Meglio di niente...
Ho acquistato questo libro senza conoscere nulla sull'autore nè aver mai letto alcunché della sua produzione.
Sono quelle scelte azzardate che si fanno quando sei in libreria e hai intenzione di portarti a casa - senza sentir ragioni - qualcosa da leggere; pur non trovando nulla di davvero accattivante t'accontenti di ciò che ti sembra un tantino migliore del resto.
Ho così scoperto il "prolifico" Deaver, poche idee geniali ma confezionate con la stagnola più sgargiante del negozio.
Ciò che più mi ha colpito (e che rappresenta il tratto migliore dell'autore) è la minuzia e il rigore direi quasi "scientifico" che si trova nella descrizione dei personaggi e delle scene del crimine.
Ecco allora sedici racconti gialli ambientati in tempi e luoghi diversi, tutti con promessa di finale a sorpresa (promessa non esplicita, sia ben chiaro... l'autore è furbo, te la fa subodorare mentre vai avanti a leggere il racconto).
Il primo racconto si apre a Londra, nel negozio di un antiquario che nasconde i propri bottini celandosi dietro un'immagine così al di sopra di ogni sospetto da ingannare persino Sherlock Holmes!
Un libraio di Los Angeles si innamora della sua ignara vicina di casa e, spiandola, si accorge che qualcuno vuole ucciderla (spero con tutto il cuore che Deaver abbia voluto fare, con questo racconto, un doveroso omaggio a "La finestra sul cortile" di Hitchcock).
Non manca neppure Lyncoln Rhyme (la "creatura" che ha reso Deaver famoso anche ad Hollywood :twisted

: l'indagine è su un misterioso assassino che dopo aver ucciso un ricco imprenditore cerca di far fuori anche la neo-mogliettina.
Un turista viene preso in ostaggio vicino ad Albany da due malviventi che hanno rapinato un drugstore e sembra proprio che stia per avere la peggio....
A Firenze una giovane donna in carriera sta per trascorrere un weekend d’amore col suo nuovo fidanzato che però sembra nascondere qualcosa di inquietante..(attenzione, questo è il peggiore della raccolta!)
C'è da dire, a mia colpa, che nella prefazione ero stata messa in guardia: quando si parla “dell’affetto” che lo scrittore nutre nei confronti dei racconti, i quali “sono come le pallottole di un cecchino", beh, direi che come avvertimento possa bastare.
"In un racconto posso trasformare il bene in male, il male in orrore e, questo soprattutto mi diverte, i personaggi cattivi in buoni (...) E adesso mettetevi comodi, divertitevi… e vediamo se riuscite a indovinare le mie sorprese. Tenete sempre d’occhio la mia mano destra. O dovrei dire la sinistra?”. E qui si capisce subito come saranno i finali... nooooo! Un prestigiatore non rivela mai il trucco prima di iniziare un numero. Sennò è scemo.
Dulcis in fundo: la postfazione sembra il pratico manualetto del bravo scrittore di gialli, a libero uso e consumo di chiunque voglia cimentarsi nel duro mestiere del confezionatore di brividi letterari :OO
Forse solo "Nata Cattiva" si dimostra all'altezza delle aspettative. E' l'unico racconto che merita di essere segnalato.
Il resto: meglio di niente. :boh: