Sembra assurdo, ma la prima parola che mi viene in mente pensando a questo bellissimo romanzo è "luce".
Nella prima parte, piuttosto cruda, Saramago descrive l'abbrutimento dell'essere umano quando è in gioco la propria sopravvivenza e lo descrive in modo magistrale e spietatamente realistico. Riallacciandomi al commento di Dory devo dire che, pur non essendo una storia vera, mi ha ricordato Se questo è un uomo di Levi sin dalle prime pagine. Alcune scene sono davvero quasi insopportabili, ed è vero che le donne vengono descritte come degli esseri di gran lunga più coraggiosi e dotati di qualità umane decisamente superiori agli uomini. Dall'inizio mi sono chiesta se c'è un motivo per cui la moglie del medico non è stata contagiata, forse è l'unica in grado di sopportare la visione effettiva della degenerazione totale o comunque è stata scelta come testimone per il suo equilibrio e la sua straordinaria forza.
Poi, una volta che escono dall'isolamento, gli innominati protagonisti ritrovano pian piano se stessi e le loro caratteristiche di esseri umani, nei ritrovati piccoli gesti di ogni giorno, nei sentimenti che li legano e che non sarebbero mai nati in una situazione normale, come avviene tra la ragazza e il vecchio. E' questa parte del romanzo, raccontata in modo estremamente delicato e profondo, che mi ha trasmesso una sensazione (del tutto soggettiva) di luce, come se il bianco accecante avesse in un certo senso permesso di "vedere con occhi diversi", di illuminare il proprio percorso, di rendersi conto di ciò che normalmente appare scontato e di cambiare la propria esistenza dopo questa esperienza.
E' difficilissimo tradurre in parole le sensazioni provocate da questa lettura.
Geniale l'idea di base e sviluppata con uno stile "elevato"; mi sono piaciuti molto anche i giochi ironici con le parole legate alla cecità, che a tratti alleggeriscono il dramma. E' un libro che arricchisce dentro, grazie al forum per avermelo consigliato.
Nella prima parte, piuttosto cruda, Saramago descrive l'abbrutimento dell'essere umano quando è in gioco la propria sopravvivenza e lo descrive in modo magistrale e spietatamente realistico. Riallacciandomi al commento di Dory devo dire che, pur non essendo una storia vera, mi ha ricordato Se questo è un uomo di Levi sin dalle prime pagine. Alcune scene sono davvero quasi insopportabili, ed è vero che le donne vengono descritte come degli esseri di gran lunga più coraggiosi e dotati di qualità umane decisamente superiori agli uomini. Dall'inizio mi sono chiesta se c'è un motivo per cui la moglie del medico non è stata contagiata, forse è l'unica in grado di sopportare la visione effettiva della degenerazione totale o comunque è stata scelta come testimone per il suo equilibrio e la sua straordinaria forza.
Poi, una volta che escono dall'isolamento, gli innominati protagonisti ritrovano pian piano se stessi e le loro caratteristiche di esseri umani, nei ritrovati piccoli gesti di ogni giorno, nei sentimenti che li legano e che non sarebbero mai nati in una situazione normale, come avviene tra la ragazza e il vecchio. E' questa parte del romanzo, raccontata in modo estremamente delicato e profondo, che mi ha trasmesso una sensazione (del tutto soggettiva) di luce, come se il bianco accecante avesse in un certo senso permesso di "vedere con occhi diversi", di illuminare il proprio percorso, di rendersi conto di ciò che normalmente appare scontato e di cambiare la propria esistenza dopo questa esperienza.
E' difficilissimo tradurre in parole le sensazioni provocate da questa lettura.
Geniale l'idea di base e sviluppata con uno stile "elevato"; mi sono piaciuti molto anche i giochi ironici con le parole legate alla cecità, che a tratti alleggeriscono il dramma. E' un libro che arricchisce dentro, grazie al forum per avermelo consigliato.