La poesia del giorno....

qweedy

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CHI SEI TU, LETTORE?

Chi sei tu, lettore che leggi
le mie parole tra un centinaio d’anni?
Non posso inviarti un solo fiore
della ricchezza di questa primavera,
una sola striatura d’oro
delle nubi lontane.
Apri le porte e guardati intorno.
Dal tuo giardino in fiore cogli
i ricordi fragranti dei fiori svaniti
un centinaio d’anni fa.
Nella gioia del tuo cuore possa tu sentire
la gioia vivente che cantò
in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta
attraverso un centinaio d’anni.

Rabindranath Tagore
 

Shoshin

Goccia di blu
Ho un fiore
in mano forse.
Strano.
Nella mia vita deve esserci
stato un giardino un tempo.


Nell’altra mano stringo
una pietra.
Con fiera grazia.
Nessun sospetto
per preavvisi di mutamenti,
sentore di difese piuttosto.
Nella mia vita deve esserci
stata ignoranza un tempo.


Sorrido.
La curva del sorriso,
il cavo del mio umore
somiglia a un arco ben teso,
pronto.
Nella mia vita deve esserci
stato un bersaglio un tempo.
E predisposizione a vincere.


Lo sguardo affondato
nel peccato originale:
assapora il frutto proibito
dell’attesa.
Nella mia vita deve esserci
stata fede un tempo.


La mia ombra, nient’altro che un gioco del sole.
Addosso un’uniforme d’incertezza.
Non ha ancora fatto in tempo ad essermi
compagna o delatrice.
Nella mia vita deve esserci
stata abbondanza un tempo.


Tu non ci sei.
Ma se c’è un precipizio del paesaggio
se io sto sull’orlo
con un fiore in mano
e sorrido,
vuol dire che da un momento all’altro arriverai.
Nella mia vita deve esserci
stata vita un tempo.


Kiki Dimoula


da L’adolescenza dell’oblio (Crocetti, 2000), trad. it. P. M. Minucci


Avevo già fatto conoscere Kiki tempo fa.
Però ogni tanto penso a questi versi e vado
a perdermi nella mia storia.
 

qweedy

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Anche a me dice molto.

DONNA SOSPESA

Sta piovendo…
Una donna è sotto la pioggia
sola
su una prua ingovernabile
la pioggia è come la pietà
e lei questa donna
è quasi una crepa sotto la pioggia di vetro.
Il suo sguardo attraversato dalla pioggia,
è impronta di desiderio
la strada è lastricata
di gocce di ricordi
andati, Sembra…

E per tutto il tempo non cambia posizione,
come se qualcosa più grande di lei,
qualcosa di insormontabile,
si fosse fermato
di fronte a quello che stava guardando.
Si rifugia lateralmente nel corpo.
Assume la traiettoria della pioggia
-sembra un grumo di grasso-
ma l’ineluttabile è sempre di fronte a lei.
E la pioggia è come il rimorso.
Lei sta guardando…
Sembra…

Appare chiaro il desiderio
di cose tangibili.
Lei sta guardando…
Tende le mani
oltre alla pioggia
cattura gocce.
È ormai palese un desiderio nudo
di cose tangibili.
Sembra…

E, all’improvviso,
anche se qualcuno gli fa cenno di “no»
si lascia andare
sospesa sotto la pioggia
Dentro―
sola
su un balcone alla deriva.

Kiki Dimoula

 
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Shoshin

Goccia di blu
Trasgressioni

Mi espando e vivo
illegalmente
in aree che gli altri
non riconoscono reali.
Là mi fermo ed espongo
il mio mondo perseguitato,
là lo riproduco
con amarezza ribelle,
là lo affido
a un sole
senza forma, senza luce,
immobile,
personale.
Là accado.

A volte però
tutto questo s’arresta.
E mi restringo,
a forza rientro
(rassicurante)
nell’area ammessa
e legale,
nell’amarezza terrena.

E mi smentisco.



Kiki Dimoula

(Traduzione di Maria Paola Minucci)

da “L’adolescenza dell’oblio”, Crocetti Editore, 2000
 

qweedy

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La "o" disgiuntiva

Mi ha chiuso in casa la pioggia
e ora dipendo dalle gocce.

Ma come sapere se è pioggia
o lacrime dal cielo profondo di un ricordo?
Sono troppo cresciuta per dare
senza riserve un nome ai fenomeni:
questa è pioggia e queste sono lacrime.

Rimango asciutta tra
due possibilità: pioggia o lacrime,
e tra tante ambigue realtà:
pioggia o lacrime,
amore o modo di crescere,
tu o piccola oscillante ombra
dell’ultima foglia che saluta.
Ogni ultima cosa,
la chiamo ultima senza riserve.

