Omero - Iliade

L'Iliade è - insieme all'Odissea - un poema epico attribuito ad Omero. Si compone di ventiquattro libri o canti, ognuno dei quali è indicato con una lettera dell'alfabeto greco maiuscolo. In totale sono 15.693 versi, (esametri dattilici). Opera ciclopica e complessa, è un caposaldo della letteratura greca. Narra le vicende di un breve episodio della storia della guerra di Troia, quello dell'ira dell'eroe Achille, accaduto nell'ultimo dei dieci anni di guerra. L'ira di Achille è l'argomento portante del poema.

Non c'era tra i libri del forum il più antico poema della civiltà occidentale?? :OO
C'è forse qualcosa da dire?
Non è possibile esprimere un guidizio sull'opera che è il seme di tutta la Civiltà Mediterranea!
Uno dei pilatri della poetica-epica antica :ad: :ad: :ad:
 

elisa

Motherator
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L'Iliade mi è rimasta nel cuore per il grande amore che ho avuto per Ettore e l'odio viscerale nei confronti di Achille, a cui l'ira funesta fece compiere delle cose terribili. Certo è un opera che andrebbe ripresa nella maturità, perchè a 13 anni come l'ho studiata io, non si possono comprendere che le parti più superficiali e descrittive.




P.S. non è che l'Achille interpretato da Brad Pitt in versione bamboccione viziato abbia migliorato le cose anche se l'Ettore di Bana sembrava un ragazzo di buona famiglia un po' tontolone.
 

elena

aunt member
L'Iliade mi è rimasta nel cuore per il grande amore che ho avuto per Ettore e l'odio viscerale nei confronti di Achille, a cui l'ira funesta fece compiere delle cose terribili. Certo è un opera che andrebbe ripresa nella maturità, perchè a 13 anni come l'ho studiata io, non si possono comprendere che le parti più superficiali e descrittive.




P.S. non è che l'Achille interpretato da Brad Pitt in versione bamboccione viziato abbia migliorato le cose anche se l'Ettore di Bana sembrava un ragazzo di buona famiglia un po' tontolone.

Decisamente è un'opera che andrebbe riletta con la maturità.....non solo tra i banchi di scuola. Una versione per ragazzi l'ho letta non troppo tempo fa (beh veramente neanche poco tempo fa.....sono passati almeno 12 anni :OO) insieme a mio figlio che allora aveva 5 anni.......e devo dire che anche questa lettura superficiale ha confermato il mio giudizio: è un'opera di una forza e intensità incredibili, tenendo presente anche l'epoca in cui è stata composta.........e i suoi personaggi sono così impressi nel nostro immaginario che li percepiamo come "nostri" eroi: a differenza di elisa io ho amato molto Ettore......ma non meno Achille, nonostante sia la personificazione dell'ira. Si vede che non disdegno il lato oscuro presente nell'uomo :wink:
 

Vladimir

New member
Bella, bella, bella! Omero, o chi per lui, è riuscito ad inchiodarmi a quelle pagine, a quegli eroi, a quella poesia. L'Iliade possiede la forza epica, narrativa, poetica, che solo le grandi opere epiche collettive hanno. Infatti, di Omero non sappiamo praticamente nulla: le fonti antiche o pseudo-antiche spesso sono apocrife (come quelle attribuite ad Erodoto o a Plutarco) e le ricostruzioni della sua biografia sono sempre molto fantasiose. L'ipotesi più accreditata è che ci fossero più versioni orali dell'Iliade, e che infine col tempo se ne sia affermata una o un intreccio di alcune.
Per dirla con Bachtin, l'epica è prevalentemente monologica, al contrario del romanzo che tende inesorabilmente alla dialogia. Ossia, nell'opera epica non c'è spazio per la problematicità dell'eroe, dei diversi punti di vista, dei vari tipi umani; in essa è possibile un solo punto di vista, una sola verità; l'Iliade conferma puntualmente questa teoria, decantando tutta la simpatia, la verità, la giustizia dalla parte degli Achei. La ragione è molto semplice: l'epopea era una legittimazione politca della classe dirigente e una base comune di valori sociali, politici, persino geografici di un'intera comunità. Essendo un'opera epica, veniva usufruita collettivamente, attraverso letture pubbliche, alle quali tutti dal cittadino più umile, al nobile più altolocato, prendevano parte.
Un discorso a parte meritano le varie traduzioni: tralasciando le minori mi sento di segnalare quella di Rosa Calzecchi Onesti (versione benedetta da Pavese), risalente agli anni 50 che rispecchia molto bene la semplicità omerica, conservandone però la poesia; quelle in prosa di Nicola Festa ed Ettore Romagnoli (prima metà del XX sec), che sebbene cadute in disuso, sono filologicamente molto attendibili, avvicinando, grazie all'utilizzo della prosa, l'opera alla sensibilità estetica contemporanea; ma la più bella credo sia l'immensa opera di Vincenzo Monti (sarò retrogrado ma è quella che mi piace di più), che nonostante tradisca la semplicità omerica sotto la magniluoquenza e la retorica dello stile Impero, trasfigura il poema in una vicenda dai contorni melodrammatici ampliandone, se possibile, la forza poetica e il respiro epico.
 
