Sacks, Oliver - L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
Sinceramente se avessi saputo che si trattava di un saggio clinico e non di un romanzo, non lo avrei cominciato. Purtroppo però, sono uno di quelli che se iniziano un libro devono finirlo. E non è stata una lettura filata via “liscia”. Alcuni casi sono sicuramente interessanti (il cervello umano come potrebbe non esserlo?) e l’approccio di Sacks, non freddo e meramente analitico bensì empatico e molto umano, è senza dubbio apprezzabile. E’ un libro che richiede concentrazione, non lo consiglio di certo come lettura d’evasione. E’ un testo di spessore e a tratti anche impegnativo.
 

wolverine

New member
l'ho trovato molto piacevole da leggere, mi piace questo confronto di abissi inesplorati della mente, in alcuni casi rimane innocente. non è un libro da svago perché richiede impegno, anche se non è analitico come ci si aspetterebbe, ma è molto più umano di quello che ci si aspetta. semplice da leggere rispetto a tanti altri libri che trattano temi di medicina, anche se la mente non è mai semplice è comunque espresso con estrema chiarezza. lo consiglierei a tutti gli appassionati di Sacks e di studi sul cervello.
 

gamine2612

Together for ever
Scelto per memoria dell'autore scomparso di recente e per motivi personali.
Di solito i saggi mi annoiano un po', ma questo come ho già dichiarato in altra sezione mi da dato sensazione diversissime. Curiosità, tristezza, sconvolgimento e tenerezza.
Lettura si impegnativa, ma illuminante.
 

francesca

Well-known member
Un libro che per me è stato sorprendente.
Per il tema, quello delle malattie mentali;
per il linguaggio e lo stile, perfettamente equilibrato fra quello di un saggio scientifico e quindi con termici tecnici per gli addetti ai lavori, ma sempre comprensibile a tutti, e quello di un romanzo, di una "narrazione" nel vero senso della parola, dove i pazienti diventano i protagonisti delle loro storie personali di lotta e riscatto contro la loro menomazione;
sorprendente perchè in ogni sezione, in ogni capitolo, c'è lui, il vero protagonista, Oliver Sacks, una persona straordinaria, per cultura, per umanità, per attenzione medica ai suoi casi, ma più di tutto per l'empatia con cui vede in ogni suo paziente non un malato, ma una persona che riscatta in mille modi le menomazioni che spesso sembrano snaturare il senso più profondo della propria umanità.
Il libro mi ha fatto riflettere a fondo su questo senso, su cosa ci rende veramente e propriamente "essere umani", perchè è lo stesso autore che davanti ai deficit dei propri pazienti se lo chiede.
Cosa rimane di un uomo che non riesce più a riconoscere i propri simili e ad associare ai loro tratti i sentimenti, le relazioni che hanno nutrito la sua vita per moltissimi anni?
Cosa rimane di un uomo imprigionato in un eterno presente che deve inventare continuamente da capo?
Che succede quando non si riesce più a percepire il proprio corpo e continuamente dobbiamo fare uno sforzo volontario per gestire ogni minimo gesto?
Come funzionano i meccanismi della memoria, cosa può riportare alle mente fatti che sembravano cancellati per sempre e che invece tornano prepotentemente nel presente, trasformando completamente la personalità?
Cosa è un uomo incapace di relazioni con i propri simili, che magari vive in un mondo di numeri o di musica?
Sacks in ogni caso descritto, sembra soprattutto interessato a capire come la mente umana si potenzia nelle menomazioni che ci sembrano insostenibili; piuttosto che alle mancanze sembra interessato ai potenziamenti e ai meccanismi con cui la mente cerca di supplire a queste mancanze.
E lo fa sempre con rispetto, con attenzione, con affetto reale per i suoi pazienti.

Un libro che mi ha aperto davvero un mondo nuovo, Sacks regala ai suoi lettori il suo sguardo ed è uno sguardo che aiuta a capire meglio gli altri e noi stessi.
Insomma uno di quei libri che ti cambiano.

