King, Stephen - It

Sick Boy

New member
Il libro secondo me si legge benissimo, sinceramente non mi ha mai stancato. C'è un continuo cambiamento della linea temporale, fra la loro infanzia e il presente, la fine dei capitoli si riconcilia sempre perfettamente con l'inizio di un altro capitolo, ma che si riferisce ad un tempo differente. Sublime. È come se i protagonisti fossero rimasti sempre gli stessi.. Che It li avesse fatti rimanere tali e quali..
Il finale beh è un po' complicato.. Ma solo per il semplice fatto che King si è spinto un po' troppo oltre, andando al di là della nostra coscienza..della realtà per come la concepiamo noi che non esistiamo nella testa dello scrittore :D.. Non mi sento di dire che rovini tutto, forse semplicemente non sono riuscito a capirlo..
L'unico punto a sfavore è che sono rimasto un po' deluso dalla forma "finale" con cui si mostra It.. Speravo in qualcosa di meno banale
 

Grantenca

Well-known member
Altro che “mattone”, questo è un “macigno”. Oltre 1300 pagine!
Io non credo al “paranormale” come, penso , molti lettori, ma soprattutto il paranormale, in me, non suscita alcun interesse. Molte volte, quindi, dato che il paranormale è presente nel libro dall’inizio alla fine, sono stato sul punto di lasciare la lettura, tenuto conto della mole del libro. Ma mi riconosco una sufficiente tenacia, e fino ad ora ho lasciato solo la lettura di testi dove non capivo il significato di quello che leggevo, e quindi ho ultimato quello che viene ritenuto il capolavoro di questo scrittore. Il libro, in effetti, è costruito in modo mirabile. Il continuo passare dal mondo attuale al mondo passato e addirittura a quello ancora precedente con la memoria dei genitori dei protagonisti, il tema della ferrea amicizia di 7 adolescenti che si oppongono al mostro dalle mille facce che si nutre di bambini, in un continuo crescendo di emozioni e di paure, tengono avvinti il lettore e non si fatica a comprendere l’enorme successo editoriale dell’opera.
Il talento della scrittore, con una fantasia infinita, è innegabile, e forse anche il fatto del “paranormale” potrebbe interpretarsi come un ‘allegoria del male assoluto che è nel mondo, però 1300 pagine sono molte e, qualche volta, ho notato una certa “ipertrofia” o “bulimia” descrittiva (una sassaiola tra ragazzi descritta con più particolari delle tenzoni “omeriche”) e qualche “luogo comune” (il ragazzo ebreo che vince al gioco del “monopoli”), ma questi sono solo dettagli che non inficiano il valore dell’opera che contiene anche pagine molto belle soprattutto, per me, quando descrive la vita degli adolescenti con il loro progressivo scoprire il mondo ed i contrasti e le difficoltà in famiglia, tema comune a tutte le generazioni di adolescenti. La mia sensazione è stata però quella di una perfetta macchina di produzione di un grande spettacolo. Grandi protagonisti, eroi in un certo senso, grandi avvenimenti, sorprese continue, l mostro dalle mille facce, tensione continua, tutto eccezionale e fatto per conquistare la più grande platea possibile. E’ certo che il pubblico è più portato a leggere opere come queste che “Storia di una capinera” o i “Malavoglia” del maestro Verga. Credo che con questo libro si potrebbero fare non uno, ma almeno tre film d’azione con effetti speciali addirittura mirabolanti, per il grande divertimento degli amanti del genere. Per quanto riguarda il valore letterario dell’opera non mi pronuncio, perché il libro non ha ancora superato l’esame imparziale del tempo, e non è il mio genere preferito. Lascio ai posteri o a lettori più preparati di me l’ardua sentenza.
 

malafi

Well-known member
Posso solo dire una cosa di questo libro che ho letto ca 15 anni fa: non ne ricordo nulla di nulla. Ma proprio nulla. E questo è già, implicitamente, un giudizio.
 

