Vittorini, Elio - Conversazione in Sicilia

guidolaremi

New member
ho finito questo libro da qualche giorno e devo dire che non ho capito niente.
il libro racconta di un viaggio compiuto da un personaggio nella sua terra natia: la sicilia.
in sicilia ritrova la madre, la sua storia, i suoi ricordi.
questo tramite conversazioni fatte con persone alquanto atipiche, immerse in un velo di follia e quotidianità.
tutto sommato il contenuto sembra abbastanza chiaro, ma non è assolutamente così.
in quanto queste conversazione hanno un che di metaforico e surreale che non sono riuscito a "decifrare".
ciononostante mi ha colpito molto lo stile di questo autore che il alcuni passaggi raggiunge livelli molto poetici, giocando straordinariamente con le parole.
se c'è qualcuno che riesce a darmi qualche spiegazione gliene sarei grato!
 
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è uno dei miei libri preferiti!!!!la parte dell'arrotino poi!!!
« Il mondo è grande ed è bello, ma è molto offeso. »

ti copio una parte da wikipedia, magari ti aiuta a fare chiarezza:

E' possibile leggere l'opera con due diverse chiavi di lettura: la prima è quella nel segno dell'allucinazione, del sogno, tecnica ampiamente adottata da autori come Antonio Tabucchi in "Notturno indiano" e "Requiem".
Questa via spiegherebbe l'assenza di un vero filo rosso che accomuni i vari incontri del protagonista, i dialoghi estenuanti e ripetitivi, le situazioni finora estranee al panorama letterario italiano - si pensi alla serie di punture effettuato dalla madre del protagonista. Questa interpretazione giustificherebbe anche il tono decisamente bizzarro e inconsueto della narrazione: ad esempio nella parte quarta i protagonisti ripetono incessantemente di "soffrire per il mondo offeso". Inoltre così troverebbe un senso anche il surreale e inverosimile ritorno nel finale di tutti i personaggi incontrati nel corso della storia, subito dopo il dialogo col fantasma del fratello morto in guerra.


Un'altra possibile interpretazione - ed è questa la più in auge per la critica - legge l'intera opera in chiave simbolica, quasi allegorica. Vittorini, per non incorrere nella censura del regime mussoliniano - il libro viene pubblicato nel 1941 -, avrebbe mascherato le sue reali intenzioni antifasciste dietro un romanzo i cui personaggi e dialoghi hanno un significato che va oltre l'apparenza.

L'arrotino che cerca lame e coltelli, ma non ne trova presso la gente, simboleggia il rivoluzionario che cerca di agitare il popolo, ma nessuno vuole reagire perchè tutti fanno finta di niente di fronte alle violenze. L'uomo Ezechiele, i cui occhi madidi sembrano implorare pietà per il mondo offeso, sta ad indicare la filosofia consolatoria. Porfirio, il venditore di stoffe, è la cultura cattolica che, al posto dell'offesa inferta dalle forbici, propugna l'azione dell'Acqua viva. I tre rappresentano gli sforzi di chi cerca in ogni modo di opporsi al regime, ma non vi riesce a causa dell'indifferenza comune.

In questa prospettiva i due passeggeri altezzosi del treno Coi Baffi e Senza Baffi rappresentano il perbenismo menefreghista borghese di chi si disinteressa dei poveri che lo circondano. Ed è proprio questo infischiarsene e disprezzare che provoca ironica ilarità nel quartetto di personaggi che il protagonista incontra più tardi: il Gran Lombardo che aspira ad una nuova moralità, il vecchietto col suo ghigno sarcastico e gli altri due giovani nello scompartimento.

Gli umili che l'autore descrive non sono più solo specchio della Sicilia povera e arretrata, già oggetto di analisi da parte dei veristi; ma di tutti i prevaricati di ogni tempo ed ogni luogo, di quelli che soffrono e proprio per questo sono più umani degli altri.
 
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elena

aunt member
Darkay ha scritto:
è uno dei miei libri preferiti!!!!la parte dell'arrotino poi!!!
« Il mondo è grande ed è bello, ma è molto offeso. »

Anche a me questo romanzo è piaciuto molto. E' stato oggetto di numerose interpretazioni e sicuramente se ne possono dare diverse chiavi di lettura: l'aspetto che più mi ha colpito è il concetto di viaggio, inteso come ricerca del passato e valutazione del presente, del protagonista, Silvestro, che, animato da "astratti furori" (che non vuole o non può meglio esplicitare), torna in Sicilia dopo un'assenza di quindici anni. Molto belli i dialoghi con la madre sempre incentrati sul doppio binario della realtà presente e passata e che consentono a Silvestro, ormai uomo adulto, di valutare, con serenità e anche con una sorta di divertimento, la "mamma"anche nel ruolo di "donna". Ma credo che il fulcro ruoti intorno ai diversi personaggi incontrati in questo inaspettato viaggio, personaggi che sicuramente assumono un valore simbolico. Concordo con Darkay, molto bella la figura di Calogero, l'arrotino, ma anche Ezechiele, che vuole rappresentare l'animo puro che si preoccupa solo delle "offese del mondo".
Una curiosità..nell'edizione del '53 il romanzo è stato pubblicato in forma illustrata, con fotografie scattate dallo stesso Vittoriani insieme ad un suo amico fotografo durante un soggiorno in Sicilia intorno agli anni '50: giudizio unanime della critica.le foto potevano tranquillamente riferirsi all'epoca in cui è ambientato il romanzo (fine anni '30) !!!! Sarebbe bellissimo vedere queste foto,sicuramente sono significative come tutto il romanzo!!!!!
 
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