La poesia del giorno....

Apart

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Come il vuoto cielo esso non ha confini,
Esso è anche qui, ovunque profondo e chiaro.
Quando cerchi di conoscerlo, non riesci a vederlo.
Non puoi appropriartene,
Ma non puoi perderlo.
Nel fatto di non poterlo raggiungere, lo raggiungi.
Quando taci, esso parla;
Quando tu parli, tace.
La grande porta è spalancata a concedere elemosine,
E nessuna folla ne osctruisce l'accesso.

(Cheng-tao Ke)
 
O

Ospite 01

Guest
Che forse non è questo il mio mestiere?
Perdere tempo, questo è il mio mestiere,
e il bello è perdere quel che non si ha.
Ho perso tempo e certo non l'avevo
ma io perdendo prendo, anzi ricevo,
lusso supremo, la mia immortalità.
Altro non voglio infatti che essere immortale
qui in questa terra essere immortale, sospesa
in mezzo al tempo non più mio, esposta
e già finita, chiuso animale che certo
non risorge, giocando alle parole sono l'inizio.

Patrizia Cavalli
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
La verità è sempre quella,
la cattiveria degli uomini
che ti abbassa
e ti costruisce un santuario di odio
dietro la porta socchiusa.
Ma l'amore della povera gente
brilla più di una qualsiasi filosofia.
Un povero ti dà tutto
e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria.

Alda Merini
(da Terra d'amore)
 
O

Ospite 01

Guest
Valore


Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello
che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord,
qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto


Erri De Luca
 

SALLY

New member
A una semplice prostituta

Non scomporti - sii a tuo agio con me - sono Walt Whitman, liberale e forte come la Natura,
e finché il sole non ti eviterà, non sarò io ad evitarti,
finché le acque non si rifiuteranno di brillare per te, né le foglie di frusciare per te,
le mie parole non si rifiuteranno di brillare e stormire per te.

Piccola mia, fisso con te un appuntamento, e ti chiedo di prepararti per essere degna
di questo incontro,
ti chiedo anche di essere paziente e pura finché io giunga.

Per ora ti saluto con uno sguardo eloquente affinché tu non possa dimenticarmi.


-- Walt Whitman
 
O

Ospite 01

Guest
@ Sally
che splendore...Walt Whitman...



L'amplesso delle aquile

Lungo la strada che costeggia il fiume (mia pomeridiana passeggiata, mio ristoro),
alto nell'aria, improvviso, un rumore smorzato, due aquile in amore,
l'impetuoso avido contatto, l'unione alta nello spazio,
artigli che si afferrano, s'intrecciano, una ruota selvaggia, viva, turbinante,
quattro ali che battono, due becchi, una massa vorticosa strettamente avvinghiata,
che cala in cerchi, si rovescia, s'arrotola, cade giù a precipizio,
finchè sul fiume sospesi, ancora uniti, la calma d'un istante,
un immobile muto bilanciarsi nell'aria, poi il distacco, gli artigli che si sciolgono,
le ali lente e salde nuovamente piegate verso l'alto, i loro voli diversi, separati,
lei il suo, lui il suo, seguendo.

Walt Whitman
 

sharazad

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Lucylla che belle le poesie di Bukowski!Lui mi è sempre piaciuto tantissimo ma non conoscevo quella dell'uccello azzurro che è meravigliosa!
Ne lascio una un po' diversa, è di un poeta della resistenza palestinese, Darwish


Per descrivere il fiore di mandorlo

Per descrivere il fiore del mandorlo non mi giovano né enciclopedie
né vocabolari…
le parole mi trascinano nelle insidie della retorica,
la retorica ferisce il senso e loda la ferita
come il maschile detta al femminile i suoi sentimenti,
in che modo potrà risplendere allora il fiore del mandorlo nella mia lingua
che ne è l’eco?
Il fiore del mandorlo è trasparente come una risata d’acqua
che dalla timidezza della rugiada sboccia sui rami…
leggero come un bianco motivo musicale…
debole come l’apparire di un’idea che
spunta sulle dita
e inutilmente scriviamo…
denso come un verso di poesia che non può essere scritto
con parole.
Per descrivere il fiore del mandorlo devo visitare
l’inconscio, guidato verso i nomi dei sentimenti
appesi agli alberi. Qual è il suo nome?
Qual è il suo nome nella poetica del nulla?
Devo penetrare la gravità e le parole
per sentirne la leggerezza quando diventano
spettro sussurrante, così io divento loro e loro me,
trasparenti e bianche.
Le parole non sono patria e nemmeno esilio,
sono, invece, la passione del bianco nel descrivere il fiore del mandorlo.
Non neve né cotone, che cos’è dunque nella sua superiorità
alle cose e ai nomi?
Se l’autore riuscisse a comporre un brano
che descriva il fiore del mandorlo, svanirebbe la nebbia
sulle colline e un popolo intero direbbe:
eccole,
ecco le parole del nostro inno nazionale!
 
