Hosseini, Khaled - Mille splendidi soli

sun

b
Ma quanto bello è sto libro.
L'ho finito stamane, divorato in pochi giorni , lo considero uno dei più bei libri letti ultimamente e sicuramente superiore al Cacciatore d'aquiloni.
Una storia completa, mentre nel Cacciatore ho trovato la fine troppo frettolosa, che ti faceva proprio respirare la sabbia, la polvere di quella terra purtroppo disgraziata e che noi occidentali conosciamo ancora così poco.
Non so cosa può pensare una donna leggendo sto libro, ho provato io, onesto ometto, un fastidio immane verso certe situazioni e quindi posso solo immaginare i pensieri di una lettrice davanti a queste pagine.
Ho letto che adesso faranno il film
 

mandri

New member
Ottimo libro senza ombra di dubbio, sia dal punto di vista romanzesco che da quello storico, dato che io della storia dell'Afghanistan antecedente l'anno 2000 sapevo ben poco.
Visto che molti fanno il paragone con "Il cacciatore di aquiloni", anche io mi sento in dovere di esprimere un giudizio: contrariamente a molti di voi dico che a me è piaciuto di più il primo libro di Hosseini. Il fatto che la voce narrante e il protagonista sia un ragazzo mi ha coinvolto quasi in prima persona nella storia, a differenza del secondo libro, che ho letto in maniera più distaccata perchè le protagoniste erano due donne.
 

lavy

New member
bellissimo sicuramente da leggere.. spero che se mai faranno il film non lo rovinino come hanno fatto come con il "cacciatore d' aquiloni"
 

Meri

Viôt di viodi
bello

Ho letto entrambi i libri e non voglio fare un confronto, sono diversi e comunque mi sono piaciuti entrambi. Ma sono rimasta sconvolta dall'ambiente sociale in cui vivono le donne. SCANDALOSO:OO
 

gondola

New member
letti entrambi, devo dire che il secondo mi e' piaciuto di meno del primo, non mi ha suscitato le stesse emozioni, anche se pure il cacciatore di aquiloni ha tanti luoghi comuni e il finale era piuttosto scontato.
 

isola74

Lonely member
Mi è piaciuto di più rispetto a Il cacciatore di aquiloni, anche perchè le storie di donne le prediligo :wink:
Scritto in maniera scorrevolissima, si legge d'un fiato: un bel romanzo insomma!
 

Sere

New member
Bellissimoooo!
Ho finito di leggerlo pochi giorni fa, naturalmente ho pianto, e non ho potuto fare a meno di pensarci nei giorni successivi. Mi ha colpito veramente moltissimo. Non saprei fare una scelta netta tra questo e Il cacciatore di aquiloni... :boh:
Comunque, lo consiglio vivamente e tutti coloro che ancora non l'hanno letto :)
 

Palmaria

Summer Member
Ho trovato questo libro veramente splendido e toccante, una testimonianza della condizione delle donne afghane durante la storia recente di questo Paese davvero istruttiva e indimenticabile!

Devo dire che questo romanzo è andato oltre le mie aspettative (talvolta il fatto che un libro sia un bestseller un pò mi mette sul chi vive!) e ha superato anche Il cacciatore di aquiloni, che pure avevo apprezzato!

Consigliatissimo, soprattutto alle donne, ma non solo....!!!
 

Blueberry

Chocoholic Libridinosa
Splendido. La cosa è strana è che fino a metà libro non l’avrei pensato, anzi. Mi chiedevo perché tutti mi dicevano che se mi era piaciuto Il cacciatore di aquiloni, avrei amato altrettanto Mille splendidi soli. Non so perché per metà lettura mi ha .. non annoiato, leggevo con poco interesse, ho comunque continuato la lettura fino al punto di trovarla drammaticamente vera, triste, emozionante. Entrare nei sentimenti di Mariam e Laila, lottare con loro per sopravvivere, condividere il dolore, la morte. C’è stato un passaggio che mi ha colpita molto: “Laila non avrebbe mai creduto che un corpo umano fosse in grado di tollerare tante percosse, somministrate con tanta cattiveria e tanta regolarità, e che nonostante tutto continuasse a funzionare”.Cos’è quel “nonostante tutto”? è tutto il male del mondo, quello che gli umani fanno a sè stessi, ai propri simili, credendo in un rispetto che in realtà si chiama violenza gratuita, prevaricazione.
A quel “nonostante tutto” c’è chi ci si aggrappa pur vedendo un filo sottile, ma ha la speranza di lottare, di avere fede. Fede religiosa o no. E’ quel qualcosa in cui credere, di qualunque natura sia, che fa vivere la speranza.
 

