LXXXV Cineforum - E' stata la mano di Dio, Il fascino discreto della borghesia, Ponyo sulla scogliera

alessandra

Lunatic Mod
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Riparte il Cineforum con tre film protagonisti:


E' stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino
Il fascino discreto della borghesia di Luis Bunuel
Ponyo sulla scogliera di Hayao Miyazaki

Chi vuole partecipare può guardare a scelta uno, due o tutti e tre i film e poi commentarli qui e nella Piccola cineteca.
 

isola74

Lonely member
Eccomi.
Non so quanto tempo ci potrò mettere -ahimè -ma vorrei vederne almeno 2 su 3. Abbiamo una scadenza?
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Io il primo l'ho già visto ma leggerò volentieri i vostri commenti. Non sapevo assolutamente che è autobiografico. Volevo cercare notizie in rete ma poi me ne sono dimenticata. Magari lo farò insieme a voi.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Io il primo l'ho già visto ma leggerò volentieri i vostri commenti. Non sapevo assolutamente che è autobiografico. Volevo cercare notizie in rete ma poi me ne sono dimenticata. Magari lo farò insieme a voi.
Anch'io l'ho visto, il che non ci vieta di commentarlo qui dato che la visione è molto recente
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Con calma, ragazze, ci sono tante iniziative in ballo, basta aspettare l'attimo giusto e la cosa si metterà in moto, penso.....✍️
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
<<E' stata la mano di Dio>>
L'ho visto ieri sera.
Dura due ore e dieci, no? Bene, ho passato all'incirca un'ora di sofferenza, poi cinquanta minuti di piacevole interessamento e infine venti minuti di decisa soddisfazione sia dal punto di vista estetico che da quello del contenuto.
La prima parte, secondo me eccessivamente impressionistica, mi ha infastidita e annoiata.
Capisco che dove c'è autobiografia c'è anche una descrizione del contesto e dei personaggi, ma per i miei gusti l'autore/regista ha calcato un po' troppo la mano. Gli aspetti per me sgradevoli sono l'eccesso di fisicità ingombrante e l'esasperazione delle esternazioni emotive, che mi sembrano insistere troppo sugli stereotipi più grossolani della "napoletanità".
A parte ciò mi è sembrato poco approfondito il rapporto fra i genitori del protagonista, rapporto che non basta qualche fischiatina a rivelare intimo, complice o tenero. E in fondo anche le relazioni fra fratelli sono accennate al volo, anzi appena sfiorate.
Sembra quasi che al regista non importi di farci entrare nella storia e nei suoi ricordi, ma che li stia raccontando a se stesso per farli rivivere tali e quali.
L'unico aspetto che mi convince, di questa prima parte, è la storia della zia Patrizia che rivela un dramma familiare ben delineato e una figura di donna complessa e malinconicamente aggrappata alla propria sconfitta.
SPOILER
Nella seconda ora, a seguito dell'evento che stravolge gli equilibri precedenti, entrano in gioco l'assenza, il vuoto, la mancanza di prospettive. Il giovane protagonista indugia nel suo bozzolo di tristezza lasciandosi trasportare dalla routine di nuove amicizie, e senza che se ne accorga gli viene offerta quell'iniziazione da tempo desiderata. Non è un'esplosione, è piuttosto un granellino che fa invertire l'ingranaggio della sua discesa nel nulla e lo riporta a contatto della realtà.
E così, lasciandosi vivere un po', Fabietto inciampa nel proprio destino, rappresentato dal cinema e dal teatro. Attraverso l'arte drammatica ciò che gli si rivela è la possibilità di un altrove rispetto a ciò che ha sperimentato fino a quel momento.
Inizialmente interessato e incuriosito, lentamente inizia a prefigurarsi una nuova vita.

Questa parte del film, meno caotica e molto più intimista, riesce farmi sognare insieme all'autore.
E mi sembra che egli riesca a trascendere la propria vicenda personale per accedere alle immagini che ognuno di noi ha quando pensa al salto fra l'adolescenza e la maturità: il mare, nel quale immergersi nudi ( e nuovi); la capannina fragile fatta di foglie e di canne, delicata come il nuovo io che si sta formando, non solida casa ma incorporea cornice che lascia passare il cielo.
Ed è ancora il mare, simbolo di mutamento, che fa da sfondo al confronto fra le incerte speranze di Fabietto e la scelta di inerzia e fatalismo del fratello.

L'incontro significativo con il regista ammirato dal giovane rappresenta un punto di svolta. Capuano non ha riguardi, non ha delicatezze, vuole dal ragazzo la sua verità, lo scrolla con le parole, lo provoca e lo induce a urlare il proprio dolore. Solo attraverso la verità Fabio (non più Fabietto) potrà scoprire se ha qualcosa da dire, e solo allora potrà fare dei film.
"Altrimenti è solo cinema consolatorio" dice senza mezzi termini il regista. Qui si scontrano due diverse visioni della vita: per l'anziano, indurito dall'età e dal coraggio, vivere è calarsi nel profondo della propria esperienza, collegarsi alla realtà, non "disunirsi" da essa.
Per Fabio, amaro e ancora occupato a sfuggire alla sofferenza, "la realtà è scadente", e quindi il suo compito sarà riinventarla attraverso il cinema.
Però l'adulto sa che ovunque andrai, qualunque sia la storia che (ti) racconterai, "non puoi sfuggire al tuo fallimento."
Il giovane partirà ugualmente, salvo poi , diventato regista, tornare sui suoi passi con questo film per affrontare ciò che si è lasciato alle spalle.
E come dice un antico proverbio: non importa se esci dalla porta o dalla finestra, prima o poi dovrai tornare a prendere le tue valigie"

