294° MG - Via col vento di Margaret Mitchell

bouvard

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Ti leggi le prime 100 pagine dal pc, se ci riesci, altrimenti leggi direttamente il commento di ayu 😉.
Si sto leggendo dal pc una p...😂 ma conto di poter tornare poi al kindle...
Guarda Francesca io avrei fatto anche a meno di queste 100 pagine, tra l'altro scherzi, ma il mio vecchio incipit era bellissimo, pensa che nella mia testa avevo pure fatto i complimenti alla Mitchell x un.inizio così fulminante! E invece quella va ad iniziare il libro in modo così banale dalle guerre puniche 😂😂
Giusto per dire il mio ebook iniziava da quando Rossella dichiara il suo amore ad Ashley e Reth ascolta tutto. Ditemi voi non era un inizio strepitoso?😂😂 peccato
 

MonicaSo

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Ho iniziato... per ora poche pagine ma vi seguo!!!

Per ora dico solo che mi piace Beatrice Tarleton che NON frusta schiavi e cavalli... ma solo i figli!!!!
 

ayuthaya

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Tranquilla Monica... io ho corso come una matta ieri solo perché pensavo che Bouvard fosse molto più avanti di me! Invece aveva semplicemente saltato lw prime 100 pagine! 🤣 Ora sono arrivata al punto che nella sua versione costituiva l'incipit!!! 🤣🤣🤣
 

bouvard

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Tranquilla Monica... io ho corso come una matta ieri solo perché pensavo che Bouvard fosse molto più avanti di me! Invece aveva semplicemente saltato lw prime 100 pagine! 🤣 Ora sono arrivata al punto che nella sua versione costituiva l'incipit!!! 🤣🤣🤣
Detta così sembra che .non mi fossi accorta che c'erano 100 pagine prima 😂😂...la corsa ti ha fatto perdere molti chili? 😂
 

ayuthaya

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Tranquilla ho rallentato! Cioè sono arrivata al punto da cui hai iniziato tu il libro!!! 🤣
@MonicaSo ma allora tu la storia non la conosci bene? In tal caso facciamo attenzione a segnare il capitolo ed eventuali spoiler (ce ne sono in continuazione)! Comunque sono stracerta che ci supererai, ho già visto che sei velocissima!
 

bouvard

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Buone notizie.
1) Sono arrivata al punto da cui avevo iniziato due giorni fa
2) posso tornare a leggere dal kindle perché ho controllato e non ci sono altri tagli
3) ... Ayu deve ricominciare a correre :ROFLMAO::ROFLMAO:

A parte gli scherzi parto da una questione seria su cui mi piacerebbe conoscere il vostro punto di vista. Dopo la morte di George Floyd sorsero vari movimenti di protesta antirazziste, e ovviamente sui social (se ne può fare ormai a meno?) ci fu un gran discutere sull'argomento razzismo e affini e come sempre su queste "piazze virtuali" ognuno pensa di avere il diritto di poter dire tutto quello che gli passa per la testa e il risultato è l'estremizzazione di ogni idea, pensiero, azione e quindi anche protesta. Per farla breve ad un certo punto sono stati tirati in ballo libri, film e quant'altro in cui comparirebbero contenuti razzisti che andrebbero "epurati". E ovviamente tra i film incriminati c'era anche Via col vento che molte piattaforme tolsero dalla loro programmazione e se non ricordo male qualcuno propose per i libri di "epurarne" i contenuti razzisti modificando ad esempio la parola "negri" con "neri" e altri palliativi vari.
A me francamente questa cosa è sembrata una grande stronz... Modificare il passato, cancellando espressioni, comportamenti, fatti che ci sono stati non elimina il razzismo. Mi spiego la schiavitù negli Stati del Sud c'è stata, punto è un dato di fatto, che smettiamo di scrivere libri sull'argomento o di punto in bianco la chiamiamo diversamente non cancella il fatto che c'è stata. Che i negri venivano picchiati, linciati e altro è un dato di fatto e il fatto di dire "gente di colore" invece di "negri" non cambia le cose e non restituisce loro la vita. Nel 2022 possiamo anche dire "gente di colore", ma nell'Ottocento non si diceva certo così e modificare i libri o i film usando dei termini moderni è solo (sempre secondo me) un modo per lavarsi la coscienza senza troppa fatica e senza affrontare davvero il problema.
Voi cosa ne pensate?