mame

The Fool on the Hill
È un libro molto complesso, che si svolge su più livelli: tutto quanto espresso vale dal piccolo al grande, dal grande al piccolo, dalla nazione alla società, dalla società alla famiglia, dalla famiglia alla coppia e viceversa. Il primo pregio di questo libro è di non essere caduto nella trappola della disquisizione politica, filosofica, sociale e via dicendo. I concetti si elevano dalla storia, dai personaggi, dai loro pensieri e dalle loro esperienze, senza l’intervento esterno di un autore che pontifichi su ingiustizie, illegalità e rivendicazioni in generale. La realtà dell’Afghanistan vive attraverso i personaggi, che la esprimono e la rivelano al mondo. E ciascuno di loro rappresenta un aspetto di quella realtà, ma senza univocità, bensì in maniera controversa, incoerente, con le caratteristiche quasi incomprensibili che la realtà quasi sempre presenta. I temi toccati sono tanti:

1) Il tema della cultura, del suo potere, dei suoi limiti. Non so quanto fosse intenzionale da parte dell’autore la messa a confronto di due donne, una lasciata nella semi-ignoranza, l’altra studentessa almeno fino ai quindici anni. Forse molto intenzionale. Ma l’autore è riuscito a non farne marionette, perché ciascuna di loro ha una forte componente caratteriale che non la identifica necessariamente con la sua cultura o ignoranza. Solo modi diversi di reagire alla stessa esistenza: Laila risponde a tono al marito e prende le botte; Mariam prende le botte silenziosamente. Ma sarà proprio lei a prendere l’iniziativa di una soluzione finale. In fondo, che potere ha avuto la cultura di Laila contro il sopruso, la violenza, la sopraffazione? Sulla cultura si può costruire il futuro alla fine del libro, ma la cultura non aveva salvato né lei né il paese in passato. Laddove ha prevalso il terrore, solo altra violenza ha potuto limitare i danni. Un circolo vizioso dal quale la cultura può solo aiutare a non ricadere. Ma l’insegnamento che se ne trae, in fondo, è che la cultura è per i tiranni un pericolo da combattere perché mina il loro potere.

2) Il tema della poligamia, della quale si è tanto parlato anche in un’altra discussione. Una condizione valida solo laddove riunisca individui realmente e profondamente consenzienti. Nella realtà, una utopia, realizzabile, ma con grande fatica. Perché quando la poligamia, come quella di Rasheed, è imposta, è solo motivo di sofferenza per chi prova sentimenti umani di gelosia, di invidia, di umiliazione. Sentimenti reali, che esistono anche nelle realtà poligamiche di altre parti del mondo. Perché la natura umana è anche questa.

3) Il tema della violenza domestica. La sopraffazione dell’uomo sulla donna con la violenza psicologica e fisica, che non è una realtà “afghana”, bensì una realtà del mondo. Il sentimento di angoscia scatenato dal comportamento di Rasheed, dalle sue parole, dai suoi gesti, è un coltello rigirato nel cuore di molte donne occidentali, accomunate a Mariam e a Laila dalla paura. Ciò che distingue la realtà afghana dalle realtà “civilizzate” è che la violenza sulla donna, i metodi di “correzione” del suo comportamento, sono avallati dalla legge, dalla società, dalla tradizione. E per Rasheed ogni mezzo è buono per ottenere ciò che vuole, anche la menzogna, anche fare terra bruciata intorno alle sue vittime con il consenso dei talebani. Ma non dimentichiamo che non molto tempo fa in Italia era riconosciuto dalla legge il cosiddetto “delitto d’onore”, ed era socialmente inammissibile che una donna uscisse di casa non accompagnata o a capo scoperto. Siamo andati oltre, mentre in altre realtà (come nel piccolo di alcune unità famigliari occidentali) vige ancora la prepotenza dell’uomo sulla donna.

