Svevo, Italo - La coscienza di Zeno

pigreco

Mathematician Member
questo Zeno e' un inetto? gli manca il volere? o vuole essere cosi'?


Zeno rappresenta tutti noi. Svevo è riuscito ad entrare in quei luoghi proibiti a quasi tutti gli esseri umani, proprio perchè conservano l'essenza dell'uomo stesso e del suo pensiero. E, tornato da questo incredibile viaggio, ce lo ha raccontato in ogni minimo dettaglio in questo romanzo che rimane uno dei più grandi capolavori della letteraura italiana.
 

sergio Rufo

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Autocoscienza

quando muore il padre Zeno e' profondamente onesto nel suo pensiero.
Prima prova per dimostare che la sua coscienza non funziona proprio male male, anzi.
Alla morte, pensa: " che faccio Io ora?"
 

sergio Rufo

New member
Zeno e' uno dei piu' grandi personaggi della letteratura italiana. Un benriuscito, diciamola tutta.
Un vincente per dirla in modo grossolano , uno spirito superiore per dirla in altro modo.
Altro che psicoanalisi! qui si tratta del " tipo" in ottima salute, sovrabbondante di buona salute che concepisce la vita e la condizione di natura nel modo unico concepile: si! ed amen!
Nessun capovolgimento, nessuna storpiatura, nessuna devianza: una linea retta, un anello dietro l'altro.

Laddove manca la "selezione" di natura, la', manca necessariamente uno Zeno.

La natura non fa calcoli , fa esperienze.
 

sergio Rufo

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altro che psicoanalisi.
La concezionde dell'uomo di Zeno e' profondamente sana perche' rimane se stessa.-
La psicoanalisi ( come la tecnica) concepisce un allungamento esteriore dell'organismo. La totalita' di quest'ultimo di conseguenza ne rimane alterata, falsata, storpiata.
Se si aggiunge all'intimo io una maschera di razionalita', questo io non potra' piu' essere se stesso.
La psicoanalisi ( come del resto tutta la psicologia) o la tecnica diventano la" malattia". E questo capovolgimento a rappresentare la parte piu' profonda del romanzo di Svevo: malattia e salute.
Cosa vogliono dire queste due parole? cosa significa vita parassitaria?
La vita parassitaria rimane nella sua essenza piu' profonda l'eterna " giustficazione" ad ogni nostra intenzionalita'. Tutti gli istinti vengono sottoposti ad un vaglio psicologico, ad un perche'?
Ma come? si vorrebbe trovare una spiegazione laddove non v'e' ne' alcuna? oppure piu' irresponsabilmente si vorrebbe giustificare con un " calcolo" cio' che e' profondamente estraneo a quest'ultimo?

del resto tutte le massime e minime cose della vita sono cosi' e non altrimenti.
La psicologia si puo' chiamare a buona ragione " altrimenti".

Del resto Svevo dice bene , dice benissimo, quando sostiene:
" se io volessi anadare a letto con due bellissime donne lo psicanalista sara' l'unica persona che si chiedera' come mai costui vuole andare a letto con queste donne?"

Si, la psicologia merita questo eccelso sarcasmo.
 

sergio Rufo

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tutto cio' che e' malato rinuncia.
Una debolezza costituzionale, una spina dorsalre debole, un incapacita' profonda di volere se stessi quali noi siamo. Sono questi i sintomi della grande malattia.
La rinuncia, la mistificazione di se stessi nell'altro; criteri di giudizi gravemente deficitari.
Zeno capisce tutto questo molto bene.

La vita ha una condizione irrinunciabile: la propria ineluttabilita'. Inevitabile la sua condizione mortale, la sua condizione precaria, la sua profondissima indifferenza. La vita e' indifferente alla condizione umana.
Gente che vive gente che muore, gente che gioisce che che patisce; gente che ha piacere gente che soffre. E' in questa l'atalena che la vita giustifica e vuole se stessa.
E si vuole eternamente cosi'. L'idea uomo non appartiene a nessun tipo di considerazione: come tutte le astrazioni ricorre ad una struttura parallela per potere salvarsi dalla sua paura.
Laddove ci sono' paura e timore- e diciamolo- qualcosa di malriuscito, la' si annida la grande domanda : perche? dove sbagliamo?
SiI diventa interessati.