Altri commenti dopo pranzo a stomaco pieno :ROFLMAO:
 

francesca

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Grande tema, Bouvard, anche se non sto leggendo con voi Via col vento, mi permetto di introdurmi nella discussione.
Trovo anch'io una grande stronz... questa epurazione sulla cultura del passato.
La trovo anche fuorviante per le nuove generazioni.
Faccio anche un altro esempio. Mi è capitato di vedere alcune delle serie tv o film fatte adesso come bridgerton oppure film produzione netflix, per esempio Persuasione tratto in teoria dal libro della Austin, oppure anche l'ultima rivisitazione di Assassinio sull'Oriente Express di Branagh.
In tutte queste produzioni moderne ci sono sempre la persona di colore, la donna nubile e l'omosessuale normalmente accettati in ruoli chiave e negli strati alti della società, in una specie di fiera del "politically correct". Questo è mistificante: a quel tempo, in quella società, le persone di colore erano nel gradino più basso della società e al più viste come qualcosa di esotico. Una donna non sposata era vista con sospetto e relegata ai margini, un omosessuale doveva nascondere la sua reale natura, pena non solo l'emarginazione, ma addirittura il carcere e la persecuzione. Potevano esserci delle eccezioni, ma erano appunto delle eccezioni.
Che valore ha non descrivere quelle società per come erano veramente?
E' solo la scuola, l'educazione, i social e i media che possono creare una coscienza e una sensibilità tale da far sentire che quelle società erano ingiuste, che quelle persecuzioni erano aberranti. Ed è giusto che chi vede adesso Via col vento possa sentirsi a disagio nel sentire chiamare "negri" le persone di colore: fa bene questo disagio, fa bene per i bianchi e i neri, per comprendere quanto fosse ingiusto.
Il rispetto per gli altri lo dobbiamo avere noi nella vita di tutti i giorni, non pretendere che lo avessero i nostri avi. Non lo avevano, è una ferita che deve rimanere aperta perchè non si torni mai indietro.
 

qweedy

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Condivido anch'io le vostre riflessioni e mi state anche facendo venire voglia di leggere "Via col vento".

Penso anch'io che si dovrebbe partire partire proprio dal disagio che si prova nel leggere con la sensibilità di oggi i termini e l'atmosfera razzista dell'epoca per una lettura critica della società razzista.

Secondo me la scuola non dovrebbe vietare questi libri in nome del politically correct, ma farne una lettura critica, parlando in classe del razzismo e delle sue radici nella cultura americana. In fondo il problema dell’odio razziale non è ancora risolto ed è anzi in espansione in tutto il mondo. La parola “nigger” ha aumentato col tempo il proprio impatto anziché diminuirlo. In America pur di non pronunciarla neanche tra virgolette si usa la perifrasi “the N-word”.

Comunque Via col vento è in buona compagnia, con Uomini e topi di Steinbeck, Il canto di Salomone di Toni Morrison, Il colore viola di Alice Walker, e molti altri classici. Addirittura c'è una nuova edizione delle Adventures of Huckleberry Finn di Mark Twain (nel cui testo originale la parola “nigger” è presente duecentodiciannove volte) in cui le parole “nigger” e “injun” vengono rimpiazzate rispettivamente da “slave” e “indian”.
 

MonicaSo

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Condivido anch'io le vostre riflessioni e mi state anche facendo venire voglia di leggere "Via col vento".

Penso anch'io che si dovrebbe partire partire proprio dal disagio che si prova nel leggere con la sensibilità di oggi i termini e l'atmosfera razzista dell'epoca per una lettura critica della società razzista.

Secondo me la scuola non dovrebbe vietare questi libri in nome del politically correct, ma farne una lettura critica, parlando in classe del razzismo e delle sue radici nella cultura americana. In fondo il problema dell’odio razziale non è ancora risolto ed è anzi in espansione in tutto il mondo. La parola “nigger” ha aumentato col tempo il proprio impatto anziché diminuirlo. In America pur di non pronunciarla neanche tra virgolette si usa la perifrasi “the N-word”.