O

Ospite 01

Guest
Lucylla che belle le poesie di Bukowski!Lui mi è sempre piaciuto tantissimo ma non conoscevo quella dell'uccello azzurro che è meravigliosa!
Ne lascio una un po' diversa, è di un poeta della resistenza palestinese, Darwish


Ciao Sharazad,

l'uccello azzurro è una delle mie preferite di Bukowski e mi fa piacere che condividi. Non tutta la sua produzione artistica mi piace però.
Conosco pochissimo, invece, la produzione poetica del palestinese Mahmud Darwish e quel poco che ho letto è di grande tristezza. Di una terra devastata( come tante altre nel mondo attuale) dove, a mio parere, a soffrire e perderci è solo l'umanità tutta...senza distinzione alcuna tra arabi e israeliani...
e mi viene in mente una poesia di Pablo Neruda:

Sia pace per le aurore che verranno,
pace per il ponte, pace per il vino,
pace per le parole che mi frugano
più dentro e che dal mio sangue risalgono
legando terra e amori con l’antico
canto;
e sia pace per le città all’alba
quando si sveglia il pane,
pace al libro come sigillo d’aria,
e pace per le ceneri di questi
morti e di questi altri ancora;
e sia pace sopra l’oscuro ferro di Brooklin, al portalettere
che entra di casa in casa come il giorno,
pace per il regista che grida al megafono rivolto ai convolvoli,
pace per la mia mano destra che brama soltanto scrivere il nome
Rosario, pace per il boliviano segreto come pietra
nel fondo di uno stagno, pace perché tu possa sposarti;
e sia pace per tutte le segherie del Bio-Bio,
per il cuore lacerato della Spagna,
sia pace per il piccolo Museo
di Wyoming, dove la più dolce cosa
è un cuscino con un cuore ricamato,
pace per il fornaio ed i suoi amori,
pace per la farina, pace per tutto il grano
che deve nascere, pace per ogni
amore che cerca schermi di foglie,
pace per tutti i vivi,
per tutte le terre e le acque.
Ed ora qui vi saluto,
torno alla mia casa, ai miei sogni,
ritorno alla Patagonia, dove
il vento fa vibrare le stalle
e spruzza ghiaccio
l’oceano. Non sono che un poeta
e vi amo tutti, e vago per il mondo
che amo: nella mia patria i minatori
conoscono le carceri e i soldati
danno ordini ai giudici.
Ma io amo anche le radici
del mio piccolo gelido paese.
Se dovessi morire mille volte,
io là vorrei morire:
se dovessi mille volte nascere,
là vorrei nascere,
vicino all’araucaria selvaggia,
al forte vento che soffia dal Sud.
Nessuno pensi a me.
Pensiamo a tutta la terra, battendo
dolcemente le nocche sulla tavola.
Io non voglio che il sangue
torni ad inzuppare il pane, i legumi, la musica:
ed io voglio che vengano con me
la ragazza, il minatore, l’avvocato, il marinaio, il fabbricante di bambole
e che escano a bere con me il vino più rosso.
Io qui non vengo a risolvere nulla.

Sono venuto solo per cantare
e per farti cantare con me.
 

sharazad

New member
Ciao Lucylla, molto bella anche questa di Neruda. Purtroppo è vero, molte poesie di Darwish ci ricordano quanto sia triste e assurda la realtà dei palestinesi, così come quella degli israeliani. Però sono anche piene di speranza, di vita e danno voce a milioni di persone. Questa qui è una delle mie preferite...parla di una bambina israeliana, Rita, di cui era stato innamorato...bé poi basta,la prossima volta cambio tema!

