65° Poeticforum - Le poesie che amiamo

alessandra

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Eccoci! Ormai tutti sappiamo come funziona: ciascun partecipante propone una poesia e poi le commentiamo una per una.
A voi la parola :)
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know

LO SPAZIO di Franco Fortini


Lo spazio della nostra regione basta alle volpi
che sono scarse e si cibano di piccoli uccelli
dove al sole la discarica esprime
della politica invernale i residui e si scorge
il puntiglio dei passeri e l'incertezza dei gatti
lo spazio prescritto percorrere.

Mai sono qui grandiose le nuvole
nè vengono da altre terre. Qui se nei corpi
della gente la vita si guasta
oscillanti cortei li accompagnano e
con ripugnanza i parenti li pongono in terra.
Dell'aereo di linea va in cielo l'arcata chiarissima.

C'è chi dentro la mente si sente straziato
perchè è grave che il mare fiero, i lecci tenaci,
il cigolio delle auto, il ragionare delle persone,
tutto, tutto racconti di cose sparite
che nessuno più attende.
C'è chi ne soffre sebbene soffrire non serva.


......
 

alessandra

Lunatic Mod
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La voce della guerra di Franco Arminio

Questa è l’ora
di non dare più nessuna vacanza
all’utopia, uscire in strada
nella neve o col sole,
andare a leggere i nomi dei soldati
di antiche guerre, ripetere
la loro strada, dal mattino
in cui uscirono di casa, fino alla scheggia
che ruppe loro il cuore, fino
al pianto di madri nere e impietrite
in Irpinia e in Ucraina.
I mercanti che furono scacciati dal tempio
hanno avuto molte rivincite,
hanno messo in croce molte volte gli innocenti,
hanno piantato il cipresso al posto dell’ulivo.
Questa è l’ora di pensare all’eroica giovinezza
dei soldati afgani e di quelli morti a Caporetto
col seno delle madri in fondo ai passi.
Questi che vediamo adesso a Oriente
e ad Occidente, capi di tutto e capi del niente,
mai avranno un singhiozzo di vergogna
per quello che fanno e che faranno
in un mondo che si fa cupo deserto
invece di sognare il dolce ardore del disarmo.
È vero, c’è la guerra, ma qualcuno
steso nel rifugio sta dicendo
alla sua donna: la tua voce
non è mai stata così bella.
 

Shoshin

Goccia di blu
Lascia che cada il foglio
Dove sta scritto il nome
Non ci si può bagnare per due volte nello stesso fiume
È un riflesso sull'acqua
Una bolla di sapone
E alla fine del libro non c'è spiegazione

Ho viaggiato fino in fondo nella notte
E stava nevicando
E ho visto un grande albergo con le luci spente
E ho avuto un po' paura
Ma nemmeno tanto
La strada andava avanti
Ed io slittavo dolcemente
Lascia che cada il foglio
Dove sta scritto il nome
E metti un palio
Al mio dolore
E non guardare il tempo
Il tempo non ha senso
Domani sarà tempo
Di cose nuove
Ho viaggiato fino in fondo nella notte
Senza guardarci dentro
Senza sapere dove stavo andando
E alle mie spalle il giorno
Si stava consumando
Ed ho provato un poco di tristezza
Ma nemmeno tanto

Francesco De Gregori
L'infinito
 

alessandra

Lunatic Mod
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Iniziamo dalla prima poesia :)


LO SPAZIO di Franco Fortini


Lo spazio della nostra regione basta alle volpi
che sono scarse e si cibano di piccoli uccelli
dove al sole la discarica esprime
della politica invernale i residui e si scorge
il puntiglio dei passeri e l'incertezza dei gatti
lo spazio prescritto percorrere.

Mai sono qui grandiose le nuvole
nè vengono da altre terre. Qui se nei corpi
della gente la vita si guasta
oscillanti cortei li accompagnano e
con ripugnanza i parenti li pongono in terra.
Dell'aereo di linea va in cielo l'arcata chiarissima.

C'è chi dentro la mente si sente straziato
perchè è grave che il mare fiero, i lecci tenaci,
il cigolio delle auto, il ragionare delle persone,
tutto, tutto racconti di cose sparite
che nessuno più attende.
C'è chi ne soffre sebbene soffrire non serva.
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
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Quello che mi piace tanto in Fortini è che unisce contemplazione e riflessione, natura e vicende umane, concretezza ed emozione personale. C'è un movimento, nelle sue poesie, che lo salva dall'appiattimento sul concreto di tanta poesia contemporanea.
Noto che non parla quasi mai in prima persona. Forse anche per questo le sue poesie non mi sembrano soltanto dei pretesti per parlare di sé, ma mi accompagnano a vedere il mondo dalla sua prospettiva.
Consideriamo il tono complessivo di questa che stiamo analizzando: quanta amarezza, non esplicitata ma nascosta nella scelta delle parole!
Uccelli e volpi vanno a caccia, non in prati aperti, ma nella discarica. Il senso di abbandono appare evidente fin dall'inizio, anzi, c'è di più: c'è uno spazio, che è nel titolo, poi ripetuto all'inizio e alla fine della prima strofa: uno spazio che non basta, che opprime, è uno spazio prescritto. Ma sta parlando dello spazio, o della vita, anticipando quell'idea di morte che viene subito dopo?
(Eppure che tenerezza quel puntiglio dei passeri, anche loro sembrano coinvolti in una miseria generale, ma si ostinano a vivere).
Le nuvole, nemmeno loro evocano distanze. Com'è chiuso questo angolo di universo, in cui "la vita si guasta"! Anche la scena del funerale è volutamente piatta, non c'è dolore ma ripugnanza. Solo la scia dell'aeroplano traccia una linea chiarissima, come se volesse demarcare la separazione fra terra e cielo e far risaltare la differenza, sottolineando ancor di più il grigiore della terra.
Non sono riuscita a capire in che anno della sua vita Fortini abbia scritto questa lirica, ma tutto mi fa pensare che rispecchi il pessimismo della vecchiaia. O forse non è pessimismo, forse è consapevolezza, ma amara, rugginosa, senza consolazione, così sospesa nel vuoto di quelle ultime parole: "non serve".
Com'è diverso qui il Fortini maturo dal giovane poeta della "gioia avvenire", eppure anche questa è poesia, esattamente come anche la tristezza fa parte della vita.