Comunque Via col vento è in buona compagnia, con Uomini e topi di Steinbeck, Il canto di Salomone di Toni Morrison, Il colore viola di Alice Walker, e molti altri classici. Addirittura c'è una nuova edizione delle Adventures of Huckleberry Finn di Mark Twain (nel cui testo originale la parola “nigger” è presente duecentodiciannove volte) in cui le parole “nigger” e “injun” vengono rimpiazzate rispettivamente da “slave” e “indian”.
Volevo proprio citare Huckleberry Finn: libro censurato per l'uso del termine razzista "negro"... quando in realtà è ben altro quello che disturba in quel romanzo.
 

ayuthaya

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Risponderò domani a questi interventi così interessanti! E intanto vi dico che mi sono staccata adesso (e a fatica) dalla conversazione di Rhett e Rossella al ballo di beneficenza...
Mamma mia che uomo! E poi mi parlano di Mr.Darcy? Rhett è qualcosa di portentoso... già mi viene la voglia di rivedere il film per ammirare di nuovo gli occhi maliziosi e il sorrisetto beffardo di Clark Gable...

PS come far scadere in un solo post delle considerazioni di alto livello etico e culturale... 😅
 

bouvard

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Mamma mia che uomo! E poi mi parlano di Mr.Darcy?
Eh no Ayu, mi dispiace ma Rwth non può neppure allacciare le scarpe a Mr. Darcy!
Per carità è affascinane, ma il solo fatto che gli piaccia una sciocca viziara come Rossella me lo fa scadere nella considerazione...
Non so come si possano versare fiumi di lacrime per questo libro, tutta un'altra cosa quella lettera che Mr. Darcy scrive a Lizzie!😍😍
 

ayuthaya

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Eh no Ayu, mi dispiace ma Rwth non può neppure allacciare le scarpe a Mr. Darcy!
Per carità è affascinane, ma il solo fatto che gli piaccia una sciocca viziara come Rossella me lo fa scadere nella considerazione...
Non so come si possano versare fiumi di lacrime per questo libro, tutta un'altra cosa quella lettera che Mr. Darcy scrive a Lizzie!😍😍
Del romanzo della Austen ricordo pochissimo ma il fascino mascalzone di Rhett è innegabile dai! Forse perché lui è davvero mascalzone, davvero cinico ed egoista e questo in fin dei conti lo rende un personaggio unico... poi vabbè io Gable me lo sognavo pure di notte quando avevo 10 anni... (ero precoce 😅)
 

ayuthaya

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Cerco di farmi perdonare dei miei commenti appassionati su Rhett Butler/Clark Gable riprendendo l'osservazione di Bovard sul presunto "razzismo" di alcune opere. Io ricordo abbastanza bene che il film (quindi suppongo anche il libro) fosse stato criticato soprattutto per il linguaggio stereotipato attribuito agli uomini di colore, che parlano un inglese storpiato e sgrammaticato tradotto in italiano con "badrone, tu devi ascoltare me quando ti barlo". Non ricordo però se questa storpiatura sia anche in lingua originale (occorrerebbe chiedere a qualcuno che conosce bene l'inglese) o sia una scelta stilistica di traduzione (ne dubito). Anche se effettivamente è abbastanza fastidioso, immagino che anche questo faccia parte della cultura dell'epoca e vada accettato. Non condiviso ma accettato.
Sono quindi perfettamente d'accordo con voi su ciò che avete scritto e aggiungo una riflessione: un romanzo come questo, in cui la schiavitù è uno dei temi fondamentali (tanto più essendo stata una delle cause scatenanti della guerra), presenta un' "aggravante" molto interessante, ovvero l'attaccamento sincero, l'orgoglio e a volte l'evidente gratitudine che gli schiavi provano nei confronti dei loro padroni. Penso che questo aspetto sia ancora più scandaloso del termine "negro" perchè potrebbe far credere che la schiavitù fosse una cosa buona e che la condizione degli schiavi fosse invidiabile; penso che ne potrebbe nascere una discussione molto interessante... Era il punto di vista della Mitchell? Dei proprietari terrieri sudisti a cui lei dà voce? Credo piuttosto che, dato che la schiavitù era uno "stato di fatto" incontestabile, è naturale che si instaurasse un rapporto reciproco di stima e affetto fra padrone e schiavo, e una fedeltà indiscussa da parte di quest'ultimo che arrivava persino a "disprezzare" le famiglie di bianchi più poveri, come gli Slattery. Perché ad esempio nessuno condanna la discriminazione di questi bianchi che si vedono riconoscere una dignità inferiore a quella degli stessi negri? (Ora che ci penso questo è un tema affrontato anche da Faulkner in Assalonne, Assalonne!)
 