Rita e il fucile

Fra Rita e I miei occhi si leva un fucile.
Quelli che conoscono Rita,
s`inchinano e pregano I suoi occhi di miele divino.
Ho baciato Rita bambina,
lei si e` stretta a me, lo ricordo…
I suoi capelli mi coprivano il braccio.
Ricordo Rita
Come l`uccello ricorda la sua fontana.
Oh, Rita!
Un milione di immagini
Un milione di uccelli
Un milione di appuntamenti
Sono stati assassinati da un fucile.
Il nome di Rita, festa per le mie labbra.
Il corpo di Rita, nozze per il mio sangue.
Per due anni, mi sono perduto in lei.
Per due anni lei si e` distesa sul mio braccio,
uniti nel fuoco delle nostre labbra,
siamo resuscitati per due volte.
Oh, Rita!
Chi avrebbe potuto sciogliere i nostri sguardi,
prima che si levasse un fucile?
Oh, notte di silenzio!
C`era una volta…
Una luna e` calata all`alba…
Lontano, in occhi di miele
E la citta` ha cancellato Rita e le canzoni…
Fra Rita e I miei occhi, si leva un fucile.

Ne hanno anche fatto una canzone, molto famosa: Rita and the Gun . Mahmoud Darwish - YouTube
 
O

Ospite 01

Guest
I RICORDI MI VEDONO

Un mattino di giugno, troppo presto
per svegliarsi, troppo tardi
per riprendere sonno.

Devo uscire nel verde gremito
di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.

Non si vedono, si fondono totalmente
con lo sfondo, camaleonti perfetti.

Così vicini che li sento respirare
benché il canto degli uccelli
sia assordante.

Tomas Transtromer
 
O

Ospite 01

Guest
LETTERA

Il tralcio di vite sopra
le strie di nubi bussa
da ore alla finestra

La pioggia fili d’argento
appesi
Una falena si alza
e cade si alza e cade

Pensa a me
adesso aprirò
pensa a me con sentimento

Christoph W. Aigner
 

sharazad

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Andrew Motion



SUL TAVOLO


Ci terrei a precisare che ho comprato
questa tovaglia
con il suo semplice disegno ripetitivo
di fiori viola scuro non menzionati
da alcun botanico
perché mi ricorda quel vestito stampato
che indossavi
l’estate che ci siamo conosciuti (un vestito
– hai sempre sostenuto –
che non ti ho mai detto che mi piaceva).
Be’, mi piaceva, sai. Mi piaceva.
Mi piaceva un sacco, che ci fossi tu dentro
oppure no.

Come è potuto uscirsene così in silenzio
dalla nostra vita?
Detesto (proprio detesto) l’idea di qualche
altro sedere
che faccia svolazzare a sinistra e a destra
quelle pesanti corolle.
Detesto ancor più immaginarmelo sgretolarsi
in una discarica
o fatto a brandelli – un pezzo qui che pulisce
un’astina dell’olio
un pezzo là intorno a una crepa in un tubo
di piombo.

È passato tanto tempo ormai, amore mio,
tanto tempo,
ma stanotte proprio come la nostra prima
notte sono qua,
la testa leggera tra le mani e il bicchiere
pieno,
che fisso i grossi petali sonnolenti fino
a quando si mettono in moto,
amandoli ma con il desiderio di sollevarli,
di schiuderli,
persino di farli a pezzi, se questo è quanto
ci vuole per arrivare
alla tua bellissima pelle, desiderosa,
candida come la luna
 
O

Ospite 01

Guest
LA BAMBOLA BLU


La bambola blu
Stamattina ho sognato che ritornavi e lasciavi una bambola
blu a faccia in giù sulla trapunta di mia madre. Mi allungai
per girarla, quando un liquido nero colò da una fessura del
muro e sanguinò in una pozza che si apriva sotto il letto. La
bambola aveva i capelli e il volto blu. L'afferrai per le caviglie
e la scossi come il sonaglio di uno sciamano. La scossi
con tale forza che la testa roteò e sentii rimorso.

Mi alzai e legai i capelli. La mia vestaglia sfiorò il bordo
d'acqua nera. Il naso cominciò a sanguinarmi, dapprima
lentamente, poi gocce della grandezza di lacrime mi scivolarono
sulla gola, tingendo il colletto e il corpino. Il mio vestito era quello
della bambola blu. Camminai sull'acqua attraverso
la parete nella foresta fino a una collinetta rocciosa.
Mi tagliai un sentiero e salii a piedi nudi.

