Tarr, Béla - Satantango

Roberto89

MODerato
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La storia si incentra sul collasso di una fattoria collettiva ai tempi della fine del comunismo in Ungheria. Una dozzina di individui abbrutiti vive una vita senza speranza in quello che resta di una cooperativa agricola, nell'attesa ansiosa di andarsene. Sperano in un futuro migliore grazie al denaro che riceveranno dalla chiusura della comunità

Il carismatico Irimiás, che sparì due anni prima dalla comunità e che ormai tutti davano per morto, sta per tornare. La voce del suo ritorno rapidamente arriva al villaggio e il film si concentra sull'impatto e le conseguenze che il ritorno di Irimiás ha sugli abitanti della fattoria, che si troveranno a far fronte non solo alle astuzie di Irimiás ma anche ai conflitti che dividono gli uni dagli altri.

Fonte: Wikipedia
 

Roberto89

MODerato
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Non so davvero da dove iniziare per recensire questo film.
Provo a partire dalla durata... 7 ore e qualche minuto. Il film è diviso in 12 parti (wikipedia dice secondo lo schema del tango, non ho approfondito), ognuna con un suo titolo più o meno poetico e racconta le vicende di un gruppo di uomini che, lasciatisi andare dopo la scomparsa (e presunta morte) di Irimiás, l'uomo che insieme a loro fondò la fattoria comune in cui vivono, vengono un giorno a sapere che Irimiás è vivo e sta tornando da loro.

La storia è tratta da un romanzo che porta lo stesso titolo (tradotto letteralmente significa Il tango di Satana). Le circostanze in cui si trovano questi uomini all'inizio della storia non mi è molto chiaro. Tutto intorno a loro è in pessime condizioni, ma loro non sembrano farci troppo caso. Sono invece in attesa della paga annuale, paga che in teoria avrebbe dovuto gestire Irimiás ma che, essendo lui dato per morto, dovrebbero spartirsi in parti uguali. Di qui il piano di alcuni di loro di spartirsi i soldi e sparire, lasciando gli altri alla loro sorte.
L'arrivo di Irimiás sconvolgerà i loro piani e li porterà su una strada diversa.

La storia in sé è semplice, così come i personaggi. Di sicuro il film non punta su una trama avvincente o su un protagonista con un obiettivo preciso da raggiungere. Gli uomini della fattoria sono tutti protagonisti, e nessuno di loro lo è. Forse vera protagonista di questa storia è in qualche modo l'umanità stessa, almeno in alcune sue sfaccettature, a cui fa da sfondo un contesto temporale e sociale di cui non so praticamente nulla, l'Ungheria e la fine del comunismo. Ciò che è chiaro è che nella fattoria il tempo sembra essersi fermato, non ci sono via vai di persone, non ci sono svaghi o una città che faccia da contorno alle vite dei protagonisti, solo case in rovina, animali, una pioggia incessante e un gruppo di uomini e donne che sembra essersi dimenticato cosa sia la vita.

Fin qui ci può anche stare, ma ha senso raccontare questa storia con un film di ben 7 ore? Di queste 7 ore buona parte si consumano in riprese che, per lo standard di oggi, sono considerate inutili. Basti pensare all'inizio del film: i primi 9 minuti del film mostrano un gruppo di mucche che girovaga libero per la fattoria, muggendo e passeggiando sul fango, forse in cerca di cibo. Non ci sono tracce di persone, nessuna voce in sottofondo, nessuna musica, solo mucche. Molte di queste riprese potrebbero essere considerate inutili, e forse lo sono.
Non so se questa sia una pecca del film, penso sia un modo di raccontare, ma invece di farlo in modo condensato, usando un narratore o gli eventi stessi e lasciando il resto all'interpretazione dello spettatore, il regista usa lunghe riprese e brevi narrazioni alla fine di ogni parte per dare il tempo allo spettatore (o forse "costringerlo") di pensare, meditare su ciò che ha visto, farsi un'idea.

Insomma, non è un film facile da vedere, ma nemmeno particolarmente complesso. Richiede pazienza, molta pazienza. Alcuni eventi, come la morte di uno dei personaggi, non trovano una spiegazione chiara nel film (non ho idea se ci siano stati tagli rispetto alla storia originale del romanzo).
Penso che una seconda visione sarebbe d'aiuto per capire meglio la storia e soprattutto il messaggio che la accompagna, ma non mi sento pronto a ripetere l'esperienza.

Voto: 3 stelle con fiducia, perché sento che c'è qualcosa in più rispetto a quanto sono riuscito a capire, ma non ci si può aspettare che lo spettatore sia pronto a rivedersi sette ore di film in bianco e nero (per giunta coi sottotitoli) solo nella speranza di capirci qualcosa in più.
 
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