MonicaSo

Well-known member
Dalla prefazione della nuova traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani.

"...Ma il cambiamento più importante e radicale che abbiamo introdotto riguarda gli schiavi neri di Via col vento.
L’atteggiamento verso il razzismo è molto cambiato dagli anni Trenta a oggi e con esso sono cambiate le parole con cui se ne parla. Il termine nigger è l’esempio più lampante. Adesso negli USA è talmente offensivo da venire considerato impronunciabile, sostituito dall’eufemismo the N-word. Ne sa qualcosa Viggo Mortensen, che ha scatenato un putiferio osando pronunciarlo per esteso a una presentazione del film Green Book.
In italiano, di riflesso, sono aumentate le connotazioni negative del termine “negro”, fino a qualche anno fa semplice evoluzione del latino niger ed etimologicamente equivalente all’aggettivo “nero”.
Ai tempi della guerra di Secessione e di Margaret Mitchell, nigger era già offensivo, ma molto meno connotato di oggi. Fra neri era normale definirsi così, mentre in bocca a un bianco era un epiteto ingiurioso, come spiega lo zio Peter: «An’ dey call me a nigger an’ Ah’ ain’ never been call a nigger by no w’ite folks» («E mi hanno chiamato negro, che a me nessun bianco mi ha mai chiamato così»). Per indicare gli schiavi, prima e dopo l’emancipazione, Margaret Mitchell usa anche negro, darky e black.
Nella nostra traduzione abbiamo tenuto conto di questa evoluzione linguistica e di sensibilità, e abbiamo spesso mitigato i niggers di inizio Novecento di Margaret Mitchell usando “neri” o alternative come “schiavi”, “servi”, “servitù”, “domestici”, “braccianti”, eccetera. Se in Gone with the Wind ci sono 104 occorrenze del termine nigger, nella nostra traduzione i negr* sono meno di 50 mentre in quella del 1937 ammontavano a ben 469. I colleghi Salvatore e Piceni, infatti, rispecchiando il costume dei loro tempi, tradussero con “negr*” anche darkies e blacks e caratterizzarono negativamente nigger con “lurido negro” e “negraccio”.
Abbiamo optato per un atteggiamento analogo anche nei confronti della parlata degli schiavi, di cui Margaret Mitchell riproduce principalmente il suono e l’accento, ma che nelle traduzioni italiane precedenti, sia del romanzo sia del film, a nostro avviso sfiorava il grottesco. Abbiamo scelto pertanto di prendere le distanze dall’ormai proverbiale “Sì, badrona” e tradurre Yas’m con un assai più banale “Sissignora”. Nawsuh (No, sir) diventa spesso “Macché” e Gawdlmighty (God Almighty) “Ossignore”. E abbiamo dato per scontato che gli schiavi sapessero coniugare i verbi, anche se forse non usare correttamente il congiuntivo..."
 

