Saramago, Josè - Cecità

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Sembra assurdo, ma la prima parola che mi viene in mente pensando a questo bellissimo romanzo è "luce".
Nella prima parte, piuttosto cruda, Saramago descrive l'abbrutimento dell'essere umano quando è in gioco la propria sopravvivenza e lo descrive in modo magistrale e spietatamente realistico. Riallacciandomi al commento di Dory devo dire che, pur non essendo una storia vera, mi ha ricordato Se questo è un uomo di Levi sin dalle prime pagine. Alcune scene sono davvero quasi insopportabili, ed è vero che le donne vengono descritte come degli esseri di gran lunga più coraggiosi e dotati di qualità umane decisamente superiori agli uomini. Dall'inizio mi sono chiesta se c'è un motivo per cui la moglie del medico non è stata contagiata, forse è l'unica in grado di sopportare la visione effettiva della degenerazione totale o comunque è stata scelta come testimone per il suo equilibrio e la sua straordinaria forza.
Poi, una volta che escono dall'isolamento, gli innominati protagonisti ritrovano pian piano se stessi e le loro caratteristiche di esseri umani, nei ritrovati piccoli gesti di ogni giorno, nei sentimenti che li legano e che non sarebbero mai nati in una situazione normale, come avviene tra la ragazza e il vecchio. E' questa parte del romanzo, raccontata in modo estremamente delicato e profondo, che mi ha trasmesso una sensazione (del tutto soggettiva) di luce, come se il bianco accecante avesse in un certo senso permesso di "vedere con occhi diversi", di illuminare il proprio percorso, di rendersi conto di ciò che normalmente appare scontato e di cambiare la propria esistenza dopo questa esperienza.
E' difficilissimo tradurre in parole le sensazioni provocate da questa lettura.
Geniale l'idea di base e sviluppata con uno stile "elevato"; mi sono piaciuti molto anche i giochi ironici con le parole legate alla cecità, che a tratti alleggeriscono il dramma. E' un libro che arricchisce dentro, grazie al forum per avermelo consigliato.
 

Spriss

New member
sicuramente da leggere... il modo in cui è scritto può scoraggiare chi non ha mai letto questo autore, ma dopo un po' di prende il ritmo e la storia è crudamente bella...
 

Claranurse

New member
Sicuramente uno dei miei libri preferiti. Ho avuto un po' di difficoltà all'inizio, dovevo leggere le pagine più volte e per apprezzare interamente il libro l'ho riletto almeno tre volte. Un libro crudo e reale, in cui i personaggi non hanno nomi perchè nella cecità i nomi non contano.
 

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
Non mi vergono a dire che sino alla notizia della sua morte, l'anno scorso Saramago mi era sconosciuto:oops::oops:.

E di cosa ti vergogni? E' ovvio che ora è molto conosciuto solo perchè morto da poco, la maggioranza ha fatto come te, che pensi? ;) la "gente" funziona così.. :D

E' un romanzo discreto e nulla più.. La cosa migliore del romanzo è l'idea della cecità che sta alla base, peccato che proprio quella sia inficiata in quanto a originalità poichè presa pari pari da un altro romanzo, che ovviamente la massa ignora, ma che ci si vuole fare? :p
 

pigreco

Mathematician Member
E di cosa ti vergogni? E' ovvio che ora è molto conosciuto solo perchè morto da poco, la maggioranza ha fatto come te, che pensi? ;) la "gente" funziona così.. :D

E' un romanzo discreto e nulla più.. La cosa migliore del romanzo è l'idea della cecità che sta alla base, peccato che proprio quella sia inficiata in quanto a originalità poichè presa pari pari da un altro romanzo, che ovviamente la massa ignora, ma che ci si vuole fare? :p

Non voglio essere arrogante, ma chiunque abbia l'abitudine di leggere i quotidiani, anche se non accanito lettore, ha conosciuto Saramago quantomeno nel 1998, quando ha vinto il Premio Nobel. Inoltre Saramago era solito occuparsi di temi politici e molto spesso i giornali italiani pubblicavano i suoi interventi sull'attualità.

