La poesia del giorno....

qweedy

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Ella in cielo

Pregava Dio,
pregava con fervore
perché facesse di lei
una felice ragazza bianca.
E se ormai è tardi per questi cambiamenti,
allora Signore Iddio, guarda quanto peso
e toglimene almeno la metà.
Ma Dio, benevolo, disse: No.
Le posò soltanto la mano sul cuore,
le guardò in gola, le carezzo il capo.
E quando tutto sarà compiuto – aggiunge -
mi allieterai venendo a me,
mia nera gioia, tronco pieno di canto.

Wisława Szymborska

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Shoshin

Goccia di blu
ALTITUDINE

Lontana arde la stella,
Caro m'è il silenzio. Sogno
I passi di forze prosperose, custodite con saggezza,
Volano come saette dalla scia dorata e infinita,
Non si conosce la loro meta
Non si vede la loro origine.

Sotto di me nel profondo giace
Uno specchio frantumato e cieco nell'ombra,
L'amara lusinga di cui si nutre
L'angoscia della vita che scorre.

Io seguo l'infinita traccia lucente.
Sono solo. Muoio anch'io.
Dal mondo si va senza salutare.

Ivo Andric
(1919)

...Leggi anche le poesie di Ivo
Andric mi è stato chiesto ieri.
Ed io sono andata a cercarle nel mio
quaderno poetico.
 

qweedy

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Una lunga crepa sulla terra
ci ricorda che viviamo
sul dorso di un cavallo.
Ogni cosa va poggiata con cura,
ogni passo che facciamo in superficie
deve badare al fuoco che c'è sotto.
Il fuoco delle stelle è lontano
ma il fuoco della terra è assai vicino.
E allora ogni casa del mondo
dovrebbe essere un piccolo santuario
dove i vivi passano
l'unico giorno della loro vita.
Ora c'è qualcuno
con una trave sulla pancia,
c'è polvere sugli occhi, nella bocca.
Prima del terremoto qualcuno
faceva l'amore, c'era chi dormiva
chi aveva già perso la sua casa.
Un rivolo di sangue, un cucchiaio,
una bambola, una ringhiera,
un ferro da stiro:
tutto è pescato per essere portato
fuori dal piccolo mare della casa,
la speranza è di salvare un respiro.

Franco Arminio
 

Shoshin

Goccia di blu
A mio padre
Sempre più spesso parli del mare,
di annegati gettati sulla riva,
di viaggi incompiuti.

Nella memoria hai il canto delle sirene
e la zattera di Ulisse,

sulla quale io adesso vado alla deriva.

Parli sempre della burrasca,

delle onde dal volto umano,

degli scogli,

sui quali muore il vento.

L’insonnia del faro

nelle tue braccia tese.

Ares Chadzinikolau,

Versione di Paolo Statuti
 

Shoshin

Goccia di blu
Poesia
Preso d’amore, come gli altri, tutto il mio unico, incommensurabile Io, ma per strada mi sorprenderà il lutto che un giorno tutti porterà all’oblio. Quando lo slancio folle della giovinezza si trasformerà in nuda (nuda) amarezza e intorno nessun tetto o veggenza, solo quel che porti della tua esistenza

Danilo Kiš
 

qweedy

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Cucivi

Cucivi così bene,
e saldamente, come
col fil di ferro.
I miei punti invece
tu andata, non tengono
niente, sbaglio spolette,
imbastiture, gli aghi
cadono i nodi si snodano
i bottoni appena attaccati
si staccano gli orli
ondeggiano,
come scuoteresti la testa.
Tu andata mi si è scucito
il guardaroba, il mondo.

Vivian Lamarque
 

qweedy

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NON È VERO

Non è vero che non siamo stati felici.
Lo sei stato ogni volta
che un occhio fissava deciso
a negare o ad imprendere.
Se entravi in una città ancora ignota
o dove il mare sta.
Se un gesto ricordava il buon uso dell’amore.
Penetravi le chiese, contro gli affreschi
il cuore come ti correva via. E rammentalo:
piangeva di speranza quando ha voluto abbracciarti
lo straniero perseguitato.
O quando leggevi
dello sconfitto sfuggito di mano ai potenti?
E sul lavoro anche, per
impercettibili respiri,
tra ira e polvere, se pensavi altre menti.
Che senza sapere di noi in esse felici, altra gioia
ora o quando che sia consumando, altro tempo
a più durare
avranno con noi costruito di attimi.

Franco Fortini
 

Shoshin

Goccia di blu
Ho sognato che cercavo una cosa,
nascosta chissà dove oppure persa
sotto il letto o le scale,
all’indirizzo vecchio.
Rovistavo in armadi, scatole e cassetti,
inutilmente pieni di cose senza senso.
Tiravo fuori dalle mie valigie
gli anni e i viaggi compiuti.
Scuotevo fuori dalle tasche
lettere secche e foglie scritte non a me.
Correvo trafelata
per ansie e stanze
mie e non mie.
Mi impantanavo in gallerie
di neve e nell’oblio.
Mi ingarbugliavo in cespugli di spine
e congetture.
Spazzavo via l’aria
e l’erba dell’infanzia.
Cercavo di fare in tempo
prima del crepuscolo del secolo trascorso,
dell’ora fatale e del silenzio.
Alla fine ho smesso di sapere
cosa stessi cercando così a lungo.
Al risveglio
ho guardato l’orologio.
Il sogno era durato due minuti e mezzo.
Ecco a che trucchi è costretto il tempo
dacché si imbatte
nelle teste addormentate.