🙋‍♀️
 
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alessandra

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Inserisco la seconda poesia, appena possibile commenterò.

La voce della guerra di Franco Arminio

Questa è l’ora
di non dare più nessuna vacanza
all’utopia, uscire in strada
nella neve o col sole,
andare a leggere i nomi dei soldati
di antiche guerre, ripetere
la loro strada, dal mattino
in cui uscirono di casa, fino alla scheggia
che ruppe loro il cuore, fino
al pianto di madri nere e impietrite
in Irpinia e in Ucraina.
I mercanti che furono scacciati dal tempio
hanno avuto molte rivincite,
hanno messo in croce molte volte gli innocenti,
hanno piantato il cipresso al posto dell’ulivo.
Questa è l’ora di pensare all’eroica giovinezza
dei soldati afgani e di quelli morti a Caporetto
col seno delle madri in fondo ai passi.
Questi che vediamo adesso a Oriente
e ad Occidente, capi di tutto e capi del niente,
mai avranno un singhiozzo di vergogna
per quello che fanno e che faranno
in un mondo che si fa cupo deserto
invece di sognare il dolce ardore del disarmo.
È vero, c’è la guerra, ma qualcuno
steso nel rifugio sta dicendo
alla sua donna: la tua voce
non è mai stata così bella.
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Quello che mi resta, da questa lettura di Arminio, è il giustissimo messaggio finale: qualunque cosa accada, abbiamo il dovere di coltivare il senso della bellezza, l'amore, la speranza. Perché è da questo che dopo si potrà ricominciare a vivere.
🙋‍♀️
 

alessandra

Lunatic Mod
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LO SPAZIO

Il poeta sottolinea i dettagli dello spazio descritto facendolo apparire concreto e reale e, nello stesso tempo, sembra suggerire un paragone tra questo spazio e il mondo: un mondo che lui vede squallido, dove non vede solidarietà, come se l'unico scopo di ogni essere vivente fosse procacciarsi il necessario con tanti saluti ai propri simili, senza pietà nemmeno per chi se ne va. In lontananza si vede poi la chiara arcata dell'aereo, la vita vera, quella bella, tanto lontana che appare come qualcosa di astratto, qualcosa che non può vivere su questa terra. Tristemente rassegnato l'ultimo verso "c'è chi ne soffre sebbene soffrire non serva". Mi è piaciuta molto, non conoscevo il poeta.
 

alessandra

Lunatic Mod
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LA VOCE DELLA GUERRA

L'amore e la bellezza forse possono salvarci dall'orrore, questo è il messaggio che mi resta, ma anche l'idea che studiare e capire il passato, avere una visione d'insieme è necessario per comprendere il tempo in cui si vive, per evitare errori.
 

alessandra

Lunatic Mod
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Inserisco la terza e ultima proposta :)

Lascia che cada il foglio
Dove sta scritto il nome
Non ci si può bagnare per due volte nello stesso fiume
È un riflesso sull'acqua
Una bolla di sapone
E alla fine del libro non c'è spiegazione

Ho viaggiato fino in fondo nella notte
E stava nevicando
E ho visto un grande albergo con le luci spente
E ho avuto un po' paura
Ma nemmeno tanto
La strada andava avanti
Ed io slittavo dolcemente
Lascia che cada il foglio
Dove sta scritto il nome
E metti un palio
Al mio dolore
E non guardare il tempo
Il tempo non ha senso
Domani sarà tempo
Di cose nuove
Ho viaggiato fino in fondo nella notte
Senza guardarci dentro
Senza sapere dove stavo andando
E alle mie spalle il giorno
Si stava consumando
Ed ho provato un poco di tristezza
Ma nemmeno tanto

Francesco De Gregori
L'infinito
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Grazie @Shoshin , il miracolo delle parole è qualcosa di unico, e ti confesso che ascoltando queste parole mi è tornata la voglia di cantare.
Un piccolo grazie anche a De Gregori :)
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Non conoscevo questa canzone di De Gregori dal testo come al solito un po' criptico e sono andata ad ascoltarla. Credo sia un invito ad andare avanti, a superare il dolore e non aver paura del futuro. Bellissima anche la musica.

Ora apro il prossimo PF!
 
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