Quanto al fatto dell'idea "rubata", non so a quale libro tu ti riferisca ma certamente la prosa del portoghese è stata rivoluzionaria. Ti consiglio di approfondire la tua conoscenza di questo autore, potresti trovare piacevoli sorprese...
 

alexyr

New member
preso in biblioteca... lo comincio appena riuscirò a sopravvivere a Vargas LLosa.
 
Grande libro. Impegnativo per la scrittura ma ne vale la pena. La paura del diverso, ma anche l'indifferenza, l'apatia verso quello che ci circonda, questo e altro è ciò che caratterizza la cecità. Il romanzo è davvero una denuncia sociale! L'autore con il suo stile narrativo riesce a dare al romanzo l'idea del caos che si viene a creare con una punteggiatura pressoché inesistente. Un romanzo sulla natura umana, appassionante, un pò pessimistico, riflessivo e che sottolinea l'umanità che tocca il fondo a seguito di questa epidemia. Un libro da leggere assolutamente. GENIALE :D
 

gamine2612

Together for ever
Non voglio essere arrogante, ma chiunque abbia l'abitudine di leggere i quotidiani, anche se non accanito lettore, ha conosciuto Saramago quantomeno nel 1998, quando ha vinto il Premio Nobel. Inoltre Saramago era solito occuparsi di temi politici e molto spesso i giornali italiani pubblicavano i suoi interventi sull'attualità.

Quanto al fatto dell'idea "rubata", non so a quale libro tu ti riferisca ma certamente la prosa del portoghese è stata rivoluzionaria. Ti consiglio di approfondire la tua conoscenza di questo autore, potresti trovare piacevoli sorprese...

:)ringrazio Des esseintes ( il tuo nik è molto carino), non avevo visto il tuo commento.
:roll:pigreco considera c'è anche chi non legge i quotidiani, non è così intellettualmente attivo, ma cerca di migliorarsi nel corso della vita.
 

Nerst

enjoy member
Cecità è uno dei libri più belli che io abbia mai letto!!!
Mi ha colpita fin dalle prime pagine e ho cominciato ad avere pensieri pessimisti sull' indifferenza che gli altri possono avere verso il prossimo, dove neppure la tragicità di un evento che dovrebbe portare ad aiutarsi a vicenda, riesce a far uscire sentimenti positivi. Ruolo davvero centrale lo giocano le donne, costrette a subire angherie, e ciò che di più sporco può esserci. La cecità ovattata spinge al peggio del peggio, e alla fine la realtà viene a galla come la più pesante delle rassegnazioni.
Riporto una delle frasi che più mi ha colpita: "Si riesce ad uccidere quando ciò che è morto è ancora vivo".
 

Valentina Bellucci

La Collezionista di Sogni
Un libro che affascina subito dalle prime pagine!
Molto scorrevole, a tratti ironico, colpisce anche per la completa mancanza di tatto nella descrizione di alcune scene.
Saramago ha fatto di un vecchio detto una storia semplice, che aiuta molto a capire quanto l'essere umano sia fragile e allo stesso tempo forte, al punto di riuscire ad accettare situazioni estreme senza perdere del tutto la lucidità.
Lo consiglio ampiamente a tutti!!! :wink:
 

alexyr

New member
faccio la voce fuori dal coro.
Non mi è piaciuto , sebbene sia, evidentemente, ben scritto.
L'ho trovato scontato (ma dai, l'uomo messo in una condizione che lo priva della luce della ragione da di matto?), calcato sui bisogni primari e vagamente sconclusionato.
Non c'è un cliché che manchi all'appello: la bella che si "invaghisce" del soggetto più diseredato,per poi abbandonarlo appena torna alla "normalità", gli uomini che impazziscono,la brutalità, la perdita del senso dei valori comuni (l'omicidio che diventa non solo ammissibile ma anche ammesso, lo sporco che trionfa..).

