Pathurnia
Well-known member
Intanto volevo continuare a parlare di ciò che ha detto @MaxCogre sull'altro thread, che poi sarebbe quello della sfida sui film italiani, ma forse se replico qui è la sede più adatta.
Ogni tanto (!!) anch'io cerco di fare le cose con ordine.
Max ha scritto:
Mi riguardavo le nostre belle liste, e ho notato questa cosa: sono quasi tutti film recenti, quindi vuol dire che sulle piattaforme prevalgono, o quanto meno sono in evidenza. Ci sono tantissimi nuovi registi, ma nessuno 'spicca' o si afferma talmente da entrare nell'immaginario popolare, come ad esempio si poteva dire alla fine del secolo scorso (ecco, ora mi sento proprio un po' vegliardo lol), Scola, Fellini, Moretti, Troisi, Benigni, Verdone. Mi sembra inoltre, ma forse è una mia impressione, che il regista è diventato inoltre una cosa che si può fare 'estemporaneamente', cioè si fanno un paio di film e poi si molla tutto, così, oppure l'attore diventa regista, così per provare. Invece per gli attori mi sembra che la cosa sia rimasta la stessa del secolo scorso, una lunga gavetta, fino ad arrivare ad essere conosciuti e riconosciuti da tutti. Non so, è come se la 'visione del mondo' che prima era il regista ad affrontare con un lento affinamento e approfondimento di storia in storia, sia passata nelle mani dell'attore che diventa il vero narratore ma di sè stesso, indipendentemente dal regista e in qualche modo anche dalla storia (che può essere a questo punto, e nella serialità lo è sicuramente, anche abbastanza formulaica). Vaneggiamento?
Visto che gli ho quasi ucciso la discussione con i miei dubbi lessicali, voglio provare a interloquire adesso, e non dico "rispondere" perché più invecchio (si fa per dire
) e più mi accorgo che non ho risposte ma solo punti di vista.
Punto primo: se nessun regista spicca tanto da entrare nell'immaginario popolare, mi chiedo se l'immaginario popolare esista ancora, e mi chiedo anche se esista un "popolo" capace di immaginare qualcosa al di là della bulimica ingestione di intrattenimento di ogni tipo.
Allora preferisco la frase che Max scrive un po' più avanti, sulla mancanza di Autori che abbiano una loro "visione del mondo", è più in sintonia con quel che penso. Però anche qui c'è un dubbio: ma davvero sono gli Autori a far nascere i contenuti del nostro immaginario? E se è così, quali sono gli Autori che oggi ci propongono qualcosa di personale, e quali sono invece gli spacciatori di adolescenza- sessosessosesso -famiglia in crisi- truffe varie- panettoni e altra paccottiglia?
E se noi non siamo capaci di identificare i registi che hanno qualcosa da dire, non è magari che siamo ipnotizzati dall'algoritmo e stremati dalla voglia di una distrazione purchessia?
La mia idea è che i registi originali ci sono, ma sono sommersi da un'offerta sovrabbondante e da una domanda che chiede qualità scadente ma a portata di mano, un cinema usa e getta per risparmiare i soldi dello Xanax.
Se noi consumiamo troppo, (e male) allora loro ci proveranno, ex attori compresi. Non perché abbiano una "visione del mondo", ma per auri sacra fames.
E con questa citazione latina mi sono anche vendicata di Max che mi ha stesa con quella parola nuova. (LOL)
Ogni tanto (!!) anch'io cerco di fare le cose con ordine.

Max ha scritto:
Mi riguardavo le nostre belle liste, e ho notato questa cosa: sono quasi tutti film recenti, quindi vuol dire che sulle piattaforme prevalgono, o quanto meno sono in evidenza. Ci sono tantissimi nuovi registi, ma nessuno 'spicca' o si afferma talmente da entrare nell'immaginario popolare, come ad esempio si poteva dire alla fine del secolo scorso (ecco, ora mi sento proprio un po' vegliardo lol), Scola, Fellini, Moretti, Troisi, Benigni, Verdone. Mi sembra inoltre, ma forse è una mia impressione, che il regista è diventato inoltre una cosa che si può fare 'estemporaneamente', cioè si fanno un paio di film e poi si molla tutto, così, oppure l'attore diventa regista, così per provare. Invece per gli attori mi sembra che la cosa sia rimasta la stessa del secolo scorso, una lunga gavetta, fino ad arrivare ad essere conosciuti e riconosciuti da tutti. Non so, è come se la 'visione del mondo' che prima era il regista ad affrontare con un lento affinamento e approfondimento di storia in storia, sia passata nelle mani dell'attore che diventa il vero narratore ma di sè stesso, indipendentemente dal regista e in qualche modo anche dalla storia (che può essere a questo punto, e nella serialità lo è sicuramente, anche abbastanza formulaica). Vaneggiamento?
Visto che gli ho quasi ucciso la discussione con i miei dubbi lessicali, voglio provare a interloquire adesso, e non dico "rispondere" perché più invecchio (si fa per dire
Punto primo: se nessun regista spicca tanto da entrare nell'immaginario popolare, mi chiedo se l'immaginario popolare esista ancora, e mi chiedo anche se esista un "popolo" capace di immaginare qualcosa al di là della bulimica ingestione di intrattenimento di ogni tipo.
Allora preferisco la frase che Max scrive un po' più avanti, sulla mancanza di Autori che abbiano una loro "visione del mondo", è più in sintonia con quel che penso. Però anche qui c'è un dubbio: ma davvero sono gli Autori a far nascere i contenuti del nostro immaginario? E se è così, quali sono gli Autori che oggi ci propongono qualcosa di personale, e quali sono invece gli spacciatori di adolescenza- sessosessosesso -famiglia in crisi- truffe varie- panettoni e altra paccottiglia?
E se noi non siamo capaci di identificare i registi che hanno qualcosa da dire, non è magari che siamo ipnotizzati dall'algoritmo e stremati dalla voglia di una distrazione purchessia?
La mia idea è che i registi originali ci sono, ma sono sommersi da un'offerta sovrabbondante e da una domanda che chiede qualità scadente ma a portata di mano, un cinema usa e getta per risparmiare i soldi dello Xanax.
Se noi consumiamo troppo, (e male) allora loro ci proveranno, ex attori compresi. Non perché abbiano una "visione del mondo", ma per auri sacra fames.
E con questa citazione latina mi sono anche vendicata di Max che mi ha stesa con quella parola nuova. (LOL)