Sciascia, Leonardo - Il cavaliere e la morte

Il titolo di questo breve romanzo, il penultimo del grande scrittore, è preso da un incisione di un trittico di Albrecht Durer: Il cavaliere, la morte e il diavolo. Solo che nel romanzo il Diavolo viene "lasciato fuori", perchè "era talmente stanco da lasciar tutto agli uomini, che sapevano fare meglio di lui".

La storia è ambientata in un imprecisato paese dell'Italia settentrionale e narra di un Vice Commissario di polizia, dai modi isolati e appartati, che deve indagare sulla morte di un noto avvocato, tale Sandoz. Arriva subito ad individuare il colpevole, grazie ad indizi anche palesi. Naturalmente il Vice non ha prove concrete, è aiutato solo dalle confidenze con alcuni personaggi. Non può avere alcun aiuto dal commissario capo, succube del potere e indirizzato ad indagare solo sulla falsa pista di un organizzazione terroristica rivoluzionaria chiamata “i figli dell’ottantanove”. Così, stoicamente, combatte in solitudine la sua battaglia contro la malattia che lo affligge e contro degli avversari più forti di lui.

Ho letto questo libro molti anni fa, ricordo di averlo trovato un giallo insolito, una storia dove l'allegoria del cavaliere che ha accanto la morte si rspecchia nel suo protagonista che combatte contro una malattia incurabile. Un po' cupo, credo non bello come gli altri suoi romanzi, ma comunque un libro da leggere, visto che siamo di fronte ad un Grande.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
A me Sciascia piace sempre, per concisione, lucidità, onestà e vivacità intellettuale, coraggio nel denunciare le trame della politica in tempi non sospetti. Inascoltato come tutti i profeti, anche in questo breve romanzo scritto un anno prima di morire ci regala con lo sguardo disincantato e sofferente di un testimone troppo sincero uno spaccato di vita sociopolitica italiana così reale da far male. E' un racconto più cupo, più pessimista, ma come non esserlo...
 

gamine2612

Together for ever
Dei commenti precedenti condivido tutte le riflessioni, manca però un dettaglio.
Il commissario protagonista aveva il l'incisione di Durer Il cavaliere la morte e il diavolo appeso in ufficio, di fronte alla sua scrivania; acquistato per puro suo istinto estetico ed appeso li per ricollegare probabilmente il senso di quella immagine per lui in quel momento.
Al finale lui si chiede se lasciarlo lì o portarselo via il quadro e decide di lasciarlo per il suo successore scrivendo una piccola nota sulla probabile destinazione del quadro stesso.
La lettura di questo libro mi è stata "istigata" dall'idea di visita della Mostra su Durer tenuta a Milano, meritevole d'altro canto.
Ho cercato il libro e con difficoltà l'ho reperito per poterlo leggere proprio qualche giorno prima di andare alla mostra; la sua visione collegata al racconto ne avrebbe completato il piacere.
Per quanto riguarda Sciascia ho commenti solo positivi.
 

isola74

Lonely member
Credo che per me questo fosse l'unico romanzo di Sciascia ancora da leggere. Concordo con voi nel giudicare "cupa" l'opera, pessimista sicuramente, ma incredibilmente attuale. Sciascia sapeva leggere perfettamente i tempi e nonostante sia stata scritta oltre 30 anni fa, nulla è cambiato davvero. C'è pure ancora il cavaliere :ROFLMAO:
 
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