Bassani, Giorgio - Il giardino dei Finzi Contini

Lark

Member
L'ho letto grazie al mio eccellente professore di liceo, a 16 anni. L'ho amato moltissimo, divorato in un giorno ed una notte. Non l'ho più riletto, e non intendo farlo, per una questione di nostalgia. Non mi è rimasta impressa la tragedia razziale, in fondo poco più che accennata (è molto più vivida, a mio avviso, nel film di De Sica) ma sono rimasto sconvolto dalla storia d'amore, dalla descrizione incredibile dell'illusione tragica del protagonista, accecato d'amore per Micol che - incolpevole - era diventata l'oggetto del suo idealismo. Per la prima volta leggevo una cronaca fedele di un uomo innamorato dell'amore, per così dire.
Con gli anni, sono cambiati i miei gusti ed è cambiata anche la mia impressione sul libro. Straordinaria la descrizione così reale di quegli anni della gioventù, delle notti insonni, delle passioni e delle disillusioni tremende. Bello e vero il personaggio di Micol, incredibile la capacità di Bassani di farci immergere nel protagonista completamente, tanto da non arrivare noi stessi a capire se non alla fine, svegliandoci - insieme a lui - da quel sogno che era diventato così in fretta un incubo. Talmente coinvolgente, talmente totalizzante, da farci dimenticare il dramma storico delle deportazioni. Affascinante e perfettamente narrata anche la capacità umana di adattarsi ad ogni situazione, l'impressione di rassegnata normalità che filtra dalle pagine, la solitudine e la vita tutta in un libro molto ben scritto.
Lo consiglio a tutti!
 
Solo per il fatto che Micol, a letto ammalata, si legge tutto "Il visconte di Braghelonne" in pochi giorni e lo considera molto "chic", vale 5\5.

Per il resto condivido i vostri apprezzamenti.
Da leggere.
 
A

Adelina

Guest
L'ho letto tanti tanti anni fa, lo ricordo con molto piacere. Chissà magari lo rileggerò...:)
 

Nefertari

Active member
Mi è piaciuto molto questo libro, mi ha davvero sorpreso. Chissà perchè ero convinta che mi sarei trovata di fronte un altro tipo di scrittura invece la guerra si respira appena e si vivono appieno le situazioni dei protagonisti. Meravigliosa la parte finale, mi è piaciuta molto la parte del dialogo sincero tra padre e figlio e poi l'ultimo saluto al giardino. 5/5
 

DoppiaB

W I LIBRI !
Credo che sia uno di quei libri che bisogna leggere nella vita.
Un capolavoro della letteratura italiana.
Bassani riesce a farci intuire la crudeltà degli anni bui del nazismo raccontando della gioventù e dei sogni spezzati di quattro ragazzi, senza tuttavia, entrare nei particolari cruenti della persecuzione.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
spoiler

Un romanzo sensibile e ricco in cui un insolito contesto storico-sociale ospita la storia individuale di Giorgio - quanto c'è di autobiografico? -, di Micol e della famiglia Finzi-Contini. Insolito contesto, intendo, dal punto di vista letterario, o forse lo è solo per me; considerando tutta la letteratura che è stata prodotta sull'argomento, non avevo mai letto un romanzo in cui si parlasse dell'avvento del fascismo in Italia da questo punto di vista, delle leggi razziali e delle reazioni degli ebrei italiani, reazioni in questo caso leggere, quasi scettiche o incoscienti; i protagonisti del libro, dapprincipio, pensano di poter eludere queste leggi, sembrano non rendersi ben conto della loro gravità, sono presi da altre cose, non immaginano nemmeno lontanamente ciò che avverrà. Impressiona l'attualità di certe reazioni, seppur in un contesto storico diverso.
Dal punto di vista individuale, il romanzo racconta con delicatezza un sentimento tenero, un'illusione d'amore, dal punto di vista dell'illuso, in tutte le varie sfaccettature legate ai diversi momenti, delusione compresa. Giorgio è inesperto, dolce, un po' timido; Micol, ricca e un po' viziata è, tuttavia, amabile, volitiva e vivace. Inevitabile innamorarsi di lei. Micol è un personaggio che sembra quasi contrapporsi prepotentemente all'ineluttabilità degli eventi storici; leggendo si è irrazionalmente portati a pensare che a una persona piena di vita come lei non potrebbe mai succedere niente ... Molto bello il personaggio di Alberto, malinconico e destinato ad una tragica fine, e il modo in cui l'autore insinua nel lettore il dubbio su una sua latente omosessualità dolorosa e tormentata, impensabile da esternare all'epoca.
Profondo, scritto benissimo, promosso a pieni voti, un grande romanzo.
 

