Lilin, Nicolai - Educazione siberiana

praschese89

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Cosa significa nascere, crescere, diventare adulti in una terra di nessuno, in un posto che pare fuori dal mondo? Pochi forse hanno sentito nominare la Transnistria, regione dell'ex Urss autoproclamatasi indipendente nel 1990 ma non riconosciuta da nessuno Stato. In Transnistria, ai tempi di questa storia, la criminalità era talmente diffusa che un anno di servizio in polizia ne valeva cinque, proprio come in guerra. Nel quartiere Fiume Basso si viveva seguendo la tradizione siberiana e i ragazzi si facevano le ossa scontrandosi con gli "sbirri" o i minorenni delle altre bande. Lanciando molotov contro il distretto di polizia, magari: "Quando le vedevo attraversare il muro e sentivo le piccole esplosioni seguite dalle grida degli sbirri e dai primi segni di fumo nero che come fantastici draghi si alzavano in aria, mi veniva da piangere tanto ero felice". La scuola della strada voleva che presto dal coltello si passasse alla pistola. "Eravamo abituati a parlare di galera come altri ragazzini parlano del servizio militare o di cosa faranno da grandi". Ma l'apprendistato del male e del bene, per la comunità siberiana, è complesso, perché si tratta d'imparare a essere un ossimoro, cioè un "criminale onesto". Con uno stile intenso ed espressivo, anche in virtù di una buona ma non perfetta padronanza dell'italiano, a tratti spiazzante, con una sua dimensione etica, oppure decisamente comico, Nicolai Lilin racconta un mondo incredibile, tragico, dove la ferocia e l'altruismo convivono con naturalezza.
 
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Nikki

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Mi dispiace (ancora) ma questo libro è veramente (da me) sconsigliato.
A parte le questioni formali, cioè una prosa da mal di testa. Un signore russo che parla italiano ha tutta la mia comprensione: ma perché Einaudi ha voluto risparmiare sulla traduzione? Voglio solo dire che ho sofferto molto.

Poi, confusioni irrisolvibili su inquadramento geografico/sociale... il protagonista vive in una comunità siberiana e dai discorsi pare di capire di trovarsi in Russia. Salvo che la regione in questione è ufficialmente in Moldavia e i fatti dovrebbero svolgersi dal 1991 al 1998 circa ..quindi la zona non dovrebbe essere più nemmeno repubblica sovietica..:roll:
Voi direte, e allora? E allora , niente..solo per avvisare che chi, come me, si trova il libro tra le mani perché vuole leggere qualcosa sulla Siberia, sappia che di siberiano c'è unicamente la genealogia del protagonista, che a inizio libro si limita a dire...vengo dalla Siberia. Il che, consentitemelo, non vuol dire proprio nulla, dato che la Siberia equivale più o meno ad un terzo delle terre emerse del pianeta, non è proprio come dire "vengo dal piemonte/toscana/sardegna" :roll:.
Quindi, questa asserita educazione siberiana altro non sarebbe che l'educazione di gente i cui ascendenti provengono da qualche parte della siberia e che, naturalmente, è contestualizzata in terre completamente diverse. Un po' come se ribattezzassimo il Padrino "educazione siciliana", anche se poi la storia si svolge tra New York e Las Vegas.. :roll:

Passando al contenuto, tanta troppa violenza (da stare letteralmente male, disturbante assai, direi) raccontata nei minimi dettagli con una gratuità immeritata. Condita con una generale banalità di sottofondo veramente disarmante.
Per tacere dei capitoli iniziali di autoproclamazione e propaganda pubblicitaria sulla attività di tatuatore a Cuneo dello scrittore...nel bel mezzo del romanzo, lascia senza parole. E' proprio il caso di dirlo, non c'è più religione..letteraria.

So che stanno girando il film, spero che Salvatores faccia il miracolo..
 

Frundsberg

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Linin, Nicolai - Educazione siberiana

Si tratta di un magnifico romanzo di formazione alla criminalità, alla vita cruda e triste delle città dell'ex blocco sovietico, alla naturalità del crimine.
Nikolaj Linin...ora Nicolai perché italiano, ci tiene a dirlo, abita a Cuneo, cittadina dove svolge l'antico mestiere siberiano del tatuatore.
Ma la sua vita non è sempre stata questa.
Linin è stato partorito a Bender, città della Transnistria, luogo di collettivizzazione negli anni trenta, città dove il dittatore comunista Stalin tentò di creare una grande famiglia contadina attraverso la deportazione di quattromila siberiani per volta.
Linin è stato l'erede di una tradizione che mescola il paganesimo dei riti sciamanici schinku all'ortodossia più pura ed apotropaica.
Il tatuaggio per un criminale siberiano equivale ad una carta d'identità: il codice è stampato con i colori filtrati dalle bacchette che mai, assolutamente mai, possono essere sostituite da una macchinetta americana.
"Educazione siberiana" è un grande libro.
Sbaglierebbe e di molto chi paragonasse i rituali e la propedeutica dei criminali siberiani a quelli camorristi o mafiosi!
La mentalità occidentale è basata sulla vita, quella slava orientale sulla precarietà della stessa.
Nella ex Jugoslavia esistono canoni molto simili a quelli che Linin traccia con assoluta chiarezza.
Soprattutto fra i serbi.
Ma questo è un libro che impone una riflessione.
Anzi, molte.
 