Mi distesi a faccia in giù sulla cima, canticchiando la musica
di un sole flautato. Non ero più arrabbiata. Non ero altro
che lo spazio di una nota cantata da un tordo nel bosco.

Patti Smith
 

sharazad

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Da "Lavorare stanca": Lavorare stanca

Traversare una strada per scappare di casa
lo fa solo un ragazzo, ma quest’uomo che gira
tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo
e non scappa di casa.
Ci sono d’estate
pomeriggi che fino le piazze son vuote, distese
sotto il sole che sta per calare, e quest’uomo, che giunge
per un viale d’inutili piante, si ferma.
Val la pena esser solo, per essere sempre più solo?
Solamente girarle, le piazze e le strade
sono vuote. Bisogna fermare una donna
e parlarle e deciderla a vivere insieme.
Altrimenti, uno parla da solo. È per questo che a volte
c’è lo sbronzo notturno che attacca discorsi
e racconta i progetti di tutta la vita.
Non è certo attendendo nella piazza deserta
che s’incontra qualcuno, ma chi gira le strade
si sofferma ogni tanto. Se fossero in due,
anche andando per strada, la casa sarebbe
dove c’è quella donna e varrebbe la pena.
Nella notte la piazza ritorna deserta
e quest’uomo, che passa, non vede le case
tra le inutili luci, non leva più gli occhi:
sente solo il selciato, che han fatto altri uomini
dalle mani indurite, come sono le sue.
Non è giusto restare sulla piazza deserta.
Ci sarà certamente quella donna per strada
che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa.

 
O

Ospite 01

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La Prima Occhiata

La prima occhiata dalla finestra al mattino
il vecchio libro ritrovato
visi entusiasti
neve, il mutamento delle stagioni
il giornale
il cane
la dialettica
docce, nuotare
vecchia musica
scarpe comode
comprendere
nuova musica
scrivere, piantare
viaggiare, cantare
essere gentili.

Bertolt Brect
 
O

Ospite 01

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Non le visioni sgomentano l’uomo - ma l’ombra che si muove

Sul fondo di solitari specchi o nelle gravi acque d’attesa.

Non il gesto od il grido - ma nel deserto del cuore

Le lente vibrazioni di un silenzio insondabile.


Margherita Guidacci
 

SALLY

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KAHIL GIBRAN

Camminavo sulla sabbia.

Bassa marea.
E giù, oltre, la curva,

scrissi un verso sulla sabbia.
E in quel verso scrissi

quel che la mia mente pensava
e ciò che la mia anima desiderava.
E quando la marea fu alta,
ritornai, ancora, su quel lido,
e di ciò che avevo scritto nulla trovai.
trovai solo i segni del bastone

di uno che aveva lì camminato da cieco.
 

sharazad

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Chi sei tu, lettore che leggi
le mie parole tra un centinaio d'anni?
Non posso inviarti un solo fiore
della ricchezza di questa primavera,
una sola striatura d'oro
delle nubi lontane.
Apri le porte e guardati intorno.
Dal tuo giardino in fiore cogli
i ricordi fragranti dei fiori svaniti
un centinaio d'anno fa.
Nella gioia del tuo cuore possa tu sentire
la gioia vivente che cantò
in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta
attraverso un centinaio d'anni.

Tagore R.
 

Lin89

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LA FONTANA DI SANGUE


Mi pare, a volte, che il mio sangue fiotti come una
fontana dai ritmici singhiozzi. Lo sento colare con
un lungo murmure, ma mi tasto invano in cerca
d'una ferita.

Fluisce attraverso la città come per un campo
recintato e trasforma i selciati in isolotti, cava la sete
a ogni creatura, tinge la natura in rosso.

Spesso al vino capzioso ho chiesto di addormire per
un giorno il terrore che m'assilla; ma il vino rende
l'occhio più acuto e l'orecchio più fino.

Ho cercato nell'amore il sonno dell'oblio; ma
l'amore, per me, non è che un materasso d'aghi
fatto per procurare da bere a crudeli pu***ne.

- Charles Baudelaire -
 
O

Ospite 01

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Ma le notti alte dell’estate,
ma le stelle, le stelle della terra.
Oh esser morti una volta, e saperle all’infinito
tutte le stelle perché come, come, come dimenticarle!

R. M. Rilke
 
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