La vita e la natura per lora essenza sono, invece, completamente dis-interessate.
 
Se lo chiederebbe anche l'eventuale partner, e anche lì l'istinto prevarrebbe :mrgreen:

Ma ho inteso quello che Svevo ha così ben rappresentato. Lo rileggerò anch'io, voglio vedere - a distanza di 20 anni - com'è cambiata la mia coscienza.
 

sergio Rufo

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Una persona che muore fondamentalemnte ci lascia soli. Lui muore e noi rimaniamo soli.

Intervengono le parole , la coscienza: che pensi? perche' pensi un pensiero cosi' egoista?
L'antitesi e' perfetta: nel pensiero istintivo , come in qualsiasi nostra intenzione e azione, corrisponde la totalita' di un organismo vivo che accresce se stesso rispondendo a se stesso senza calcoli.
Nel giudizio di merito ( autocoscienza) intervengono le parole ma queste rappresentano solo un frazione dell'intero organismo: questa piccola e finta parte vorrebbe invalidare l'essenza totale istintiva.
Dicendo si, ci si ammala.
 

sergio Rufo

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il titolo non inganni.
Si sa che la coscienza da sola non basta.
Non si puo' essere solo coscienti. Se lo fossimo saremmo immanenti alla cosa di cui saremmo coscienti ( Nietzsche Sartre)
E Svevo questo lo sa benissimo: bisogna essere coscienti di essere coscienti.
La coscienza , dunque, diventa autocoscienza di essere coscienti.
Ma che significa questa autocoscienza?
Vagliare l'istinto con un filtro morale ed innaturale.
In fondo la malattia nasce proprio in questo momento: ri-considerare la vita e la sua condizione naturale con una misura " aggiunta" e quindi del tutto avulsa dal contesto.
Come dire: misurare quanti litri ci sono in un recipiente con un metro.
 

Raskolnikov

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Di Zeno ho un ricordo di gratitudine; saranno otto anni orsono ed era un pò che avevo smesso di leggere, fatta eccezione per sporadiche e svogliate occasioni. Un giorno, sotto consiglio di un mio caro amico, mi rimbocco le maniche e mi riaffaccio al capolavoro sveviano e trovo un tesoro, rinizio a scoprirmi e a ricercarmi e a risorprendermi. Finita la lettura, non è trascorso un giorno senza trovarmi per un'ora almeno con un libro sotto gli occhi.
 

sergio Rufo

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raskonikov dici bene.
Leggere Svevo e io suo Zeno significa riscoprirsi.
La considero la mia ri-lettura piu' importante degli ultimi cinque anni.
Rileggere Zeno con una nuova coscienza piu' vecchia di qualche anno...e' proprio un auto-riconoscersi.
Non tanto, naturalmente, nei singoli episodi che possono divergere tra l'eroe sveviano e noi stessi, ma nel suo abbraccio piu' generale ad una visione che ognuno di noi si fa di se' medesimi.
La coscienza di Zeno e' un passo verso l'onesta', e' un atto di indipendenza, e' una forma di ribellione: insomma e' un volersi bene.

Nikki: rileggilo pure ne rimarrai soddisfatta al di la' del fatto delle repliche.

Rileggilo corrispondendolo soprattutto a te stessa.
Zeno si astrae da " una " storia: e' una coscienza piu' generale, piu' in toto. Zeno rappresenta la volonta' di adesione alla vita che in modo del tutto naturale vive in noi.
La malattia " umana" e' proprio quella di volerla arricchire di significati che non esistono, ma che ci rassicurano.
Il " tradimento" peggiore e', infatti, non solo rinnegare l'andamento danzante del proprio io, bensi' quello di disconoscere la condizione esistenziale che e' molto piu' semplice di quella che noi pensiamo o vogliamo pensare.

Quando Svevo con memoria niciana parla di " parassitismo" vede bene: "l'aggiunta" di valore inteso come spiegazione necessaria delle nostre intenzioni o reazioni altro non e' che una forma di parassitismo.
Si vive a spese della nostra interpretazione ma questo non rende liberi, ma schiavi.

