Dalla prefazione della nuova traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani.
"...Ma il cambiamento più importante e radicale che abbiamo introdotto riguarda gli schiavi neri di Via col vento.
L’atteggiamento verso il razzismo è molto cambiato dagli anni Trenta a oggi e con esso sono cambiate le parole con cui se ne parla. Il termine nigger è l’esempio più lampante. Adesso negli USA è talmente offensivo da venire considerato impronunciabile, sostituito dall’eufemismo the N-word. Ne sa qualcosa Viggo Mortensen, che ha scatenato un putiferio osando pronunciarlo per esteso a una presentazione del film Green Book.
In italiano, di riflesso, sono aumentate le connotazioni negative del termine “negro”, fino a qualche anno fa semplice evoluzione del latino niger ed etimologicamente equivalente all’aggettivo “nero”.
Ai tempi della guerra di Secessione e di Margaret Mitchell, nigger era già offensivo, ma molto meno connotato di oggi. Fra neri era normale definirsi così, mentre in bocca a un bianco era un epiteto ingiurioso, come spiega lo zio Peter: «An’ dey call me a nigger an’ Ah’ ain’ never been call a nigger by no w’ite folks» («E mi hanno chiamato negro, che a me nessun bianco mi ha mai chiamato così»). Per indicare gli schiavi, prima e dopo l’emancipazione, Margaret Mitchell usa anche negro, darky e black.
Nella nostra traduzione abbiamo tenuto conto di questa evoluzione linguistica e di sensibilità, e abbiamo spesso mitigato i niggers di inizio Novecento di Margaret Mitchell usando “neri” o alternative come “schiavi”, “servi”, “servitù”, “domestici”, “braccianti”, eccetera. Se in Gone with the Wind ci sono 104 occorrenze del termine nigger, nella nostra traduzione i negr* sono meno di 50 mentre in quella del 1937 ammontavano a ben 469. I colleghi Salvatore e Piceni, infatti, rispecchiando il costume dei loro tempi, tradussero con “negr*” anche darkies e blacks e caratterizzarono negativamente nigger con “lurido negro” e “negraccio”.
Abbiamo optato per un atteggiamento analogo anche nei confronti della parlata degli schiavi, di cui Margaret Mitchell riproduce principalmente il suono e l’accento, ma che nelle traduzioni italiane precedenti, sia del romanzo sia del film, a nostro avviso sfiorava il grottesco. Abbiamo scelto pertanto di prendere le distanze dall’ormai proverbiale “Sì, badrona” e tradurre Yas’m con un assai più banale “Sissignora”. Nawsuh (No, sir) diventa spesso “Macché” e Gawdlmighty (God Almighty) “Ossignore”. E abbiamo dato per scontato che gli schiavi sapessero coniugare i verbi, anche se forse non usare correttamente il congiuntivo..."