Capisci di aver letto un buon libro quando non vorresti che finisse, quando non riesci a staccarti dalle pagine e qualunque cosa tu faccia, il pensiero va sempre lì… e ne vorresti ancora e ancora. Ecco, questo mi è successo con questo secondo volume della trilogia Millennium, “la ragazza che giocava con il fuoco”.
Qui troviamo ancora Michael Blomkvist e Lisbeth Salander, questa volta, però, divisi e alle prese con qualcosa di più grande di loro: un giro di prostituzione che ha radici nel passato, in Russia e nella Svezia degli anni 80. Ma in questo libro, per ragioni che vi appariranno ovvie leggendo la trama, emerge in tutta la sua grandezza il personaggio di Lisbeth, colei che tutti hanno sempre creduto una psicotica violenta, ma che in realtà è una vittima del sistema e della crudeltà umana. Non si può non affezionarsi e tifare per questa ragazza mingherlina ma dannatamente acuta ed intelligente, che che ne dicano le perizie psichiatriche. E non si può non avere voglia di prendere a sberle più di un poliziotto, più di un giornalista… è facile trarre conclusioni affrettate e sparare sulla Crocerossa… ma la verità può essere più grave e spesso ben diversa da come potrebbe sembrare.
Vi ho incuriosito almeno un po’? Beh, spero di sì, perché questo libro merita di essere letto, come peraltro il primo della trilogia, “uomini che odiano le donne”. Per quanto mi riguarda, io vado a cominciare il terzo!