gio.martini61
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bellissimo, mi è piaciuto molto
Con "Il nome della rosa" di Eco ho imparato questo: mai guardare la trasposizione cinematografica prima di aver letto il libro. E purtroppo, ho avuto in mente il volto di Sean Connery per tutte le 500 pagine oltre a conoscere l'assassino prima dell'apertura del libro.
Siamo nel 1327, l'ambientazione è tutta medievale. Eco la descrive soprattutto attraverso le parole dei personaggi, monaci francescani che vivono di credenze mistico-popolari guardando con golosità alle nuove filosofie moderne. Guglielmo da Baskerville è un monaco inglese, ex inquisitore pentito, che viene mandato dall'imperatore per assistere ad un convegno che ha sede in un monastero benedettino dell'Italia settentrionale. Ad accompagnarlo vi è colui che imprimerà su di un manoscritto le vicende vissute quando era monaco novello e allievo di Guglielmo, Adso da Melk.
Il convegno è, in realtà, il contesto attraverso cui Eco può mostrare come in quel periodo vi fosse un non celato scontro fra potere imperiale e potere ecclesiastico. La parte di Chiesa che desidera vivere in povertà (sostenitrice delle tesi pauperstiche appoggiate ovviamente dall'imperatore) e la parte a sostegno della Chiesa come detentrice sia del potere laico che di quello spirituale. Guglielmo da Baskerville rappresenta quella parte di Chiesa sostenuta dallo stesso Francesco d'Assisi, volta al solo bene spirituale.
Il tempo di una sola settimana è scandito ogni giorno dai ritmi della vita monastica (prima, terza, sesta, nona, vespri, compieta): cinque sono i monaci uccisi, tutti con una particolare storia alle spalle e un solo libro dinnanzi che li porterà alla perdizione: la parola proibita.
Le atmosfere, fatte di pochissime luci e di tanta penombra, sveleranno pian piano gli scheletri che i monaci nascondono dentro i propri armadi: i fatti che vedranno Guglielmo e Adso nelle vesti di "moderni investigatori" saranno abilmente intervallati da discorsi filosofici che hanno storicamente occupato il medioevo trecentesco, a partire dalle tesi di Guglielmo d'Occam. "Il nome della rosa" è, in effetti, un libro che può essere letto con due intenti differenti: la conoscenza, grazie alle numerose informazioni storiche, di un dibattito filosofico forse poco conosciuto ai "non addetti ai lavori" e la piacevole compagnia di un'avventura investigativa tipica di un giallo medievale. Certo le due cose si intrecciano ed Eco dimostra pur sempre di essere un abile intrattenitore, che sa costruire trame narrative accattivanti intorno alle sue profonde conoscenze.
Peccato che prima di leggere il libro ho visto il film, cosa da mai fare :W