La vita non interpreta, la vita manifesta se stessa.
Buona lettura.
 

sergio Rufo

New member
ok, raskolnikov.
E un onesta' deve essere anche del lettore.
Dice molto bene Julia quando dice che vuole rileggerlo con una nuova coscienza anni dopo.
Anche questo e' testimonianza di onesta': da " grandi" si e' piu' forti per accantonare alcuni pregiudizi e per accettarsi come si e'.
La natura umana non e' cosi' variegata come si vuole credere: variegate, piuttosto, sono le idee che noi ci facciamo a riguardo.
La coscienza di Zeno, in realta', e' un salto in la': e' come spogliare un manichino del vestitino cucitogli addosso. Le idee...sono vestitini.
E mentre l'uomo schiavo moderno scodinzola felice come un cagnolino a cui e' stato dato un metro in piu' di guinzaglio ( la psicologia e tutta la psicoanalisi altro non sono che guinzaglio) perche' si compiace di una mera' liberta' in piu' ( si e' auto giustificato) Zeno tronca il guinzaglio.
La liberta' di essere cio' che siamo non si misura in metri in piu e in metri in meno.
 

Maurizio G.

New member
grandissimo libro.
Zeno Cosini è un personaggio indimenticabile.
Eternamente teso tra i suoi propositi, la realtà, i suoi alibi.
é l'antieroe per eccellenza, è l'uomo in tutte le sue sfaccettature.
Bello, bello, bello.
 

Martymiky

New member
Premetto di averlo letto anch'io su richiesta dei professori e che ciò abbia influenzato il mio giudizio, però non mi ha fatto impazzire.

Dopo averlo studiato posso dire che Svevo mi piace molto come autore, soprattutto perchè ha trattato di questioni che sono proprie anche dell'odierna società.
E per quanto riguarda il romanzo ho fatto molta fatica con gli ultimi capitoli: troppo lunghi e noiosi. Credo di non averlo ben capito nel profondo e sicuramente se lo rileggerò tra un paio d'anni forse riuscirò a coglierne l'essenza.
 
S

Simone Rondinelli

Guest
Che edizione prendere

Vorrei un consiglio su che edizione comprare dato che l'ho trovato di diverse case editrici
 

James

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Tragicomicamente attuale

Ho finito proprio ieri di leggere questo libro per la prima volta, e' stata un'esperienza estremamente gradevole e divertente nonostante la mole.
Spero non sia solo la mia impressione, ma per me Zeno e' stato un personaggio tanto comico forse quanto triste.
La comicita' proviene dal fatto che Zeno si trova davanti ad una vita intera di decisioni. Cosa fare, cosa pensare? Solo davanti ad un mondo di decisioni.
Il tutto inizia con lo schiaffo di suo padre morente. Il padre, la figura che piu' dovrebbe guidarci nel mare di decisioni della vita, che dovrebbe darci tutte le armi che ci servono, lascia qui Zeno armato solo di sensi di colpa, di inadeguatezza. E soldi. Abbastanza soldi da non doversi preuccupare di nulla per l'intero avvenire.
Tanti sono sospinti nella vita dalla ricerca, obbligata, dei soldi. Dal sacrificio per i soldi. Si puo' dire che il 99% dei contemporanei di Zeno non avesse il tempo neanche per leggere un libro, in quanto il lavoro, la sopravvivenza stessa richiedeva gran parte delle loro energie. Mettiamoci insieme il desiderio di avere una famiglia e mantenerla, e abbiamo una combinazione per una vita vissuta in auto-pilota.
Zeno invece si trova davanti a questa vita di liberta', ma liberta' di fare cosa esattamente? Solo come un cane. Immune dagli affanni della persona comune, persino dei suoi affari si occupa qualcun'altro.

