazze.

Arrivata alla fine non so più chi mi sia piaciuta delle due... credo nessuna.
Però la storia sì, mi è piaciuta, come tutti i racconti di Simenon letti finora.
 

francesca

Well-known member
Finito anch'io. Sono sorpresa da quanto ci ho messo poco, di solito sono molto più lenta, ma davvero mi è venuto da leggerlo quasi tutto di un fiato.
Sono d'accordo con Monica, anch'io non riesco a dare una preferenza fra Silvie e Maria. Simenon è riuscito davvero a descriverle in modo completamente imparziale, non lascia trapelare nessuna sua maggiore affezione ad uno o l'altro dei suoi personaggi.
Ma secondo voi, questo rapporto fra Silvie e Maria potrebbe vagamente lasciar intendere una sorta di legame omosessuale mai esplicitato? Lasciato volutamente nell'ambiguità da Simenon, tenuto conto anche del tempo in cui è stato scritto il romanzo?
O come dice Monica la lettura di questo legame è comprensibile solo come un torbido legame d'odio? Per come finisce la storia, è chiaro che alla fine le due "amiche" si odiano, e non è chiaro se hanno bisogno davvero dell'una e dell'altra o solo dell'odio che c'è fra loro.
 

MonicaSo

Well-known member
Finito anch'io. Sono sorpresa da quanto ci ho messo poco, di solito sono molto più lenta, ma davvero mi è venuto da leggerlo quasi tutto di un fiato.
Sono d'accordo con Monica, anch'io non riesco a dare una preferenza fra Silvie e Maria. Simenon è riuscito davvero a descriverle in modo completamente imparziale, non lascia trapelare nessuna sua maggiore affezione ad uno o l'altro dei suoi personaggi.
Ma secondo voi, questo rapporto fra Silvie e Maria potrebbe vagamente lasciar intendere una sorta di legame omosessuale mai esplicitato? Lasciato volutamente nell'ambiguità da Simenon, tenuto conto anche del tempo in cui è stato scritto il romanzo?
O come dice Monica la lettura di questo legame è comprensibile solo come un torbido legame d'odio? Per come finisce la storia, è chiaro che alla fine le due "amiche" si odiano, e non è chiaro se hanno bisogno davvero dell'una e dell'altra o solo dell'odio che c'è fra loro.
Anche io ho pensato a un rapporto omosessuale a un certo punto... forse più un interesse da parte di Marie, e Silvie se ne approfitta?
 

qweedy

Well-known member
All'inizio Sylvie pare essere la vera protagonista, è lei, forte e decisa, che agisce per liberarsi dalla povertà da cui proviene; Marie è più remissiva, tanto che a un certo punto viene da chiedersi perché a lei è stato dedicato il titolo del romanzo. Marie è irritata dai comportamenti scorretti dell'amica e la rimprovera come fosse la sua coscienza.

Con lo scorrere del romanzo, Simenon ci presenta un ribaltamento dei ruoli, tanto che alla fine viene da chiedersi chi tra le due donne sia la vera padrona. Quella che pettina o quella che è pettinata? Questo gesto alla fine nasconde un’evidente rivincita, una vendetta consumata a distanza di anni.
Questo ribaltamento di ruoli risulta evidente anche da come cambia l’incedere delle due amiche che si dirigono verso il treno per Parigi, dove Sylvie avanza a passi decisi e Marie le trotterella al fianco; e sul finale quando le due amiche si ritrovano a camminare di notte verso una farmacia ed è Sylvie quella che non riesce a tenere il passo e pende dalle labbra di Marie.

E' un rapporto più di dipendenza (e di vendetta) che di vera amicizia. Sylvie cercherà Marie dopo molti anni nel momento in cui rischia di perdere tutto, pagando il prezzo del ribaltamento di ruoli, cioè perdendo la sua posizione di potere. In fondo Sylvie ha sempre tenuto fin dall'inizio Marie accanto a sè solo quando ne ha avuto bisogno. Marie invece ha continuato a seguire da lontano la vita di Sylvie, anche negli anni in cui non si sono viste.

Mi ha colpito anche come cambia la personalità di Marie: senza Sylvie sembra una persona perfetta, affidabile, serena, una grande lavoratrice. Con Sylvie diventa una manipolatrice invidiosa.
 
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