4) Il tema della guerra moderna, che non è più quella combattuta al fronte, ma quella che fa saltare militari e civili ovunque sia. Un giubbotto carico di esplosivo e la gente salta in aria in un bar. Il terrorismo delle Torri Gemelle, il terrore sul mondo intero, dove nessuno è più sicuro, dove chiunque può essere colpito ovunque si trovi.

5) Il tema dei figli: può una madre amare sempre e comunque i propri figli, a prescindere dal loro padre? Può amarli anche quando il padre violento ne fa una copia di se stesso? Anche Rasheed ha in sé le contraddizioni assurde del suo carattere, della sua cultura, della sua tradizione. Il figlio maschio è oggetto di ogni sua cura, laddove il resto della famiglia non fa neanche parte del genere umano. In contrasto con quel nucleo silenzioso e oppresso di Mariam, Laila e Aziza, unite da reale affetto, e non da possesso o da ridicolo orgoglio. È l’espressione singola delle contraddizioni generali della società, in cui un giudice dice che gli uomini sono diversi dalle donne, “lo hanno dimostrato i medici occidentali e la loro scienza”. L’occidente è il male se non quando fa comodo citarlo come punto di riferimento, gli si fa la guerra, ma se ne approva la scienza; le donne occidentali sono sgualdrine a capo scoperto, ma nel segreto della propria casa si guarda “Titanic”.

Hosseini ama il finale hollywoodiano, e lo ripropone qui, come già in “Il cacciatore di aquiloni”. Ma mi sembra che non spieghi adeguatamente il perché del sacrificio di Mariam, perché abbia dovuto necessariamente morire per permettere la salvezza di Laila. Non è chiaro il perché non abbia potuto partecipare anche lei alla fuga verso la salvezza. Così come mi sembra un po’ forzato il ritorno in Afghanistan, dove ancora oggi la vita non è affatto l’idillio presentato dall’autore, bensì una realtà ancora insicura in cui una madre così premurosa non avrebbe portato i propri figli.

A parte queste mie due riserve, il libro è molto bello, è molto “umano”, e non solo afghano. Una bella lettura.

(Un’ultima cosa la devo assolutamente dire: Hosseini, non si fanno giocare i bambini con le collanine di perle. Le possono ingoiare…)
 
Ultima modifica:

Agnes

New member
Anche a me è piaciuto moltissimo: i personaggi sono descritti superbamente e la storia mi ha coinvolto molto.. Da non trascurare la possibilità di conoscere un po' meglio la storia di un paese complesso come l'Afghanistan..
 

Knight

New member
A mio avviso "Mille splendidi soli" si deve leggere senza l'aspettativa di trovarsi davanti ad un altro "Il cacciatore di acquiloni", che è un libro molto diverso. "Mille splendidi soli" per certi versi è molto più istruttivo sulla storia del paese, le lacerazioni interne ad esso, e ovviamente la condizione della donna; la componente politica è quasi predominante rispetto al resto ma a mio avviso sa essere commovente come il libro che lo ha preceduto, solo in modo diverso. A me è piaciuto moltissimo, e lo consiglio vivamente. Se vi dimenticate per un attimo di stare leggendo lo stesso autore de "Il cacciatore di acquiloni" (anche se la bravura di Hosseini torna costantemente a ricordarcelo!) potrete godere appieno di questo piccolo capolavoro della narrativa contemporanea.
 

stellonzola

foolish member
(...)
1) Il tema della cultura, del suo potere, dei suoi limiti. Non so quanto fosse intenzionale da parte dell’autore la messa a confronto di due donne, una lasciata nella semi-ignoranza, l’altra studentessa almeno fino ai quindici anni. Forse molto intenzionale. Ma l’autore è riuscito a non farne marionette, perché ciascuna di loro ha una forte componente caratteriale che non la identifica necessariamente con la sua cultura o ignoranza. Solo modi diversi di reagire alla stessa esistenza: Laila risponde a tono al marito e prende le botte; Mariam prende le botte silenziosamente. Ma sarà proprio lei a prendere l’iniziativa di una soluzione finale. In fondo, che potere ha avuto la cultura di Laila contro il sopruso, la violenza, la sopraffazione? Sulla cultura si può costruire il futuro alla fine del libro, ma la cultura non aveva salvato né lei né il paese in passato. Laddove ha prevalso il terrore, solo altra violenza ha potuto limitare i danni. Un circolo vizioso dal quale la cultura può solo aiutare a non ricadere. Ma l’insegnamento che se ne trae, in fondo, è che la cultura è per i tiranni un pericolo da combattere perché mina il loro potere.

