304° MG - Il delitto del conte Neville di Amélie Nothomb

Ondine

Logopedista nei sogni
Domani io e Roberto89 leggeremo Il delitto del conte Neville di Amélie Nothomb, se qualcuno vuole aggiungersi è benvenutissimo!
Intanto io mi incammino verso il castello del conte, vi aspetto lì!

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Un conte che dà l’ultima festa nel giardino del suo castello prima di venderlo, perché i castelli sono lussi sfrenati che l’aristocrazia non può più permettersi. Una figlia adolescente e irrequieta, dall’infausto nome Sérieuse, incapace di provare alcunché, anestetizzata dalla sua età confusa e tetra. La predizione di una veggente all’uomo: “Durante il ricevimento lei ucciderà un invitato”. “Mi scusi?”. “Stia tranquillo. Andrà tutto a meraviglia”.
Un po’ tragedia, un po’ giallo, un po’ farsa, Il delitto del conte Neville, ventiquattresimo romanzo di Amélie Nothomb, descrive, con spietata ironia, il piccolo mondo della nobiltà belga, aggrappata a tradizioni senza tempo, isolata e avulsa da un paese altrimenti all’avanguardia.
Il racconto è un omaggio a Oscar Wilde e al suo Il delitto di Lord Arthur Savile ma è, soprattutto, un ritratto, a dire dell’autrice, “fedelissimo”, della famiglia Nothomb che tuttavia, nel leggerlo, racconta Amélie, invece di incupirsi in una rovinosa autocoscienza, “ha riso di gusto, domandandosi chi fossero quei bizzarri signori della storia”. La premonizione, di cui il conte non dubita neppure per un istante perché il destino è una strada segnata e ineluttabile, è spaventosa e funesta. No, non perché l’omicidio sia, in sé, una macchia scellerata (“Può accadere a chiunque, per caso o per mille altre ragioni plausibili”, riflette lui tra sé). L’inaccettabile aberrazione sta nell’uccidere un ospite, categoria eletta in seno alla specie umana: “L’assassinio premeditato di un invitato è la dimostrazione, incredibilmente volgare, che non si conosce l’arte di ricevere”, spiega Evrard, amico del protagonista e massimo esperto di storia dell’aristocrazia belga. “I miei genitori, quando ero piccola, accoglievano, a casa, fino a mille ospiti al mese. Mio padre, a loro e non a noi, offriva il meglio di sé. Deve essere allora che ho cominciato a coltivare il sogno dell’assassinio dell’invitato. Ed è per resistere a questa insopprimibile tentazione che oggi, a casa mia, non ricevo mai nessuno”, è la lettura autobiografica dell’autrice.
 

Ondine

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Ho iniziato da poco e già la diciassettenne, così come la descrive la veggente, mi fa molta tenerezza e compassione, nel senso che soffro insieme a lei. So benissimo cosa significa essere un adolescente taciturna ed introversa, il padre non ritiene che la figlia abbia bisogno di un intervento psicologico e non si è accorto della sua scomparsa notturna se non la mattina seguente, dopo che la donna lo aveva informato per telefono, e la cosa più drammatica è che la ragazza è consapevole del fatto che il padre non si sarebbe accorto presto della sua assenza. Un altro elemento che mi ha profondamente colpito è che la veggente trova la ragazza su un prato, nel bosco, sotto la luna, in posizione fetale e tremante di freddo. Questa veggente sembra la fata di una favola, la figura protettiva.
 
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Ondine

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Oggetto di riflessione per me poi è la scelta dei nomi e la spiegazione che Neville dà a questa scelta: Oreste ed Elettra per i gemelli di ventidue anni, chiamati così perché è più tollerante con il parricidio e il matricidio che con l'infanticidio, spiegazione che lui dà a chi gli chiede perché non sia stato coerente e non abbia chiamato sua figlia minore Ifigenia.
 
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Roberto89

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Sì è molto triste che lei sappia, che si renda conto che lui non se ne accorgerebbe. Il momento in cui si capisce che i propri genotori sono "così", accettandone dei difetti abbastanza grandi e che hanno e avranno impatto sulla vita del figlio, è una brutta botta di cui nemmeno ti rendi conto, ma potrebbe condizionare la tua vita futura in modo poi indelebile.

