Simenon, Georges - Marie la strabica

estersable88

dreamer member
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«E sempre Marie aveva parlato con quella voce, sempre si era ostinata a dire, pacatamente, tutte quelle cose che alla gente non piace sentirsi dire. Forse perché era brutta e strabica?»
Marie qui louche è un romanzo pubblicato in Francia nel 1952, tradotto in Italia nel 1963 da Mondadori, divenuto introvabile e ora finalmente riproposto da Adelphi.
Sylvie ha diciassette anni ed è bella, procace, impudica; ha un seno magnifico, che eccita gli uomini, e prova piacere «a guardarselo, ad afferrarlo a piene mani». Marie, che ha un anno più di lei, è brutta e strabica, timida e spaurita; a scuola le compagne «le giravano alla larga, dicevano che aveva il malocchio». Da piccole, Sylvie le prometteva: «Quando sarò ricca ti prenderò come cameriera, e ogni mattina mi pettinerai». Eppure, di quello che passa per la testa di Sylvie, che adora e disprezza al tempo stesso, Marie intuisce tutto. Sa perché si spoglia davanti alla finestra aperta con la luce accesa, e sa anche che è lei a provocare il suicidio di Louis, il ragazzo ritardato ed epilettico che si aggira di sera nel giardino della pensioncina dove entrambe lavorano. Priva di scrupoli, ferocemente determinata a fuggire quella povertà che le fa orrore, Sylvie lascia la provincia e parte alla conquista di Parigi. Marie, che appartiene alla razza delle creature «segnate dalla malasorte», la segue nella capitale, ma si rassegna all'esistenza mediocre a cui è destinata. Quando, molti anni dopo, le due donne si rincontreranno, sarà Sylvie ad aver bisogno dell'aiuto di Marie, e questa sembrerà assecondarla con la succube arrendevolezza di sempre. Ma forse, questa volta, con il segreto proposito di rovesciare i ruoli: chi sarà, allora, la serva, e chi la padrona?

"Marie la strabica" è un libro singolare rispetto all'amplissimo catalogo della prosa di Simenon: è enigmatico e descrittivo come i migliori romanzi di Simenon, eppure non è un giallo e non presenta lo stesso approfondimento psicologico di altre opere. È Simenon, ma non è Simenon. Le cose cominciano bene, quando Simenon ci presenta le due protagoniste, Silvie e Marie, l'una abbastanza inquadrabile e dall'evoluzione prevedibile e l'altra assolutamente anomala ed enigmatica. Poi, nella seconda parte del libro, qualcosa cambia ed è quasi come leggere un'altra opera, qualcos'altro, qualcosa di diverso: Silvie è sempre Silvie, prevedibilmente, mentre Marie… beh, se avevamo creduto di capirne il carattere almeno per sommi capi, qui comprendiamo che non è assolutamente così. Ci sono, in questo romanzo, molte delle caratteristiche stilistiche tipiche di Simenon che, tuttavia, risulta in un certo qual modo diverso da se stesso. Sarà forse questo ad avermi reso comunque gradita questa lettura? O sarà qualcosa che sta nel libro stesso? Non so dirlo, ma ad ogni modo, lo consiglio.
 

MonicaSo

Well-known member
Il racconto di Simenon si basa tutto sulla contrapposizione tra Silvie e Marie... non c'è un buono e un cattivo, un positivo e un negativo... c'è l'evoluzione di due vite, una abbastanza prevedibile e l'altra un po' inaspettata.
Mi è piaciuta questa proposta di viaggio, trovo sempre di più che Simenon romanziere è molto meglio del giallista.
Anche io consiglio questa lettura
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Questo è un romanzo cupo, sensualissimo, permeato da un senso di infelicità.
Sylvie e Marie sono donne indomabili e in preda a passioni, fragilità, dipendenza.
La struttura del romanzo si divide in due parti, la prima quando Sylvie e Marie sono adolescenti e la seconda quando sono due donne e questa struttura mi ha incuriosita, ha creato in me un'aspettativa, un'idea di come si sarebbe potuta sviluppare la vicenda, un punto di vista critico.
Simenon mi ha spiazzato, il legame tra le due donne non è chiaramente definibile, muta in continuazione, c'è l'ambivalenza di non poter fare a meno l'una dell'altra anche nella consapevolezza che si stanno distruggendo reciprocamente e questo mi ha da una parte turbato e dall'altra, il fatto di leggere una storia che in qualche modo rispecchiasse in forma diversa alcune dinamiche della mia vita, ha avuto su di me un effetto catartico, come spesso mi accade quando leggo questo autore e il suo modo finissimo di descrivere la psicologia umana.
Sylvie ha paura di perdere l'amica, il potere che ha su di lei, e per questo distruggerà il sogno di Marie, il suo sogno di essere amata, di avere un matrimonio, e tuttavia Marie, anni dopo, cederà alle pretese di Sylvie anche se questa l'ha ferita.
L'indirizzo di Marie e Sylvie nella casa di Parigi è lo stesso indirizzo della casa di Simenon quando viveva a Parigi e non era ancora conosciuto quindi l'autore ha voluto ricreare l'ambiente di quella casa.
Affascinante è anche la descrizione che l'autore fa degli ambienti interni, i gesti quotidiani degli inquilini degli appartamenti quando si alzano al mattino, c'è la descrizione della vita comune dietro cui si nasconde un'apparente normalità e dietro cui ognuno nasconde i propri fantasmi.
Non sono mai stata a Parigi ma leggendo questo romanzo, le sue strade, le sue botteghe, se ne può respirare l'aria e si può essere trasportati in quegli anni in cui mi sarebbe piaciuto vivere.
 
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