Jessamine

Well-known member
Quasto romanzo mi ha completamente spiazzata e folgorata. Chissà perché mi ero fatta un'idea tutta mia riguardo ai temi del romanzo, forse perché è uno di quei grandi classici i cui temi sono conosciuti da tutti, e quindi nella mia mente gli avevo inconsciamente già dato una forma, delle linee guida che mi avevano portato a pensare che si trattasse di una storia d'amore fra ragazzini (sì, nella mia mente Micòl e il narratore/Giorgio non avrebbero superato i sedici anni) travolta dalle leggi razziali e dall'orrore che ne è seguito.
Inutile dunque dire che lo stupore, quando ho scoperto quale delicatissima perla fosse in realtà questo romanzo, è stato grandissimo. E quanto in positivo sono rimasta colpita! Raramente ho letto qualcosa di così delicato, malinconico, quasi sospeso in una dimensione onirica. La scrittura di Bassani è di una sensibilità straordinaria, equilibratissima e al tempo stesso vibrante, carica di emozione.
Nell'intero romanzo riecheggia quel misto di acredine e dolcezza venato di malinconia tipico dei ricordi legati ai primi innamoramenti.
L'intero romanzo mi è sembrato una parentesi, un'oasi alienata dal resto del mondo dove il tempo pare fermarsi, dove la Storia non riesce a penetrare se non con le sue eco più lontane, una dimensione astratta dove tutto sembra convergere verso i sentimenti del protagonista narratore nei confronti di Micòl Finzi-Contini. Micòl piena di vita e di contraddizioni, animata da un lieve snobismo che forse è solo una posa, che la rende incostante e al tempo stesso adorabile, Micòl è un personaggio impossibile da dimenticare. E la sua voglia di vivere, la sua vivacità così velata di malinconia, così distorta, sembra essere proprio un'eco di quello che sarebbe accaduto di lì a poco alla comunità ebraica: in tutto il romanzo nessuno sembra davvero prestare attenzione e importanza alle leggi razziali e alle implicazioni che porteranno, quasi che distogliere lo sguardo, non dare importanza a qualcosa equivalga a rendere irreale questa cosa. Eppure Micòl, con le sue risate e i suoi scherzi, con la sua malinconia malcelata, con le sue fughe a Venezia sembra essere il personaggio più distante da una fine tragica, e al tempo stesso l'unico consapevole dell'orrore in agguato, e le sue risate appaiono improvvisamente venate di una freddezza immane, quasi servissero solo per distogliere l'attenzione dalla verità.
Le mura della dimora Finzi-Contini sembrano proteggere il giardino dal mondo esterno, dal caos della città, e così il giardino può trasformarsi in un luogo incantato, un attimo di calma prima della tempesta, dove è possibile distaccarsi dalla Storia per dare importanza solamente ai sentimenti. E di sentimenti ce ne sono tanti, e intensi, ma Bassani li descrive con una compostezza unica, senza tuttavia privarli della forza che continuano a mantenere. È incredibile come l'attenzione sia tutta posta sul rapporto fra il narratore-protagonista e Micòl, ma nonostante questo anche i personaggi secondari finiscono per essere tratteggiati in maniera egregia, pur attraverso poche frasi. Mi viene in mente Alberto, che sembra sempre restare sullo sfondo eppure la sua complessità emerge chiaramente da poche, sensibili allusioni fatte dal narratore. O ancora, la figura del padre del protagonista, che con un solo dialogo riesce ad acquisire una forza straordinaria.
Un romanzo delicatissimo, che tutti dovrebbero leggere.
 
V

Valentina992

Guest
Trama interessante e promettente, ma uno sviluppo abbastanza noioso che si risolleva un po' solo alla fine.
 

Valuzza Baguette

New member
Devo dire che mi aspettavo un romanzo diverso,ma che ne sono rimasta comunque sorpresa,mi aspettavo infatti un rmanzo dove la guerra veniva esposta in maniera cruda,diretta e invece è proprio il contrario,la guerra è presente,ma nell'ombra,si sente il suo peso durante tutto il romanzo,la sua angosciante presenza,il bisogno del personaggio principale di crearsi una vita più nomale possibile mentre le leggi razziali allungano i tentacoli su quelle famiglie,che impotenti(nonostante la posizione sociale e patrimoni importanti) hanno potuto solamente subire.
Ambientato a Ferrara il protagonista(di cui non scopriremo mai il nome)fa da voce narrante a questo romanzo tragico e delicato al tempo stesso,già da principio si respira un aria tragica,di abbandono,siamo infatti al cimitero,davanti alla tomba di famiglia dei Finzi-Contini famiglia ebrea abbiente e di spicco della città.
Viene poi descritta la villa dei Finzi-Contini,ormai in stato di degrado,occupata da sfollati e completamente distrutta.
Da qui iniziano le memorie del nostro protagonista che ci mostrerà lo sfarzo della vita dei suoi amici,Alberto e Micol e della loro famiglia,tra pomeriggi passati nello splendido giardino della villa a giocare a tennis (unico luogo spensierato ormai per i ragazzi) e le mattinate nella biblioteca di casa per poter proseguire la laurea,mentre metodicamente le leggi razziali impediscono a questi giovani di vivere in società,costretti ad allontanarsi vedendo schiacciati in ogni modo possibile i loro diritti.
Un romanzo di una sensibilità incredibile,che in maniera particolare ci fa aprire gli occhi sull'italia fascista e sulla seconda guerra mondiale.
 