Comunqure la Nothomb probabilmente fa riferimento anche alla sua adolescenza, ha sofferto di anoressia, non ricordo se i genitori ne fossero o meno consapevoli.
 

Roberto89

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In effetti le scelte dei nomi sono quantomeno particolari.
Per ora non so cosa pensare della profezia della donna. Mi chiedo se accadrà e in questo caso a chi e perché.
 

Ondine

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In effetti le scelte dei nomi sono quantomeno particolari.
Sì, il conte cita anche Tristano e Isotta, due diciassettenni (forse innamorati e che volevano fuggire?) che giravano nel bosco, evidentemente questi aristocratici nella scelta dei nomi si affidano ai miti, chissà se poi ricompaiono nella storia.
Mi chiedo se Serieuse sarebbe veramente tornata a casa o se in realtà voleva fuggire.
 

Ondine

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Quanti spunti di riflessione: a dodici anni anche Beatrice, la sorella della madre di Serieuse, cambiò umore e da allegra diventò triste, proprio come accadde a Serieuse nella pubertà. E' evidente come Serieuse sia una proiezione di Amelie: prima di diventare apatica Serieuse era appassionata di sceneggiatura teatrale che scriveva lei stessa e affidava le parti ai compagni di classe. Nell'adolescenza si spense.
 

Roberto89

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Io per ora penso che fosse sincera, magari aveva solo bisogno di stare un po' libera e ha scelto quel modo.
 

Ondine

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Io non mi sono ancora fatta un'idea su questo, o meglio forse non lo voglio dire ad alta voce.
Sto leggendo che anche per il conte il dodicesimo anno è stato emblematico, ha perso la sorella amatissima Louise (lei aveva quattordici anni) per una malattia a cui non vuole dare un nome ma dice che il freddo e la malnutrizione hanno contribuito alla sua morte e odia il castello perché a causa del freddo delle sue mura Louise si è aggravata fino a morire (l'idea che mi sono fatta è che Louise soffrisse di anoressia e che il conte non voglia guardare la realtà perché ha paura che la figlia sia come Louise).
 

Ondine

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Riporto la citazione di Antigone che Henri pensa tra sé perché mi piace molto (peccato che la cita mentre sta scegliendo la sua vittima tra la lista degli invitati!):
Sono nata per condividere l’amore, non l’odio.
Evidentemente è Amelie che con questo romanzo si diverte a giocare con la mitologia greca, non ho capito se la prende sul serio o se i suoi riferimenti alla classicità sono ironici e sovversivi.
Cioè non ho capito se siamo di fronte ad una tragedia come mi era sembrato dall'incipit.
 

Ondine

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Roberto ma Elettra prima a me risulta che ha ventidue anni, come Oreste, mentre poi trovo scritto che ha vent'anni.
Quindi Oreste ventidue ed Elettra venti?
 

Roberto89

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Riporto la citazione di Antigone che Henri pensa tra sé perché mi piace molto (peccato che la cita mentre sta scegliendo la sua vittima tra la lista degli invitati!):
Sono nata per condividere l’amore, non l’odio.
Evidentemente è Amelie che con questo romanzo si diverte a giocare con la mitologia greca, non ho capito se la prende sul serio o se i suoi riferimenti alla classicità sono ironici e sovversivi.
Cioè non ho capito se siamo di fronte ad una tragedia come mi era sembrato dall'incipit.
Io non sto cercando anche perché molti nomi legati alla mitologia non li conosco. Ci sarebbe da approfondire ma non è detto poi che abbiano un legame coi personaggi e con la storia, come una specie di allegoria. Ma non penso che farebbe un lavoro simile pee un libro di neanche 200 pagine 🤔
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Ci sarebbe da approfondire ma non è detto poi che abbiano un legame coi personaggi e con la storia.
Fino ad ora non mi sembra che ci sia un legame tra i personaggi mitologici e i personaggi del romanzo, vediamo come procede, sono arrivata a quando il conte cita Antigone come ho scritto nel mio precente post.
 
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