Wislawa Szymborska, Nel sonno
 

Shoshin

Goccia di blu
E tu, tu pure
fatta crisalide,
come tutto quello
che la notte ha cullato.

Questo sfarfallio, questo volteggiare intorno:
io lo sento e non lo vedo!

E tu,
come tutto quello
che è sottratto al giorno:
crisalide.

E occhi, che ti cercano.
Tra questi il mio.

Uno sguardo:
un altro filo, che ti avviluppa.

Questa tarda, tarda luce.
Io so: i fili luccicano.

Paul Celan

Di soglia in soglia a cura di Giuseppe Bevilacqua
 

qweedy

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"O troppo alta, o troppo bassa
Le dici magra, si sente grassa
Son tutte bionde, lei e’ corvina
Vanno le brune, diventa albina
Troppo educata, piaccion volgari
Troppo scosciata per le comari
Sei troppo colta preparata
Intelligente, qualificata
Il maschio e’ fragile, non lo umiliare
Se sei piu’ brava non lo ostentare
Sei solo bella ma non sai far niente
Guarda che oggi l’uomo e’ esigente
L’aspetto fisico piu’ non gli basta
Cita Alberoni e butta la pasta
Troppi labbroni non vanno piu’
Troppo quel seno, buttalo giu’
Bianca la pelle, che sia di luna
Se non ti abbronzi, non sei nessuna
L’estate prossima con il cotone
Tornan di moda i fianchi a pallone
Ma per l’inverno la moda detta
Ci voglion forme da scolaretta
Piedi piccini, occhi cangianti
Seni minuscoli, anzi giganti
Alice assaggia, pilucca, tracanna
Prima e’ due metri, poi e’ una spanna
Alice pensa, poi si arrabatta
Niente da fare, e’ sempre inadatta
Alice morde, rosicchia, divora
Ma non si arrende, ci prova ancora
Alice piange, trangugia, digiuna
E’ tutte noi, e’ se stessa, e’ nessuna.”

Lella Costa



Maja Veselinović
 

qweedy

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Vigilia di restare

Tutto è pronto: la valigia,
le camicie, le mappe, la fatua speranza.

Mi spolvero le palpebre.
Ho messo all’occhiello
la rosa dei venti.

Tutto è pronto: il mare, l’atlante, l’aria.

Mi manca solo il quando, il dove,
un diario di bordo, le carte
di navigazione, venti a favore,
il coraggio e qualcuno che mi ami
come non so amarmi io.

La nave che non c’è, le mani attonite,
lo sguardo intento, le imboscate,
il filo ombelicale dell’orizzonte
che sottolinea questi versi sospesi…

Tutto è pronto. Sul serio. Invano.


Juan Vicente Piqueras

da “Palme”, Edizioni Empirìa, 2005
 
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L'ora di restare

Tutto è pronto: la valigia,
le camicie, le mappe, la mutua speranza.

Mi spolvero le palpebre.
Ho messo all’occhiello
la rosa dei venti.

Tutto è pronto: il mare, l’atlante, l’aria.

Ho il come, il quando, il dove,
un diario di bordo, le carte
di navigazione, venti a favore,
il coraggio e qualcuno che mi ama
come non so amarmi io.

La nave di noi, gli sguardi,
i pericoli, le mani incantate,
il filo ombelicale dell’orizzonte
che sottolinea questi versi sospesi…

Tutto è pronto. Sul serio. Andiamo.


Juan Vicente Piqueras

da “Addio del fuggitivo”, in “Palme”, Edizioni Empirìa
 

qweedy

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Palme

Nasciamo dalla sete. Siamo palme
che crescono a forza di perdere
i propri rami. I tronchi sono ferite,
cicatrici rimarginate dal vento e dalla luce,
quando il tempo, quello che fa e quello che trascorre,
occupa il cuore e lo trasforma in nido
di perdite, ne erige la sua aspra colonna.

E per questo le palme sono allegre
come coloro che hanno saputo soffrire in solitudine
e ora si cullano nell’aria, spazzano nubi
e dalle loro chiome consegnano
inni alla luce, fonti di fuoco,
ventagli a dio, addio a tutto.
Tremano, testimoni di un miracolo
che conoscono soltanto loro.

Siamo come la sete delle palme
e ogni ferita aperta verso la luce
ci fa sempre più alti, più felici.
Perdite sono i nostri tronchi. È trono
il nostro dolore. Non è bello
soffrire ma bisogna aver sofferto
per sentire, come un intimo nido,
la meraviglia dei sopravvissuti
che ringraziano l’aria, e poi scoppiano
per l’alta gioia in mezzo al deserto.