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ayuthaya

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La recensione di un’opera come questa rischia di essere scontata: che altro dire se non che siamo di fronte all’origine stessa della nostra identità culturale? A volte mi venivano i brividi al pensiero di leggere un poema risalente a oltre 2800 anni fa... e fa ancora più impressione rendermi conto che, a distanza di quasi tre millenni, l’Iliade è ancora in grado di dirci qualcosa che comprendiamo pienamente, perchè – al di là delle traduzioni più o meno moderne – parla il nostro stesso linguaggio. Potremmo definirlo un linguaggio universale ed è sicuramente vero, perchè la presenza stessa delle divinità, che interferiscono con le vicende degli uomini sebbene loro stessi siano sottomessi al fato, parla della consapevolezza di forze superiori e dell’irrazionalità della vita umana. Ma leggere Omero, per noi europei del Mediterraneo, è molto di più: è ascoltare la voce calda e profonda di un nonno, che, come un aedo, mentre siamo sulle sue ginocchia, ci canta le storie dei nostri avi.

Quest’opera mi ha fatto emozionare, mi ha fatto divertire, mi ha fatto commuovere. Soprattutto mi ha sorpreso, e non lo avrei creduto possibile per una vicenda di cui, apparentemente, sapevo tutto. In primo luogo sorprende l’incredibile capacità del narratore di trascinarci all’interno della storia, nel turbine di una guerra spietata e violenta, di cui non ci sono risparmiati i particolari più cruenti, grazie ai quali ci sembra di essere proprio lì: di bruciarci gli occhi in mezzo alla polvere sollevata dai cavalli, di sentirci addosso il sangue fresco e viscoso dei caduti, di assordarci fra le urla dei guerrieri che incitano alla battaglia. Non arrendersi è la parola d’ordine, mostrarsi vili fa molta più paura della morte.

Certamente noi oggi non condividiamo la stessa “passione” per la guerra, eppure anche questa fa parte della nostra storia. D’altra parte sono ancora lontani i concetti di sacrificio e di patria (unica eccezione Ettore che per primo li introduce). Nell’Iliade non si combatte per un ideale, il rapimento è un mero pretesto, e gli Achei stessi non sono “un popolo”, ma un’alleanza temporanea di regni indipendenti sotto la guida di un capo, di cui si riconosce l’occasionale legittimità, ma non la reale superiorità. Proprio da questo precario equilibrio nasce l’ira di Achille, intorno a cui è costruito l’intero poema. Sotto le mura di Troia si combatte per la gloria, ma soprattutto per le ricompense materiali, le sole che inducano i singoli guerrieri a mettere a repentaglio la propria vita. E la negazione di questa legittima ricompensa, riconosciuta dalla collettività per i propri incontestabili meriti, farà infuriare Achille, l’incarnazione dell’orgoglio e dell’ostinazione quanto Agamennone lo è della tracotanza e della vanagloria.

Un altro aspetto che mi ha colpito, di sicuro molto più vicino alla nostra sensibilità attuale e propriamente "occidentale”, è l’importanza attribuita alla retorica, intesa non in senso negativo, ma nel suo significato originario di “arte della parola”, che non resta fine a se stessa ma si traduce in atti. I più spettacolari duelli sono sempre accompagnati da capolavori di retorica, in cui ognuno dei due contendenti esalta il proprio valore, riferendosi quasi sempre alle vicende della propria stirpe (di cui spesso fa parte una qualche divinità), e predice all’avversario una morte certa. È interessante notare che persino gli dei, a eccezione dei rari momenti in cui si uniscono al combattimento o quando usano patetici trucchi da palcoscenico per salvare i loro beniamini, si limitano a forme di “incoraggiamento” verbale, che sole bastano a infondere agli uomini una forza soprannaturale.