LettriceBlu

Non rinunciare mai
Credo sia del tutto normale che in un libro così lungo e complesso ci siano cose che piacciano molto e altre che non si riescono ad apprezzare o perfino capire a fondo.
Da parte mia il giudizio è positivo: la scrittura mi è sembrata scorrevolissima e non ho mai sentito il peso delle descrizioni, e mi è piaciuto tantissimo come i ricordi perduti dei protagonisti sono stati riportati a galla tramite prima le visite ai luoghi dove i fatti sono avvenuti la prima volta e poi tramite la ricostruzione del passato a cui tutti hanno contribuito.
Più che paura, ho provato ansia a palate e in certi casi tanto disgusto, come nelle scene nelle fogne. Devo confessare che alcune apparizioni di It mi hanno fatto ridere, troppo esagerate e poco credibili perfino in un contesto paranormale.
Ci sono state tante belle frasi che mi hanno colpito, sull'amicizia ma non solo, sicuramente tra le mie parti preferite ci sono le riflessioni dei ragazzi sulla vita e le similitudini con cui King ci fa conoscere le loro sensazioni.
King ha perso un sacco di punti di gradimento inserendo la "fantastica" idea venuta a Bev a undici anni per salvarli tutti e le scene che ne sono state la conseguenza: non l'ho compresa e l'ho trovata ripugnante. Avevo gradito moltissimo che i bambini avessero atteggiamenti e pensieri consoni alla loro età, cosa che non accade molto spesso nei racconti purtroppo, ma quel paragrafo mi ha distrutto tutto, anche perché non ha molto senso che un'amicizia così profonda si sfaldi solo perché il nemico è stato sconfitto.
Il finale mi è piaciuto, anche se non mi è sembrato credibile che i protagonisti perdessero di nuovo i loro ricordi. Non ho accettato le due morti dei componenti del club e sono invece stata molto contenta nel sapere che tutti gli altri stavano cominciando una nuova vita e ritrovando, in alcuni casi addirittura conquistando finalmente, la felicità.
 

Kira990

New member
King ha perso un sacco di punti di gradimento inserendo la "fantastica" idea venuta a Bev a undici anni per salvarli tutti e le scene che ne sono state la conseguenza: non l'ho compresa e l'ho trovata ripugnante. Avevo gradito moltissimo che i bambini avessero atteggiamenti e pensieri consoni alla loro età, cosa che non accade molto spesso nei racconti purtroppo, ma quel paragrafo mi ha distrutto tutto, anche perché non ha molto senso che un'amicizia così profonda si sfaldi solo perché il nemico è stato sconfitto.
Il finale mi è piaciuto, anche se non mi è sembrato credibile che i protagonisti perdessero di nuovo i loro ricordi. Non ho accettato le due morti dei componenti del club e sono invece stata molto contenta nel sapere che tutti gli altri stavano cominciando una nuova vita e ritrovando, in alcuni casi addirittura conquistando finalmente, la felicità.