Mah.
 

Lin89

Active member
faccio la voce fuori dal coro.
Non mi è piaciuto , sebbene sia, evidentemente, ben scritto.
L'ho trovato scontato (ma dai, l'uomo messo in una condizione che lo priva della luce della ragione da di matto?), calcato sui bisogni primari e vagamente sconclusionato.
Non c'è un cliché che manchi all'appello: la bella che si "invaghisce" del soggetto più diseredato,per poi abbandonarlo appena torna alla "normalità", gli uomini che impazziscono,la brutalità, la perdita del senso dei valori comuni (l'omicidio che diventa non solo ammissibile ma anche ammesso, lo sporco che trionfa..).

Mah.

Beh,
dovesse capitare per davvero una cosa del genere, clichè o non clichè, sarebbe proprio quello che succederebbe secondo me.
E per me Saramago ha avuto la maestria di metterlo nero su bianco. Quelle persone potrebbero rappresentare anche ognuna un esempio di coloro che formano la nostra società e sinceramente, guardandomi intorno, potrei anche indicare chi farebbe cosa in un caso analogo...
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Quinto libro che leggo di Saramago, un autore che per me ormai è una garanzia!

La prima considerazione che mi viene da fare è che, fra i romanzi letti fin ora, non riuscirei a stilare una classifica... a piacermi è soprattutto lui: il suo modo di scrivere, i messaggi che passano attraverso le sue storie... al di là della riuscita di ogni suo singolo libro.
Scrivo questo perchè mi viene spontaneo inquadrare Cecità all’interno di un quadro più ampio, come se fosse solo uno dei “tasselli” che compongono l’umanità ritratta da Saramago: un’umanità apparentemente “normale”, che – esposta ai casi imprevedibili (e spesso “assurdi”) della vita – è costretta a fare i conti con se stessa, ad abbandonare – per una volta – la superficialità nella quale è solita vivere, per interrogarsi sulla propria identità e sul proprio valore.

Ne L'uomo duplicato la devastante scoperta dell'esistenza di un proprio doppio porterà il protagonista, e poi il suo alter ego, a veder crollare le certezze sulle quali avevano fondato la propria vita (persino il diritto, che ognuno di noi considera inalienabile, di essere "unico e irripetibile"); in Tutti i nomi, un evento apparentemente banale induce il protagonista (e noi lettori) a interrogarsi sul significato del “nome” in rapporto all'individuo che lo indossa...

Cecità porta all'estremo questa “crisi di certezze”, coinvolgendo una popolazione intera, la quale si vede privata – improvvisamente e senza nessuna spiegazione logica – di tutto il "conosciuto": non solo la vista, ma tutto quello che – come la vista – solitamente di dà per scontato: l'organizzazione sociale, la capacità di provvedere a se stessi, persino di provare dei sentimenti...
La cecità di tutti (tutti meno uno) è l'occasione che Saramago offre ai suoi personaggi (compreso quell' “uno”) per imparare a vedere di nuovo.
Ho trovato molto interessante e divertente (nei limiti dell'estremo pessimismo che attraversa tutta la storia), i giochi di parole che l'autore dissemina generosamente lungo tutto il percorso... Proverbi, modi di dire, persino “modi di fare” (gesti spontanei che ci restano addosso come una seconda pelle anche quando hanno perso il loro fine pratico) – che hanno tutti a che fare con gli “occhi” o col “vedere” – che, calati in questo contesto, sembrano del tutto fuori luogo, e invece non fanno altro che costringerci a riscoprire il loro vero significato. O a reinventarlo, se occorre.
È proprio attraverso queste piccole “trovate” (molto più profonde di quanto non possa sembrare) che Saramago riesce a mitigare il senso di angoscia e quasi di orrore che domina incotrastato almeno per metà libro, con l'ironia che da sempre caratterizza il suo stile narrativo. Caso mai è un'ironia sottile, amara... però è quella che rende questo libro davvero bello e speciale, scongiurando il pericolo (fortissimo con una trama come questa) di una commozione facile o di facili moralismi...
Bello!
 