MadLuke

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"Educazione siberiana" di Nicolai Lilin

In questo romanzo estremamente scorrevole da cui è stato tratto l'omonimo film, due sono le cose che mi hanno colpito maggiormente: la violenza che pregna pervicacemente ogni pagina, a tratti scioccante, e la profonda ricerca spirituale e di adesione alle sacre scritture che sottintende a ogni gesto di ogni personaggio.
Nella recentemente estinta (racconta l'autore) comunità siberiana, ogni iniziativa è volta a preservare il culto di Cristo e mettere in pratica i suoi dettami. Non c'è però alcuna pazienza, tolleranza e men che meno amore verso chi tradisce tali precetti, sia a livello individuale per cui le punizioni sono sempre severissime, sia a livello sociale per cui è ritenuto assolutamente legittimo aggredire banchieri, poliziotti, uomini d'affari, ecc. (i mercanti).
L'aspetto che ancora di più mi colpisce è la custodia dei ruoli centrali della comunità, quali i "nonni" intesi come maestri, i cui insegnamenti spaziano indistintamente dal campo criminale a quello spirituale, e il rispetto per l'autorità, che comunque deve essere sempre continuamente conquistata.
La rinuncia alla ricchezza materiale, il rispetto e la devozione per gli anziani, le donne, i bambini e gli individui più deboli non è solo un mantra da ripetere stancamente come succede nella nostra società occidentale (che in fin dei conti si riduce al conio di nuovi termini come "diversamente abile" da ripetere fino alla noia), bensì sono concretamente oggetto di devozione e affetto sincero in quanto riconosciuti emuli di Cristo che pagano per i peccati di tutti gli uomini, i loro in primis.
In definitiva, per quanto il modello della società a cui educa la comunità siberiana, sia quanto di meno auspicabile per qualunque uomo (ben più cruento di qualunque nostra epoca, finanche del Medioevo), credo che il romanzo offra dei preziosissimi spunti di riflessione, utili per ricordare a ognuno che non esiste alcun progresso autentico che non sia espressione di una conquista spirituale.
L'aforisma "Solo un folle può desiderare di possedere più di quanto il suo cuore possa amare" spiegato nelle prime pagine dal nonno del protagonista, riassume bene questo principio.
 

lettore marcovaldo

Well-known member
Mi è capitato per caso questo romanzo tra le mani e incuriosito dal vago ricordo di recensioni positive, ho tentato la sorte.

Un giovane criminale, di una "vecchia scuola", racconta la sua infanzia e adolescenza all'insegna della "educazione siberiana".
C'è molto (inevitabile ? ) autocompiacimento e ostentazione in questo racconto. Visto il soggetto penso faccia parte della rappresentazione
del personaggio. Più che le tante storie di violenza e lotte feroci in cui si trova coinvolto il protagonista, ho trovato interessanti, le "note
a margine". I dettagli sulle diverse comunità coinvolte e le loro storie. Relitti della memoria che arrivano da un paese una volta chiuso al
mondo : le deportazioni di intere comunità, i gruppi criminali in guerra con lo stato e fra di loro, i pregiudizi tra etnie e le alleanze
estemporanee. Le storie dei singoli e di come siano entrati nella comunità criminale: per avventura, per nascita o per disperazione.

Oserei definirlo un romanzo "Verza" : c'è da scartare qualcosa per poter apprezzare le parti migliori.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
E' scritto veramente bene, te lo leggi tutto d'un fiato.
Poi però ti fermi e ragioni un attimo, perchè se vuole essere finzione è uno sballo, se invece vuole essere vita vissuta, mi dispiace, ma questa storia dei delinquenti siberiani buoni, leali, onesti... che sembrano i cavalieri della tavola rotonda, e dei delinquenti ucraini, o bielorussi o del quartiere affianco che sembrano il cattivo di Robin Hood, non sta nè in cielo nè in terra; è una panzana che non finisce più.
Se devi far passare 4 ore in aereo, consigliatissimo.
Se vogliamo essere seri, insomma.
 
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