Tracciamo un parallelismo, prendiamo il giovane di oggi, nei suoi 20. Mamma e papa' benestanti gli pagano l'universita', e lui va a studiare da qualche parte, una qualche laurea che probabilmente lo lascera' a casa disoccupato. Eccolo qui lo Zeno del 2017. Che passa da giurisprudenza a chimica senza avere idea di dove si trova, senza sapere se e' all'altezza, ma all'altezza di cosa? Quale futuro? Una landa desolata di incertezza. Spunta qualche bagliore in lontananza, ecco internet con tutti i consigli del mondo a portata di mano, ecco l'amico nella nostra stessa condizione, ecco tutti i libri dei grandi del passato a illuminarci la via. ECCO TINDER! Siamo ben diversi da Zeno. Zeno e' solo.

Sicuramente cosciente di essere colpevole, di non essere all'altezza di dove si trova, manifesta tutto sotto forma dei sintomi di questa sua malattia.
Tutti siamo stati malati. Tutti abbiamo guardato i laboriosi ingranaggi della societa' chiedendoci se ci sia posto anche per noi. Tutti abbiamo messo gli occhi su una ragazza e ci siamo chiesti - ***** ma che devo fare? - Ed eccolo li Zeno con la busta di soldi che prova a comprare l'amore. Eccolo li che consapevole della propria inettitudine guarda il mondo del commercio da una posizione di totale sicurezza in quanto assistente del suo rivale, che cerca di essere gradito a ogni singola persona della citta' e vive in questo rigore forzato dove ogni azione e' scrutinata dalla sua stessa coscienza.
In ogni momento di questo libro il protagonista cerca di rispondere in qualche modo alla vita che gli succede, e la comicita' sta nel fatto che, povero cristo, non ne azzecca una. Maledetto Zeno non ne fa una giusta che sia una. Ma, noi lo sappiamo adesso come viene indotto a livello del SNC il craving per la nicotina, lo sappiamo adesso che il drive sessuale di un uomo viene dal testosterone e la tipa col vestito rosso che incrociamo per strada non e' l'amore della nostra vita, o che per entrare in un business ci sono libri e libri da studiare prima, o come funziona il rapporto tra i sessi, o in generale il rapporto con gli altri esseri umani. Lo abbiamo imparato col tempo, in un ambiente dove il fallimento e' incoraggiato in quanto ci e' maestro.

Questa realta' in cui viviamo non ci e' dovuta. Viviamo coccolati in questo network di conoscienza e non ce ne rendiamo neanche conto. La nostra malattia non fa neanche in tempo a manifestarsi che gia' amazon ci spedisce la cura.

Ecco chi e' Zeno per me, un giovane cavaliere moderno, quasi un bambino a tratti, lasciato solo e disarmato a fare a pugni con la sua malattia, con la sua inadeguatezza, con la realta' e con la vita.



PS: Se qualcuno vuole leggerlo vi consiglio la lettura di No more mr nice guy di Donald Glover prima di iniziare. Questo libro parla di tutto un set di comportamenti che istintivamente l'uomo assume e manifesta al fine di migliorare la propria esperienza nei rapporti interpersonali, e specificamente nel rapporto tra i sessi. E' molto divertente e interessante come Zeno rassomigli in molti aspetti questo stereotipo.
 
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LettriceBlu

Non rinunciare mai
Ho voluto leggere questo libro di mia spontanea volontà, perché a scuola mi aveva incuriosito molto. Non è stato semplice farlo da sola e senza le spiegazioni di sorta, che ritengo necessarie per comprenderlo ed apprezzarlo al meglio. Non mi è sembrato tremendo, però non l'ho neanche adorato alla follia come molti di voi. Ha influito molto la sua struttura: i capitoli a tema e, tranne i primi, troppo lunghi e densi, sono stati duri da affrontare; forse una diversa ripartizione del racconto avrebbe permesso di assimilarlo meglio.
Sono in dubbio anche sulla scelta della narrazione in prima persona interna: Zeno aveva una visione delle cose troppo "sbagliata" rispetto alla realtà, questo non mi ha permesso di avere un'idea precisa degli altri personaggi perché filtrati attraverso il suo punto di vista non sempre lineare.
Comunque, come avete detto giustamente voi, è lodevole l'originalità di rappresentare un inetto che si crede onnisciente quando chi gli sta intorno non fa altro che sbeffeggiarlo e che trova sempre giustificazioni assurde e impensabili per giustificare il suo comportamento.
 
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