Francesca
 

selen

Member
Libro particolare.
Mi piace molto come Sacks affronta i suoi casi,sia da medico ma non solo. Cerca sempre un'anima nei suoi pazienti ed è coinvolto in prima persona.
Non è di certo un libro che scorre velocemente,ci ho messo un po' a leggerlo,dato i temi che affronta a me un po' ostici. Alcuni casi sono davvero interessanti,alcuni passaggi ,sopratutto i concetti espressi con termini medici (anche se l autore cerca di esprimersi al meglio) non mi sono chiarissimi,quindi meritano sicuramente una seconda lettura per capirli meglio.
Nel complesso ottimo libro!
 

velvet

Well-known member
Libro molto bello e interessante, scientifico ma pieno di sensibilità. Ho imparato a conoscere capacità e caratteristiche del cervello che neanche conoscevo o su cui in genere non ci si sofferma e mi é piaciuto particolarmente il concentrarsi da parte dell'autore non tanto su quello che non va nei protagonisti ma soprattutto sulle loro caratteristiche positive, mostrando quello che non si vede se ci si ferma a cercare le patologie anziché le caratteristiche individuali di ciascuno
 

Grantenca

Well-known member
Pensavo fosse un romanzo ma è tutt'altro. Alla fine è una sequenza di particolarità, anomalie, handicap neurologici descritti da un addetto ai lavori che ha ottime propensioni letterarie. L'inizio non è stato facile, anche perché ci sono molti termini tecnici non facilmente comprensibili, ma poi, piano piano, la lettura mi ha sempre di più coinvolto. Alla fine cosa debbo dire: prima di iniziare il libro pensavo che la mente umana fosse un mistero, ora penso che sia un mistero ancora più profondo, con possibilità di sviluppo enormi e ancora tutte da verificare, quasi una nuova scienza ai primi passi.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Non posso che aggiungere la mia al coro di voci entusiastiche su questo libro, che è più di un semplice raccolta di casi clinici.
Interrogarsi sulla natura dei "deficit" - così chiamati dalla neurologia classica, che con coraggio Sacks mette continuamente in discussione nella speranza che si apra a un approccio diverso, più personale e "romantico" - degli eccessi, dei "trasporti" (l'affiorare incontrollato di ricordi, reminiscenze, visioni), o del modo di percepire il mondo da parte dei "semplici" - sono queste le quattro parti in cui è suddiviso il libro - vuol dire prima di tutto interrogarsi sulla bellezza e sulla complessità di quella macchina meravigliosa che è il corpo umano e in particolare il cervello; bellezza e complessità che non è detto vengano meno quando qualcosa "non funziona" o "funziona diversamente" da come ci aspetteremmo. Anzi, è proprio l'eccezione a svelarci la regola, l'armonia che ci governa: leggere questo libro è stata per me innanzitutto una bellissima occasione per scoprire quanto sofisticato sia il sistema mente/corpo di cui in realtà conosciamo pochissimo. Sono rimasta letteralmente sbalordita nel rendermi conto di quanto siano preziosi (e fragili) i meccanismi che ci permettono di fare ciò che quando siamo "sani" riteniamo scontato, quasi banale: riconoscere un volto, avere consapevolezza fisica del nostro corpo (la straordinaria "propriocezione"), custodire i ricordi, e così via...

D'altra parte, studiare i casi in cui questi meccanismi sono stati alterati vuol dire non solo cercare una possibile "cura" (la quale presuppone appunto un guasto) ma ancor di più proteggere e persino potenziare l'individualità della persona malata, laddove (non sempre, ma spesso) la "malattia" (o trauma, o incidente) non è necessariamente un ostacolo, ma può diventare parte irrinunciabile della propria nuova identità. Sentir parlare di "umanità" dei propri pazienti può sembrare un modo per mostrarsi compassionevoli, e invece Sacks ci dimostra che i fondamenti fisiologici del nostro modo di percepire la realtà non sono incompatibili coi concetti di "anima", "sentimento", "personalità". A proposito delle visioni mistiche, perlopiù di natura emicranica o epilettica, il neurologo afferma: "Ciò non toglie nulla alla loro portata psicologica o spirituale. Se Dio, o l'ordine eterno, fu rivelato a Dostoevskij nel corso di attacchi epilettici, perché altre condizioni organiche non dovrebbero servire come 'porte' spalancate sull'aldilà o sull'ignoto?"
La fisiologia del nostro cervello e la nostra identità profonda non sono antagonisti, e se questo succede - se, cioè, la malattia rischia di "soffocare" l'individuo - allora sì che bisogna adoperarsi in tutti i modi affinché ciò non avvenga, e la sensibilità, la dedizione, l'intelligenza con cui Sacks si è approcciato a molti dei suoi pazienti ha permesso loro di venirne fuori e di trasformare una possibile tragedia in un'occasione attraverso la quale recuperare almeno in parte ciò che è andato perso e, in alcuni casi, persino sentirsi rivalorizzati nella propria unicità.