A questo proposito bisogna riconoscere che non si possono comprendere i poemi omerici senza fare i conti con le divinità, ragion per cui non amo particolarmente le rivisitazioni moderne che eliminano o snaturano questo elemento imprescindibile. Gli dei nell’Iliade, oltre ad essere fondamentali per lo svolgersi dei fatti, introducono quell’ironia senza la quale ci troveremmo di fronte a una storia in cui c’è ben poco da sorridere. Al contrario i conflitti fra gli dei di serio e solenne hanno solo le apparenze; sembra anzi che il poeta si diverta a ridicolizzarli: spassosissimi i battibecchi fra Era e Zeus, secondo la migliore tradizione moglie/marito (con lui che blatera di essere il padrone e lei che gliela fa ogni volta sotto il naso), per non parlare di Poseidone, che per quanto sia costretto a sottostare ai voleri del fratello, non accetta di riconoscere la sua superiorità. La vera comicità sta nel fatto che, trattandosi di dei e pertanto immortali (sebbene possano non solo combattere, ma persino essere feriti e perdere “l’icore”, una sorta di sangue divino) i loro scontri siano sempre limitati: le minacce che si lanciano l’un l’altro sono iperboliche, ma i frutti di questi litigi sono perlopiù ridicoli, come quando Zeus per punire Era dell’ennesimo inganno la tiene sospesa per i piedi fra cielo e terra. Insomma, il vero dramma si consuma fra gli uomini, non certo fra gli dei, che pure tifano e soffrono per loro (ma che si schierano da una parte piuttosto che dall’altra a seconda di quanto siano stati onorati nei sacrifici, o a causa di beghe che nulla hanno a che vedere con l’umana stirpe).

Il dramma degli uomini invece è profondo e insanabile; le pagine più toccanti del poema sono quelle in cui l’uomo si mostra in tutta la propria fragilità: l’addio di Ettore e Andromaca, la supplica di Priamo di fronte all’uccisore del figlio. Non ci sono dubbi che, vittime di forze soprannaturali che non possono controllare e che spesso si manifestano in veri e propri inganni, gli uomini, siano essi greci o troiani, costretti come sono a subire un destino spesso ingiusto e crudele senza per questo perdere la propria dignità, ma anzi affermandola sopra ogni cosa, sono vinti e vincitori.
 
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francesca

Well-known member
Non ci provo nemmeno a fare una recensione di un classico di questa portata. Che potrei mai dire che non sia già stato detto, sviscerato, analizzato, triturato da menti ben più elevate della mia e di sicuro molto più sapienti? Per cui darò il mio modesto contributo non con una recensione ma con una specie di messaggio pubblicitario, per invitare tutti a non farsi spaventare da indigesti ricordi scolastici o dai mille possibili rimandi a miti che non si conoscono o ancora da centinaia di pagine scritte in versi, ma semplicemente ad aprire questo poderoso libro e leggere, lasciandosi trasportare come succede in ogni lettura quando ci si lascia coinvolgere.



Cerchi una storia che ti porti nei meandri del cuore umano, delle sue passioni più alte e più deprecabili?

Sei un amante dell’avventura? Di colpi di scena, di thriller, racconti di guerra?

Cerchi la magia fra le righe di un libro?

Ti piacciono storie che con mille risvolti ti portino a molteplici riflessioni sulla vita, la morte, l’imponderabile che c’è dietro ogni vicenda umana?

Qualunque tipo di lettore tu sia, qualunque sia il genere che più preferisci, il tuo prossimo libro è lì che ti aspetta e non ti deluderà:
ILIADE, dagli un’altra chance e non te ne pentirai!
 

ayuthaya

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Non ci provo nemmeno a fare una recensione di un classico di questa portata. Che potrei mai dire che non sia già stato detto, sviscerato, analizzato, triturato da menti ben più elevate della mia e di sicuro molto più sapienti? Per cui darò il mio modesto contributo non con una recensione ma con una specie di messaggio pubblicitario, per invitare tutti a non farsi spaventare da indigesti ricordi scolastici o dai mille possibili rimandi a miti che non si conoscono o ancora da centinaia di pagine scritte in versi, ma semplicemente ad aprire questo poderoso libro e leggere, lasciandosi trasportare come succede in ogni lettura quando ci si lascia coinvolgere.



Cerchi una storia che ti porti nei meandri del cuore umano, delle sue passioni più alte e più deprecabili?

Sei un amante dell’avventura? Di colpi di scena, di thriller, racconti di guerra?

Cerchi la magia fra le righe di un libro?

Ti piacciono storie che con mille risvolti ti portino a molteplici riflessioni sulla vita, la morte, l’imponderabile che c’è dietro ogni vicenda umana?

Qualunque tipo di lettore tu sia, qualunque sia il genere che più preferisci, il tuo prossimo libro è lì che ti aspetta e non ti deluderà:
ILIADE, dagli un’altra chance e non te ne pentirai!
Meravigliosa!!! 🤣🤣🤣
 
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