2) Il tema della poligamia, della quale si è tanto parlato anche in un’altra discussione. Una condizione valida solo laddove riunisca individui realmente e profondamente consenzienti. Nella realtà, una utopia, realizzabile, ma con grande fatica. Perché quando la poligamia, come quella di Rasheed, è imposta, è solo motivo di sofferenza per chi prova sentimenti umani di gelosia, di invidia, di umiliazione. Sentimenti reali, che esistono anche nelle realtà poligamiche di altre parti del mondo. Perché la natura umana è anche questa.

3) Il tema della violenza domestica. La sopraffazione dell’uomo sulla donna con la violenza psicologica e fisica, che non è una realtà “afghana”, bensì una realtà del mondo. Il sentimento di angoscia scatenato dal comportamento di Rasheed, dalle sue parole, dai suoi gesti, è un coltello rigirato nel cuore di molte donne occidentali, accomunate a Mariam e a Laila dalla paura. Ciò che distingue la realtà afghana dalle realtà “civilizzate” è che la violenza sulla donna, i metodi di “correzione” del suo comportamento, sono avallati dalla legge, dalla società, dalla tradizione. E per Rasheed ogni mezzo è buono per ottenere ciò che vuole, anche la menzogna, anche fare terra bruciata intorno alle sue vittime con il consenso dei talebani. Ma non dimentichiamo che non molto tempo fa in Italia era riconosciuto dalla legge il cosiddetto “delitto d’onore”, ed era socialmente inammissibile che una donna uscisse di casa non accompagnata o a capo scoperto. Siamo andati oltre, mentre in altre realtà (come nel piccolo di alcune unità famigliari occidentali) vige ancora la prepotenza dell’uomo sulla donna.

4) Il tema della guerra moderna, che non è più quella combattuta al fronte, ma quella che fa saltare militari e civili ovunque sia. Un giubbotto carico di esplosivo e la gente salta in aria in un bar. Il terrorismo delle Torri Gemelle, il terrore sul mondo intero, dove nessuno è più sicuro, dove chiunque può essere colpito ovunque si trovi.

5) Il tema dei figli: può una madre amare sempre e comunque i propri figli, a prescindere dal loro padre? Può amarli anche quando il padre violento ne fa una copia di se stesso? Anche Rasheed ha in sé le contraddizioni assurde del suo carattere, della sua cultura, della sua tradizione. Il figlio maschio è oggetto di ogni sua cura, laddove il resto della famiglia non fa neanche parte del genere umano. In contrasto con quel nucleo silenzioso e oppresso di Mariam, Laila e Aziza, unite da reale affetto, e non da possesso o da ridicolo orgoglio. È l’espressione singola delle contraddizioni generali della società, in cui un giudice dice che gli uomini sono diversi dalle donne, “lo hanno dimostrato i medici occidentali e la loro scienza”. L’occidente è il male se non quando fa comodo citarlo come punto di riferimento, gli si fa la guerra, ma se ne approva la scienza; le donne occidentali sono sgualdrine a capo scoperto, ma nel segreto della propria casa si guarda “Titanic”.

Hosseini ama il finale hollywoodiano, e lo ripropone qui, come già in “Il cacciatore di aquiloni”. Ma mi sembra che non spieghi adeguatamente il perché del sacrificio di Mariam, perché abbia dovuto necessariamente morire per permettere la salvezza di Laila. Non è chiaro il perché non abbia potuto partecipare anche lei alla fuga verso la salvezza. Così come mi sembra un po’ forzato il ritorno in Afghanistan, dove ancora oggi la vita non è affatto l’idillio presentato dall’autore, bensì una realtà ancora insicura in cui una madre così premurosa non avrebbe portato i propri figli.

