Perciò, giusto per continuare ad essere seri e perciò pignoli fino all’assurdità, torno alla strage di Sputin.
Io ho fatto ingegneria (ma giuro che non l’ho fatto a posta!), perciò di esami di fisica teorica ed applicata ne ho dato una fraccata, ma tutti pacifici perché basati su come distruggere il mondo inquinandolo, nessuno sulla distruzione del mondo così di botto.
Il mio calcolo (non da specialista perciò) si basava sul fatto che una bomba atomica sganciata in una città di 5 milioni di abitanti faccia 5 milioni di morti (a meno che non sia una bombetta atomica o le bombe atomiche russe facciano cilecca ), e poi che uno tsunami si propaghi a cerchi, come tutte le altre onde, perciò se va in un senso va anche nell'altro, e perciò se spazza via Londra (e tutto ciò che c’è prima) spazza via anche tutto ciò che c’è dall’altra parte, quindi per un po’ niente tulipani e zoccoletti di legno.
Anche i fisici del Nobel Institute in Norvegia parlano di 700 mila morti circa come ho già spiegato nel mio precedente post
E pure un altro sito di simulazioni parla di cifre simili: https://www.disarmo.org/ican/a/45238.html
Infine, siccome questa storia del numero di morti mi è venuta a noia e credo stia ammorbando anche gli altri forumlibrosi, anche io, come dice Ondine, mi fermo qui. Quando lo pubblicherò tolgo il numero sei e ci lascio soltanto “milioni di morti” e tanti saluti.
@GermanoDalcielo mi piacerebbe sapere anche da voi come sono nate le vostre idee...
C'è una domanda specifica che volevo fare a Ger: ma la data del tuo racconto ha un qualche significato particolare? avevi detto che anche tu avevi partorito questa storia un po' di tempo fa... magari c'entra con questo?
Grazie ayu per avermi fatto notare il lapsus assurdo della data! L’avrò riletto 10 volte e non l’ho mai notato!
Volevo ovviamente dire 12 giugno 2023 Un lapsus simile mi è capitato anche in passato per un assegno e per una PEC.
E no, non ho mai detto di averlo scritto l’anno scorso.
Per il concorso non avevo idee, ma una mattina di inizio febbraio stavo cucinando con la TV accesa su Studio Aperto e ho sentito un servizio sul pelato russo che parlava di quanti secondi impiegherebbero i suoi missili a centrare Londra e altre città. La giornalista parlava anche dell’eventualità che un missile cadesse nella Manica per un errore, causando uno tsunami alto 500 metri.
Non mi sono mai cimentato in una storia apocalittica, ma quello che mi sono subito detto è stato “non voglio un protagonista lagnoso che cerchi di impietosire” o faccia venire la carie ai denti (o il diabete come è successo a Pathurnia), perché il primo a storcere il naso per l’eccessivo sentimentalismo sono io, da lettore. Da qui nasce l’idea di incentrare la lettera sulla capacità di reazione dell’essere umano, lo spirito di adattamento, l’istinto di sopravvivenza nonostante il dolore totalizzante, piuttosto che sulla sofferenza o la perdita dei genitori.
A questo proposito mi riallaccio alla questione della freddezza di cui parlavano ayu e malafi, che ringrazio per aver scritto una frase emblematica riguardo al protagonista del racconto di Ester: la freddezza può essere il riflesso della rassegnazione o apatia di quella persona (e io ci aggiungerei pure dello shock), che magari dopo cinque mesi ha pianto tutte le sue lacrime e si sente svuotata, prosciugata.
In ogni caso non è facile rendere tridimensionale un personaggio in un racconto breve, anzi brevissimo come una lettera. Grazie davvero a chi l’ha votato e chi ha speso belle parole per commentarlo.