Pathurnia
if you have to ask what jazz is you'll never know
Commento a "IN UN QUADRO DI ESCHER" di @ayuthaya
Questo sarà un manicaretto all'agrodolce ma certo non per colpa dell'autrice o dell'argomento. Dell'autrice si può dire che è stata capace di descrivere l'interno in modo efficace, di inquadrare il contesto geografico in maniera puntuale e precisa, di corredare il tutto con immagini decisamente affascinanti e tali da invogliare quasi tutti ad una visita. Insomma, tecnicamente è un articolo ben riuscito, è scritto con palese entusiasmo in modo da stimolare la fantasia e il desiderio.
Se non fosse che la sottoscritta, solo a vedere quelle volte infinite perdute in uno spazio apparentemente senza confini, si sente comequellavoltache....
Quella volta che davanti ad un paesaggio alpino, di fronte all'immensità di un panorama che si spalancava e perdeva in una discesa vertiginosa di valli e colline che digradavano all'orizzonte, con un viadotto in fondo che sembrava un filo d'erba e le auto lontane parevano formichine, l'animo mio si librava in spazi eterei ma lo stomaco si attorcigliava, la fronte sudava freddo, e i battiti arrivavano a mille...
Non temo l'aereo, anzi mi piace star su quella distesa di cielo che sembra una torta alla panna, non soffro il mal di mare anzi mi sembra un ottovolante, ma uno spazio illimitato mi opprime, mi disorienta, mi angoscia. Allora, scusami Ayu, apprezzo la libreria di Dujiangyan ma ci vengo a patto di trovare un angolino più riparato. Anzi, vedi, sono proprio io quella signora laggiù, con la concretezza di uno scaffale dietro le spalle, una solida ringhiera davanti e (dalla foto non si vede) un paio di paraocchi felpati per non vedere né l'abisso sottostante né l'abisso capovolto che sta in alto.
Ho scherzato? Sì, ma non del tutto. Comunque gran bel lavoro, Ayu!
Questo sarà un manicaretto all'agrodolce ma certo non per colpa dell'autrice o dell'argomento. Dell'autrice si può dire che è stata capace di descrivere l'interno in modo efficace, di inquadrare il contesto geografico in maniera puntuale e precisa, di corredare il tutto con immagini decisamente affascinanti e tali da invogliare quasi tutti ad una visita. Insomma, tecnicamente è un articolo ben riuscito, è scritto con palese entusiasmo in modo da stimolare la fantasia e il desiderio.
Se non fosse che la sottoscritta, solo a vedere quelle volte infinite perdute in uno spazio apparentemente senza confini, si sente comequellavoltache....
Quella volta che davanti ad un paesaggio alpino, di fronte all'immensità di un panorama che si spalancava e perdeva in una discesa vertiginosa di valli e colline che digradavano all'orizzonte, con un viadotto in fondo che sembrava un filo d'erba e le auto lontane parevano formichine, l'animo mio si librava in spazi eterei ma lo stomaco si attorcigliava, la fronte sudava freddo, e i battiti arrivavano a mille...
Non temo l'aereo, anzi mi piace star su quella distesa di cielo che sembra una torta alla panna, non soffro il mal di mare anzi mi sembra un ottovolante, ma uno spazio illimitato mi opprime, mi disorienta, mi angoscia. Allora, scusami Ayu, apprezzo la libreria di Dujiangyan ma ci vengo a patto di trovare un angolino più riparato. Anzi, vedi, sono proprio io quella signora laggiù, con la concretezza di uno scaffale dietro le spalle, una solida ringhiera davanti e (dalla foto non si vede) un paio di paraocchi felpati per non vedere né l'abisso sottostante né l'abisso capovolto che sta in alto.
Ho scherzato? Sì, ma non del tutto. Comunque gran bel lavoro, Ayu!
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