Concordo con te su questi due punti. Infatti nel mio ricordo del libro ho deciso di eliminare la scena dell'idea di Bev e far finta che non sia mai avvenuta.
Un pò perplessa anche su alcune parti del finale onestamente. Su alcuni punti non sono pienamente in accordo con King sul finale, ma è un problema che ho riscontrato in parecchi libri di King: il finale spesso non mi convince, è frettoloso o non all'altezza del resto del libro.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
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Anch'io mi sono fatta qualche pippa mentale It è Derry, con le sue fogne malfunzionanti - materiali e metaforiche -, la sua mentalità ristretta e il mondo degli adulti che la abitano, indifferente ai bambini o, peggio, crudele con loro (ho appreso che King si riferisce alle caratteristiche della sua città e le ha cambiato solo il nome). It è, soprattutto, la paura. Non quella relativamente razionale dei grandi, ma quella spontanea dei bambini, che non sanno ancora elaborarla, per quanto svegli (e qui parliamo di ragazzini decisamente intelligenti e intraprendenti). Ma questa paura scompare, quando si cresce? No, perché una telefonata che dice "è ricomparso" è sufficiente per farla riaffiorare, mostrandosi anche a livello fisico soprattutto in alcuni (la ritrovata balbuzie di Bill, le fitte agli occhi di Richie, per non parlare di Stan che non riesce proprio ad affrontare la cosa). Quando invece It viene sconfitto definitivamente, sembra che ognuno trovi come per incanto la sua strada e la gioia. Questo mi è piaciuto, ma non l'idea che i protagonisti dimentichino tutto, per me poco verosimile anche in un libro come questo, e soprattutto non mi è piaciuto che, così si intuisce, pian piano si scorderanno l'un l'altro. Non sarebbe stato più bello se una vicenda così significativa fosse rimasta nella memoria di tutti e, anzi, avesse suggellato un'amicizia eterna? Boh, forse sono troppo romantica e, lo so, particolarmente attratta dalle storie d'infanzia e soprattutto dalle storie di amicizia tra bambini o persone molto giovani, tanto, in questo caso, da avere, durante la lettura, invidiato irrazionalmente la compattezza del gruppo e il coraggio collettivo. (Ehi, It, sto scherzando eh! Ho detto "irrazionalmente", bada bene!)
In questo bel romanzo - non saprei se definirlo un capolavoro, ma l'ho trovato molto bello - l'horror classico (soprannaturale) - talvolta, per me, terrificante, in particolare nelle scene orrorifiche in cui It non compare, come quella della foto di George che prende vita o quella delle voci nello scarico del lavandino di Beverly - si fonde in maniera spaventosamente perfetta con l'horror terreno. It sceglie bambini fragili, non per niente detti Perdenti; ciascuno di loro vive in un contesto disagiato o ha dei complessi legati all'immagine, come Bill per la balbuzie o Ben per la sua mole. Sono, a loro modo, perdenti anche le persone di cui It si "impossessa" per fare del male, come Henry Bowers o il padre di Beverly, o Tom. E' l'unione tra i Perdenti "buoni" a sconfiggere il male, anche se concordo sul fatto che la scena del "sacrificio" è eccessiva e in parte maschilista - ma forse non poi troppo, perché in fin dei conti è stata Beverly a decidere e a condurre il "gioco" - oltre che poco utile ai fini del racconto, sebbene sia descritta in modo delicato e in parte anche poetico. Ci sarebbero potuti essere tanti altri modi per suggellare la loro unione...non bastava il patto di sangue?
Mi è piaciuto anche lo stile, apparentemente semplice e scorrevole - persino nelle infinite descrizioni in fin dei conti spesso necessarie e comunque sempre utili, volte per lo più a creare suspence ma anche a permettere allo spettatore di immergersi in una realtà ben delineata - ma in realtà studiato, anche se non letterario; un modo di raccontare efficace, aderente alla realtà che si vuole rappresentare - nel senso che ogni parola evoca la giusta immagine -, vivo.
Ottima la caratterizzazione dei personaggi, sempre coerenti e percepibili quasi fisicamente, confermo la mia preferenza per Ben sebbene il vero protagonista sia Bill. Credo che col fatto che quasi tutte preferiamo Ben in qualche modo c'entri la biblioteca
Perfetta la struttura con i salti temporali, che ha fatto sì che conoscessimo i personaggi e le vicende infantili in contemporanea con i personaggi e le vicende nella vita adulta, così da poter percepire il confronto anche inconsapevolmente. Finale della battaglia un po' troppo da film americano, ma in un libro così ci sta.
 

isola74

Lonely member
Da leggere!

Ho letto quasi tutto di King ma avevo sempre lasciato da parte IT, spaventata dalla mole. Solo adesso so cosa mi sono persa: un libro bellissimo che sa tenerti incollato per oltre 1000 pagine senza quasi fartene accorgere.
È la storia di un mostro che conosciamo tutti più o meno, ma è anche e soprattutto la storia di un'amicizia che resiste. Il messaggio di King è infatti questo, il male può essere sconfitto se vogliamo. Il segreto sta nell'unione e nella fantasia, nella capacità di crederci, cosa che gli adulti non hanno più.
Forse alcune pagine sono un po' troppo fantasy e il finale troppo pieno di carne al fuoco:) .. non so dire se sia particolarmente pauroso perché io non sono molto impressionabile posso però dire che ne vale la pena. King è bravissimo a farti vivere con le sue parole e descrizioni avventure inimmaginabili.
 

ila78

Well-known member
Copio e incollo dal GDL

Quando avevo più o meno l'età dei Perdenti ho letto quasi tutta la produzione di Stephen King, l'ho, per così dire, divorata. Poi passata l'indigestione l'ho lasciato perdere per tanti anni. Ultimamente ho ripreso in mano alcuni classiconi, prima "L'Ombra dello Scorpione" adesso questo. Lo sguardo è inevitabilmente cambiato, se prima cercavo il brivido, lo splatter e la "soprannaturale" adesso mi accorgo che tutto questo fa da contorno a una serie di vicende in cui l'animo umano fa molta, molta più paura di mostri, clown, mummie, perché è reale, e King lo rende in maniera altrettanto terrificante, a tratti di più.
Come ho già detto all'inizio, si conferma un libro bellissimo sull'amicizia, sui sogni e le paure dell'infanzia, che si vorrebbero non lasciare mai ma che inevitabilmente sbiadiscono (i personaggi adulti perdono la memoria). I Perdenti sono gli amici che più o meno tutti abbiamo avuto, ognuno può riconoscere se stesso o qualcun altro.
Mi è piaciuto rileggerlo, è stato come tornare in un luogo conosciuto dopo tanti anni e guardarlo con occhi diversi.
 
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