Cercavo un modo di commentare questo libro quando ho letto il commento di Mame e... ha detto esattamente quello che penso io!
Solo sull'ultimo paragrafo non sono d'accordo. Secondo me Mariam non si è sacrificata solo perchè non c'era altra soluzione (scappare non sarebbe servito a niente le avrebbero trovate e condannate tutte e due!) A lei è stato insegnato a rispettare le tradizioni, l'onore, il dovere, e anche se tutto questo si è sempre rivoltato contro di lei, non conosce altra realtà. Vivere nella menzogna,sopportando il suo peccato non le sarebbe possibile: vuole pagare il suo debito con la legge e quindi con Dio. Questo perchè così facendo salverà Laila e i suoi figli, non solo perchè sà di aver fatto del male al bambino, ma anche perchè per lei non c'è possibilità di scelta (come non c'è mai stata), questo era il suo destino fin dall'inizio e lei decide di accettarlo, lo condivide, le dispiace, ma sa che è il suo destino!
Il ritorno in Afghanistan non lo trovo forzato, perchè Laila era stata cresciuta da due genitori che, ognuno a suo modo, le hanno insegnato ad amare il paese. La madre perchè è il paese che ha visto crescere e morire i suoi figli, il padre perchè ha avuto sempre la speranza di migliorare questo paese che ha un gran bisogno di gente nuova e ha insegnato a Laila che donne come lei sarebbero state importanti quando sarebbe finita la guerra. Laila sente il bisogno di tornare per rispettare le sue radici, per continuare a sperare come suo padre, per sentirsi utile al suo paese e alle donne che ci abitano, ma anche per dimostrare a se stessa che il periodo della sofferenza e della sudditanza per le donne può e deve finire e lo vuole dimostrare tornano a vivere in quella città che l'ha vista soffrire e sottomettersi. Vuole rientrare in Afghanistan come "vincitrice", far crescere i suoi figli in un paese nuovo, anche se sa che potrebbe non durare, ma vuole che siano partecipi del rinascere della sua città e della sua gente!

Questo libro mi ha conivolta terribilmente, mi ha fatta soffrire intimamente e mi ha devastata. E' un libro che non si dimentica facilmente, ricco di spunti di riflessione. Credo che queste donne mi rimarranno dentro a lungo!
 

Rory

New member
Quando ho cominciato a leggere sono stata proiettata verso un mondo nuovo, non mi aspettavo di leggere ciò che ho letto. E' stato davvero commovente leggere questa storia, spesso non si pensa a ciò che veramente accade in questi momenti di crisi. La trama è molto bella, ho apprezzato molto anche il coraggio che l'autore ha dato alle 2 donne nonostante fossero costantemente sotto pressione, sia per i tempi duri di una guerra sia per via degli uomini. Lo consiglio vivamente a tutti, un buono spunto per riflettere sulle nostre azioni e soprattutto sulle conseguenze che possono portare negli altri.

Nient'altro da aggiungere! :D
 

EgidioN

New member
Il libro mi è piaciuto molto. E' scorrevole e si "mangia" in poche ore. Le due donne protagoniste sono ben costruite, davvero "pallute" e sfortunate. Leggerò senz'altro anche "il cacciatore di aquiloni" prossimamente (altre letture in attesa permettendo)

Consigliato!!! 4/5

ps: d'accordissimo con mame su alcuni punti del suo commento.
 

skitty

Cat Member
L'ho letto questa estate, e mi è piaciuto molto, anche se è davvero molto, molto triste... Interessante sia per la condizione delle donne che per le condizioni di tutto il popolo durante la guerra. Per me è stata comunque una lettura emozionante.
 
P

~ Patrizia ~

Guest
Questa storia forte e toccante dell'amicizia di due donne unite da un destino di sopraffazione inaudita mi ha commossa.
Crudo e realista nel rappresentare l'Afghanistan degli ultimi decenni, è un libro ben scritto, un inno ai sentimenti più veri in grado di affrancare le persone oltre la sorte.
 
Ultima modifica:

silviadellinter

New member
L'ho letto mi sembra due anni fa...mi ha molto colpito e commosso perché nonostante sia un romanzo, vi si può trovare la reale condizione della donna in Afghanistan...

Sopratutto Mariam è un personaggio davvero difficile da scordare
 
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