Juan Vicente Piqueras
 

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Il cuore chiede Piacere - prima -
e poi
che non ci sia Pena
e poi
s'accontenta di piccoli Sollievi
che placano il dolore

E poi
riuscire a dormire
e poi
se lo permettesse
il suo terribile Giudice
la libertà di morire

Emily Dickinson

The Heart asks Pleasure

The Heart asks Pleasure - first -
And then - Excuse from Pain -
And then - those little Anodyness
That deaden suffering -
And then - to go to sleep -
And then - if it should be
The will of it's Inquisitor
The privilege to die -
 

qweedy

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Incubo

C’è un terrore di mani verso l’alba,
un cigolio di porta, un sospetto,
un grido perforante come spada,
un occhio esorbitato che mi spia.
C’è un fragore di fine e distruzione,
un malato che strappa una ricetta,
un bambino che piange soffocato,
un giuramento che nessuno accetta,
un angolo che salta di imboscata,
un riso fosco, un braccio che respinge,
un avanzo di cibo masticato,
una donna malmenata che va a letto.
Nove gironi infernali ha avuto il sogno,
dodici dure prove da affrontare,
ma spunta il giorno, e il giorno ricompongo:
doveva essere, amore, doveva essere.

José Saramago
 

qweedy

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Vengano infine

Vengano infine le alte allegrie,
le ardenti aurore, le notti calme,
venga la pace agognata, le armonie,
e il riscatto del frutto, e il fiore delle anime.
Che vengano, amor mio, perché questi giorni
son di stanchezza mortale,
di rabbia e agonia
e nulla.

José Saramago
 

qweedy

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DONNA

Quanto hai dato, donna:
secoli di luce
che non hanno riflesso le coscienze
ingoiate da abissi di silenzio.

E quanto altro:
radici per tener salda la terra
velluto dell’amore
una spiga per raggiungere il cielo
fertili semenze del coraggio
per un mondo abitato dalla guerra.

E quanto altro.

Dai tuoi occhi
albe e nebbie,
revisione del giudizio
in attesa dei fiori.
Minuta di piccole cose
recuperate dall’infanzia
nella scrittura dei sogni.

E quanto altro.

Foglie che coprono il pudore dell’universo
laghi generosi di acque vergini
spessore del segreto
delle profonde radici del tuo tempo.

Quanto autunno
a inondare la terra
e un colore crepuscolare
nella corteccia.

Carmen Yáñez “Paesaggio di luna fredda”
(Traduzione di Roberta Bovaia)
 

Shoshin

Goccia di blu
Tu sei tutto in te stesso, mare,
e tuttavia come sei lontano senza te,
come sei solo e lontano, sempre, da te stesso!

Aperto in mille ferite, in ogni istante,
come la mia fronte, vanno le tue onde, come i miei pensieri,
e vengono, vanno e vengono,
baciandosi, separandosi,
in un eterno conoscersi,
mare, e dimenticarsi.

Sei tu, e non lo sai,
il tuo cuore palpita in te senza sentirlo...
Mare solo, che immensità di solitudine!

Juan Ramón Jiménez

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Shoshin

Goccia di blu
Mio mondo
chiamano
mio mondo
essere senza
mondo.
Filo slacciato
a fare niente
a fare riga
una sola
di pioggia
sopra vetro.
Busso.
Guardo da vetro
notturno
da fessure
tra porte
da spigolo.
Non c’è io
senza noi
non c’è me.
Senza mondo
c’è aria
universale
elefanti
vanno via
da mondo
in silenzio
con sete
accanto a laghi
di polvere.
Barche con occhi
bocca e dita,
umani
crocefissi all’acqua,
a picco senza balzo
in mare che sgroppa,
come nudo
in immenso
senza allacciatura.
Sterminare senza
armi
senza luoghi
senza volti
senza nomi.
Senza.
Né qui
né là.
Senza mondo
c’è male di tutti
nessuna contabilità
alberi
alberi e piante
erbe cespugli
arbusti fiori. Noi ospiti
di pianeta frusciante
noi con mondo
facciamo tutto
rovina
carcassa spianato tutto.
Fatti vivo.

Chandra Candiani da 'Fatti vivo.' Einaudi.

Il mondo dentro
una poesia.
 

qweedy

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Una luce c’è in primavera

Una luce c’è in primavera
non presente nel resto dell’anno
in qualsiasi altra stagione –
Quando marzo è appena arrivato
un colore appare fuori
sui campi solitari
che la scienza non può sorpassare
ma la natura umana sente.

Indugia sopra il prato,
delinea l’albero più lontano
sul più lontano pendio che tu sappia
quasi sembra parlarti.

Poi come orizzonti arretrano
o il mezzogiorno trascorre,
senza formula di suono
esso passa e noi restiamo –
e una qualità di perdita
tocca il nostro sentimento
come se a un tratto il guadagno
profanasse un sacramento.

Emily Dickinson
 
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