unkadunka

New member
Che bello questo romanzo,mi è rimasto nel cuore la prima volta che lo lessi,poi col film e in riletture successive.Micol un personaggio indimenticabile.Fascinosa L'ambientazione nella stupenda Ferrara.
 

estersable88

dreamer member
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"Il giardino dei Finzi-Contini" è un classico della letteratura italiana e, al di là dei giudizi personali, se lo è i motivi ci saranno. Io credo che sia senza dubbio un libro da leggere perché affronta in un modo diverso ed oserei dire inedito le leggi raziali in Italia. In particolare, ciò che mi ha colpito nella storia è stato il continuo senso di non detto, di implicito che pervade ogni conversazione; anche quando si affronta il tema della politica e della situazione degli ebrei che sta rapidamente cambiando, quasi tutti sembrano minimizzare, non rendersi davvero conto di quanto sta accadendo. Tuttavia il punto centrale del romanzo rimane la storia dell'aristocratica e benestante famiglia ebrea dei Finzi-Contini, e in special modo dei figli Micol e Alberto, raccontata da un narratore senza nome, ebreo anche lui, molto legato alla famiglia. Le vicende dei protagonisti si intrecciano con la situazione globale ed il romanzo finisce per darci uno spaccato singolare e significativo della Ferrara e dell'Italia di quegli anni incerti.
Passando allo stile, dirò che, soprattutto all'inizio, ho fatto molta fatica ad appassionarmi alla storia, sempre per via di questo senso di tortuosità voluta, di non detto che apre al sospetto, oltre che per una difficoltà nella formulazione dei periodi, lunghi e spesso inframmezzati da discorso indiretto. Tutto, in questo libro, mi è parso coperto da uno schermo di vetro, "vedere ma non toccare", quasi a voler rendere più complicata la comprensione e la percezione della realtà. Soprattutto all'inizio, perciò, ho avvertito un forte senso di disagio durante la lettura e anche nel finale, sebbene ormai avessi le idee chiare sulla storia, mi è rimasto il dubbio su quale fosse il fine ultimo, il messaggio altro (se c'è) dell'autore. Ad ogni modomi sento comunque di consigliare la lettura di questo libro, per i motivi che ho esposto all'inizio: è un classico, un pezzo della nostra letteratura che dobbiamo conoscere. Vi sono pagine, come il dialogo finale tra il protagonista e il padre, che valgono da sole l'intera lettura.
 

Spilla

Well-known member
Alla fine ho rivalutato questo libro, che avevo poco apprezzato da giovanissima (e devo dire che questa mi prima impressine si è rivelata un pregiudizio difficile da superare :?).
Come dice bene estersable88, rappresenta un modo diverso di descrivere il periodo delle leggi razziali, lontano dalle immagini del ghetto, dei campi o delle persecuzioni a cui di solito pensiamo, in riferimento a questo periodo storico.
Centrale nel racconto è proprio il giardino, questo luogo separato e intatto, lontano dal mondo e dalle sue tensioni.
Qui i giovani giocano a tennis, flirtano, temporeggiano, incapaci di affrontare la vita e la realtà storica, tormentati da drammi adolescenziali e quasi non sfiorati dl dramma che li sta per investire tutti.
Anche se il racconto parla di gioventù, giochi e sentimenti, su tutto incombe un'aria di morte, di non-esistenza del futuro. Ci si ferma al presente, quasi presagendo che non ci sarà un dopo.

Misteriosa per me rimane la fuigura di Micòl, che mi sembra voler dire qualcosa al lettore, ma il suo messaggio mi pare perso per sempre, così come la sua giovane vita.
 

Grantenca

Well-known member
Nella sua rubrica televisiva in RAI STORIA, PAOLO MIELI HA DEDICATO IL 27/09/u.s. un approfondito esame a questo libro. Sono emersi dettagli veramente molto , molto importanti, soprattutto dal punto di vista storico. Siccome con la tecnologia queste trasmissioni si possono rivedere invito chi può essere interessato a farlo, credo che ne valga la pena.
 
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