Non posso che fare mie le parole della quarta di copertina:
"E' un libro che vorrei consigliare a tutti: medici e malati, lettori di romanzi e di poesia, cultori di psicologia e di metafisica, vagabondi e sedentari, realistici e fantastici. La prima musa di Sacks è la meraviglia per la molteplicità dell'universo."
 
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Jessamine

Well-known member
Mi sento decisamente in soggezione nel cercare di aggiungere il mio commento al fiume di unanime lodi sperticate che accompagnano questo libro.
Metto subito le mani avanti: questa raccolta di aneddoti mi è tutto sommato piaciuta, ma ho costantemente avuto la sensazione che mancasse un tassello fondamentale, perché il mio apprezzamento fosse completo. Mi sembra anche inutile stare a ripeterlo, dato che ormai lo hanno già detto proprio tutti, ma l'approccio di Sacks è decisamente azzeccato: oltre alla descrizione clinica dei casi presi in questione, ho apprezzato ovviamente moltissimo la grazia il tatto con cui Sacks ci ha presentato i suoi pazienti, che prima di essere una malattia restano, innanzitutto, esseri umani. Sono molto interessanti anche tutte le riflessioni, gli spunti, i rimandi, le citazioni che infarciscono il testo, rendendolo un prisma ricchissimo; ho apprezzato anche la prosa, precisa e puntuale, ma sempre piacevole e tutto sommato scorrevole.
Mi sembra che il mio giudizio, al momento, sia piuttosto sbrigativo, come se stessi dando per scontate tante cose che però, in effetti, tanto scontate non sono. Non è scontato che un medico sappia rendere appassionante la descrizione di un caso clinico, per quanto all'occhio di un non addetto al lavoro tale caso possa apparire bizzarro. Non è scontato che tale medico sappia trascendere in maniera così spontanea il mero campo della descrizione scientifica, per scendere in campo filosofico e allargare le sue riflessioni ad una sfera molto più ampia. E non è scontato che sappia tenere unito il rigore scientifico, senza mai sacrificare la puntualità nelle descrizioni, alla divulgazione tale da permettere a chiunque di comprendere quella che è forse la scienza più complessa e piena di ombre a cui riesca a pensare.
Eppure, continua ad esserci qualcosa che non torna.
Io sono tutt'altro che un'esperta di neuroscienze: ho una formazione totalmente umanistica, la mia mente si chiude a riccio e inizia a ripetersi all'infinito le sigle dei cartoni animati, quando sente parlare di dati scientifici e numeri, eppure mi è sembrato che questo libro non affondasse i suoi artigli quanto avrebbe dovuto. All'università, ho incontrato un paio di volte le neuroscienze, quasi di straforo, senza avere le giuste basi per comprendere tutte le implicazioni più profonde di quanto stessi studiando: in particolare, quando ad insegnare storia della psicologia a gente che praticamente conosceva solo Freud e nei casi migliori un po' di Jung, mi sono ritrovata un neuroscienziato che aveva collaborato con Rizzolatti, e che si è ritrovato a fare i salti mortali per spostare la nostra attenzione dalla psichiatria ai neuroni. Ecco, in qualche modo quell'uomo ha fatto il miracolo: è riuscito a ficcare nella mia testa antiscientifica una scintilla, se non di sapere, di ardente curiosità.
La cosa buffa è che, durante quel corso all'università, parte del programma d'esame si concentrava proprio su casi assimilabili a quelli descritti da Sacks. E per quanto, naturalmente, nessuno si aspettava da un gruppo di filosofi che all'inizio del corso nemmeno sapeva di preciso che cosa fosse un neurone comprendessero le implicazioni più scientifiche dei casi presi in esame, almeno il tentativo di portarci oltre l'aneddoto c'era stato.
Ecco, forse è questo, che avrei voluto da “L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello”: andare un pochino oltre, avere delle spiegazioni in più, non limitarmi ad una rapida spiegazione della beffarda condizione di determinate persone.
Comprendo benissimo che a quel punto il saggio si sarebbe trasformato in qualcosa di completamente diverso, e che con ogni probabilità, se solo Sacks avesse provato ad addentarsi un po' di più in cause e metodi di cura, non sarei più riuscita a seguire il filo della narrazione, perché fondamentalmente mi sarebbero mancate le conoscenze di base, ma avrei comunque voluto provarci.
 
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