🙋‍♀️
 
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Minerva6

Monkey *MOD*
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@Minerva6 adesso l'ho finito!
Più tardi proseguo con la lettura. Grazie per avermi avvisata 😉.
Dovrei scrivere qualcosa pure io ma è difficile soprattutto perché la mia visione è stata frammentata (ormai i film io li vedo in almeno 2/3 volte) e poi non sapendo che la storia era autobiografica forse mi sono persa qualcosa di importante per fare riferimento al regista stesso 🤷. Per ora leggo volentieri voi poi se mi viene in mente qualcosa lo scrivo. Quello che posso già dire è che ho dimenticato la sorella nel film... Da qualche parte ho letto che sta sempre chiusa in bagno (io non me la ricordo proprio) e in un'intervista si è lamentata per questo, dicendo che si è presa cura del fratello dopo la morte dei genitori. Chissà perché lui non l'ha fatta vedere di più? E poi sarei curiosa di sapere se il fratello è diventato attore, ma non credo, non mi sembra di aver sentito un altro Sorrentino nel cinema 🙄.
 
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alessandra

Lunatic Mod
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Non ho ancora commentato qui i due film che ho visto...dovrò farlo ma in questo periodo sono in modalità "passiva", preferisco guardare e leggere che scrivere...intanto ricordatevi che questo Cineforum esiste!
 

alessandra

Lunatic Mod
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Riporto qui il mio commento su E' stata la mano di Dio

Bello questo film in cui il regista si espone umilmente mostrando quello che suppongo sia stato il dolore più grande da lui vissuto, come se parlandone e condividendolo potesse in qualche modo esorcizzarlo; immagino sia stato un processo emotivamente arduo. Una storia di crescita e di formazione, seppure tristemente anomala; interessante vedere la differenza tra l'evoluzione di Fabio/Paolo e quella del fratello, dapprincipio più propenso ad andare avanti, nonché della sorella, la quale appare solo una volta ed esce molto poco dal bagno (in un'intervista al regista ho letto che quest'ultima, molto più grande di lui, si è risentita nel vedere il film perché in realtà ha avuto un ruolo importante nella sua vita contribuendo, soprattutto dopo la morte dei suoi, alla sua crescita). La prima parte mi ha divertito moltissimo: i genitori, soprattutto la madre e la sua propensione agli scherzi, la zia con la pelliccia che prende tutti a parolacce, la zia Patrizia...pare che ci sia molto di vero.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Eccomi qui a riflettere un po' (si fa per dire) su quel che resta nella mia testa, dopo mesi, della visione di "Ponyo sulla scogliera". I film di Miyazaki sembrano produrre sullo spettatore (o almeno su di me) una sorta di ipnosi, forse dovuta agli incantevoli disegni, alle atmosfere che trasportano il reale in un mondo surreale o viceversa, ai dialoghi lenti e avvolgenti. In questo film un bambino piuttosto sveglio, Sozuke, che vive con la madre in cima a una scogliera - in realtà ci sarebbe anche un padre, ma è sempre in giro per mare - un giorno salva una curiosa pesciolina dalle sembianze umane - nata Brunilde, ma da lui battezzata Ponyo - liberandola dal barattolo di vetro nel quale è rimasta intrappolata, e promette di proteggerla. Ponyo si trova lì in quanto si è ribellata al padre Fujimoto - stregone e signore dei fondali marini, un tempo umano e sposato con Granmamare, madre di Ponyo - e, attratta dal mondo degli umani, è fuggita via. Fujimoto la cerca disperatamente e manda gli spiriti del mare a recuperarla, ma lei si ribella perché ama Sozuke e la vita sulla scogliera e, con l'uso della magia che nasce al contatto col sangue, assume sembianze completamente umane e fugge di nuovo scatenando sempre con la magia uno sconvolgimento delle forze della natura. Così riesce a tornare da Sozuke e qui inizia la parte più avventurosa e decisiva del film, in cui la volontà ferrea di Fujimoto si scontra con quella dolce e saggia di Granmamare, Dea della Misericordia e, complice la tempesta causata da Ponyo che non accenna a finire, prende il via un susseguirsi di eventi che porteranno sia la pesciolina umana che altri personaggi a fare le proprie scelte. Un film tenero e avventuroso, che usa la fantasia per sottolineare l'importanza della forza di volontà, del mantenere ciò che si promette, del saper rinunciare a qualcosa, dell'attenzione all'ambiente e agli altri (è bello il fatto che la mamma lavori in una casa di riposo e che le caratteristiche dei suoi abitanti siano descritte in modo realistico e umoristico). Mi sono piaciuti - a parte Sozuke e Ponyo - anche gli altri personaggi, in particolare le madri: saggia e dolce quella di Ponyo, vivace e nervosa quella di Sozuke, che si agita e si arrabbia come una donna del nostro tempo ed è forse l'elemento che porta maggiore concretezza in un'atmosfera di fantasia.
Che dire? Guardatelo...
 
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