Sono troppo cresciuta
perché questo sia motivo di lacrime.
Lacrime o pioggia, come saperlo?
E continuo a dipendere dalle gocce.
E sono troppo cresciuta
per aspettare una misura quando piove
e un’altra quando non piove.
Gocce per tutto.
Gocce di pioggia o lacrime.

Dagli occhi di un ricordo o dai miei.
Io o il ricordo, chi lo sa.
Sono troppo cresciuta per distinguere i tempi.
Pioggia o lacrime.
Tu o piccola oscillante ombra
dell’ultima foglia che saluta.

Kiki Dimoula

(Da “L’adolescenza dell’oblio” – Crocetti Editore)
 

qweedy

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Certo che fa male, quando i boccioli si rompono.
Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera?
Perché tutta la nostra bruciante nostalgia
dovrebbe rimanere avvinta nel gelido pallore amaro?
Involucro fu il bocciolo, tutto l’inverno.
Cosa di nuovo ora consuma e spinge?
Certo che fa male, quando i boccioli si rompono,
male a ciò che cresce
male a ciò che racchiude.

Certo che è difficile quando le gocce cadono.
Tremano d’inquietudine pesanti, stanno sospese
si aggrappano al piccolo ramo si gonfiano, scivolano
il peso le trascina e provano ad aggrapparsi.
Difficile essere incerti, timorosi e divisi,
difficile sentire il profondo che trae, che chiama
e lì restare ancora e tremare soltanto
difficile voler stare
e volere cadere.

Allora, quando più niente aiuta
si rompono esultando i boccioli dell’albero,
allora, quando il timore non più trattiene,
cadono scintillando le gocce dal piccolo ramo,
dimenticano la vecchia paura del nuovo
dimenticano l’apprensione del viaggio -
conoscono in un attimo la più grande serenità
riposano in quella fiducia
che crea il mondo.

Karin Boye
 

Shoshin

Goccia di blu
Ti liberò dal passato
una discussione davvero irrilevante
sul vento e l’avarizia.
Giorni fa qualcuno parlava
di uomini, di come farsi una vita,
di versi, di Afriche,
e di tifoni.
E là in mezzo, da qualche parte
cadde il tuo nome assente
– da anni in balia dell’oblio –
nell’attimo incustodito.
Cadde, e scegliendo
la più ripida tra tutte le strade
– quella del ricordo – rotolò giù
da Afriche, piantagioni,
da soverchianti soli,
e contro la tua volontà, ti portò,
minuziosamente bello
e meticolosamente immutato
veramente insidioso.
Ti portò davanti al complice autunno
che istiga un Giudizio Universale
nei sogni smarriti.

Kikí Dimulà (Atene, 1931-2020), da
L’adolescenza dell’oblio, Crocetti, 2002, traduzione di Paola Maria Minucci
 

qweedy

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LA DONNA, SE VUOLE..

La donna, se vuole, riesce a far stare
Tanti mobili in una stanza minuscola,
Marmellate di tutti i colori in barattoli piccolissimi,
Il mare dentro un bicchiere da acqua
Una farmacia, una bigiotteria, le foto di famiglia dentro una borsa da polso…
Fa stare la notte dentro la sua anima,
Un ricordo nel suo vestito, i suoi singhiozzi dentro una canzone,
La lussuria in uno sguardo, la compassione in un tocco…
L’indifferenza nei suoi passi, l’irresistibilità nelle curve delle labbra, la memorabilità in un sorriso…
La sua mestizia in una sigaretta, i suoi segreti dentro un caffè, le sue grida in un silenzio…
Un uomo nel suo cuore e nel suo letto per tutta una vita, un figlio nel grembo e nella sua vita…
La donna, se vuole, riesce a fare spazio a tutto
Ma chissà perché non riesce a far spazio a se stessa,
Non si riesce farla stare in questo enorme mondo.

Ozdemir Asaf
poeta turco 1923 - 1981


 

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Acqua che all’acqua va, frangia di luce,
l’onda si spande in schiuma.
Perpetuo movimento, arco perfetto,
che s’innalza, ricade e rifluisce,
onda del mar che di mar si sostenta,
amor che di se stesso s’alimenta.

José Saramago
 

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La solitudine non è vivere da soli,
la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno
o a qualcosa che sta dentro di noi;
la solitudine non è un albero
in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui:
è la distanza fra la linfa profonda e la corteccia,
tra la foglia e la radice.

José Saramago
 

qweedy

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Oggi non era giorno di parole,
con mire di poesie o di discorsi,
né c’era strada che fosse nostra.
A definirci bastava solo un atto,
e visto che a parole non mi salvo,
parla per me, silenzio, ch’io non posso.

