301° MG - Trilogia di New York di Paul Auster

francesca

Well-known member
Io proseguo il III racconto e devo dire che avverto una certa suspance... Austen è bravissimo nel tenere alta la tensione e anche nel portare il lettore ad immaginare possibili sviluppi ad ogni girar di pagina.
 

ayuthaya

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Ho appena finito. Beh... indubbiamente un'opera abbastanza complessa o che vuole far credere di esserlo. Sarà difficile dissipare questo dubbio.
Come già detto, cercherò di "digerire" questo libro per tirarne fuori un commento, se riesco. Di certo Auster è un autore molto interessante, leggerò altro.
 

francesca

Well-known member
Io sono alle pagine finali de La stanza chiusa, sono molto molto perplessa e ho il timore che tutto si sgonfierà lasciando una sensazione di non-sense e vuoto. Auster mi piace, ma a questo punto, dopo questo IV libro suo che sto leggendo, mi domando se è lui che non sa concludere le sue storie, o sono io che non capisco le sue conclusioni.
 

MonicaSo

Well-known member
Questa notte ho finito.
Però non so cosa dire, credo di aver sbagliato dall'inizio pensando di leggere un noir o simile... invece si tratta di...? forse distopico?
Aspetto i vostri commenti perché ho le idee un po' confuse
 

francesca

Well-known member
Finito anch'io.
Come immaginavo, non ci ho capito niente.
Singolarmente preso, ogni racconto finisce senza concludersi veramente.
I rimandi da uno all'altro farebbero pensare a un filo rosso che li lega e ne spiega le parti più oscure, ma impossibile per me raccapezzarci qualcosa.
A proposito, ma i due famosi Peter Stillman che Quinn incontra all'inizio, identici ma uno messo male e uno tutto ben vestito... quando poi Quinn decide di seguire quello più trasandato, avranno un senso? Ho quasi pensato che lo Stillman che si incontra nell'ultimo racconto fosse quello messo bene.
Per un po', ne La stanza chiusa, ho pensato addirittura di essere davanti a qualcosa simile a L'uomo duplicato di Saramago e che il protagonista e Fanshawe fossero la stessa persona. Poi, preseguendo nella lettura, ho pensato che Sophie e il marito scomparso si fossero messi d'accordo per incastrare il protagonista e che alla fine Quinn sarebbe risaltato fuori.
Poi mi sono arresa e ho capito di aver sbagliato approccio: questi non sono racconti gialli, ne thriller polizieschi. Hanno a che fare con lo smarrimento della mente. Finita la lettura la sensazione è quella di aver attravarsato una casa degli specchi piena di gente, senza riuscire a capire veramente nè quale fossero le persone reali nè quali quelle specchiate o addirittura immaginate.
Ci provo a rimuginare ancora sù, ma temo che non troverò un senso, e forse nemmeno Auster ce l'aveva in mente.
 
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