qweedy

Well-known member
Sono quindi perfettamente d'accordo con voi su ciò che avete scritto e aggiungo una riflessione: un romanzo come questo, in cui la schiavitù è uno dei temi fondamentali (tanto più essendo stata una delle cause scatenanti della guerra), presenta un' "aggravante" molto interessante, ovvero l'attaccamento sincero, l'orgoglio e a volte l'evidente gratitudine che gli schiavi provano nei confronti dei loro padroni. Penso che questo aspetto sia ancora più scandaloso del termine "negro" perchè potrebbe far credere che la schiavitù fosse una cosa buona e che la condizione degli schiavi fosse invidiabile; penso che ne potrebbe nascere una discussione molto interessante... Era il punto di vista della Mitchell? Dei proprietari terrieri sudisti a cui lei dà voce? Credo piuttosto che, dato che la schiavitù era uno "stato di fatto" incontestabile, è naturale che si instaurasse un rapporto reciproco di stima e affetto fra padrone e schiavo, e una fedeltà indiscussa da parte di quest'ultimo che arrivava persino a "disprezzare" le famiglie di bianchi più poveri, come gli Slattery. Perché ad esempio nessuno condanna la discriminazione di questi bianchi che si vedono riconoscere una dignità inferiore a quella degli stessi negri? (Ora che ci penso questo è un tema affrontato anche da Faulkner in Assalonne, Assalonne!)
Secondo me l'attaccamento sincero, l'orgoglio e la gratitudine che gli schiavi dovrebbero provare nel fare parte di una grande piantagione e' solo un'illusione di alcuni proprietari sudisti. Probabilmente chi riteneva di trattare bene i propri schiavi pensava che gli stessi si sentissero orgogliosi di fare parte, anche se all'ultimo gradino, di una grande e ricca famiglia. E' lo scrittore bianco che fa questa narrazione.
 

bouvard

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Ben arrivata Qweedy! In quanto a te Francesca ipuoi ntrometterti ogni volta che vuoi
😍
Ieri e oggi ho avuto poco tempo sia x leggere che per commentare, ma anch'io penso che la vera forza di questo libro sia la scrittura della Mitchell, perché diciamocelo francamente la storia non è delle più originali, ma quando è così a fare la differenza è proprio avere una bella scrittura e decisamente la Mitchell ha una capacità descrittiva davvero notevole!
Sia quando si tratta di descrivere la natura di un personaggio sia quando si tratta di descrivere un paesaggio, un luogo.
Così brava che sto imparando diverse parole che non conoscevo (in effetti non so se questo sia merito della Mitchell o di una traduzione un po' datata o se sia colpa di una mia grande ignoranza!). Fatto sta che forse la parola llutulento (= fangoso) l'avessi già sentita, ms l'avessi dimenticata, ma di sicuro il verbo molcere (= lusingare, dare un soave piacere all'animo e al corpo) e ancor di più la parola guideldone (= ricomensa, remunerazione) le ignoravo del tutto.
 

ayuthaya

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Membro dello Staff
Secondo me l'attaccamento sincero, l'orgoglio e la gratitudine che gli schiavi dovrebbero provare nel fare parte di una grande piantagione e' solo un'illusione di alcuni proprietari sudisti. Probabilmente chi riteneva di trattare bene i propri schiavi pensava che gli stessi si sentissero orgogliosi di fare parte, anche se all'ultimo gradino, di una grande e ricca famiglia. E' lo scrittore bianco che fa questa narrazione.
Sì, sicuramente. La mia era anche un po' una provocazione, per puntare l'attenzione sul fatto che non è solo il linguaggio a trasmettere un punto di vista, ma molto più lo è il modo in cui le cose vengono rappresentate. In ogni caso sono abbastanza convinta che la consapevolezza della schiavitù e il conseguente "diritto alla libertà" non fossero così immediati e scontati, e ricordo bene alcuni romanzi di Faulkner che si soffermano sulla condizione di questi schiavi neri, resi da poco liberi, che si muovono come una massa disorientata e quasi disperata.
 

qweedy

Well-known member
Sì, sicuramente. La mia era anche un po' una provocazione, per puntare l'attenzione sul fatto che non è solo il linguaggio a trasmettere un punto di vista, ma molto più lo è il modo in cui le cose vengono rappresentate. In ogni caso sono abbastanza convinta che la consapevolezza della schiavitù e il conseguente "diritto alla libertà" non fossero così immediati e scontati, e ricordo bene alcuni romanzi di Faulkner che si soffermano sulla condizione di questi schiavi neri, resi da poco liberi, che si muovono come una massa disorientata e quasi disperata.
Giustissimo. La consapevolezza forse non c'era, e sicuramente non c'erano alternative, perché lo schiavo poteva solo venir venduto o catturato da altri, magari più poveri, o più crudeli.

Mi ha colpito leggere che a Tara al momento della preghiera serale gli schiavi si unissero ai padroni nella preghiera. Nei primi capitoli sembra che essere schiavi a Tara non sia così terribile.
 
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