José Saramago
 

Shoshin

Goccia di blu
[...]
Il merlo sentí un piccolo calore vicino al cuore: «Miglio
caldo, – pensò, – o una mosca appena catturata o la porta
che si apre – l’estate è finita – la bambina ritornata».
Si sciolse la neve, era stato il prato, voleva vederci
chiaro, non essere accecato. Gli oleandri persero le dita
di ghiaccio, ritornarono gli uccelli e le preghiere volanti,
la bambina disse: – Il tuo mantello sta diventando di
pizzo, adesso la terra ti sta assaggiando.
Qualcosa per il merlo era cambiato, diceva piano:
– ne-ve, ter-ra, ver-mi, so-le – e perfino: – o-le-an-dro –:
quell’inverno aveva finalmente disimparato a volare.
Quella primavera, una notte, la bambina bussò alla
terra: – Merlo, svegliati, – ripeté due volte.
– Dimenticami, – la pregò il merlo che aveva imparato
a parlare, – voglio solo riposare.
– E in cambio? – chiese la bambina. – In cambio il
volo, – rispose il merlo.
Era martedí e quella notte la bambina all’aperto pensò
il suo primo pensiero: «Gli uccelli volano», pensò.

Chandra Candiani da 'Sogni del fiume'. Einaudi


Pensieri poetici
 

qweedy

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Dio delle libellule, delle falene,
dei picchi e delle civette,
Dio dei lombrichi, degli scorpioni,
e degli scarafaggi da cucina,
Dio che hai insegnato a ciascuno qualcosa
e sai in anticipo che cosa accadrà a ciascuno,
darei qualsiasi cosa pur di capire che cos’hai provato
quando hai stabilito le proporzioni
dei veleni, dei colori, dei profumi,
quando hai posto in un becco il canto
e in un altro il gracchio,
e in un’anima il crimine e in un’altra l’estasi,
darei qualsiasi cosa soprattutto pur di sapere
se hai avuto rimorsi
nel trasformare alcuni in vittime e altri in carnefici,
ugualmente colpevole nei confronti di tutti
perché hai messo tutti
di fronte al fatto compiuto.
Dio della colpevolezza di aver stabilito da solo
il rapporto tra il bene e il male,
la bilancia a fatica mantenuta in equilibrio
dal corpo insanguinato
del figlio che non ti assomiglia.

Ana Blandiana

da “La mia patria A4” Nuove poesie
Traduzione di Mauro Barindi
 

qweedy

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C'era una manciata di semi odorosi
nelle mie mani per te,
e un ricordo lontano di cose accadute
ma senza sentimento.
Pensavo che tu fossi la mia strada,
e ho messo calzature leggere
perché tu mi credessi un'ombra.
Ho vagato solitaria con te dentro la mia stoltezza.
Non ti dissi che ero innamorata
fino al pudore,
finché non vidi sangue nella mia mente:
come se partito da me
mi avessi rapito il fulgore degli anni.
E così ho aspettato che tu rinverdissi
e che da erba diventassi un altare;
ma come tutti gli altari
ti sei fatto pietra.

Alda Merini
 

Shoshin

Goccia di blu
Lei credeva di stringere in quel corpo
disincarnato, esangue, il suo ragazzo
morto a trentatré anni per oscure
trame di tribunali.
Se le avessero detto che stringeva
a sé l'intero mondo e la sua Storia
non l'avrebbe capito. Erano solo
un figlio con sua madre.

Maria Luisa Spaziani
 

qweedy

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Ciò che temevo venne,
Ma meno spaventoso,
Perché il lungo timore
L’aveva quasi abbellito.
Ci si abitua all’angoscia,
Alla disperazione.
Peggio saper che viene
Che saperla presente.
Chi indossa la sua pena
Il mattino che è nuova
Soffre più che a portarla
Un’intera esistenza.

Emily Dickinson

While I was fearing it, it came,
But came with less of fear,
Because that fearing it so long
Had almost made it dear.
There is a fitting a dismay,
A fitting a despair.
'T is harder knowing it is due,
Than knowing it is here.
The trying on the utmost,
The morning it is new,
Is terribler than wearing it
A whole existence through.
 

Shoshin

Goccia di blu
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.

La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.

E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.

Vincenzo Cardarelli
 

qweedy

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E Dio mi fece donna,
con lunghi capelli,
gli occhi, il naso
e la bocca da donna
Con rotondità e peli
e dolci cavità,
mi scavò dall'interno
e fece di me
lo studio degli esseri umani.
Lui tesse delicatamente i miei nervi,
Equilibrò con cura
il numero dei miei ormoni,
Compose il mio sangue
e me l'iniettò
perché irrigasse
tutto il mio corpo.
Così nacquero le idee,
i sogni e l'istinto.
Creò il tutto
con grandi colpi di fiato
scolpendo con amore
le mille e una cosa
che mi fanno donna ogni giorno e
per le quali con orgoglio
mi alzo ogni mattina
e benedico il mio sesso.

Gioconda Belli

 
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