Borges, Jorge Luis - L'aleph

Minerva6

Monkey *MOD*
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Concordo con velmez, anche io sono rimasta spiazzata dal non riuscire a capire cosa era vero e cosa inventato, soprattutto perché non credevo che fosse catalogabile nel genere fantastico (tranne un paio di racconti -come dice lo stesso autore- uno dei quali Emma Zunz però l'ho apprezzato molto). Ho cercato di prendere le storie così com'erano senza rifletterci troppo su anche perché credo che ci voglia una vasta conoscenza per leggerle (molti termini e personaggi infatti erano per me sconosciuti).
http://www.forumlibri.com/forum/gruppi-lettura/20887-187-mg-laleph-di-jorge-luis-borges.html
 

Trillo

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Forse le raccolte di racconti non sono un genere che prediligo, o forse dopo aver letto tanti commenti entusiasti avevo delle aspettative troppo alte, oppure semplicemente non sono all’altezza della cultura dell’autore che traspare in questi racconti e che purtroppo non sono riuscito ad apprezzare a pieno. Fatto sta che, terminata la lettura, sono rimasto un po' deluso.

Quasi tutti i racconti sono attraversati da un filo conduttore comune, quello dell’identità personale, sviluppato non solo in riferimento al sé, ma anche in relazione agli altri e spesso in una più ampia prospettiva temporale di corsi e ricorsi, di cause ed effetti. Identità che possono essere illusorie, smarrite, convertite, ritrovate, rinnegate, ricostruite, soppresse, a seconda degli eventi e delle reazioni consce o inconsce dei personaggi.

In tutto ciò si perpetua continuamente una sorta di legge del taglione o del contrappasso, spesso con gli interessi: chi osa usurpare il ruolo di qualcuno viene ammazzato, chi per realizzarsi a scapito di altri arriva a causarne la morte finisce col perire allo stesso modo, chi è sospettato di aver derubato e fatto del male è vendicato a morte, chi si burla di un suo pari con un pericoloso scherzo è contraccambiato con un'atroce vendetta omicida, chi uccide viene a sua volta giustiziato.
Tutto ciò non mi ha particolarmente coinvolto ed entusiasmato, mi ha lasciato per lo più insoddisfatto. Forse mi è mancata una maggiore tensione narrativa o una più autentica e profonda indagine delle questioni umane.

Solo quattro racconti li ho trovati più interessanti, o comunque li ho apprezzati più degli altri: La città degli immortali, Lo zahir, La scrittura del dio, L'aleph. Quattro racconti che, trattando il tema dell'infinito nelle sue diverse declinazioni, ci portano a riflettere sul valore della vita, sul fatto che proprio la finitezza e la limitatezza, che la caratterizzano in ogni sua espressione, diano forma all'identità personale, infondano la vita e il mondo di mistero e fascino, forniscano quell’imprescindibile spinta propulsiva costituita di emozioni, sentimenti, curiosità, che insieme definisce e dà scopo e significato; mentre, al contrario, ciò che invece porta con sé la connotazione dell'infinito, che sia il tempo eterno della città degli immortali o l'attrazione totalizzante dello zahir o la conoscenza e comprensione di ogni cosa dell'intero universo per mezzo dell'aleph o di una rivelazione, estinguerebbe ogni afflato vitale e ogni possibilità di essere.

Questi temi e le riflessioni che ne scaturiscono, però, ai miei occhi non riscattano questo libro che in generale ha fatto fatica ad attrarmi e trascinarmi con sé, e in cui mi sono sentito spesso spaesato e incapace di comprenderne il senso. Ma con tutta probabilità si tratta di un mio limite. Non avevo mai letto niente di Borges prima d’ora, e per il momento, dopo questa esperienza, non credo che leggerò altre sue opere.
 
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