Ultima modifica:

Bacci

New member
Quinto libro che leggo di Saramago, un autore che per me ormai è una garanzia!

La prima considerazione che mi viene da fare è che, fra i romanzi letti fin ora, non riuscirei a stilare una classifica... a piacermi è soprattutto lui: il suo modo di scrivere, i messaggi che passano attraverso le sue storie... al di là della riuscita di ogni suo singolo libro.
Scrivo questo perchè mi viene spontaneo inquadrare Cecità all’interno di un quadro più ampio, come se fosse solo uno dei “tasselli” che compongono l’umanità ritratta da Saramago: un’umanità apparentemente “normale”, che – esposta ai casi imprevedibili (e spesso “assurdi”) della vita – è costretta a fare i conti con se stessa, ad abbandonare – per una volta – la superficialità nella quale è solita vivere, per interrogarsi sulla propria identità e sul proprio valore.

Ne L'uomo duplicato la devastante scoperta dell'esistenza di un proprio doppio porterà il protagonista, e poi il suo alter ego, a veder crollare le certezze sulle quali avevano fondato la propria vita (persino il diritto, che ognuno di noi considera inalienabile, di essere "unico e irripetibile"); in Tutti i nomi, un evento apparentemente banale induce il protagonista (e noi lettori) a interrogarsi sul significato del “nome” in rapporto all'individuo che lo indossa...

Cecità porta all'estremo questa “crisi di certezze”, coinvolgendo una popolazione intera, la quale si vede privata – improvvisamente e senza nessuna spiegazione logica – di tutto il "conosciuto": non solo la vista, ma tutto quello che – come la vista – solitamente di dà per scontato: l'organizzazione sociale, la capacità di provvedere a se stessi, persino di provare dei sentimenti...
La cecità di tutti (tutti meno uno) è l'occasione che Saramago offre ai suoi personaggi (compreso quell' “uno”) per imparare a vedere di nuovo.
Ho trovato molto interessante e divertente (nei limiti dell'estremo pessimismo che attraversa tutta la storia), i giochi di parole che l'autore dissemina generosamente lungo tutto il percorso... Proverbi, modi di dire, persino “modi di fare” (gesti spontanei che ci restano addosso come una seconda pelle anche quando hanno perso il loro fine pratico) – che hanno tutti a che fare con gli “occhi” o col “vedere” – che, calati in questo contesto, sembrano del tutto fuori luogo, e invece non fanno altro che costringerci a riscoprire il loro vero significato. O a reinventarlo, se occorre.
È proprio attraverso queste piccole “trovate” (molto più profonde di quanto non possa sembrare) che Saramago riesce a mitigare il senso di angoscia e quasi di orrore che domina incotrastato almeno per metà libro, con l'ironia che da sempre caratterizza il suo stile narrativo. Caso mai è un'ironia sottile, amara... però è quella che rende questo libro davvero bello e speciale, scongiurando il pericolo (fortissimo con una trama come questa) di una commozione facile o di facili moralismi...
Bello!



Concordo con le belle parole espresse da ayuthaya, io credo che un tema del genere nelle mani di un qualunque altro scrittore sarebbe risultato veramente troppo cupo e oppressivo, cosa che in effetti è e rimane, ma è proprio la scrittura di Saramago intrisa della tipica ironia e delle riflessioni pungenti - che ormai chi lo legge da un po' di tempo ha imparato a conoscere - a fare la differenza. Ci sono dei momenti di questo libro in cui la paura, il terrore del contagio, l'angoscia del male bianco sono perfettamente "reali", così come ci sono sequenze assolutamente poetiche. E' incredibile leggere ancora una volta di personaggi così vivi benché l'autore non abbia fornito un nome proprio alle sue creazioni, e riuscire a gustarsi la lettura attraverso questo viaggio nell'inferno e verso poi quella che potrebbe sembrare una rinascita, almeno per alcuni dei protagonisti. Di sicuro chi legge questo libro non può rimanerne indifferente e anzi a mio parere avrà moltissimi spunti di riflessione e ne uscirà un pochino cambiato.
 

ayla

+Dreamer+ Member
Non posso non unirmi al coro di lodi e commenti positivi ed entusiasti per questo che per me è il primo libro dove Saramago è riuscito a convincermi e a catturarmi totalmente, finalmente posso dire mi piace.
Da leggere necessariamente
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Beh, che dire... premesso che concordo con molti dei commenti già espressi, mi va di raccontarvi il mio rapporto con questo libro che è stato ed è molto particolare.
Sono non vedente dalla nascita e per molti anni questo libro è stato per me un tabù. Entravo in libreria e lui era sempre lì che mi attirava, leggevo la trama e sentivo di volerlo leggere, ma al momento di comprarlo qualcosa mi bloccava... lo guardavo con diffidenza, quasi con timore. Poi un giorno, del tutto casualmente, l'ho trovato in audiobook... l'ho interpretato come un segno, segno che era arrivato il momento di leggerlo e così l'ho comprato.
Sono passati ormai due anni da quando l'ho letto, ma non posso dimenticarlo. E' un capolavoro, un libro memorabile. La conoscenza che Saramago dimostra non solo della condizione di cecità in sé, ma dell'animo umano nella sua grettezza è straordinaria. E straordinaria è stata, in questo libro, la capacità di esprimerla in tutta la sua crudezza, perché penso che una storia del genere non poteva essere raccontata in altro modo. Stupendo libro, consigliato a TUTTI! L'ho riletto di recente in occasione di una manifestazione sulla cecità e sulla lettura al buio, impressioni confermate. Deludente il film, almeno per quanto mi riguarda: pochissimo dialogo, non era molto accessibile per me... paradossale no? :) Ma va bene così, Saramago basta e avanza!
 

ila78

Well-known member
Un libro strano, non facile da leggere, un po' perché è necessario familiarizzare con la totale assenza di punteggiatura e di riferimenti (niente nomi personali, niente riferimenti geografici o temporali) un po' perché ti sbatte in faccia senza fronzoli di cosa è capace l'essere umano gettato in situazioni imprevedibili e disperate; la parte della quarantena in manicomio è veramente un pugno nello stomaco che ti fa male anche un bel po' di ore dopo che hai chiuso il libro.
Premesso questo si tratta indubbiamente di un libro bellissimo; Saramago ci fa riflettere su quanto ci sentiamo "potenti" e quanto invece siamo minuscoli e fragili, basta toglierci un senso come la vista e diventiamo fragili come formiche impazzite (ma molto più feroci).
Ho apprezzato il particolare l'attenzione dedicata alla forza delle donne del libro, sono quelle che subiscono di più ma sono anche quelle che al momento giusto tirano fuori più palle (passatemi il termine).
Molto bello. Consigliato.
 

bouvard

Well-known member
Cecità è il secondo libro che leggo di Saramago dopo Le intermittenze della morte. Non me ne vogliate ma io ho preferito Le intermittenze. Per carità Cecità è un libro bellissimo – se bellissimo può essere definito un libro che non poche volte da un senso di raccapriccio e vomito – ma Le intermittenze poteva contare su un’ironia che alleggeriva l’argomento.
Cecità è invece un libro che non fa sconti, è crudo, spietato. Forse anche la mancanza dei nomi dei personaggi - sono infatti “il medico”, “la moglie del medico”, “il primo cieco”, “la ragazza degli occhiali scuri”… - accentua questa crudezza. E’ un libro sulla fragilità umana? Sull’arroganza umana? Sul nostro considerarci onnipotenti e scoprire che invece basterebbe poco per ridurci al livello di bestie? Un libro su ciechi che non si accorgono di esserlo?
In effetti ciechi lo siamo tutti, anche se non sempre ne siamo consapevoli.
Da leggere.
 
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